Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • KURTANGLE
    Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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    Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
    Quindi le squadre di Guardiola NON hanno un'impronta di gioco? Ma da dove vieni fuori tu? Non dirlo troppo in giro o ti pigliano per scemo.

    Inviato dal mio SM-A202F utilizzando Tapatalk
    Questo veramente non capisce una s3ga
    Originariamente Scritto da SPANATEMELA
    parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
    Originariamente Scritto da GoodBoy!
    ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


    grazie.




    PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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    • Irrlicht
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      • Aug 2021
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      Beh, io sono della parte opposta di Milano.
      Ma che je voi dí all'Inter stasera.
      Un po' più di coraggio nel primo tempo e il non averla buttata dentro in 3 occasioni.
      Complice anche un city sottotono che secondo me ha "sentito" parecchio la partita, oltre che per la finale in sè, anche per cancellare la casella zero
      Ho visto una partita 50/50, non come le aspettative di poche speranze
      Certo che cuoce, indubbio
      Ma, nel lato negativo, può essere consapevolezza e fiducia "velenosa" acquisita per il futuro o solo una rondine che è passata? Boh

      Detto questo, va bene così, stasera
      No ipocrisia, ci mancherebbe altro
      Last edited by Irrlicht; 11-06-2023, 07:00:25.
      Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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      • Sean
        Csar
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        • In piedi tra le rovine
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        Il miracolo non c’è stato: l’Inter piange, è il trionfo di Pep Guardiola. Terza sconfitta per le tre italiane arrivate nelle finali di tutte e tre le Coppe. Grandi complimenti da tutti e manco un trofeo. La Champions League va allo straricco Manchester City degli sceicchi, che con Guardiola hanno costruito un superclub internazionale: bastano un gol di Rodri e qualche parata del portiere. L’oosessione è finita: Guardiola torna sul trono d’Europa dai tempi del Barcellona, e dopo 12 anni si toglie di dosso il marchio di aver vinto le precedenti Champions solo perché c’era Messi. Come da pronostico l’Inter deve accontentarsi di essere arrivata in finale. Anche perché Lautaro e Lukaku sbagliano oggettivamente tutto il possibile. E adesso il rimpianto per Inzaghi è forse non aver rovesciato il suo piano strategico: partire con Lukaku e mettere Dzeko al suo posto, dopo. Ma col senno di poi siamo tutti campioni. Ci resta quello che dice il grande Velasco: “Chi vince festeggia e chi perde spiega”. Facciamocene una ragione e chiudiamola qui.

        Facciamo finta di essere sportivi e i rimpianti lasciamoli per ultimi. Anzi, facciamo finta di non averne.

        Complimenti a Pep Guardiola, clone di Einstein nell’universo del pallone, anche se per vincere stavolta non gli è servita la teoria della relatività ma un gol di Rodri (invece dello strombazzatissimo Haaland) e delle parate anche un po’ fortunate di Ederson. Quando ti tirano addosso basta non scansarsi e passi da eroe. Erano 12 anni che Pep andava a caccia di un grande trionfo internazionale che gli togliesse di dosso l’etichetta di essere riuscito a vincerne due di Champions League solo perché si era ritrovato con Messi sceso in terra dal cielo apposta per lui. L’ossessione di Pep termina qui, la notte del 10 luglio 2023 a Istanbul.

        Porta in cima all’ Europa, Guardiola, il Manchester City che la Champions non l’aveva mai vinta. Club ricchissimo – è anche la prima vittoria degli sceicchi che ormai hanno in mano la cassaforte mondiale del calcio – in grado di riversare sul mercato un paio di miliardi in una manciata di anni. Il tutto in un mare di voci e anche sospetti. Sconvolgente certo, ma da che football è football è raro che nel calcio vincano i club più piccoli e più poveri. Anche l’Inter è un club ricco e potente rispetto a tanti altri.

        Dice Guardiola: “Questa competizione è una moneta lanciata per aria. A Inzaghi dico, ci siamo passati anche noi. E’ importante pensare di essere la seconda squadra più forte d’Europa, insomma esserci”. Pep a soli 52 anni e una sfilza lunga così di successi (è la sua terza Champions League) porta a Manchester il “treble“: Champions League, Premier League ed FA Cup. Quando parliamo di Guardiola andiamo automaticamente al Barcellona – ed è giusto – ma poi scopri che col Barcellona la sua avventura è durata quattro anni, mentre al City siamo ormai al settimo anno. Magari un giorno scriveremo che Guardiola ha cambiato il calcio più col Manchester City che col Barcellona. Non sappiamo infatti cosa ci riservi il futuro, magari cinque Premier League in sei anni e questa Coppa sollevata allo stadio Ataturk di Istanbul saranno una base di partenza verso un nuovo equilibrio del football mondiale.

        Possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo, ma alla fine nel calcio, molto brutalmente, ha ragione chi vince e tutto il resto è fumo. E’ un luogo comune, ma con una sua verità. Pep che dice “sullo 0-0 un club italiano pensa che sta vincendo, noi che stiamo perdendo”, ha vinto giocando abbastanza all’italiana. Il gol di Rodri è sicuramente di fattura guardiolescaInter risucchiata sul fondo e il classico centrocampista che arriva da dietro e tira a porta spalancata – il resto è difesa, errori marchiani dell’Inter sottoporta, parate alla come vengono di Ederson. Cosa c’è di particolarmente geniale e strategico in tutto questo se non la stoica sofferenza di chi deve difendere, come capita a tutti, l’esiguità di un gol?

        Intendiamoci, nessuno ce l’ha sulla coscienza questa sconfitta dell’ Inter. Gli errori fanno la differenza, ma fanno anche parte della partita stessa, della costruzione della storia, è praticamente impossibile non trovarne in chi perde una partita così. Se si è perfetti si vince, non si perde. Lautaro e Lukaku si sono mangiati le occasioni per pareggiare, per egoismo, scarsa lucidità, ansia, trovate voi il perché. Lautaro ha tirato addosso a Ederson invece di passare la palla al centro, un classico; Lukaku o si è trovato sulla traiettoria sbagliata iimpedendo il pareggio o ha tirato addosso al portiere. Che gli vuoi dire? Che l’Inter ha perso la Champions League per colpa loro? Ci vuole coraggio e cinismo per rinfacciarlo a chi comunque l’Inter fino a qui ce l’ha portata.

        Conosco il tarlo che rode dentro la testa di tutti. Come sarebbe andata se dopo settimane di dubbi su chi far partire titolare tra Dzeko e Lukaku fosse partito titolare Lukaku e poi fosse entrato Dzeko, cioè l’inverso del copione ampiamente già scritto? Beh, forse sarebbe andata diversamente e forse l’Inter avrebbe vinto la Champions League, forse no. Col senno di poi siamo tutti campioni, per cui tenetevi il tarlo e fatevene una ragione. A Inzaghi, sopravvissuto a un annata in cui volevano fargli la festa assai prima di arrivare a Istanbul, bisogna solo fare i complimenti. Non sono tanti i tecnici italiani giunti fino a questo punto, anche allenatori ben più importanti e vincenti hanno dovuto masticare amaro. Vedi Allegri ad esempio con le due finali perse con la Juve.

        E poi ognuno ha i suoi rimorsi. Terza finale finale persa per tre club italiani, grandi complimenti da tutti e manco un trofeo. Al di là di qualsiasi considerazione sull’evoluzione del calcio italiano (davvero?) è forse peggio così che essere eliminati ben prima, almeno non ti fai certe illusioni. La Roma se l’è presa con l’arbitro, la Fiorentina sostiene di aver giocato meglio, l’Inter di aver giocato bene e fatto una grande partita davanti a un avversario strafavorito. Diceva sempre un grande come Julio Velasco: “Chi vince festeggia, chi perde spiega”. Francamente non mi chiedo perché l’Inter non sia riuscita a vincere la Champions League, piuttosto mi chiedo perché le altre due non abbiano fatto qualcosa di più.

        Siamo dunque ora tutti destinati a sfinirci di chiacchiere per cercare un perché. Anche se potremmo cavarcela con un banalissimo e scontato: beh, così doveva andare. E buonanotte suonatori.

        Facciamo finta di essere sportivi e i rimpianti lasciamoli per ultimi. Anzi, facciamo finta di non averne. Complimenti a Pep Guardiola, clone di Einstein nell'universo del pallone, anche se per vincere stavolta non gli è servita la teoria della relatività ma un gol di Rodri (invece dello strombazzatissimo Haaland) e delle parate anche un po’
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • Sean
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          Inzaghi, la tristezza e l’orgoglio: «In quegli ultimi 25 minuti ci è successo di tutto, sembrava una maledizione»

          Nella finale di Champions, l’allenatore che in molti, e per molto tempo, avevano snobbato è riuscito a mandare in tilt, per 60 minuti, un Einstein del calcio come Guardiola. «In questa partita abbiamo meritato più noi del City. Se sono diventato un tecnico di spessore internazionale? Questo lo dirà il tempo»


          Lo chiamavano Limone. Oppure Spiaze, con riferimento a un accenno di zeppola neppure troppo accentuato nella pronuncia. Erano i suoi tifosi, quelli che ieri sera lo hanno ringraziato sotto la curva dell’Ataturk per avergli regalati questa settimana di delirio. Accadeva poco tempo fa. Non sono neppure passati tre mesi da quando lo Spezia gli mangiò il tredicesimo punto su 15 disponibili nel 2023, unendosi a una lista comprensiva di Empoli, Bologna, Sampdoria e Monza, con tutto il rispetto ma non proprio delle corazzate del calcio.

          Quelle sconfitte portarono ombre di esclusione dal quartetto Champions, e con esse le consuete domande che da sempre girano intorno a lui come un sortilegio. Uomo da coppa, anzi da coppetta, buono soltanto a preparare la singola partita, uno specialista. Come se fosse un insulto, e un dono da poco. Anche lui sembrava avere interiorizzato il clima da fine corsa, è solo colpa mia, diceva, mentre i media ricamavano sull’espressione perplessa di Barella dopo il cambio, e sull’arrabbiatura di Lukaku perché Lautaro aveva calciato il primo rigore, letti come inequivocabili segni di una squadra che non era più tale, di uno spogliatoio dove ormai ognuno per sé e della necessità di «una guida più autorevole», e di mettere fine allo «scandalo» di una permanenza fin troppo lunga sulla panchina nerazzurra.

          Ieri li ha consolati, ha abbracciato l’argentino che piangeva, ha stretto forte Lukaku ancora incredulo per quel colpo di testa troppo centrale. Li ha portati sotto la curva, li ha presi per mano. A un certo punto è entrata nel circuito interno la sua voce, presa da un microfono di bordocampo. «Sei stato bravissimo» diceva al gigante belga. «Non hai niente da rimproverarti». E avevano entrambi gli occhi lucidi. Sono tutte cose che andranno ricordate. Se davvero questo gioco insegna l’arte della vita, nulla come la parabola di Simone Inzaghi può spiegarci come chiunque può esserci maestro, e che l’unico scandalo è credersi intoccabili, l’unica vergogna sta nell’arroganza di chi giudica esercitando il pregiudizio.

          L’allenatore inodore e insapore, pure questo è stato detto e scritto, ha fatto un capolavoro, che non gli verrà riconosciuto fino in fondo, perché il vincitore prende tutto, nella canzone degli Abba e nella cultura sportiva del nostro Paese. L’ha incartata all’Einstein del calcio. A Pep Guardiola, che per sessanta minuti buoni non ci ha capito niente. Lui non ha sbagliato niente, sfiorando una delle più grandi imprese calcistiche di sempre. Invece gli tocca stare sotto questi riflettori, ben sapendo che i complimenti sono solo una tregua, a metà agosto il pendolo che grava sulla sua testa ricomincerà a muoversi. «La sconfitta è sempre la cosa peggiore nello sport» dice. «Non meritavamo di perdere, e abbiamo avuto tanta sfortuna nei momenti decisivi. Ma dobbiamo accettare che sia andata così. Questo è il calcio. Ancora mi chiedo perché negli ultimi 25 minuti non ce l’abbiamo fatta. Parate di Ederson, rimbalzi, palla che ballava davanti alla porta. Sembrava che fosse tutto scritto, come una maledizione».

          È il destino delle persone fin troppo gentili, che modulano il tono della voce, come fa persino a tarda notte nella pancia dello stadio, con gli addetti dell’Uefa che gli fanno cenno di stringere, di fare in fretta, che dopo arrivano i campioni, quelli che hanno vinto. E lui, con la cortesia che spesso viene scambiata per piattume, annuisce, mostra educazione, quando in cuor suo avrebbe voglia solo di mandare a quel paese o in subordine di andarsene da quella specie di anfiteatro. Entra quasi di soppiatto, in silenzio. Quanta differenza con Guardiola che quindici minuti dopo sembra fare una passarella da divo del cinema, chiamando persino gli applausi dei giornalisti presenti, ammiccando, facendo battute, citando maestri pesanti come Johann Cruyff, come se fosse consapevole di appartenere a una stirpe superiore.

          «Quando dicevo che non avrei cambiato i miei giocatori con nessuno al mondo, ora tutti hanno capito il perché» è l’unico guizzo di Inzaghi, l’unica volta che solleva la testa dal microfono. «Il City ha meritato la Champions in questi anni, ma questa sera avremmo meritato di più noi. Il piano partita era questo. Alla fine del primo tempo ero soddisfatto, tutto sommato lo sono anche ora». Infine, ma è davvero l’ultima domanda, quasi fosse un dettaglio, gli chiedono se si sente di essere diventato un allenatore di spessore internazionale dopo aver subito tante critiche, e anche qui risponde con molta umiltà. «Questo lo dirà il tempo, lo direte voi giornalisti. Durante la riunione tecnica ho detto ai miei giocatori che nulla sarebbe andato come tutti prevedevano, che la partita si sarebbe decisa in poche occasioni. Ho avuto ragione, ma ha poca importanza. Lo sappiamo tutti. Quanto a me, sono soddisfatto e triste al tempo stesso. Al significato personale di questa avventura comincerò a pensarci da domani». Esce di scena in silenzio, con l’aria mesta. Al suo fascinoso rivale viene invece tributata una specie di ovazione. Mancò la buona sorte. Non Simone Inzaghi da Piacenza.

          CorSera
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            Guardiola dopo Manchester City-Inter: «Poteva succedere di tutto, brava Italia»

            L’allenatore del Manchester City Pep Guardiola fa molti complimenti all’Inter: «Due anni fa ho perso, sembrava tutto sbagliato, ora sembra tutto perfetto, eppure potevamo perdere. Oggi l’Inter deve sapere che è la seconda squadra più forte d’Europa»


            Ha appena vinto la Champions. A bordo campo, chiacchierando di calcio con Alex Del Piero, come se fossero seduti a un chiringuito sulla spiaggia, Pep Guardiola dà una piccola lezione a tutti. Non tanto per quello che si è visto in campo, dove il suo Manchester City per una volta non ha incantato, e anzi è sembrata meglio la squadra di Pippo Inzaghi, ma per come ha gestito l’euforia del dopo. È la sua terza Champions, la prima della storia dei Citizens. «Sono contento, devo ancora metabolizzare. Ho la tranquillità di sapere che poteva succedere di tutto, poteva segnare Lukaku e andavamo ai supplementari, potevamo raddoppiare con Foden e vincevamo più comodamente: una partita così è come un lancio di moneta, per questo che io dico sempre che è il campionato dove si vede la tua forza, la Champions è così, testa o croce... Due anni fa ho perso, sembrava tutto sbagliato, ora sembra tutto perfetto, eppure potevamo perdere».

            Una chiacchierata tranquilla, nessuna esagerazione, nonostante abbia appena conquistato il treble («È una cosa unica, sono felicissimo»), parole dolci per l’Inter e in generale per il calcio italiano.

            «Faccio i complimenti all’Inter — le sue parole ai microfoni di Sky —. Sono fortissimi, ma io lo sapevo. So come si sentono, ci sono passato due anni fa, ma devono pensare che sono la seconda squadra più forte d’Europa, non è poco. Devono saperlo. Fisicamente sono fortissimi, non riuscivamo a fare il nostro gioco. Il calcio italiano è sempre quello, con tre finaliste in Europa, non può essere un caso. Voi vi vedete ancora lontani dalla Premier? Ma bisogna viaggiare, uscire per capire, tendiamo sempre a parlare troppo male di noi stessi. Invece 0gni Paese ha la sua particolarità, ma io vedo cose dell’Inter, del Napoli e del Milan, soprattutto l’anno scorso, che mi fa dire “Questi sono bravi”». Parola di vincitore di Champions.

            CorSera
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              Inzaghi: "Non cambierei questa squadra con nessun'altra al mondo, sono orgoglioso". Zhang: "Secondi a nessuno". Guardiola fa i complimenti all'Inter

              Il tecnico nerazzurro: "Ancora non ho capito come abbia fatto il pallone a non entrare nelle occasioni di Dimarco e Lukaku. Siamo stati quasi perfetti. Dobbiamo ripartire con la consapevolezza che possiamo tornare a giocare un'altra finale"


              “Ancora mi chiedo come non abbia fatto a entrare la palla sulle occasioni di Dimarco e Lukaku… Fa male anche rivederle…”. Simone Inzaghi recrimina per non essere riuscito a riprendere il Manchester City nella finale di Istanbul, ma non se la sente di prendersela con i giocatori per la mancanza di precisione: “No, ai ragazzi devo solo fare i complimenti, sono stati grandiosi”, sottolinea. “Avevo detto che lo li avrei cambiati con nessuno e tutto il mondo ha capito il perché. Abbiamo disputato una bellissima partita, seria e organizzata, abbiamo provato in tutti i modi a vincerla. Abbiamo concesso davvero poco, ricordo solo, oltre il gol, la parata di Onana su Foden. Purtroppo così è il calcio. Ringrazio i tifosi che sono stati meravigliosi e ci hanno permesso di arrivare fin qui. È la quinta finale in 20 mesi, dobbiamo essere orgogliosi del percorso che abbiamo fatto: siamo partiti a luglio e abbiamo disputato 57 pate”.
              Inzaghi: “Vogliamo tornare a giocare una finale di Champions”

              L’Inter è mancata soprattutto nei cross, meno precisi del solito. Il tecnico nerazzurro concorda: “Sì è vero, probabilmente anche a livello di movimenti, specie nel primo tempo, potevamo fare meglio. Dopo il gol loro abbiamo fatto molto bene, c’è mancata solo la rifinitura”. Ora è già tempo di guardare avanti: “Vogliamo tornare a giocare una finale e abbiamo tute le possibilità di riuscirci. Abbiamo fatto un grande percorso consapevoli che ci aiuterà a crescere ulteriormente”.

              Zhang: “Abbiamo dimostrato che non siamo secondi a nessuno”

              Il presidente Steven Zhang prende la sconfitta con filosofia: “Fa parte del calcio vincere o perdere. Mi congratulo comunque con staff e giocatori per la prestazione. Hanno dato il 100%. Congratulazioni anche al City, siamo orgogliosi di aver combattuto senza paura contro i migliori d’Europa. Nessuno pensava che fossimo così vicino a loro che hanno un’altissima qualità. Abbiamo dimostrato che non siamo inferiori a nessuno. Da dove ripartire? Da questa stagione positiva. Abbiamo iniziato da qualche tempo a pianificare il futuro, andremo avanti con questa ottima base costruita. Siamo una squadra forte. Età media alta? Il gruppo deve essere sempre costruito pensando a un mix tre giocatori esperti e giovani. E questa sarà la linea sulla quale proseguiremo il nostro percorso”.


              Guardiola: “Complimenti all’Inter, ci ha reso la vita dura. Avremmo potuto perdere”

              Pep Guardiola si gode il triplete con il Manchester City ma tiene a fare i complimenti all’Inter: “Sono contento di aver portato la squadra dove merita in un percorso lungo 7 anni. Poteva succedere di tutto alla fine. Avremmo potuto raddoppiare con Foden e chiuderla prima o anche subire il pareggio e poi perdere. Questa è una competizione maledetta. O sei nettamente più forte o è dura. Complimenti all’Inter: ci ha messo in difficoltà. E’ la seconda squadra più forte d’Europa e questo significa tanto. Inter, Napoli e Milan hanno dimostrato di essere squadre di livello. E’ sempre difficile giocare con le italiane ma anche contro gli allenatori italiani. Penso alle sfide con Antonio Conte e quanti problemi mi ha creato”. Il tecnico catalano ha vinto in maniera diversa rispetto al ‘triplete’ conquistato con il Barcellona: “Mi sono adattato ai giocatori che avevo a disposizione”, spiega. “Ma molti concetti, a cominciare dal possesso, sono simili e ho cercato di portarli ovunque sia andato”.

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              • marcu9
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                Stupito in negativo dal City.
                Evidentemente il palcoscenico finale ha fatto tremare loro le gambe.
                Tutti fortissimi ma comunque giovani ed inesperti per certe occasioni, e si è visto.
                A tratti confusissimi e momenti colmi di errori, hanno rischiato davvero.
                L'inter alla fine anche grazie a questo se l'è giocata piuttosto bene.
                È mancato l'attacco, con un Lautaro egoista ed un Lukaku da ostacolo non richiesto alla fine...
                I tempi supplementari ci stavano tutti, ma il calcio è così, finalmente Pep la rialza dopo 14 anni, 14 anni in cui gli dicono che la vinse solo grazie ai fenomeni del Barça.

                Inviato dal mio Samsung Galaxy S23 Ultra utilizzando Tapatalk
                Originariamente Scritto da Sean
                Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                • KURTANGLE
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                  Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
                  Stupito in negativo dal City.
                  Evidentemente il palcoscenico finale ha fatto tremare loro le gambe.
                  Tutti fortissimi ma comunque giovani ed inesperti per certe occasioni, e si è visto.
                  A tratti confusissimi e momenti colmi di errori, hanno rischiato davvero.


                  vero
                  non sembravano loro
                  Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                  parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                  Originariamente Scritto da GoodBoy!
                  ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                  grazie.




                  PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                  • Sean
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                    Nuovo allenatore del Napoli, ipotesi Benitez
                    Il Napoli continua a cercare un nuovo allenatore. Italiano resterà alla Fiorentina e non potrà essere inserito nella rosa dei nomi che sta valutando De Laurentiis: tra questi, oltre a Galtier e Rudi Garcia, incontrato qualche giorno fa a cena, resta viva la candidatura di Rafa Benitez. Con l’allenatore, a Napoli dal 2013 al 2015, De Laurentiis continua ad avere un ottimo rapporto e lo stesso Benitez è venuto allo scoperto: «Sto aspettando, voglio vincere ancora» ha dichiarato ai microfoni di Sky.


                    Inter piace Lukebakio al posto di Correa
                    L’Inter valuta i possibili sostituti di Gosens, in caso di partenza dell’esterno. Il primo nome è quello di Carlos Augusto, per cui ci sono già stati i primi contatti con il Monza, ma la valutazione è di 15 milioni di euro. In attacco c’è molta incertezza: il futuro di Correa è da conoscere, e per questo motivo i nerazzurri si stanno cautelando con vari sondaggi. Tra questi, c’è Dodi Lukebakio dell’Hertha Berlino, attaccante mancino classe ’97, con 11 gol e 4 assist in Bundesliga. Da oggi, si definirà il futuro dei giocatori in scadenza, ed è difficile la permanenza di Dzeko: sull’attaccante c’è il forte interesse del Fenerbahce, che ha offerto un biennale e potrebbe convincerlo a salutare la Serie A.


                    Milan per la fascia si pensa a Chukwueze
                    I cambi dirigenziali non fermano i piani del Milan, che si sta muovendo subito per regalare a Pioli i rinforzi per la prossima stagione. E se ieri, attraverso la pagina Instagram, i rossoneri hanno salutato Brahim Diaz, che torna al Real Madrid (ha firmato un rinnovo fino al 2027), è in entrata che cominciano a movimentarsi le cose: per la fascia destra si continua a insistere per Chukwueze del Villarreal. Nigeriano, 24 anni, la scorsa stagione ha disputato 37 partite, segnando 6 gol e confezionando 5 assist. Il costo del cartellino è alto, ma i contatti sono stati avviati e dimostrano l’intenzione del Milan di chiudere: l’intenzione sarebbe già per questa stagione, nonostante il contratto in scadenza al 2024. A centrocampo, invece, è stata abbandonata la pista che avrebbe portato a Loftus-Cheek, ma del Chelsea si segue il classe 2003 Chukwuemeka. Fisico imponente (è alto 184 centimetri), il giocatore inglese ha disputato in Premier 14 spezzoni di gara: si lavora al prestito con diritto di riscatto. In attacco il sogno resta Thuram, mentre continuano i contatti per chiudere per Kamada.

                    CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • germanomosconi
                      Bodyweb Senior
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                      • pordenone
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                      Le finali vanno giocate e vinte non è così scontato e spesso sono brutte...
                      Quelli del city avevano una pressione enorme ieri... Enorme...
                      Originariamente Scritto da Marco pl
                      i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                      Originariamente Scritto da master wallace
                      IO? Mai masturbato.
                      Originariamente Scritto da master wallace
                      Io sono drogato..

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                      • Venkman85
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                        • Liguria
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                        Il City prende Haaland come arma in più per vincere la Champions, poi arriva in finale ed è un fantasma, sia per meriti dell'Inter che per essere arrivato cotto nel momento clou della stagione avendo fatto un gol nelle ultime otto partite della stagione

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                        • Sean
                          Csar
                          • Sep 2007
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                          • In piedi tra le rovine
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                          Allegri d'Arabia. Vertice a Monaco: offerti 60 milioni in 3 anni. Il tecnico per ora prende tempo e si vede alla Juve. Ma al momento non si può escludere ancora nulla

                          Gli arabi fanno sul serio con Allegri e l'incontro a Monaco nelle ultime ora lo ha confermato una volta di più. Dopo giorni di contatti tramite emissari, è stato proposto un ricco contratto triennale, si parla di uno stipendio tra il doppio e il triplo dei 9 milioni che prende alla Juve. La delegazione saudita in missione a Montecarlo per cercare di convincere Max a sposare il progetto Arabo, non ha incassato il "si" sperato. Ma nemmeno una chiusura totale. Allegri stando agli spifferi che giungono da Ryad, si è limitato a prendere atto della proposta. Tanto che gli arabi si aspettano una risposta positiva o negativa che sia nei prossimi giorni. Il futuro di Allegri si capirà nei prossimi giorni. L'impressione delle persone vicino al livornese non sia convinto di fare un passo del genere, almeno per adesso. Un po' per questioni legate alla famiglia, e un po' perchè , nonostante le tensioni delle scorse settimane con i dirigenti bianconeri, che Scanavino ha definito "Confronti duri, ma costruttivi", in Max sembra prevalga la voglia di ripartire con la Juventus. Ma trattandosi dell'Arabia Saudita, e di offerte fuori mercato, a priori non si può escludere ancora nulla.

                          Gazzetta
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                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • Venkman85
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                            • Apr 2015
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                            Ci ama proprio Max, non è un mercenario

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                            • Sean
                              Csar
                              • Sep 2007
                              • 119953
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                              • In piedi tra le rovine
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                              Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
                              Il City prende Haaland come arma in più per vincere la Champions, poi arriva in finale ed è un fantasma, sia per meriti dell'Inter che per essere arrivato cotto nel momento clou della stagione avendo fatto un gol nelle ultime otto partite della stagione

                              Inviato dal mio Redmi Note 8T utilizzando Tapatalk
                              Haaland non ha ancora l'impatto che su questo tipo di partite aveva Ronaldo (e Messi)...per cui prima di diventare il numero uno al mondo dovrà ancora fare della strada...però intanto la sua prima coppa campioni l'ha vinta e sarà contento così.

                              Sul discorso delle finali è appunto che la pressione è così tanta, e la paura di sbagliare altrettanto forte, che ci si snatura. Il City ieri ha cercato di non prendere goal, lo si vedeva al primo tempo. Devi fare attenzione agli episodi, di non concedere un rigore stupido per esempio...tante cose che rendono le finali più pratiche che belle - la semifinale col Real è stata tutta un'altra storia, ma lì le partite sono due e hai più chance di recuperare nel caso.

                              Detto questo, il City ha eliminato Bayern e Real nella sua parte di tabellone. La coppa va chiaramente alla squadra più forte...ma il fatto è che poi, perchè un premio lo certifichi, devi appunto vincere l'appuntamento finale...e non è sempre scontato.
                              ...ma di noi
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                              • robybaggio10
                                Bodyweb Senior
                                • Dec 2011
                                • 15817
                                • 323
                                • 11
                                • Franciacorta
                                • Send PM

                                Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
                                Il City prende Haaland come arma in più per vincere la Champions, poi arriva in finale ed è un fantasma, sia per meriti dell'Inter che per essere arrivato cotto nel momento clou della stagione avendo fatto un gol nelle ultime otto partite della stagione

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                                Il city avrebbe potuto serenamente vincerla 2 anno fa (era piu' forte del chelsea) e/o l'anno scorso (il real ebbe un culo stratosfetico). Insomma...la squadra per vincere la champions gia' l'aveva. Haaland da qualche opzione offensiva in piu'...ma se non c'e' lui...insomma...la squadra a livello tecnico puo' tranquillamente vincere lo stesso.
                                Il discorso mentale e' tutta un'altra cosa. E' lì che il City e' mancato. La pressione era veramente troppa.

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                                I SUOI goals:
                                -Serie A: 189
                                -Serie B: 6
                                -Super League: 5
                                -Coppa Italia: 13
                                -Chinese FA Cup: 1
                                -Coppa UEFA: 5
                                -Champions League: 13
                                -Nazionale Under 21: 19
                                -Nazionale: 19
                                TOTALE: 270

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