Cristiano Giuntoli-Juventus: le emozioni, il papà morto e i sorrisi mai visti prima
Il d s della Juventus Cristiano Giuntoli si è raccontato davanti alle telecamere per la prima volta. Ha ricordato il papà scomparso e la sua fede juventina. Ha rivelato: «Tifavo per questi colori da quando avevo otto anni».
Cristiano Giuntoli si è emozionato. Nel primo giorno ufficiale alla Juventus è apparso come un bambino nel paese dei balocchi. Quasi da chiedersi che fine ha fatto il direttore sportivo rigido, imperscrutabile e sempre parco di sorrisi visto per otto anni a Napoli? La prima volta alla Juve è un concentrato di tante prime volte: l’intervista, le telecamere, le rivelazioni personali sulla sua famiglia e sulla juventinità, il sogno di un uomo che si realizza. L’emozione: «Tifavo Juve da quando avevo otto anni». È uscito allo scoperto, Giuntoli. E non perché ha svelato la sua fede calcistica (con passione e tanto coraggio) che un po’ era già nota. Ma per aver accettato di parlare, di dichiararsi. Le interviste fatte a Napoli si contano sulle dita di una sola mano (forse), le parole dette prima di ogni partita erano un obbligo televisivo: dovute e anche scontate, oltre che molto brevi.
La novità in senso assoluto, più del cambio di casacca — da Napoli a Juve non è banale —, è stata la disinvoltura e la naturalezza con le quali è venuto fuori dalle retrovie, si è raccontato. La voglia di parlare del papà Tiziano che non c’è più, col sorriso e la commozione. Da tifoso bambino a neo-direttore sportivo della Juventus, forte di un contratto fino al termine della stagione 2027/2028. Un cammino da dirigente iniziato allo Spezia per poi approdare a Carpi dove centra 4 promozioni in 5 anni. L’apoteosi a Napoli con lo scudetto ed ora l’avventura alla Juventus, nel nome di qualcuno molto speciale. «Sicuramente di mio papà— ha detto - che era un grande tifoso juventino e mi ha inculcato la juventinità fin da piccolo. Per questo da una parte lo ringrazio ma dall’altra parte c’è un pizzico di tristezza che mi porterò per sempre dietro».
È arrivato alla Juve senza la scorta di alcun collaboratore, ma lui è temprato. È esperto, è aperto alla collaborazione. Stabilirà un’intesa con l’attuale staff tecnico bianconero. Ovviamente conteranno, prioritariamente, le intese personali ma l’appartenenza juventina è una base comune. Ad Agliana, paese natale di Giuntoli (nonché prima squadra da allenatore di Allegri ) è noto il tifo bianconero della famiglia del direttore sportivo, tanto che si racconta come il papà abbia chiesto di essere seppellito portando con sé la maglia bianconera. Figlio dela sua storia ma con lo sguardo aperto al presente e al futuro: lui, la Juve, la famiglia, la compagna Elena Rossi e Alessandro, uno splendido bambino nato un anno fa.
CorSera
Il d s della Juventus Cristiano Giuntoli si è raccontato davanti alle telecamere per la prima volta. Ha ricordato il papà scomparso e la sua fede juventina. Ha rivelato: «Tifavo per questi colori da quando avevo otto anni».
Cristiano Giuntoli si è emozionato. Nel primo giorno ufficiale alla Juventus è apparso come un bambino nel paese dei balocchi. Quasi da chiedersi che fine ha fatto il direttore sportivo rigido, imperscrutabile e sempre parco di sorrisi visto per otto anni a Napoli? La prima volta alla Juve è un concentrato di tante prime volte: l’intervista, le telecamere, le rivelazioni personali sulla sua famiglia e sulla juventinità, il sogno di un uomo che si realizza. L’emozione: «Tifavo Juve da quando avevo otto anni». È uscito allo scoperto, Giuntoli. E non perché ha svelato la sua fede calcistica (con passione e tanto coraggio) che un po’ era già nota. Ma per aver accettato di parlare, di dichiararsi. Le interviste fatte a Napoli si contano sulle dita di una sola mano (forse), le parole dette prima di ogni partita erano un obbligo televisivo: dovute e anche scontate, oltre che molto brevi.
La novità in senso assoluto, più del cambio di casacca — da Napoli a Juve non è banale —, è stata la disinvoltura e la naturalezza con le quali è venuto fuori dalle retrovie, si è raccontato. La voglia di parlare del papà Tiziano che non c’è più, col sorriso e la commozione. Da tifoso bambino a neo-direttore sportivo della Juventus, forte di un contratto fino al termine della stagione 2027/2028. Un cammino da dirigente iniziato allo Spezia per poi approdare a Carpi dove centra 4 promozioni in 5 anni. L’apoteosi a Napoli con lo scudetto ed ora l’avventura alla Juventus, nel nome di qualcuno molto speciale. «Sicuramente di mio papà— ha detto - che era un grande tifoso juventino e mi ha inculcato la juventinità fin da piccolo. Per questo da una parte lo ringrazio ma dall’altra parte c’è un pizzico di tristezza che mi porterò per sempre dietro».
È arrivato alla Juve senza la scorta di alcun collaboratore, ma lui è temprato. È esperto, è aperto alla collaborazione. Stabilirà un’intesa con l’attuale staff tecnico bianconero. Ovviamente conteranno, prioritariamente, le intese personali ma l’appartenenza juventina è una base comune. Ad Agliana, paese natale di Giuntoli (nonché prima squadra da allenatore di Allegri ) è noto il tifo bianconero della famiglia del direttore sportivo, tanto che si racconta come il papà abbia chiesto di essere seppellito portando con sé la maglia bianconera. Figlio dela sua storia ma con lo sguardo aperto al presente e al futuro: lui, la Juve, la famiglia, la compagna Elena Rossi e Alessandro, uno splendido bambino nato un anno fa.
CorSera
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