Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Simone Inzaghi, il calcio italiano si aggrappa a lui e alla finale Manchester City Inter

    Dopo le dolorose sconfitte di Roma e Fiorentina, il calcio italiano si aggrappa all'Inter di Simone Inzaghi per alzare almeno un trofeo europeo


    Siamo appesi al tanto bistrattato Simone Inzaghi, che ha rischiato di perdere l’Inter e ora può trascinarla dove in estate neppure il più inguaribile degli ottimisti avrebbe immaginato. La Champions è la nostra ultima occasione per sollevare al cielo una Coppa. La Roma ha perso l’Europa League ai rigori, la Fiorentina ha visto svanire la Conference al 90’ ed entrambe sono tornate a casa tra rimpianti e lacrime. Il successo di Inzaghi, nel Paese delle rivalità spiccate e delle beghe di quartiere, non lenirebbe il dolore di giallorossi e viola, ma darebbe un senso compiuto al nostro calcio martoriato, che dopo anni bui sta provando a rialzare la testa. Tre squadre in finale e 5 in semifinale sono la base da cui ripartire, inseguendo una nuova primavera.

    Ci attende però la montagna più dura da scalare e non solo perché Inzaghi, il re delle partite senza ritorno, si dovrà misurare con il visionario Pep, il migliore del mondo che può contare su Haaland, a sua volta il miglior centravanti del mondo. Il Manchester City è una squadra stellare, apparentemente senza difetti, che ha vinto la Premier e la FA Cup e punta alla Champions e di conseguenza al Treble, la tripletta. Tanto per rendere l’idea, Guardiola ha chiuso il campionato con 49 punti più del West Ham, che ha appena beffato la Fiorentina. E i viola contro l’Inter hanno giocato alla pari sia in Coppa Italia sia in campionato. Ci sarà da penare, soffrire, stringere i denti, non perdere lucidità nei tanti momenti duri della notte di Istanbul.

    Ma neppure la fiducia va persa. Le finali sono uno sport a parte, le differenze tecniche si assottigliano e la testa conta più delle gambe. Il City la Coppa con le grandi orecchie non l’ha mai vinta e Guardiola c’è riuscito solo a Barcellona grazie a Messi. A caccia della definitiva consacrazione gli inglesi potrebbero incartarsi, come è successo due anni fa con il Chelsea. E l’Inter, quella feroce e convinta dell’ultimo tratto di strada, può sorprenderli. Vincere la finale più difficile sarebbe un bel colpo. E cancellerebbe la scocciatura di un triplete al contrario.

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    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
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      Come l'Inter può vincere la finale di Champions contro il Manchester City: quei 9.6 metri di differenza...

      Il Manchester City sembra una squadra perfetta, l'Inter nella finale di Champions proverà a fare male sulle fasce


      L’aria della sera è frizzante, l’umore è buono, il clima è umido ma perfetto per rendere possibile una missione complicatissima. L’Inter è atterrata alle 20.02, quasi al momento del tramonto sul Bosforo, dove l’orologio è un’ora avanti. Ma sul campo bellissimo dell’Ataturk potrebbe essere prima di tutto una questione di spazio, oltre che di tempo e ritmo. Da una parte c’è il City, la squadra che recupera palla e ricomincia l’azione più distante dalla propria porta di tutta la Champions (47,8 metri). Dall’altra, c’è l’esatto opposto, ovvero l’Inter che aggredisce e riparte più bassa di chiunque altro: 38,4 metri. In questi 9,6 metri di differenza nel cuore del campo c’è il tesoro di questa Coppa, che l’Inter deve provare a conquistare.

      Quello che rende il City una squadra più completa e stabile rispetto alla finale 2021 persa con il Chelsea è il centravanti: Haaland non segna da 4 partite, il digiuno più lungo, ma ha fatto 52 gol in 52 gare, 12 dei quali in Champions, 1 ogni 63’. Da aprile solo in due hanno partecipato a più azioni vincenti (gol o assist) del norvegese, fermo a 14 (10 più 4). E si chiamano Lautaro (11 più 4) e Lukaku (9 più 5). Il belga però non è mai partito titolare in 12 notti di Champions. E tutto lascia pensare che non lo farà nemmeno sabato. «Dovremo essere bravi a togliere loro un po’ di possesso» ha detto Inzaghi. Per farlo, potrebbe rilanciare Mkhytarian titolare dopo 20 giorni, a discapito di Brozovic, riportando Calhanoglu in regia. Un altro rischio, ma tutto si tiene nei piani del tecnico, che vuole un’Inter più mobile, con o senza pallone, per dare meno riferimenti e tenere la palla il tempo necessario per cercare il pertugio giusto: Calhanoglu e Dzeko assicurano più mobilità, tecnica e fantasia. Lukaku e Brozovic – titolari aggiunti – sono armi improprie dopo un’ora per spingere più in verticale.

      Torniamo a quei 9,60 metri. La «guardiolata» di marzo è stata spostare il difensore centrale Stones in mediana, parafrasando quel che fece Cruyff con Miguel Anguel Nadal, zio del tennista Rafa, nel Barcellona che (tra le altre cose) venne travolto dal Milan nella finale 1994. Con Stones però finora il City non ha mai perso: è sicuro con la palla tra i piedi, rapido e duro nel recuperarla. Nel 3-2-4-1 del City, accanto a lui c’è Rodri, il computer di bordo: fin qui ha effettuato 681 passaggi sotto pressione, più di lui solo Verratti, con una precisione del 91,3 %. Davanti a questi due fenomeni, a formare un quadrato magico ci sono due trequartisti micidiali come Gundogan e De Bruyne. Sull’ala destra c’è Bernardo Silva, sulla sinistra Grealish, l’uomo che da solo ha corso con la palla tra i piedi più chilometri (3,2) dei due interisti migliori, Barella e Bastoni (2,7 messi insieme).

      È dagli esterni che arriva la maggior parte dei rifornimenti per Haaland. Ed è sugli esterni che l’Inter può far male, con i ripiegamenti difensivi e le fughe in avanti: in fin dei conti Dimarco ha 5 assist, uno in meno di De Bruyne. Per arrivarci bisogna conquistare palla con il pressing, che non è l’arte prediletta dall’Inter. La missione è non abbassarsi mai troppo, anche se il City non ama le difese a tre (ultimo k.o. col Tottenham di Conte). Inzaghi vuole una squadra corta, che tolga profondità allo squalo norvegese. Un’Inter equilibrata, coraggiosa e consapevole dei rischi senza essere passiva: coi cambi di campo fra gli esterni e le ripartenze di Barella e Mkhytarian, con Dzeko regista offensivo e Lautaro che si butta nello spazio, si può pensare di togliere certezze al City. E di infilarsi in una crepa del quadrato magico. Per entrare in un’altra dimensione

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        Napoli, Rudi Garcia a cena a casa di De Laurentiis

        Colloquio per conoscere il tecnico francese, liberato dall'Al Nassr: è uno dei candidati a sostituire Spalletti

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          Lazio, Sarri insiste per Zielinski e punta Milik per l'attacco. Frattesi, sfida tra big

          Il tecnico ha chiesto a Lotito il centrocampista del Napoli e l'attaccante polacco che tornerà al Marsiglia. La Roma non molla il giocatore del Sassuolo su cui è forte la Juve e prepara l'affondo l'Inter

          Il tecnico ha chiesto a Lotito il centrocampista del Napoli e l'attaccante polacco che tornerà al Marsiglia. La Roma non molla il giocatore del Sass…
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            Lungo articolo del New York Times sulla situazione finanziaria dell'Inter alla vigilia della finale di champions e su cosa sta accadedo a Zhang e al futuro prossimo del club. Lo posto nella sua integrità e a seguire un riassunto in italiano:

            Inter Milan, Facing Painful Reckoning, Tries to Live in the Now

            Inter made the Champions League final with Italy’s oldest squad and its highest debts. Whatever happens in Istanbul cannot stop the financial squeeze to come.

            By Rory Smith and Tariq Panja
            Rory Smith reported from Milan and Tariq Panja from London.

            Barely six weeks ago, Inter Milan defender Milan Skriniar was lying in a hospital bed in France, recovering from spinal surgery. A lumbar issue had been bothering him for some time and, reluctantly, he had decided that endoscopic intervention was required. He had not played a second of competitive soccer since the early days of March, nor has he played since.
            Yet when Internazionale names its team for the Champions League final against Manchester City on Saturday — the club’s most significant game in 13 years — Skriniar will, in all likelihood, be among the available substitutes.

            His teammate Henrikh Mkhitaryan, the veteran Armenian midfielder, has not played for three weeks after picking up an injury in Inter’s semifinal win against A.C. Milan.

            His treatment began immediately: His thigh strain was being addressed even as the celebrations of that victory unspooled around him. Mkhitaryan has not yet been given medical clearance to train with his teammates. Still, there is a decent chance that he will be named in the starting lineup for the biggest game club soccer has to offer.

            Manchester City, the overwhelming favorite to win this season’s Champions League, arrives in Istanbul best represented by Erling Haaland: a perfectly tuned, purpose-built machine, running smoothly, silently, an irresistible masterpiece of engineering.
            Inter, on the other hand, is best represented by the likes of Skriniar and Mkhitaryan: It is a team that is creaking, straining, pushing at the outer limits of its ability, an avatar for a patched-up, jury-rigged sort of a club that is held together, these days, by little more than bandages and hope.

            There have, certainly, been less likely Champions League finalists than Inter, one of the great old names of European soccer: Bayer Leverkusen in 2002, perhaps, or Monaco a couple of years later, or even Tottenham in 2019. Few, though, made it to the game’s grandest showcase against a background of such uncertainty.

            It is not just that Simone Inzaghi, the club’s coach, presides over the oldest squad in Italy, a team in which the focal point of the attack — Edin Dzeko, 37 — might regard the cornerstone of the defense, the 35-year-old Francesco Acerbi, as a youthful ingénue.

            Nor is it simply that, for as much as half of the team, this may be the final hurrah in an Inter jersey: Skriniar is one of 11 players whose contracts will expire, or whose loan spells will end, at the close of the current season. That reality has left the club facing the prospect of having to restock its squad almost from scratch.

            Inter, though, has far graver concerns about its future. In 2016, Suning, the Chinese retail conglomerate, paid $307 million to take a 70 percent stake in Inter, a deal that was — at the time — seen as the spearhead of China’s sudden, lavish and state-approved investment in European soccer. The new ownership would, in theory, finance Inter’s return to the game’s head table. The team’s training facility would be upgraded. So, too, would the club’s offices. And, of course, the players would follow.

            Suning’s ownership has not, on the field, been disastrous. In 2021, Inter won its first Italian title in more than a decade. Inzaghi has subsequently added the Coppa Italia, both this season and last, to the club’s honors. Inter has become something of a mainstay of the Champions League; it made the round of 16 last year, and has reached the final this time.

            That relative return to success, though, has come at a cost. Inter is the most indebted club in Italy; according to its most recently published accounts, its total liabilities run at around $931 million. In the last two years for which information is available, it recorded losses of almost $430 million, leading to punishment from European soccer’s governing body. It fined the club 4 millions euros (about $4.3 million) for breaching fiscal controls last year, and it has threatened a bigger penalty (26 million euros, or roughly $28 million) if it does not get its finances in order.

            Inter has been caught in a sort of rolling financial crisis for several years, thanks to the combined impact of the coronavirus pandemic, the dwindling support of the Chinese state for investing in European soccer and, most notably, Suning’s own troubles.

            In 2021, the conglomerate had to accept a $1.36 billion bailout, financed in part by local government, in the face of its spiraling debts. The same year, it permanently closed its Chinese team, Jiangsu Suning, months after it secured the title, citing the need to focus exclusively on its core retail business. Last year, Steven Zhang, the 32-year-old son of Suning’s founder who serves as Inter’s president, was held liable for $255 million of debt and defaulted bonds in a Hong Kong court.

            If Inter has been shielded from the worst of the fallout — it continues to exist; its players still get paid — then it has suffered at least some collateral damage. Suning has been engaged, for years, in efforts to cut costs: In 2021, Antonio Conte, the coach who delivered the Serie A title, stepped down when it became clear that many of the players who had delivered the trophy would have to be sold.

            Inter’s two most valuable assets, the forward Romelu Lukaku, now returned to the club on loan, and the defender Achraf Hakimi, left anyway. To save its investment, Suning secured a $294 million loan from Oaktree Capital, a California-based asset management firm, to help with the club’s running costs.

            Ever since, Inter’s days of plenty have receded further and further into the past. This season, it spent several months playing without a sponsor on the front of its jersey, a significant and ordinarily reliable source of income for all of Europe’s major teams, after DigitalBits, a cryptocurrency firm, failed to make scheduled payments on its $80 million agreement.

            On Saturday, Inter’s jerseys will instead bear the logo of Paramount+, the streaming service that broadcasts both Serie A and the Champions League in the United States. The arrangement is the product of a last-minute deal reportedly worth $4.5 million. For the same fee, Paramount’s branding will appear on the backs of Inter’s jerseys next season.

            That sum, though, does not begin to address Inter’s problems. The loan to Oaktree is due next May. With interest, the total sum to be repaid stands at around $375 million. The revenue from Inter’s unexpected run in the Champions League will certainly help with that, but so, too, would acquiescing to another fire sale of talent.

            If the club cannot meet its obligations, Suning will automatically cede control of the club to its creditor. “Paying a debt at the level of interest that the club is paying Oaktree is not sustainable,” Ernesto Paolillo, the club’s former general manager, said last month. “Steven Zhang won’t be able to export capital from China and nor will he be able to cover the debt with other resources. He will have no choice but to default on the agreement and sell the club to them.”


            “It’s not our plan,” Oaktree’s managing director, Alejandro Cano, said in March, when asked if the firm’s intention was to take control of the club. “We want to work as excellent partners and offer support. But who knows?”

            Suning reportedly has opened talks with Oaktree to extend the loan, but it has also started exploring another possibility: an outright sale. Zhang has twice denied that Inter is on the market, insisting last October that he was not “talking with any investors” and reasserting in April that he had “not had talks with anyone.”

            In September 2022, though, the boutique investment bank Raine — the firm that handled the sale of Chelsea to Todd Boehly and Clearlake and which is currently overseeing the Glazer family’s efforts to divest itself of Manchester United — won the mandate to seek new ownership for Inter.

            Several parties have expressed an interest in buying the club, according to executives with knowledge of the talks who insisted on anonymity to discuss the sensitive discussions. A handful, largely drawn from the United States and including both private families and equity investors, have been given a tour of Inter’s facilities and a broad rundown of its accounts.

            So far, though, there has been one major sticking point: the cost. Suning values the club at around $1.2 billion, not coincidentally the exact amount that RedBird Capital Partners paid to buy A.C. Milan last year. Given the realities of Inter’s financial position, nobody has yet been willing to bite.

            That has left Inter in purgatory. In negotiations, the club remains defiant: Those who have worked on transfers with Inter in recent months have noted that at no point have its executives pleaded poverty. The club retains an undeniable, undimming appeal, too. Lautaro Martínez, its World Cup-winning striker, was presented with a chance to leave last summer but chose to reject it, so settled did he feel in the city and at Inter itself.

            Pride, though, does not pay the bills. There have been times when cash has been in such short supply that the club has not been up-to-date on its share of the payments for the architects and designers working on the stadium it is intending to build, together with A.C. Milan, not far from San Siro.

            Inter, perhaps, cannot afford to think about the future now. It arrives in the Champions League final battered and bruised, taped and strapped, aging and fading. There is a chance — slim, but a chance nonetheless — of glory in the immediate present. What it means, where it goes from here, can wait for another day.


            “L’Inter di Suning affoga nei debiti. Zhang chiede altri soldi a Oaktree”

            Il New York Times punta i riflettori sulla situazione economica del club nerazzurro, “vicina al miliardo di euro di passività. Società in vendita”

            Secondo il New York Times l'Inter è il club più indebitato d'Italia con
            le sue passività totali che ammontano a circa 863 milioni di euro.
            Negli ultimi due anni ha registrato perdite per quasi 400 milioni portando alla punizione da parte della Uefa che ha multato il club di 4 milioni di euro per aver violato i controlli fiscali lo scorso anno, minacciando una sanzione maggiore (23 milioni di euro, o circa 26 milioni) qualora non mettesse in ordine le sue finanze.
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            C. Campo - Moriremo Lontani


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              Icardi rifiuta: vuole la Champions. E allora la Roma pensa a Morata

              LEGGO (F. BALZANI) - Più Morata che Icardi, più Frattesi che Tielemans. La Roma rigira il mercato in questo inizio di giugno che intanto vede vicinissimo il rinnovo di El Shaarawy. Il Faraone potrebbe dire sì a un biennale (più opzione per il terzo an-no) con stipendio ribassato, ma ci sono anche offerte dall'Italia e dall'estero. I dubbi saranno sciolti presto.

              Torniamo al casello arrivi. Icardi ha fatto sapere di voler giocare la Champions e quindi di preferire il Galatasaray alla Roma che nel frattempo ha allacciato i contatti con l'Atletico per Morata. L'ex juventino è amico fraterno di Dybala (la Joya ha fatto da padrino ai figli) e due giorni fa ha postato proprio una foto dei piccoli con la maglia della Roma. Così come Icardi ha il contratto in scadenza 2024, ma costa di più (circa 22-24 milioni). Per questo sono due le vie: aspettare luglio a bilancio chiuso o inserire Ibanez nella trattativa.

              Anche per le manovre a centrocampo ci sono cambiamenti. Tielemans vorrebbe restare in Premier (Aston Villa)così Pinto ha riallacciato i rapporti per Frattesi che mette ancora la Roma al primo posto. Al Sassuolo possono finire Missori e Volpato (più il 30% concordato) mentre Bove ha fatto sapere di non voler lasciare la capitale. Manovre approvate da Mourinho che oltre a restare potrebbe anche rinnovare. A fine agosto, infatti, i Friedkin offriranno un biennale al tecnico che prima vuole valutare il mercato. Manovre di disturbo del Milan, infine, su N'Dicka ma la Roma si sente forte dell'accordo totale preso col difensore giorni fa.


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                In Italia non siamo più abituati al giornalismo di inchiesta sul modello di quello anglosassone, di cui l'articolo del New York Times (che già, forse ricorderete, era andato a mettere il naso nei risvolti del cinese fake del Milan) è un ottimo esempio: qua non troverete (sulla Gazzetta, il CorSera o altrove) righe simili perchè qua non esiste più il giornalismo ma la redazione delle veline e delle fanzine, per tenere pulito il tappeto che al di sotto occulta il pavimento marcescente sul quale cammina il calcio italiano.

                L'Inter ha una proprietà in stato di fallimento tecnico. Il club quasi un miliardo di debiti. Per non saltare per aria Zhang è costretto a chiedere altri soldi all'unico che può darglieli: i californiani di Oaktree.

                Ha messo in vendita il club alla cifra per la quale è stato ceduto il Milan: 1,2 miliardi. Ci potrebbe stare, se non fosse che i possibili acquirenti non sono disposti a sganciare quei soldi a fronte dell'accollarsi la miliardaria montagna debitoria.

                I giornali italiani però sprecano inchiostro per magnificare il "rinascimento" del nostro calcio. Mettiamoci il dito allora in questo sgargiante splendore:

                - i diritti tv della A valgono 3 volte meno quelli della Premier e si sta pregando in ginocchio che qualcuno dia due noccioline per i prossimi 4 anni o le squadre non sapranno nemmeno come pagarsi la cena e le trasferte

                - Il Milan venduto ad uno sconosciuto italoamericano che per acquistarlo si è fatto prestare 600 milioni dal fondo speculativo cedente; l'Inter cinese con un miliardo di debiti; la Roma che viene tenuta in piedi dagli assegni mensili della proprietà, avendo anch'essa, in rapporto al basso fatturato, una montagna di debiti; la Juventus, che in teoria dovrebbe essere il club più ricco del campionato, che ha sbarellato coi conti negli ultimi 3 anni ed è stata soccorsa da due aumenti di capitale monstre di 700 milioni, dove nemmeno un euro è andato al mercato ma tutti per tentare di attappare le falle e ora si indirizza verso un dimagrimento draconiano

                Quello i giornali lo chiamano il rinascimento del nostro calcio. Nelle redazioni americane ed estere evidentemente non non lo vedono nemmeno col microscopio e invece di fanfare scrivono di altro, registrano suoni leggermente più sinistri.

                Detto questo, l'Inter è comunque riuscita a raggiungere la finale di champions, il che è un risultato importantissimo, di grande ricaduta, accende su di te i riflettori di tutto il mondo mettendoti al centro dell'evento calcistico dell'anno. Una finale di champions non la si disputa tutti i giorni e questo già di per sè ci dice del valore del traguardo raggiunto.

                Ora per trasformare quel traguardo in oro c'è da superare il City. La partita è però secca. I giocatori di Inzaghi in forma (in specie Lautaro, che è quello che segna) e il City ha tutta la pressione del mondo su di sè, come ce l'ha Guardiola, che insegue la coppa da dopo il Barcellona. L'ultima pagina è tutta da scrivere.
                Last edited by Sean; 09-06-2023, 09:10:52.
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                • Sean
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                  Uno dei problemi della Roma di quest'anno è stato il basso numero di goal (53 in campionato. Tra le prime 10 solo il Torino ha segnato di meno).

                  Ora non so se prendere Morata potrebbe essere la soluzione, perchè se Abraham quest'anno ne ha segnati 8, Morata in Liga 13. Considerando che Belotti ne ha fatti 0, come si raggiunge una quota accettabile di segnature? Morata nel suo campionato migliore (2017 al Real) ne ha segnati 15, poi sempre sotto a quella cifra.

                  Però per ora è troppo presto per capire chi davvero arriverà e dunque vedremo...ma Morata non è mai stato il classico goleador, il succo è questo.
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Le statistiche parlano chiaro, Morata quando va bene fa 10 gol in campionato
                    Originariamente Scritto da Pesca
                    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                    • Sean
                      Csar
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                      • In piedi tra le rovine
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                      Due paroline su questo mantra che in queste settimane va per la maggiore e che ci riporta anche stamattina il CorSera:

                      Le finali sono uno sport a parte, le differenze tecniche si assottigliano e la testa conta più delle gambe. Il City la Coppa con le grandi orecchie non l’ha mai vinta e Guardiola c’è riuscito solo a Barcellona grazie a Messi.
                      Si continua a ripetere, come fosse una formula magica capace di schiudere le porte di sesamo, che Guardiola la coppa l'ha vinta "solo al Barcellona e solo grazie a Messi"...eh, e allora che vuol dire?

                      Che si vuol sottendere? All'articolista andrebbe dunque chiesto: e perchè, Inzaghi invece quando e con chi l'avrebbe vinta la coppa? Ne ha forse 10 con 10 squadre diverse?

                      Sono quelle stornellature giornalistiche che si ripetono a pappagallo senza un reale motivo. Sacchi ne vinse 2 di coppe campioni col Milan e solo col Milan (degli olandesi, di Baresi ecc...). Fuori dal Milan ha fatto pena (se escludiamo la nazionale, ma qui parliamo di club)....eppure è considerato un genio e di lui non si dice che "ha vinto la coppa e solo con gli olandesi"...però lo si ripete per Guardiola, oggi (e da anni) il più importante allenatore del mondo, non foss'altro per l'influenza che la sua scuola ha avuto ed ha su tanti e tanti suoi colleghi.

                      Guardiola nel dopo Barcellona ha vinto ovunque sia andato. Sta collezionando Premier a nastro, il campionato più importante e difficile del mondo. Col City è alla seconda finale di champions. Inzaghi ha perso due serie A da favorito...però Guardiola "ha vinto la coppa solo grazie a Messi"...e allora, ripetiamo, Inzaghi invece che ha vinto? Non mi pare si stia parlando di Ancelotti...

                      Se quelle sparate sono accettabili dette dai tifosi al bar, meno scritte da giornalisti professionisti che dovrebbero un attimo dare più profondità e struttura ai loro articoli.

                      Le chance dell'Inter non risiedono nel fatto che "Guardiola ha vinto la coppa solo al Barcellona e solo grazie a Messi" ma, come si diceva, nello stato di forma con cui arriva a domani e nell'imponderabile insito nella partita secca - per cui ci sono precedenti storici di squadre sfavorite che però alla fine hanno vinto la coppa.
                      Last edited by Sean; 09-06-2023, 09:55:42.
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

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                      • fede79
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                        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                        Uno dei problemi della Roma di quest'anno è stato il basso numero di goal (53 in campionato. Tra le prime 10 solo il Torino ha segnato di meno).

                        Ora non so se prendere Morata potrebbe essere la soluzione, perchè se Abraham quest'anno ne ha segnati 8, Morata in Liga 13. Considerando che Belotti ne ha fatti 0, come si raggiunge una quota accettabile di segnature? Morata nel suo campionato migliore (2017 al Real) ne ha segnati 15, poi sempre sotto a quella cifra.

                        Però per ora è troppo presto per capire chi davvero arriverà e dunque vedremo...ma Morata non è mai stato il classico goleador, il succo è questo.
                        Da qui alla fine del mercato, appiopperanno più di 50 attaccanti alla Roma.

                        Da quello che filtra è stato tracciato l'identikit, che poi è il classico centravanti che tanto piace a Mourinho: alto, forte fisicamente e che abbia un buon senso del gol.

                        Morata non mi sembra il prototipo di attaccante caro al portoghese.
                        sigpic
                        Free at last, they took your life
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                        • Sean
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                          Se magari vendi Belotti (il rinnovo non vuol dire niente in ottica ipotetica cessione) e ci metti Morata al suo posto più prendi chi deve sostituire Abraham è un discorso; se metti il peso dell'attacco su Morata è un altro...ma non credo sia quest'ultimo il piano.

                          In questa fase iniziale del mercato vengono accostati 100 nomi per squadra quindi è troppo presto per tirare conclusioni verosimili su alcunchè.

                          Per quanto riguarda la Roma le certezze sono Aouar chè è stato preso e si legge anche di un Ndika molto vicino o addirittura preso pure questo (sarebbero state prenotate le visite mediche per il 15 giugno).
                          Last edited by Sean; 09-06-2023, 11:49:37.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
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                            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                            Lungo articolo del New York Times sulla situazione finanziaria dell'Inter alla vigilia della finale di champions e su cosa sta accadedo a Zhang e al futuro prossimo del club. Lo posto nella sua integrità e a seguire un riassunto in italiano:

                            la situazione dell'inter è veramente drammatica...
                            Originariamente Scritto da Marco pl
                            i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                            Originariamente Scritto da master wallace
                            IO? Mai masturbato.
                            Originariamente Scritto da master wallace
                            Io sono drogato..

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                            • NaturalHardCore
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                              Saranno le speranze di un tifoso che si sente vittima sacrificale, poi la palla quindi mai dire mai
                              Ciao Manuel, bodyweb non sarà mai più la stessa!

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                              • Venkman85
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                                Un po' mi spiace per non riscattare Milik, ma un po' anche per fragilità fisica, il suo contributo è da simili Morata. Magari ti parte bene a inizio stagione, ma alla fine non si arriva alla doppia cifra o si va poco oltre come gol.

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