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Lukaku vuole l’Inter, Marotta lavora per un rilancio al Chelsea Lukaku vuole l’Inter, i nerazzurri lavorano per trovare un accordo, ma la prima offerta è stata rifiutata. Marotta ha proposto 30 milioni di euro per il cartellino dell’attaccante, ma i londinesi hanno chiesto 45 milioni. Il nazionale belga - come annunciato pubblicamente da Pochettino - è atteso a Londra nei prossimi giorni, dove scatterà la preparazione estiva.
Mbappé avvisa il club: «Giocare nel Psg non aiuta»
«Giocare con il Psg non aiuta molto!». In Spagna si riapre la telenovela che vede Kylian Mbappé in arrivo al Real Madrid: oggi i media iberici hanno rilanciato in apertura sui siti web un’intervista del campione francese a L’Équipe per sottolineare che i rapporti tra l’attaccante del Paris Saint-Germain ed il club sono ormai ai minimi termini. Effettivamente il campione transalpino ha usato di nuovo parole forti nei confronti della propria società rispondendo ad una domanda sulla possibilità di vincere il Pallone d’oro: «Il fatto di star qui a Parigi... Credo che giocare nel Psg non aiuti molto perché è una squadra che divide, un club che divide... Questo attira i pettegolezzi ma non mi importa perché so quel che faccio».
Mbappé, ricevendo il premio di France Football come miglior giocatore della campionato francese, ha parlato nel corso di una lunga intervista del suo futuro, di razzismo e della rivolta dei giovani delle periferie del paese. Ma è il suo possibile addio al Psg a tenere in apprensione i parigini. «Ragioni per credere che sia la mia ultima stagione in Ligue 1? È molto semplice: sono competitivo. Quando gioco è per vincere. È lo stesso per chi stia giocando, con quale maglietta, dove e in quale anno. Non sono mai sazio di vittorie. Ora vado in vacanza e faccio un reset. Recupero energie e torno con la fame che tutti conoscono».
Repubblica-CorSera
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popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Pulisic 24 anni ma già esperienza e a soli 20 milioni. Mi pare un ottimo colpo. Il Milan si sta muovendo bene, allargando la rosa.
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Al momento e' dietro Napoli, Inter, Roma, Lazio, Juve e Atalanta.
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Proprio non ce la fai a non dire cagate.
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Lukaku, l'Inter offrirà fino a 35 milioni, il Chelsea ne chiede 45
C'è ottimismo tra i nerazzurri, che sperano di chiudere in qualche giorno, Lukaku non accetta altre opzioni. Il Manchester United pronto a rilanciare per Onana, De Gea saluta
Intrigo Lukaku. Fino a un certo punto. Nella mattinata di ieri sono rimbalzati in Italia umori e aspettative del Chelsea. I media inglesi hanno «svelato» ciò che i londinesi si aspettano per liberare il colosso belga: «Servono 45 milioni di euro», dicono. La trattativa sta di fatto entrando nella fase più calda. L’Inter aveva finora messo in preventivo una cifra vicina ai 30 milioni. L’impressione è che Beppe Marotta salirà fino a 35 milioni, bonus inclusi. E con una leggera limatina ulteriore l’affare verrà chiuso. Non prima di 5-6 giorni probabilmente, perché la trattativa non è comunque delle più semplici sotto molti punti di vista, ma il futuro di Romelu è sempre più nerazzurro.
Il ragazzo e il suo entourage hanno infatti ribadito di non considerare altre opzioni, stanno apprezzando gli sforzi dell’Inter: concreti, importanti, pieni di stima nei confronti di Big Rom. Ed è velocemente evaporata anche l’ipotesi di un inserimento della Juventus. Pista fra l’altro disinnescata direttamente dai vertici bianconeri, che sembrano orientati, là davanti, a ripartire da Federico Chiesa e Dusan Vlahovic. Poi, naturalmente, ogni piano è rivedibile di fronte ad eventuali offerte indecenti. Di certo, il d.s. Giuntoli ha al momento una chiara priorità: trovare sistemazione ai vari Zakaria, Arthur, McKennie e Bonucci. Solo dopo aver «alleggerito» la rosa a livello di esuberi, si potrà pensare a innesti di peso, Milinkovic-Savic compreso.
Tornando all’Inter, sono ore decisive sul fronte Onana. Il Manchester United è arrivato a offrire 45 milioni di euro, i nerazzurri ne vogliono 60: a metà strada si chiude, e gli inglesi stanno appunto per formalizzare il rilancio definitivo. Non si andrà oltre le prossime 24-48 ore. Il 27enne camerunese è pronto a lasciare Milano. Così come il club vicecampione d’Europa è preparato a voltare pagina: già bloccati Anatolij Trubin e Yann Sommer; 15 milioni il costo del 21enne ucraino dello Shakhtar Donetsk, 5 milioni quello dell’esperto svizzero reduce da una stagione al Bayern Monaco. Nel frattempo — indicazione piuttosto importante — De Gea ha salutato il Manchester United: «Ora è il momento giusto di affrontare nuove sfide, di spingermi verso nuovi orizzonti — dice il 32enne portiere spagnolo —. Manchester sarà sempre nel mio cuore».
Capitolo Milan: siamo ai dettagli per quanto riguarda l’operazione Pulisic. Sembra difficile — per questioni burocratiche — che il 24enne attaccante statunitense possa rendersi disponibile già per il raduno di domani, ma l’affare può considerarsi chiuso sotto ogni punto di vista. Rossoneri concentrati poi anche su Reijnders, 24enne centrocampista centrale olandese: c’è ottimismo, l’AZ Alkmaar resta però un osso duro e continua a chiedere 25 milioni. Per quanto riguarda l’attaccante esterno, c’è sempre il 24enne nigeriano Samuel Chukwueze nei pensieri rossoneri: non è ancora decollata la trattativa con il Villarreal. Il Milan sta intanto pensando a Franco Baresi (fra l’altro già in organico) come club manager per una migliore gestione dei rapporti squadra-società.
CorSera
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Mourinho torna a Roma: non mi sono scusato e sconterò tutta la squalifica
L’allenatore della Roma José Mourinho ieri è tornato nella capitale in vista del raduno previsto per lunedì 10. All’Olimpico però, causa squalifica, il portoghese lo si rivedrà solo alla terza giornata di campionato (il primo big match, quello contro il Milan): «Niente panchina? Starò al fresco. Non mi aspetto regali dal mercato», ha commentato.
Inter, martedì è il giorno di Bisseck
Tra due giorni l’Inter incontrerà finalmente Yann Bisseck, che sarà a Milano per le visite mediche e la firma del contratto, terzo nuovo arrivo in nerazzurro dopo Marcus Thuram e Davide Frattesi. Il difensore è stato acquistato per 7 milioni pagati in due rate all’Aarhus.
Repubblica
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Luis Suarez è morto: aveva 88 anni, è stato il cuore della Grande Inter
Luisito Suarez si è spento in ospedale, aveva 88 anni. Anima e cuore della Grande Inter, aveva vinto il Pallone d’oro nel 1960. A Milano vinse tutto e conobbe anche gli anni della disfatta. Non voltò mai le spalle alla città
In quella mitica formazione veniva prima di Corso. E dopo Mazzola. Era abituato a stare in mezzo. Perché, come si dice, davvero per lui in medio stat virtus. Luis Suarez ci ha lasciato. Aveva 88 anni ed era nato nella Spagna del Nord, quella che apre lo sguardo sull’Atlantico: in Galizia. Lui della Grande Inter era l’architetto. Costruiva gioco e ghirigori di classe infinita. Angelo Moratti se ne innamorò. Ma non subito. Alla prima partita voleva addirittura cacciare Helenio Herrera. Gli aveva fatto credere di aver comprato una mezzala di punta, invece faceva giocare quello spagnolo che cominciava a stempiarsi come un inutile faticatore di centrocampo. Duecentocinquanta milioni buttati via, anzi peggio, soldi regalati per aiutare il Barcellona a finire il nuovo enorme stadio, il Camp Nou.
Moratti, però, si sbagliava. Suarez non era un trequartista e neanche un mediano. Luisito era tutto. L’essenza del calcio. Pura materia grigia su un campo verde. Con lui accanto anche i Bedin e i Tagnin cambiavano passo e alzavano la testa. Suarez aveva un joystick al posto del piede. Poteva calibrare un lancio di quaranta metri come avesse un goniometro sotto i tacchetti. Jair sapeva che quella palla gli sarebbe inesorabilmente finita davanti e gli bastava spingerla per sorprendere difese che non ci credevano ancora.
Prima di arrivare all’Inter Suarez era già Suarez. Nel senso che era la stella del Barcellona che l’aveva pescato dal Deportivo La Coruña, la squadra della sua città. Insieme a un futuro capo di governo che si chiamava come lui: Adolfo Suarez. Un ragazzino gracile anche per fare il calciatore con la fortuna di avere un padre macellaio. Bistecche garantite ad ogni pasto e chili e muscoli che crescevano senza bisogno di preparatore atletico. Si racconta che anche negli anni dell’Inter portasse di nascosto in ritiro salumi, formaggi e altro bendidio per resistere alle diete impossibili del Mago. Cominciò da attaccante puro, poi capì che si divertiva di più a far segnare gli altri. Altruismo coniugato alle protezione di stinchi e caviglie.
Talmente bravo da meritarsi il Pallone d’Oro nel 1960. Di vincere la Coppa delle Fiere e la Liga spagnola. Mica così scontato negli anni del Grande Real. Per lui Helenio Herrera, che allenò con i blaugrana e i nerazzurri, sacrificò prima Kubala, l’asso ungherese e poi, a Milano, Angelillo, idolo dei tifosi. E anche di Moratti. Un azzardo che fece saltare il banco.
L’Inter dopo Suarez non fu più la stessa. E anche Luisito divenne un altro. La maglia nerazzurra gli restò attaccata per sempre anche quando a fine carriera giocò per la Sampdoria. A Milano vinse tutto e conobbe anche gli anni della disfatta.Non voltò mai le spalle alla città che gli aveva dato la vita anche fuori dal campo. Ci tornò da allenatore in una squadra che non si poteva allenare. Ma gracias in spagnolo non è una parola tanto per dire. Ci sapeva fare anche in panchina e portò la giovane Spagna dell’under 21 sul tetto d’Europa.
Poi la carriera da opinionista tv. Capace di spiazzare e stupire anche davanti a un microfono. I suoi commenti tecnici erano fraseggi che aiutavano a capire meglio quello che succedeva in campo. La sua ironia era un antidoto alle camomille del banale propinate dai programmi tv sul calcio. Senza scadere mai nella caciara. Uno come Suarez il nuovo calcio farà fatica a progettarlo. La fantasia nei piedi ce l’ha solo chi ha cominciato a tirar calci davanti all’oceano e il pallone non si è mai bagnato.
CorSers
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Di quell'Inter anche Herrera fece dei passaggi in tv in tarda età...divenne la spalla perfetta di Maurizio Mosca
Comunque, come si legge nell'articolo, simboli di un calcio dove erano le squadre italiane ad andare a prendere i campioni dai Barcellona e non il contrario.
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