Il campionato ricomincia con le doppiette di Osimhen e di Lautaro, due campioni che, volendo, avrebbero potuto andare a guadagnare cifre da sogno nel campionato saudita. Ma hanno preferito restare in Italia e continuare a giocare col Napoli e con l’Inter. Insomma per fortuna non ci sono solo i soldi nella scelta di un campione, è importante anche stare dentro il football che conta di più, che ha i trofei più grandi e che segnano la vita di un calciatore. E soprattutto che ti permette di crescere, di migliorare, di diventare ancora più grande, cosa che nel campionato saudita non sarebbe probabilmente possibile. Insomma fare due gol al Frosinone e due al Monza ha ancora un senso…
Le due doppiette che Osimhen ha fatto al Frosinone e Lautaro al Monza hanno un significato che va ben al di là del peso specifico in senso stretto relativo alla prima giornata del campionato che torna. Se avessero voluto, Osimhen e Lautaro oggi giocherebbero in Arabia Saudita ricoperti d’oro da capo a piedi, in una specie di Eden artificiale. In un calcio gonfiato all’improvviso dai miliardi degli sceicchi e del famigerato fondo Pif. Non esiste concorrenza dal punto di vista dei soldi, li è il posto dove si raggiungono cifre impensabili per il resto del mondo.
L’aspetto economico, anzi direi ultraeconomico, è fondamentale, sposta gli equilibri e capovolge addirittura il mondo, ma può anche non essere decisivo. Nel senso che l’aspetto sportivo e competitivo contano, i grandi trofei del football sono ancora da una certa parte del mondo. E per ora tutto questo fa ancora parte della scelta di un campione. Penso che Ronaldo sia andato in Arabia Saudita perché prima ha vinto molto e ha potuto dimostrare di essere/essere stato uno dei migliori giocatori al mondo. Con cinque o sei anni in meno avrebbe fatto la stessa scelta? Io credo di no.
Non solo, la Champions League, il Pallone d’Oro, un certo modo di vivere e sentire il calcio da oltre 100 anni, fanno ancora parte di questo mondo, ma soprattutto c’è tutto un complesso di cose che fanno crescere i campioni, aumentano il loro bagaglio tecnico, arricchiscono la loro esperienza. Non credo che nel campionato saudita questo sia possibile. E’ un aspetto fondamentale, niente affatto trascurabile o secondario. Se sei Ronaldo, Brozovic o Milinkovic Savic e aver già ottenuto quello che volevi dal calcio puoi anche cedere alle tentazioni dell’Eden, chiuderti nel giardino dorato, e uscire definitivamente da un certo giro. Ma se sei un campione in crescita è molto diverso. Mbappé non va in Arabia Saudita, dove certamente potrebbe guadagnare anche un miliardo all’anno, sta solo spettando l’occasione giusta per andarsene al Real Madrid, il club più importante e più titolato al mondo. E i soldi, comunque, non saranno pochi…
Osimhen ha 24 anni, è uno degli attaccanti più ricercati al mondo e ha un’intera carriera davanti, tanto che De Laurentiis gli rinnoverà il contratto e lo strapagherà come mai ha fatto con altri. Lautaro ne ha 26 di anni, è campione del mondo, ma ha l’ambizione di vincere qualcosa di grande con l’Inter. In Champions ci è andato vicino.
L’Arabia Saudita è un paradiso artificiale, può accumulare e strapagare tutti i calciatori che vuole, ma continuo a pensare che il cuore del football batta da un’altra parte. E che alla fine due gol al Frosinone e due al Monza possano persino pesare di più.
Le due doppiette che Osimhen ha fatto al Frosinone e Lautaro al Monza hanno un significato che va ben al di là del peso specifico in senso stretto relativo alla prima giornata del campionato che torna. Se avessero voluto, Osimhen e Lautaro oggi giocherebbero in Arabia Saudita ricoperti d’oro da capo a piedi, in una specie di Eden artificiale. In un calcio gonfiato all’improvviso dai miliardi degli sceicchi e del famigerato fondo Pif. Non esiste concorrenza dal punto di vista dei soldi, li è il posto dove si raggiungono cifre impensabili per il resto del mondo.
L’aspetto economico, anzi direi ultraeconomico, è fondamentale, sposta gli equilibri e capovolge addirittura il mondo, ma può anche non essere decisivo. Nel senso che l’aspetto sportivo e competitivo contano, i grandi trofei del football sono ancora da una certa parte del mondo. E per ora tutto questo fa ancora parte della scelta di un campione. Penso che Ronaldo sia andato in Arabia Saudita perché prima ha vinto molto e ha potuto dimostrare di essere/essere stato uno dei migliori giocatori al mondo. Con cinque o sei anni in meno avrebbe fatto la stessa scelta? Io credo di no.
Non solo, la Champions League, il Pallone d’Oro, un certo modo di vivere e sentire il calcio da oltre 100 anni, fanno ancora parte di questo mondo, ma soprattutto c’è tutto un complesso di cose che fanno crescere i campioni, aumentano il loro bagaglio tecnico, arricchiscono la loro esperienza. Non credo che nel campionato saudita questo sia possibile. E’ un aspetto fondamentale, niente affatto trascurabile o secondario. Se sei Ronaldo, Brozovic o Milinkovic Savic e aver già ottenuto quello che volevi dal calcio puoi anche cedere alle tentazioni dell’Eden, chiuderti nel giardino dorato, e uscire definitivamente da un certo giro. Ma se sei un campione in crescita è molto diverso. Mbappé non va in Arabia Saudita, dove certamente potrebbe guadagnare anche un miliardo all’anno, sta solo spettando l’occasione giusta per andarsene al Real Madrid, il club più importante e più titolato al mondo. E i soldi, comunque, non saranno pochi…
Osimhen ha 24 anni, è uno degli attaccanti più ricercati al mondo e ha un’intera carriera davanti, tanto che De Laurentiis gli rinnoverà il contratto e lo strapagherà come mai ha fatto con altri. Lautaro ne ha 26 di anni, è campione del mondo, ma ha l’ambizione di vincere qualcosa di grande con l’Inter. In Champions ci è andato vicino.
L’Arabia Saudita è un paradiso artificiale, può accumulare e strapagare tutti i calciatori che vuole, ma continuo a pensare che il cuore del football batta da un’altra parte. E che alla fine due gol al Frosinone e due al Monza possano persino pesare di più.
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