Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioEurosport Italia
Col ritorno della Serie A è tempo di pronostici Ecco le previsioni della nostra redazione
2) Napoli
3) Atalanta
4) Milan
5) Lazio
6) Inter
7) RomaOriginariamente Scritto da GoodBoy!intanto suso titolare, questo perché secondo gli esperti di calcioinside honda è forteOriginariamente Scritto da GoodBoy!honda è molto forte, sottovalutato dai più
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Penso che non ci sia un tifoso che non sia dispiaciuto per la morte di Carlo Mazzone. E' stato conosciuto, infatti, e dalle vecchie generazioni di appassionati di calcio e anche dalle nuove (grazie alle pagine social ecc...), un caso di mitologia trasversale e trangenerazionale.
La passione vera, l'autenticità del personaggio hanno travalicato i confini. E' stata questa la sua grande vittoria sportiva, oltre ai tantissimi messaggi di cordoglio di grandi campioni, e giocatori comuni, che si stanno riversando in queste ore sui media.
Mazzone per me è stato l'alleanatore del mitico Ascoli degli anni '80, quello di Rozzi. Era la finestra sulla serie A quella squadra per noi marchigiani. Non c'era Ascoli-Juventus che mi perdessi, e quell'Ascoli faceva sudare tutti, in quell'epoca meravigliosa, bella, indimenticabile.
Se ne va nel giorno in cui inizia la serie A, quel campionato dove Mazzone ha, per una vita intera dedicata al calcio, lasciato un suo segno profondo. Tanti tifosi oggi e domani potranno salutarlo come si conviene....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Carlo Mazzone è morto: l’ex allenatore e calciatore aveva 86 anni
Conosciuto con il soprannome di Sor Carletto (per via dell’accento romanesco), non allenava dal 2006. Mazzone deteneva il record di panchine in Serie A: 792 ufficiali, 797 considerando i cinque spareggi. Nel 2019 gli è stata intitolata la nuova tribuna Est dello stadio di Ascoli Piceno, e nello stesso anno era stato inserito nella «Hall of Fame» del calcio italiano.
Nella memoria di tutti gli sportivi c’è la sua corsa sotto la curva durante la partita Brescia-Atalanta 3-3 del 30 settembre 2001. «Ho fatto 795 panchine in serie A e va a finire che verrò ricordato per quella corsa», disse allora il tecnico romano. «La rifarei. Perché i cori che l’avevano preceduta erano stati la cosa peggiore che si può sentire: la mamma è la cosa più importante», aggiunse in un’intervista celebrativa per il suo 80esimo compleanno.
Poche settimane fa aveva festeggiato i 60 anni di matrimonio con la signora Maria Pia, conosciuta durante la sua parentesi calcistica all’Ascoli. «Luglio 1963-luglio 2023. Evviva l’amore, vi mando un abbraccio grande vi voglio bene», aveva scritto. Tra gli auguri che non sono passati inosservati quelli della moglie di Roberto Baggio, Andreina, che aveva risposto sempre su Instagram: «Auguri, che belli».
A Baggio lo legava un affetto fortissimo: «Un gigante di umanità, gli ho voluto e gli voglio bene perché è sempre stato un uomo puro», ha detto pochi giorni fa il campione. Un altro grande ex calciatore con il quale ha stretto un legame importante è Francesco Totti. Nel 1993 Mazzone arrivò a sedersi sulla panchina della Roma (dopo la qualificazione europea con il Cagliari); la sua squadra del cuore, finalmente allenatore della sua «fede». Resterà in giallorosso per tre anni conquistando un settimo e due quinti posti in classifica ma l’eredità più grande è anche il rapporto con quel ragazzino biondo a cui ha dato campo e fiducia. Per lui era un figlio. Protezione anche; dal calciomercato, che avrebbe potuto presto portare Totti altrove e al suo posto sarebbe arrivato Litmanen ma Mazzone senza pensarci due volte disse «tanto abbiamo il ragazzino, sono soldi buttati», e dalla stampa («Regazzì, vatte a fà la doccia, che co loro ce parlo io»).
Aneddoti in quantità, romanità condivisa e mai nascosta e occhi che brillavano ogni volta che si parlava della sua Roma. Tornando a Baggio, il Divin Codino entrerà nella sua vita nel 2000 a Brescia, dove insieme riusciranno a inanellare il record di quattro salvezze consecutive. Baggio arrivò lì proprio grazie a Mazzone e grazie allo splendido rapporto di Carlo con il presidente Luigi Corioni. Un «grande»; inserì nel contratto di Baggio anche la famosa clausola-Mazzone: «In caso di mia partenza da Brescia, Roberto sarebbe stato libero di andarsene». Poi entrò nello spogliatoio e scrisse quel cognome di sei lettere: «Qui c’è il nome di un vostro nuovo compagno, lui farà quello che vorrà, perché è un fenomeno ed un campione». E soprattutto un amico che gli faceva vincere le partite la domenica. Lo sapeva che Baggio non subiva la pressione. Sapeva anche che cambiare ruolo a tale Andrea Pirlo che era appena arrivato dall’Inter — perché nella sua porzione di campo c’era proprio Baggio — poteva essere un’intuizione felicissima. «Vai, regista. Poi se non ti piace cambiamo». E invece da lì quel futuro campione del mondo non si è più spostato.
A Brescia Mazzone conobbe anche «Peppe» Guardiola. Feeling immediato e amicizia saldissima. Duratura anche. Nel 2009, a tre giorni dalla finale di Champions League che il catalano vinse da allenatore del Barcellona chiamò proprio Carlo. Un pensiero e un invito allo stesso tempo, anche perché si giocava a Roma, allo Stadio Olimpico. E via con un altro aneddoto. Pep chiama casa Mazzone e risponde il nipote, Alessio. «Pronto, sono Guardiola cerco Carlo Mazzone». Nessuno scherzo, tutto vero. Ma Carlo replica a modo suo. Genuino, verace. Quando sente «Ciao Mister, sono Pep Guardiola» non ci pensa due volte e risponde: «Sì e io so’ Garibaldi». Risate. Tante. E alla fine l’invito fu accolto e Mazzone andò allo stadio insieme a Edoardo Piovani. Ma c’è un altro stadio in cui la presenza di Carlo è totale ed è il Cino e Lillo Del Duca di Ascoli, impianto la cui Tribuna Est porta proprio il suo nome dal 2019. Un segno di riconoscenza da parte del club marchigiano nei confronti dell’allenatore più amato nella storia del Picchio.
Lì visse un periodo «fantastico» insieme al presidentissimo Rozzi. E sempre lì salutò per sempre il calcio giocato, dopo essersi rotto la tibia in un derby con la Sambenedettese. Che fare? A quei tempi Mazzone aveva moglie e due figli, un lavoro era indispensabile. Rozzi gli propose di restare; iniziò con le giovanili, assunse il ruolo di «traghettatore» in mezzo a qualche esonero e alla fine la panchina della prima squadra rimase a lui. «Carlè, pe’ vince le partite devo chiamà a te», gli disse Rozzi. Fu l’inizio di tutto. Tra gli anni ‘70 e ‘80 «facemmo cose straordinarie», disse. Doppia promozione, dalla C alla A. Storia incredibile. Come la sua con la moglie, ascolana. Un ponte Roma-Marche senza dimenticare le origini, soprattutto senza paragoni o scelte obbligate. Per dirla alla Mazzone: «Mah, dimo che l’arrabbiata con du’ olive ascolane è a’ perfezione». Mentre lui è stato una leggenda, al di là del record delle 792 le panchine in A (più cinque spareggi) e degli oltre 40 anni di attività. Padre, maestro, icona, riferimento a cui tantissimi calciatori hanno sempre riconosciuto eterna gratitudine. Il mondo del calcio saluta un uomo che è stato molto più di un allenatore.
CorSera
...ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Rip Carletto, signore d'altri tempiOgni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.Originariamente Scritto da Bob TerwilligerDi solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
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Osimehn subito in forma....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza MessaggioCiao Carletto...
Lo voglio ricordare con la leggerezza e l'ironia che sempre lo ha contraddistinto.
"Aho nun avemo vinto niente, però ammazza le risate che se semo fatti".
Rip.
Quanto t'ho voluto bene.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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86 anni
chissà perché pensavo molti meno...
RIP
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioOsimehn subito in forma.
che attaccante di razza
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Il PEP in conferenza stampa post partita con la maglia di Mazzone che corre sotto la curva dei merdamaschi dopo il 3-3! RIP Carletto!
I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
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Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza MessaggioIn questa prima giornata l'unica big a non vincere sara' il Mazembe. E' sicuro!Originariamente Scritto da GoodBoy!intanto suso titolare, questo perché secondo gli esperti di calcioinside honda è forteOriginariamente Scritto da GoodBoy!honda è molto forte, sottovalutato dai più
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Originariamente Scritto da nonno Visualizza Messaggioanche il genoa di biliardino a quanto pare, 4 pere e tutti a casa [emoji57]Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Il campionato ricomincia con le doppiette di Osimhen e di Lautaro, due campioni che, volendo, avrebbero potuto andare a guadagnare cifre da sogno nel campionato saudita. Ma hanno preferito restare in Italia e continuare a giocare col Napoli e con l’Inter. Insomma per fortuna non ci sono solo i soldi nella scelta di un campione, è importante anche stare dentro il football che conta di più, che ha i trofei più grandi e che segnano la vita di un calciatore. E soprattutto che ti permette di crescere, di migliorare, di diventare ancora più grande, cosa che nel campionato saudita non sarebbe probabilmente possibile. Insomma fare due gol al Frosinone e due al Monza ha ancora un senso…
Le due doppiette che Osimhen ha fatto al Frosinone e Lautaro al Monza hanno un significato che va ben al di là del peso specifico in senso stretto relativo alla prima giornata del campionato che torna. Se avessero voluto, Osimhen e Lautaro oggi giocherebbero in Arabia Saudita ricoperti d’oro da capo a piedi, in una specie di Eden artificiale. In un calcio gonfiato all’improvviso dai miliardi degli sceicchi e del famigerato fondo Pif. Non esiste concorrenza dal punto di vista dei soldi, li è il posto dove si raggiungono cifre impensabili per il resto del mondo.
L’aspetto economico, anzi direi ultraeconomico, è fondamentale, sposta gli equilibri e capovolge addirittura il mondo, ma può anche non essere decisivo. Nel senso che l’aspetto sportivo e competitivo contano, i grandi trofei del football sono ancora da una certa parte del mondo. E per ora tutto questo fa ancora parte della scelta di un campione. Penso che Ronaldo sia andato in Arabia Saudita perché prima ha vinto molto e ha potuto dimostrare di essere/essere stato uno dei migliori giocatori al mondo. Con cinque o sei anni in meno avrebbe fatto la stessa scelta? Io credo di no.
Non solo, la Champions League, il Pallone d’Oro, un certo modo di vivere e sentire il calcio da oltre 100 anni, fanno ancora parte di questo mondo, ma soprattutto c’è tutto un complesso di cose che fanno crescere i campioni, aumentano il loro bagaglio tecnico, arricchiscono la loro esperienza. Non credo che nel campionato saudita questo sia possibile. E’ un aspetto fondamentale, niente affatto trascurabile o secondario. Se sei Ronaldo, Brozovic o Milinkovic Savic e aver già ottenuto quello che volevi dal calcio puoi anche cedere alle tentazioni dell’Eden, chiuderti nel giardino dorato, e uscire definitivamente da un certo giro. Ma se sei un campione in crescita è molto diverso. Mbappé non va in Arabia Saudita, dove certamente potrebbe guadagnare anche un miliardo all’anno, sta solo spettando l’occasione giusta per andarsene al Real Madrid, il club più importante e più titolato al mondo. E i soldi, comunque, non saranno pochi…
Osimhen ha 24 anni, è uno degli attaccanti più ricercati al mondo e ha un’intera carriera davanti, tanto che De Laurentiis gli rinnoverà il contratto e lo strapagherà come mai ha fatto con altri. Lautaro ne ha 26 di anni, è campione del mondo, ma ha l’ambizione di vincere qualcosa di grande con l’Inter. In Champions ci è andato vicino.
L’Arabia Saudita è un paradiso artificiale, può accumulare e strapagare tutti i calciatori che vuole, ma continuo a pensare che il cuore del football batta da un’altra parte. E che alla fine due gol al Frosinone e due al Monza possano persino pesare di più.
Le due doppiette che Osimhen ha fatto al Frosinone e Lautaro al Monza hanno un significato che va ben al di là del peso specifico in senso stretto relativo alla prima giornata del campionato che torna. Se avessero voluto, Osimhen e Lautaro oggi giocherebbero in Arabia Saudita ricoperti d’oro da capo a piedi, in una...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
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