Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Liam & Me
    Bad Blake
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    • high as a kite
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    Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza Messaggio
    non ho letto le utlime pag, volevo sapere se lap e sebix si sono visti
    in effetti
    B & B with a little weed










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    • Sean
      Csar
      • Sep 2007
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      • In piedi tra le rovine
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      La Juve (prima nel girone di champions e seconda a due punti in campionato, avendo battuto a Milano la capolista) è "a fine ciclo" (cit.)...l'Inter che si fa trombare dalle riserve del Barcellona è l'astro nascente: la logica di (certi) tifosi è questa qui.

      Conte si conferma allenatore mediocre in Europa.

      L'Inter squadra che non ne azzecca mezza quando l'asticella si alza. Ha pareggiato con una Roma messa peggio del Barca e perso coi catalani nelle ultime due in casa.

      In pratica delle prime, o di squadre di un certo livello, ha battuto solo la Lazio, quando pero' non era ancora questa Lazio. Io parlerei di questo, della difficoltà con squadre di livello.

      Per intanto primo obiettivo stagionale fallito.
      Last edited by Sean; 11-12-2019, 08:27:25.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • Sean
        Csar
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        • In piedi tra le rovine
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        Il cambio di Ancelotti per Gattuso si spiega con l'esigenza di dare una scossa ad un gruppo assopito e slegato. Questo ovviamente non risolve la frattura interna tra società e squadra, l'epurazione della quale viene solo rinviata (non puoi cambiare tot giocatori adesso).

        Gattuso, con una rosa ben inferiore a questa, lo scorso anno col Milan ha sfiorato il quarto posto: potrebbe fare bene.
        ...ma di noi
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        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • germanomosconi
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          • Jan 2007
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          • pordenone
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          Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
          Comunque quando la squadra fa le bizze, cacciare l'allenatore non è l'unica possibilità.
          Berlusconi, alle prime avvisaglie che la squadra potesse non seguire Sacchi all'inizio, disse ai giocatori che quello era l'allenatore del Milan, e chi non lo seguiva sarebbe stato messo alla porta. In 30 secondi sistemò tutto.
          Certo, forse certe cose De Laurentiis nelle sue corde non le ha, e anche fare certi discorsi a Baresi o a Insigne non è la stessa cosa.
          Era un altro mondo però, mica si rifiutavano di andare in ritiro quelli....
          Originariamente Scritto da Marco pl
          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
          Originariamente Scritto da master wallace
          IO? Mai masturbato.
          Originariamente Scritto da master wallace
          Io sono drogato..

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          • DR. CACARELLA
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            • May 2011
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            In realtà togliendo l allenatore risani la frattura perché li assecondi e quindi saranno ben contenti
            Cura il tuo corpo come un tempio
            Originariamente Scritto da M K K
            Desade grazie di esistere
            Originariamente Scritto da AK_47
            si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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            • Sean
              Csar
              • Sep 2007
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              • In piedi tra le rovine
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              Lukaku in champions in 5 presenze ha segnato 2 reti. Icardi in 5 partite ne ha marcate 4.
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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              • GoodBoy!
                'a carogna.
                • Feb 2008
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                Originariamente Scritto da DR. MERDONSO Visualizza Messaggio
                In realtà togliendo l allenatore risani la frattura perché li assecondi e quindi saranno ben contenti
                mmmm non saprei, se è vero che un maiale non può allenare è anche vero che i calciatori ce l'hanno con la società e mirano a non entrare in Champions
                [

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                • Sean
                  Csar
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                  • In piedi tra le rovine
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                  L’Inter battuta a San Siro dal Barcellona (senza Messi) ed eliminata dalla corsa agli ottavi, dovrà accontentarsi dell’Europa League. Stavolta Lukaku e Lautaro sbagliano troppo e il prezzo da pagare è molto alto. Conte non riesce ancora a sfondare in Champions, l’Inter putroppo non è stata mai veramente in corsa. Ma le possibilità di competere per lo scudetto sono tante, ora bisognerà smaltire l’amarezza

                  Championa League, Inter-Barcellona 1-2
                  L’ Inter va fuori, niente ottavi di Champions, dovrà consolarsi con l’ Europa League. Battuta a San Siro da un Barcellona senza Messi, ma non per questo meno pericoloso. Il gol decisivo lo ha messo a segno Ansu Fati, ragazzino talentuoso che ha compiuto a ottobre appena 17 anni. Lautaro Martinez e Lukaku stavolta hanno sbagliato troppi gol e alla fine la squadra di Conte ha pagato un prezzo salatissimo, anche se altri gol avrebbe potuto metterli a segno pure il Barcellona.

                  Dopo la vittoria di Praga si era acceso un certo ottimismo, ma non mi sembra che l’ Inter abbia giocato complessivamente una buona Champions League, anche se il suo era un girone durissimo. L’ Inter non è stata quasi mai in corsa, ha fatto una sola bella, vera, grande partita: quella col Borussia Dortmund a San Siro. Ma per il resto, tranne Praga, è sempre stata una gran sofferenza, e lo stesso Conte non ha mai nascosto difficoltà e le scarse chances di passare il turno. Pensiamo alla gara interna d’esordio con lo Slavia Praga o alla partita di Dortmund in cui l’ Inter si fece rimontare due gol e finì col perdere.

                  Più volte Conte si è lamentato per le ristrettezze d’organico e in parte ha anche ragione, alcuni giocatori sono stati veramente spremuti e gli infortuni di Barella, Sensi e Sanchez hanno molto complicato le cose. Lo stesso Conte ha con la Champions League, un rapporto molto conflittuale, non riesce a esprimere le potenzialità che tutti gli riconoscono.

                  L’ Inter ha il grande vantaggio però di essere prima in classifica, di lottare per lo scudetto, di tenere testa con merito alla Juve, quindi si tratta solo di dimenticare presto la batosta. Ha modo di consolarsi, non ci sarà tempo per distrarsi o abbattersi moralmente. Quando Conte dice “dobbiamo rialzarci subito e riprendere il cammino” ha assolutamente ragione.

                  Championa League, Inter-Barcellona 1-2 L' Inter va fuori, niente ottavi di Champions, dovrà consolarsi con l' Europa League. Battuta a San Siro da un Barcellona senza Messi, ma non per questo meno pericoloso. Il gol decisivo lo ha messo a segno Ansu Fati, ragazzino talentuoso che ha compiuto a ottobre appena 17 anni. Lautaro Martinez e Lukaku stavolta hanno sbagliato troppi gol e alla fine la squadra di Conte ha pagato un prezzo salatissimo, anche se altri gol avrebbe potuto metterli a segno pure il Barcellona. Dopo la vittoria di Praga si era acceso un certo ottimismo, ma non mi sembra che l' Inter abbia giocato complessivamente una buona Champions League, anche se il suo era un girone durissimo. L' Inter non è stata quasi mai in corsa, ha fatto una sola bella, vera, grande partita: quella col Borussia Dortmund a San Siro. Ma per il resto, tranne Praga, è sempre stata una gran sofferenza, e lo stesso Conte non ha mai nascosto difficoltà e le scarse chances di passare il turno.
                  ...ma di noi
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                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Clamoroso, il Napoli batte facilmente il Genk , si qualifica per gli ottavi, ma il presidente De Laurentiis nella notte e subito dopo la vittoria licenzia Ancelotti e affida la squadra a Gattuso. Nemmeno un’ottima Champions League ha salvato la panchina all’allenatore: i veleni e i rapporti sempre più tesi tra squadra, tecnico e società sono stati fatali ad Ancelotti. Che non si è dimesso, nonostante l’aperta ostilità del presidente e anche di parte dei giocatori e costretto il presidente a prendersi una responsabilità molto pesante. Insomma una pazzia.

                    Champions League, Napoli-Genk 4-0
                    Il Napoli che conquista abbastanza facilmente la qualificazione agli ottavi di Champions League, secondo per un solo punto al Liverpool campione d’Europa, contro cui ha per altro giocato due splendide partite, ha già esonerato l’allenatore. Il comunicato ufficiale è arrivato a meno di tre ore dalla fine della partita. Non un allenatore qualsiasi, Carlo Ancelotti, uno dei migliori al mondo, uno con cui De Laurentiis diceva di volersi sposare a vita.

                    La partita col Genk, i tre gol di Milik, sono stati una festa d’addio: il presidente De Laurentiis aveva già deciso per il passaggio di mano a Rino Gattuso. Uno che ha il ringhio in faccia e non la tranquillità di Ancelotti, un allenatore – Carletto – che non si è fatto travolgere dalla tempesta dell’ultimo mese e ha cercato di tirare avanti con signorile dignità, mentre congiuravano alle sue spalle.

                    Ancelotti, nonostante la guerra aperta e i brutti rapporti con De Laurentiis e anche parte della squadra, non si è dimesso, lo ha detto ripetutamente dopo la sua ultima partita. E dunque la responsabilità del cambio deve prendersela tutta il presidente De Laurentiis. Nessuna via di fuga, il piano dettagliato studiato e reso operativo alla vigilia della partita col Genk, per poi ufficializzare il tutto prima ancora di dormirci sopra e schiarirsi le idee. Un ribaltone cotto e mangiato subito. Evidentemente le idee erano già molto chiare: ufficialmente Ancelotti paga il progressivo deteriorarsi della classifica (la vittoria che manca da sette turni), in realtà sappiamo che c’è molto altro.

                    Ci sta che un allenatore possa venire sostituito, non succede solo in Italia, e non succede solo alle piccole squadre (vedi il Real Madrid lo scorso anno o l’Arsenal quest’anno). Non ci sta che lo si faccia dopo un traguardo comunque raggiunto, non per una banale questione di risultati o coincidenze temporali, quanto perché quella qualificazione testimonia che la squadra comunque c’è, che la classifica del campionato, pur fallimentare, non dice tutta la verità.

                    Per quanto lo si smentisca la tempesta scoppiata all’interno del club tra società e giocatori, per la vicenda dei contratti, dell’ ammutinamento con rifiuto ad andare in ritiro, e la decisione clamorosa di infliggere pesantissime multe e minacciare cause civili, ha spaccato del tutto il Napoli: come era stato ampiamente dimostrato e detto in anticipo. Carlo Ancelotti insomma fa da capro espiatorio. Lui seraficamente ha aspettato solo, a ottavi di Champions conquistati, che De Laurentiis si facesse avanti e si prendesse la responsabilità di mandarlo via. Non senza prima lanciare un bel guanto di sfida: “Solo chi passa il turno può vincere la Champions League”. Che potrebbe essere anche un messaggio al buon Gattuso, che rientra in pista dopo aver lasciato il Milan lo scorso anno in una situazione più o meno analoga, anche se a fine stagione. Nessuna sorpresa, nel calcio va così: comunque ci vuole un bel coraggio a cacciar via uno che ha vinto tre Champions League.


                    Il Triangolo Ancelotti-De Laurentiis-Gattuso
                    Che la situazione nel Napoli fosse irrisolvibile e forse addirittura senza via d’uscita, lo si era capito da un pezzo. E del resto i risultati stanno lì a parlare più chiaramente di tante illazioni, accuse, veleni che hanno trasformato le vicende del Napoli in una “sceneggiata” abbastanza immeritata. Se una vicenda strettamente interna finisce addirittura in tribunale civile è difficile venirne fuori senza farsi del male e costruire qualcosa di buono.

                    Non credo che nel Napoli sia tutto da buttare, non credo che Ancelotti sia l’unico colpevole, non credo che lo spogliatoio sia un covo di fannulloni e rivoltosi. Il Napoli ha fatto buone cose in Champions League, in campionato invece è precipitato e la squadra ha perso se stessa. Irriconoscibili Koulibaly, Allan, Mertens, Insigne che però non possono essere dei brocchi: sono altrove con la testa e qualche volta pure col corpo.

                    Si può risolvere tutto con un clamoroso ribaltone architettato proprio alla vigilia dell’ultima partita del girone di Champions League? Rino Gattuso può essere un allenatore migliore di uno come Carlo Ancelotti che da allenatore ha vinto 3 Champions League e 4 titoli nazionali in Italia, Inghilterra, Francia e Germania? Non credo, però a Napoli gli addii sono sempre più traumatici e dilanianti e soprattutto il calcio vive di queste assurdità, trasformandole in normalità. Tutti si guardano e dicono, eh sì non c’è altro da fare…

                    Napoli, cominciata l'era Gattuso Gattuso e Ancelotti appartengono alla stessa famiglia di allenatori, pur con qualche differenza tecnica e di modulo (dal 4-4-2 al 4-3-3) potremmo dire che il calcio di Gattuso è una derivazione di quello di Ancelotti. Detto questo, di carattere sono molto diversi e forse è proprio per quello che il Napoli è passato dall'uno all'altro, per cercare di reincollare uno spogliatoio che è andato in pezzi dopo le note vicende. I risultati già deludenti a inizio stagione, sono andati del tutto in malora. Insomma con Gattuso si ricomincia veramente da capo. Inutile che vi ripeta qui la storia di Ringhio Gattuso, la conoscete tutti, la sua schiettezza, genuità, anche simpatia sono diventate parte della leggenda del calcio italiano. Una cosa vorrei sottolineare. Se si pensa che Gattuso sia un aziendalista, cioè un allenatore facilmente indirizzabile e manovrabile, beh diciamo che per carattere Ancelotti lo è molto più di lui. Al Milan ha guidato una squadra in
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                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Sean
                      Csar
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                      La Champions è ancora troppo: questa Inter non era pronta

                      Quella di Conte è una squadra ancora piena di spigoli che in Italia però basta e avanza

                      di Mario Sconcerti

                      L’Inter va fuori ed è corretto così. Non è stata fortunata, ma non si possono perdere tre partite su sei. Non è la gara di ieri che la elimina, è questa regolarità del male, una disuguaglianza abbastanza netta rispetto agli avversari europei.

                      L’Inter ha caratteristiche che contro avversari tecnici la costringono alla difficoltà. È successo con la Juventus, due volte col Barcellona, ma è successo anche con la Roma pochi giorni fa. Non è un incidente di percorso, è la prova di una qualità diversa, l’Inter non è ancora a quest’altezza. Non ha sufficiente qualità di gioco per fermare il palleggio dei buoni avversari. La forza dell’Inter è comunque nella qualità degli attaccanti.

                      Lautaro ha giocato ieri una partita eccezionale, senza un errore e contro un avversario al suo livello, Todibo. Credo non ci siano attaccanti migliori alla sua età, Ansu Fati è bravissimo in generale, ma non è ancora paragonabile. Rispetto alla stagione scorsa Lautaro è cresciuto tanto, ha una pericolosità costante, un’arte di uscire vincente dal contatto con gli avversari che prima non aveva. E trova subito il tiro cattivo.

                      L’Inter è una squadra ancora piena di spigoli che in Italia però basta e avanza. Ha due attaccanti che escono da qualunque schema, hanno un rapporto con il gol che quasi non dipende dalla squadra. Forse farà bene anche essere usciti dalla Champions, non era la strada giusta. Meglio giocare in Italia e fare esperienza internazionale con l’Europa League.

                      Il Napoli esce trionfando ma va ricordato che il suo secondo posto non è stato una sorpresa. Il girone era buono, la vera impresa del Salisburgo è stato segnare tre gol a Liverpool, dove poi ne ha subiti quattro. Ancelotti è il primo allenatore che salta poche ore dopo aver passato il turno.

                      Non bisogna giudicare con buon senso né con i soli risultati la sua storia. È successo
                      a Napoli qualcosa di eccezionale
                      , tutta la squadra è ancora multata per milioni di euro, sono volate negli spogliatoi offese e forse più tra dirigenza e giocatori. Una situazione che non aveva più niente di tecnico e non era legata a un risultato. Mi dispiace per Ancelotti che è un uomo corretto e anche troppo onesto. Ma si è trovato da solo a non parlare di calcio, a subire le psicologie avide dei giocatori. E come a Monaco non ce l’ha fatta.



                      CorSera
                      ...ma di noi
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                      • Sean
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                        Napoli, Ancelotti esonerato il giorno della qualificazione agli ottavi di Champions

                        Nella notte dopo la vittoria con il Genk vertice d’addio con De Laurentiis

                        Alla squadra Carlo Ancelotti non aveva detto nulla, ha saputo gestire la vigilia Champions in un ritiro dove tutti sapevano e nessuno diceva. Al termine della serata più intensa degli ultimi mesi (la vittoria sul Genk per 4-0), è lui a venire subito allo scoperto. E a chiarire: «Non ho mai pensato di dimettermi, non l’ho mai fatto in carriera. Piuttosto abbiamo raggiunto un risultato importante e spero di restare». Senza scomporsi, sapendo che di lì a poco avrebbe incontrato De Laurentiis per l’ultima volta. E l’incontro c’è stato prima della mezzanotte.

                        Re Carlo aveva insistito a parlare della partita e soprattutto della qualificazione. «Abbiamo meritato il pass per gli ottavi, da primi sarebbe stato più semplice ma ci teniamo stretto questo bel risultato. Sono contento per i ragazzi, aspettavamo Milik ed è tornato nella maniera migliore. E soprattutto sono felice per il pubblico che dopo mesi è tornato ad applaudirci».


                        Il suo non era certo un modo per far finta di niente, semmai una strategia precisa che rimanda tutto nelle mani del club. «Aspetto le valutazioni complessive che farà il presidente De Laurentiis. Insieme decideremo per il bene del Napoli. È chiaro che spero di esserci anche sabato prossimo in campionato». Ma non ci sarà.

                        Dall’altra parte del San Paolo ci sono i giocatori, quelli che probabilmente ha riconquistato proprio nella notte dell’addio. Koulibaly e Zielinski: «Siamo con Ancelotti, speriamo che resti, ma non siamo noi a decidere». Il difensore va oltre: «Abbiamo perso fiducia, è normale quando non vinci per nove giornate. Ma ci abbiamo messo il cuore, il presidente lo sa». Un messaggio mandato a De Laurentiis è a quella battaglia legale ancora in piedi per l’ammutinamento durante la notte del 5 novembre. La notte di follia da cui poi era partita la crisi nera del Napoli e di Ancelotti.


                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Guardiola: «Il Manchester City non è a livello degli altri top club europei»

                          Il tecnico ammette i problemi della squadra (forse non risolvibili). Bandiera bianca o exit strategy? In Inghilterra si parla di un suo probabile addio a fine anno

                          «Il Manchester City potrebbe non essere più all’altezza dei top team europei». Diciamo la verità: chi è che non lo pensa? In Premier League il City naviga a 14 punti dal Liverpool, ha già perso 4 partite su 16, non è mai partito così male (32 punti) in un campionato che ha vinto due volte di fila e, anche se in Champions è già qualificato alla fase a eliminazione diretta, in generale restituisce un’idea di squadra molto in crisi, senza più il gioco e la leggerezza che hanno contraddistinto gli ultimi due anni.

                          Insomma, pensare che i Citizens siano in parabola discendente non è un’eresia. Se però a dirlo, come infatti ha detto, è Guardiola stesso, allora la questione si fa sì più sorprendente. Perché Pep è stato chiaro: «Il Manchester United (che sabato 7 dicembre ha battuto il City nel derby 2-1, ndr) ha avuto qualità sia in difesa che in contropiede, e dobbiamo accettarlo. Questo del resto è il livello con cui ti devi confrontare quando giochi con squadre come Liverpool, Barcellona, Real Madrid, Juventus... Queste sono le squadre con cui paragonarsi e e la realtà è che forse noi non abbiamo la forza per farlo. Forse dobbiamo accettare di essere una squadra che deve migliorare. E cominciare a farlo».


                          Come autocritica, non è male. Ma poi è solo autocritica? O una bandiera bianca? O, addirittura, una exit strategy? Intanto concentriamoci sulla prima domanda. Guardiola esclude che sia rassegnazione: «Siamo solo all’inizio di dicembre, c’è tanto calcio ancora davanti a noi e possiamo ancora migliorare». Eppure il grande catalano è inquieto, come se sentisse la sua creatura sfuggirgli dalle mani: «Se siamo così indietro è perché ci sono cose che non riusciamo più a controllare». Ecco perché limita i propri orizzonti alla prossima partita (mercoledì in Champions con la Dinamo Zagabria in casa) senza provare a illudere nessuno: «Non stiamo pensando a vincere la Champions, ma solo a vincere la prossima partita». Un modo, forse, anche per rispondere a chi pensa che il club, dopo due Premier consecutive, abbia indirizzato le sue attenzioni alla coppa. Ai tifosi, fra l’altro, questo non piace, e un recente sondaggio ha chiarito che fra la prima Champions e la terza Premier loro preferiscono la Premier. De gustibus.

                          Guardiola, in realtà, preferirebbe anzitutto ritrovare la squadra che non c’è più. E perché non c’è più? In Inghilterra le analisi si sprecano. David Silva è nell’autunno di una carriera spettacolare (e sottovalutata), Gabriel Jesus in avanti non decolla (e Aguero è out), il centrocampo che una volta recitava calcio è inceppato e, sopratutto, problema dei problemi, la squadra difende malissimo. Questione di giocatori (quanto pesa l’addio di Kompany) ma anche di filosofie, se è vero che Pep si ostina a tenere un centrocampista come Fernandinho centrale difensivo. E qui, naturalmente, l’accusa al presunto integralismo di Guardiola è ovvia: non ha il coraggio, o la forza, o la capacità di cambiare idea. Al limite, di venire meno transitoriamente ai propri principi per superare il momento negativo e poi tornare sulla via maestra.

                          Così, il senso della sua ammissione potrebbe persino incrociarsi con le voci di un suo possibile addio a fine stagione. E qui arriviamo al secondo scenario. James Dodd di Fox Sports ha insinuato proprio questo. E cioè che i giorni di Pep al City siano contati e che il club si stia preparando al suo addio. Motivo? Uno, molto semplice (e anche condivisibile): «Forse sta rivivendo la parabola dell’ultimo anno al Barcellona: è impossibile mantenere standard elevati per troppo tempo». Ricordate la frase citata poco sopra? «Ci sono cose che non riusciamo più a controllare», dice Guardiola un po’ come Valmont nelle Relazioni pericolose. E il problema (cfr. Mourinho e Conte) dei grandi allenatori che chiedono tutto, lo ottengono e fatalmente esauriscono i giocatori e se stessi. In fondo, visti i risultati, un bel problema. Guardiola, forse, lo ha capito prima di tutti.



                          CorSera
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                            La Roma perde altri pezzi


                            IL TEMPO (F. BIAFORA) - Continua a salire senza sosta il contatore degli infortuni della Roma. Recuperati Fazio e Pau Lopez, Fonseca ha perso per una lesione muscolare Santon e deve ora fare i conti con i problemi fisici di Smalling e Pellegrini, per un totale di 28 stop da inizio anno.

                            Il difensore inglese è uscito malconcio dalla sfida con l'Inter, in cui ha messo in scena un duello fisico con l'avversario e amico Lukaku. Gli esami strumentali a cui si è sottoposto hanno evidenziato un trauma contusivo-distrattivo al ginocchio sinistro: il colpo subito contro i nerazzurri gli farà saltare sicuramente la partita di domani con il Wolfsberger ( 20mila spettatori previsti), quella con la Spal e lo mette a forte rischio anche per l'ultima gara dell'anno contro la Fiorentina.

                            Il centrale, che potrebbe aver terminato in anticipo il proprio 2019, si è limitato a svolgere un allenamento in palestra e verrà rivalutato all'inizio della prossima settimana. Senza di lui il tecnico portoghese (oggi alle 13.45 in conferenza con Perotti) si affiderà per la gara con gli austriaci alla coppia formata da Mancini e Fazio, ma per il campionato non potrà contare neanche sull'ex Atalanta, che deve scontare un turno di squalifica. Per la sfida con l'ultima in classifica Fonseca dovrà quindi scegliere chi affiancare al centrale argentino tra Cetin (non inserito in lista Uefa quindi out domani) e Juan Jesus, che non scende in campo dallo scorso 25 settembre, quando era subentrato nella ripresa nel ko con l'Atalanta.

                            Oltre a quella di Smalling è da monitorare anche la situazione legata a Pellegrini, che nell'allenamento di lunedì a Trigoria ha rimediato una microfrattura al piede sinistro. Sia dallo staff medico che dallo stesso calciatore del '96 non filtra più di tanta preoccupazione: l'infortunio è al piede non operato e non sarebbe così grave da precludergli la convocazione per domani. Ma per precauzione Fonseca, che dovrà rinunciare pure a Kluivert e Pastore (seduta individuale), potrebbe comunque preservarlo per evitare qualsiasi peggioramento, optando per uno tra Mkhitaryan e Zaniolo nel ruolo di trequartista.

                            I due, insieme ad Antonucci, hanno partecipato ad un evento di Roma Cares a Tor Bella Monaca: "Ora come ora sto bene qui e non vedo perché cambiare. Se dovessi andare via - le parole di Zaniolo interrogato sul futuro da uno dei bambini presenti - sarei molto triste perché Roma mi ha dato tanto e la società mi ha dato tantissimo. Ora non ci voglio pensare, sono felice di essere qui, voglio restare, poi vedremo. Fonseca è un grande mister, è diretto e dice le cose in faccia. È l'allenatore giusto”.

                            IL TEMPO (F. BIAFORA) - Continua a salire senza sosta il contatore degli infortuni della Roma . Recuperati Fazio e Pau Lopez, Fonseca ha perso per una lesione muscolare Santon e deve ora fare i conti con i problemi fisici di Smalling e Pellegrini , per un totale di 28 stop da inizio anno. Il...
                            Last edited by Sean; 11-12-2019, 09:19:45.
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                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                              Il cambio di Ancelotti per Gattuso si spiega con l'esigenza di dare una scossa ad un gruppo assopito e slegato. Questo ovviamente non risolve la frattura interna tra società e squadra, l'epurazione della quale viene solo rinviata (non puoi cambiare tot giocatori adesso).

                              Gattuso, con una rosa ben inferiore a questa, lo scorso anno col Milan ha sfiorato il quarto posto: potrebbe fare bene.
                              Credo che sia solo l'inizio della notte dei lunghi coltelli, che si concluderà in parte a gennaio ed in modo totale a fine stagione. Adesso l'unica testa che poteva cadere era quella di sembianze suine ma ne seguiranno tante altre.
                              « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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                                Bayer Leverkusen-Juventus, oggi ore 21. Formazioni: "Sarà 4-3-1-2 con Higuain e Ronaldo in attacco, con alle spalle Bernardeschi. Demiral e Rugani in difesa"

                                Rugani e Demiral La questione, a questo punto, è trovare un equilibrio tra formazione adattata e competitività. Sarri ha detto chiaro che non ci sta a perdere, anche per non interrompere la sua striscia di 21 risultati utili consecutivi in Europa.

                                La Juve può tagliare giusto qualche traguardo numerico, su tutti i 16 punti in un gruppo Champions, centrati solo da Capello nel 2004- 05. Niente di ingombrante per la testa di Rabiot e della coppia Demiral-Rugani, che dopo settimane da compagni di panchina staranno assieme in campo, con De Ligt rimasto a Torino e Bonucci finalmente a riposo.



                                Gazzetta
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