Mancini cambia Nazionale così come cambia cravatta, l’Arabia Saudita lo annuncia come nuovo ct in uno spot che evoca la vittoria dell’Europeo, e nasconde, ovviamente, la mancata qualificazione ai Mondiali. In appena due settimane il clamoroso salto della quaglia, il benservito ferragostano all’Italia e la firma per l’Arabia Saudita il cui flirt ha tentato grottescamente di nascondere dietro incomprensioni, tensioni col presidente Figc Gravina, divergenze sullo staff e vis così. La verità è che è solo una banale, ma peantissima, storia di soldi. Tanti, tantissimi: per lui e per il suo clan di amici… Mancini però ha mal calcolato un dettaglio, questa storia lo segnerà per sempre. Per tutti sarà sempre il mercenario, che non si è dimesso quando è stato sbattuto fuori dai Mondiali dalla Macedonia del Nord, ma lo ha fatto non appena ha sentito il profumo dei petrodollari….
Cambiare nazionale, così come si sceglie una cravatta. Roberto Mancini si è presentato così ai suoi nuovi tifosi, lo spot evoca la vittoria dell’Europeo e ignora – ovviamente – la mancata qualificazione mondiale. La fine era nota: domenica 13 agosto Mancini si è dimesso da ct della Nazionale italiana, domenica 27 agosto diventa ufficialmente il nuovo ct dell’Arabia Saudita. Il salto della quaglia intuibile, scontato, previsto, addirittura sfacciatamente scoperto. Insomma Roberto Mancini ct dell’Arabia Saudita, fino a due settimana lo era dell’Italia e nonostante lo avessimo capito immediatamente non si può non stupirsi davanti a tanta faccia tosta. Con i club succede, è la norma quasi, con le nazionali non è proprio la stessa cosa. Soprattutto quando si dà il benservito, così sue due pied,i alla nazionale del proprio paese. E lo si fa brutalmente per soldi, non altro. Almeno non prendiamoci in giro.
Nel momento in cui Mancini si dimise dalla Nazionale italiana si capì subito che era una banale storia di soldi e sordidi amanti. Visto che è stata una sceneggiata, potremmo anche dire: Isso, Essa e O’ Malamente. Il divorzio è stato camuffato da incomprensioni, questioni contrattuali, divisioni sui collaboratori, clausole e clasolette di un contratto già molto discusso – siamo sempre lì: Mancini è il ct dell’Europeo o quello della seconda mancata clamorosa qualificazione mondiale? – ma insomma si era capito che c’era qualcun altro dietro. Mancini e Gravina si sono accusati reciprocamente le colpe di questa traumatica separazione, e se non ci fosse stata l’Arabia Saudita nascosta nell’armadio della camera da letto, si sarebbero sopportati ancora a lungo. E siccome oggi tutte le strade portano a Riad, non c’erano altri finali possibili. Mancini passa dall’Italia all’Arabia Saudita per un contratto da 60 milioni, e con lui l’intero clan di amici che componeva lo staff azzurro. Tutti più felici e soprattutto tutti ancor più ricchi, come se già non lo fossero abbastanza. Ma tant’è, la strada della Nazionale Italiana aveva molte trappole e rischi, qui fai una vita in Limousine.
Mancini si godrà il suo supercontratto e la nuova condizione sociale di allenatore nababbo, ma è anche vero che questa storia lo marchierà per sempre. Non lasciò la Nazionale dopo l’umiliazione della Macedonia del Nord, la lascia così sue due piedi quando annusa l’intenso profumo di soldi. Gliene chiederanno conto anche tra vent’anni… Non mi piace il termine mercenario, ma non trovo nemmeno il sinonimo più adeguato. Quando alleni l’Arabia Saudita nessuno ti chiede di vincere il Mondiale. Al massimo di andarci. Sarebbe bastato anche a noi…
Cambiare nazionale, così come si sceglie una cravatta. Roberto Mancini si è presentato così ai suoi nuovi tifosi, lo spot evoca la vittoria dell’Europeo e ignora – ovviamente – la mancata qualificazione mondiale. La fine era nota: domenica 13 agosto Mancini si è dimesso da ct della Nazionale italiana, domenica 27 agosto diventa ufficialmente il nuovo ct dell’Arabia Saudita. Il salto della quaglia intuibile, scontato, previsto, addirittura sfacciatamente scoperto. Insomma Roberto Mancini ct dell’Arabia Saudita, fino a due settimana lo era dell’Italia e nonostante lo avessimo capito immediatamente non si può non stupirsi davanti a tanta faccia tosta. Con i club succede, è la norma quasi, con le nazionali non è proprio la stessa cosa. Soprattutto quando si dà il benservito, così sue due pied,i alla nazionale del proprio paese. E lo si fa brutalmente per soldi, non altro. Almeno non prendiamoci in giro.
Nel momento in cui Mancini si dimise dalla Nazionale italiana si capì subito che era una banale storia di soldi e sordidi amanti. Visto che è stata una sceneggiata, potremmo anche dire: Isso, Essa e O’ Malamente. Il divorzio è stato camuffato da incomprensioni, questioni contrattuali, divisioni sui collaboratori, clausole e clasolette di un contratto già molto discusso – siamo sempre lì: Mancini è il ct dell’Europeo o quello della seconda mancata clamorosa qualificazione mondiale? – ma insomma si era capito che c’era qualcun altro dietro. Mancini e Gravina si sono accusati reciprocamente le colpe di questa traumatica separazione, e se non ci fosse stata l’Arabia Saudita nascosta nell’armadio della camera da letto, si sarebbero sopportati ancora a lungo. E siccome oggi tutte le strade portano a Riad, non c’erano altri finali possibili. Mancini passa dall’Italia all’Arabia Saudita per un contratto da 60 milioni, e con lui l’intero clan di amici che componeva lo staff azzurro. Tutti più felici e soprattutto tutti ancor più ricchi, come se già non lo fossero abbastanza. Ma tant’è, la strada della Nazionale Italiana aveva molte trappole e rischi, qui fai una vita in Limousine.
Mancini si godrà il suo supercontratto e la nuova condizione sociale di allenatore nababbo, ma è anche vero che questa storia lo marchierà per sempre. Non lasciò la Nazionale dopo l’umiliazione della Macedonia del Nord, la lascia così sue due piedi quando annusa l’intenso profumo di soldi. Gliene chiederanno conto anche tra vent’anni… Non mi piace il termine mercenario, ma non trovo nemmeno il sinonimo più adeguato. Quando alleni l’Arabia Saudita nessuno ti chiede di vincere il Mondiale. Al massimo di andarci. Sarebbe bastato anche a noi…
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