Dino Zoff dopo il ritiro di Buffon: «Non è stato più forte di me. Sul podio io, lui e Albertosi»
Dopo il ritiro dal calcio giocato, gli ex portieri elogiano Buffon: «Lui il più forte di sempre». Un parere che non trova d’accordo Dino Zoff
«I numeri sono numeri e i suoi parlano chiaro: è stato un grande». Dino Zoff risponde da Sabaudia, dove il fragore delle onde lo costringe a tenere alto il volume della voce. L’ultima volta che ha visto Buffon fu a Pescara, nel 2011, quando la Figc li premiò insieme a Cannavaro e Maldini per le 100 presenze con l’Italia. Di quelli, in campo, era rimasto solo Gigi, che ora ha detto basta: «Ho capito fin da subito con chi avremmo avuto a che fare. Era un portiere completo, nonostante la giovane età. Se è stato più forte di me? Beh, è quello che dicono tutti. Io non la penso così. Diciamo che può andarmi bene un podio con lui ed Enrico Albertosi».
Albertosi su Buffon: «Oggi nessuno esce come faceva lui»
Quest’ultimo — 83 anni, campione d’Italia con Cagliari e Milan, sul tetto d’Europa con la Nazionale nel ‘68 — è un po’ più generoso: «Ha battuto ogni record e ha vinto tutto, tranne la Champions. Sono d’accordo col podio di Zoff, ma forse Buffon è stato un po’ di più — sorride — Quel che è certo è che tre portieri così l’Italia non li riavrà». Entrambi toscani, si vedono spesso nei pressi del Bagno La Romanina, lo stabilimento balneare di proprietà di Gigi a Marina di Massa: «Che bello quando usciva sui piedi degli avversari. Oggi non lo fa nessuno, hanno paura di rompersi il naso o i denti. Cosa gli invidio? I cinque Mondiali. Io ne ho fatti solo quattro...».
Galli: «Che coraggio. Sempre vicino alla mia Fondazione»
Sui social la Juventus ha definito il suo ex portiere (10 scudetti, record assoluto) il «numero uno per eccellenza». Lo pensa anche Giovanni Galli, che a Parma lo ha visto crescere: «Io al mio ultimo anno in A, lui aggregato dalla Primavera. Il suo punto di forza era il coraggio, usciva basso come i portieri anni 50. Poi l’infortunio alla spalla del 2005 (scontro con Kakà nel trofeo Berlusconi) lo ha spaventato, ma per me è stato il portiere italiano più forte di sempre davanti a Zoff e Albertosi. Il migliore in ogni epoca, quando sono cambiate le regole sul retropassaggio e anche quando i palloni si sono alleggeriti».
Buffon è stato vicino alla fondazione dedicata a Niccolò, il figlio di Giovanni, scomparso tragicamente nel 2002 in seguito a un incidente stradale: «C’era pure al ventesimo anniversario, mi ha sempre supportato». Galli ha sorriso davanti ai video che riprendevano Gigi e i compagni del Parma alle prese con combattutissime partite a morra cinese: «Gigi è sempre stato esuberante, un joker. Nessuno riesce a entrare in sintonia con lo spogliatoio come fa lui, anche a 45 anni scherza con ragazzi di 18. Per questo lo vedo bene come futuro capo delegazione della Nazionale, anche se dovrà studiare. Gli faccio un grande in bocca al lupo».
Pagliuca: «Sapeva che il futuro sarebbe stato suo»
Con l’Italia Buffon ha giocato 176 partite, la prima in Russia nell’ottobre del ‘97 sotto una bufera di neve: «Mi feci male e subentrò lui — ricorda Gianluca Pagliuca, il titolare di allora — una volta lasciato il campo, prima ancora di festeggiare, mi vide sul lettino col ghiaccio sul ginocchio e venne subito a sincerarsi delle mie condizioni». La prima esperienza insieme alle Olimpiadi di Atlanta nel ‘96, poi i Mondiali del ‘98: «Era il mio secondo, lo racconto con orgoglio perché è stato il portiere più forte della storia — sorride Pagliuca — era già felice di esserci, come lo ero stato io a Italia ‘90 dietro Zenga e Tacconi. Sapeva che il futuro sarebbe stato tutto suo». Nella carriera di Buffon non sono mancate polemiche e accuse: «Spesso è stato vittima di invidia, pagando anche il fatto di essere diventato una bandiera della Juve. E poi quando parlava lo faceva senza peli sulla lingua, non è mai sceso a compromessi»
Primo fra i numeri uno, senza mai dimenticarsi dei suoi secondi: «Tolto lui, forse avrei giocato più partite con l’Italia, ma Gigi è stato il migliore — ribadisce Marco Amelia, che gli ha fatto da vice ai Mondiali del 2006 — bellissimo l’abbraccio fra noi e Peruzzi dopo il trionfo in finale sulla Francia. Tutti ricordano le sue parate su Podolski e Zidane, ma la più bella la fece con l’Ucraina schiantandosi sul palo per respingere il colpo di testa di Husin. Dopo Jascin è stato il portiere più vicino al Pallone d’Oro». Lo sa anche Francesco Toldo, che senza Buffon in azzurro avrebbe avuto ben altra carriera: «Ma lui è stato il migliore al mondo».
CorSera
Dopo il ritiro dal calcio giocato, gli ex portieri elogiano Buffon: «Lui il più forte di sempre». Un parere che non trova d’accordo Dino Zoff
«I numeri sono numeri e i suoi parlano chiaro: è stato un grande». Dino Zoff risponde da Sabaudia, dove il fragore delle onde lo costringe a tenere alto il volume della voce. L’ultima volta che ha visto Buffon fu a Pescara, nel 2011, quando la Figc li premiò insieme a Cannavaro e Maldini per le 100 presenze con l’Italia. Di quelli, in campo, era rimasto solo Gigi, che ora ha detto basta: «Ho capito fin da subito con chi avremmo avuto a che fare. Era un portiere completo, nonostante la giovane età. Se è stato più forte di me? Beh, è quello che dicono tutti. Io non la penso così. Diciamo che può andarmi bene un podio con lui ed Enrico Albertosi».
Albertosi su Buffon: «Oggi nessuno esce come faceva lui»
Quest’ultimo — 83 anni, campione d’Italia con Cagliari e Milan, sul tetto d’Europa con la Nazionale nel ‘68 — è un po’ più generoso: «Ha battuto ogni record e ha vinto tutto, tranne la Champions. Sono d’accordo col podio di Zoff, ma forse Buffon è stato un po’ di più — sorride — Quel che è certo è che tre portieri così l’Italia non li riavrà». Entrambi toscani, si vedono spesso nei pressi del Bagno La Romanina, lo stabilimento balneare di proprietà di Gigi a Marina di Massa: «Che bello quando usciva sui piedi degli avversari. Oggi non lo fa nessuno, hanno paura di rompersi il naso o i denti. Cosa gli invidio? I cinque Mondiali. Io ne ho fatti solo quattro...».
Galli: «Che coraggio. Sempre vicino alla mia Fondazione»
Sui social la Juventus ha definito il suo ex portiere (10 scudetti, record assoluto) il «numero uno per eccellenza». Lo pensa anche Giovanni Galli, che a Parma lo ha visto crescere: «Io al mio ultimo anno in A, lui aggregato dalla Primavera. Il suo punto di forza era il coraggio, usciva basso come i portieri anni 50. Poi l’infortunio alla spalla del 2005 (scontro con Kakà nel trofeo Berlusconi) lo ha spaventato, ma per me è stato il portiere italiano più forte di sempre davanti a Zoff e Albertosi. Il migliore in ogni epoca, quando sono cambiate le regole sul retropassaggio e anche quando i palloni si sono alleggeriti».
Buffon è stato vicino alla fondazione dedicata a Niccolò, il figlio di Giovanni, scomparso tragicamente nel 2002 in seguito a un incidente stradale: «C’era pure al ventesimo anniversario, mi ha sempre supportato». Galli ha sorriso davanti ai video che riprendevano Gigi e i compagni del Parma alle prese con combattutissime partite a morra cinese: «Gigi è sempre stato esuberante, un joker. Nessuno riesce a entrare in sintonia con lo spogliatoio come fa lui, anche a 45 anni scherza con ragazzi di 18. Per questo lo vedo bene come futuro capo delegazione della Nazionale, anche se dovrà studiare. Gli faccio un grande in bocca al lupo».
Pagliuca: «Sapeva che il futuro sarebbe stato suo»
Con l’Italia Buffon ha giocato 176 partite, la prima in Russia nell’ottobre del ‘97 sotto una bufera di neve: «Mi feci male e subentrò lui — ricorda Gianluca Pagliuca, il titolare di allora — una volta lasciato il campo, prima ancora di festeggiare, mi vide sul lettino col ghiaccio sul ginocchio e venne subito a sincerarsi delle mie condizioni». La prima esperienza insieme alle Olimpiadi di Atlanta nel ‘96, poi i Mondiali del ‘98: «Era il mio secondo, lo racconto con orgoglio perché è stato il portiere più forte della storia — sorride Pagliuca — era già felice di esserci, come lo ero stato io a Italia ‘90 dietro Zenga e Tacconi. Sapeva che il futuro sarebbe stato tutto suo». Nella carriera di Buffon non sono mancate polemiche e accuse: «Spesso è stato vittima di invidia, pagando anche il fatto di essere diventato una bandiera della Juve. E poi quando parlava lo faceva senza peli sulla lingua, non è mai sceso a compromessi»
Primo fra i numeri uno, senza mai dimenticarsi dei suoi secondi: «Tolto lui, forse avrei giocato più partite con l’Italia, ma Gigi è stato il migliore — ribadisce Marco Amelia, che gli ha fatto da vice ai Mondiali del 2006 — bellissimo l’abbraccio fra noi e Peruzzi dopo il trionfo in finale sulla Francia. Tutti ricordano le sue parate su Podolski e Zidane, ma la più bella la fece con l’Ucraina schiantandosi sul palo per respingere il colpo di testa di Husin. Dopo Jascin è stato il portiere più vicino al Pallone d’Oro». Lo sa anche Francesco Toldo, che senza Buffon in azzurro avrebbe avuto ben altra carriera: «Ma lui è stato il migliore al mondo».
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