If this is your first visit, be sure to
check out the FAQ by clicking the
link above. You may have to register
before you can post: click the register link above to proceed. To start viewing messages,
select the forum that you want to visit from the selection below.
Dunque 3 squadre a 57 pt per un solo posto...ed a sole 6 giornate dalla fine.
Inviato dal mio Samsung Galaxy S23 Ultra utilizzando Tapatalk
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
La Salernitana con Dia manda di traverso al Napoli la festa scudetto. La squadra di Spalletti aveva avuto l’assist giusto dall’Inter e al gol di Olivera si pensava che davvero fosse fatta per il terzo scudetto. Ma non si erano fatto i conti con la squadra di Sousa (9 partite senza perdere) che aveva il dente avvelenato per la storia dello spostamento della partita. Presto pronta la risposta dei tifosi napoletani ormai già in strada: “Meglio così, si allunga la festa!”. Ma intanto a festeggiare in piazza sono andati i tifosi della Salernitana…
Napoli, la festa s’allunga
Il Napoli ha mancato clamorosamente l’assist di Lautaro e di Gosens, una volta che l’Inter ha fatto il suo dovere, la squadra di Spalletti è incappata nel dispetto della Salernitana. Che nel tira e molla del “si gioca di sabato”, “no si gioca di domenica” si era molto indispettita di non essere stata affatto consultata e così ha giocato con ancor più tigna, pensando al proprio interesse, e cioè la salvezza. E pensando anche a restituire la pariglia al Napoli con una certa perfidia.
E così mentre il mondo veniva giù al gol di Olivera, altrettanto la secchiata d’acqua gelata tirata da Dia – “E’ stata la mano di Dia” ha scalato immediatamente i social – spegneva subito la festa scudetto ormai iniziata sia al Maradona che per le strade di Napoli. Direi ovunque.
Non c’è da dire molto di più se non disquisire sull’evidente sindrome del braccino del tennista o del ciclista in fuga che sente le gambe tremendamente pesanti a un chilometro dall’arrivo. Il Napoli da qualche settimana ha frenato con tutta evidenza, Tra campionato e Champions League fanno quattro partite senza vincere. Ha talmente tanto vantaggio, il Napoli, che può scialacquare punti e godersela finché vuole. E avanti con i dibattiti su come vincere questo scudetto: con il +18 di vantaggio sulla Lazio e il calendario così come è adesso (Udinese-Napoli giovedì alle 20,45), ci sarebbe anche la possibilità, per il Napoli, di vincere lo scudetto in albergo.
Gente già in strada a migliaia, città impazzita, allenatore e squadra hanno subito trovato il modo per esorcizzare la delusione. “Meglio così, vuol dire che allungheremo la festa”. E infatti tutti in allegria tra striscioni, bandiere, cartonati dei giocatori, altarini di Maradona, pizza, birra e spritz a gogo per questi notti infinite. Vai a vedere che alla fine ‘sto scudetto si fa pure desiderare…
SERIE A 2022-2023 GIORNATA N. 32 Venerdì 28 aprile 2023 Lecce - Udinese 1-0 (62' Strefezza L) Spezia - Monza 0-2 (21' Ciurria M, 90'+3' Carlos Augusto M) Sabato 29 aprile 2023 Roma - Milan 1-1 (90'+3 Abraham R, 90'+7' Saelemaekers M) Torino - Atalanta 1-2 (34' Zappacosta A, 75' Sanabria T, 88' Zapata A)
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
La Juventus continua a non vincere e a giocare tra episodi grotteschi. A Bologna non funziona il Var, e il rigore fischiato a favore di Orsolini è contestatissimo. Milik, scelto al posto di Vlahovic, fa gol ma dopo aver sbagliato un rigore clamorosamente. Fa un ridicolo saltello e spedisce la palla nelle braccia di Skorupski. E Allegri è chiarissimo: “Ma tira forte nell’angolo, no?” Insomma manco Zaza agli Europei in Francia…
Juventus, il monitor non funziona e l’arbitro si affida al Var senza vedere nulla. Milik si mette a fare Zaza
La Juventus continua a non vincere e le sue partite hanno anche aspetti grotteschi, per sua colpa e anche no. Il Var – o meglio il monitor dell’arbitro, perché alla regia di Lissone funziona tutto – si sfascia, e dunque l’arbitro si affida alla provvidenza auricolare sui casi da rigore. Quello del vantaggio del Bologna è contestatissimo dai bianconeri, visto che Orsolini fa fallo prima di riceverne uno in area. Ma il monitor è in black out e il Var giudica solo l’ultima parte dell’azione. Il caso è molto singolare, su episodi così importanti è sostanzialmente la regia di Lissone a decidere e non l’arbitro che sta in campo. In questi casi non potendo dare all’aribitro l’ausilio della moviola in campo, si dovrebbe tornare all’antico e decidere con i soli occhi dell’arbitro e dei guardalinee. Ma ormai il meccanismo regolamentare è sostanzialmente una macchina che di stritola.
Milik, scelto per sostituire l’impresentabile Vlahovic, lo vuole fare strano e sfodera un rigore che manco Zaza agli Europei in Francia, un saltello da ballerino e oplà il pallone tirato in bocca a Skorupski, grande protagonista della partita col Bologna. Allegri non ha gradito anche se stavolta lo ha detto col sorriso in faccia e non con la rabbia che lo assale in questo periodo. “E’ un momento troppo importante, in questi casi si mira all’angolo e si tira forte”. Difficile stavolta non condividere. Morale fa 1-1 e la qualificazione alla Champions League è una scommessa per ben sei squadre.
SERIE A 2022-2023 GIORNATA N. 32 Venerdì 28 aprile 2023 Lecce - Udinese 1-0 (62' Strefezza L) Spezia - Monza 0-2 (21' Ciurria M, 90'+3' Carlos Augusto M) Sabato 29 aprile 2023 Roma - Milan 1-1 (90'+3 Abraham R, 90'+7' Saelemaekers M) Torino - Atalanta 1-2 (34' Zappacosta A, 75' Sanabria T, 88' Zapata A)
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Spalletti dopo lo scudetto del Napoli rinviato: «Siamo all’ultima curva, ce la faremo»
Non è questo o l’altro giorno che fa la differenza ma l’allenatore del Napoli è consapevole che la sua squadra è in debito di forze: «È il chilometro più faticoso»
Il sorriso resta, nonostante il traguardo sia sfuggito d’un soffio nella giornata in cui la città aveva apparecchiato la tavola per la festa. Luciano Spalletti non può spazientirsi all’ultima curva, piuttosto da appassionato di ciclismo sa che, al contrario, è questa la vera prova di resistenza. Serve lucidità, e lui di quella ne ha da vendere. Sorride, appunto. Ed è un po’ vero e un po’ no ma non ha alternative, almeno pubblicamente. Non la darà vinta a quelli che lui chiama «cecchini pronti a sparare» riferendosi alle critiche che non lo risparmiano e che gli danno noia.
La fronte è corrucciata e in panchina al gol di Dia si è visto immobile, girato verso le sedie con le mani alla testa. Non è questo o l’altro giorno che fa la differenza ma l’allenatore del Napoli è consapevole che la sua squadra è in debito di forze ed energie, più mentali probabilmente che fisiche. Gli manca lo scatto, la corsa. È diventata prevedibile in certi frangenti. Lucio mantiene la barra dritta fuori e soprattutto dentro lo spogliatoio, lo scudetto lo ha vinto ma i tempi si allungano. «Non abbiamo avuto lucidità di giocare i palloni oltre la linea difensiva — dice sulla partita — ma questo è il chilometro più faticoso e lo sappiamo. È mancato il coraggio di assumerci la giusta responsabilità nelle scelte, avremmo dovuto osare o essere più sporchi». L’analisi è onesta: «A noi è mancata la qualità di sempre nelle giocate, ma la Salernitana ha meritato il pari». Non cerca alibi, si ostina a non voler nominare né sentire la parola scudetto. Lo aveva detto prima («non abbiamo vinto ancora niente») lo ripete adesso. «Se dovesse essere sarò il primo a festeggiare, ma fino all’ultimo punto che ci servirà bisogna stare concentrati sull’obiettivo».
Scaramanzia ma non solo, nelle ultime tre partite interne il Napoli ha fatto due punti su nove a disposizione, perdendo col Milan e pareggiando contro Verona e Salernitana, ma al netto del calo anche fisiologico la strada è stata ormai spianata. Spalletti lo sa e illustra ben volentieri il manifesto della sua stagione: «Chiunque veste la maglia del Napoli, con il passato che ha questa società, ha una sola possibilità per uscirne a testa alta: vincere il campionato». L’attesa si allunga di qualche giorno («li faremo quei punti che mancano» si sbilancia finalmente) e nessuno potrà parlare di incompiutezza. Sorride, Spalletti.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Choc Napoli, ma lo scudetto è solo rinviato: la maledizione della festa in anticipo (nonostante i cornetti)
La beffa della Salernitana con il gol del pareggio nel finale al Maradona. Non siamo ancora arrivati all’ultima pagina del campionato: la scaramanzia svanita, i bimbi un po’ tristi, i papà in lacrime fuori dallo stadio
Usciamo dallo stadio Diego Armando Maradona — ti sei distratto, eh — tra bandiere arrotolate e trombe senza più fiato, i fidanzati abbracciati, i bambini tristi che tengono per mano papà con occhi pieni di lacrime trattenute, tutti a passo lento dentro un silenzio forte, profondo, sceso improvviso come una coperta su una città stordita e incredula, addobbata d’azzurro e di scudetti tricolore, ora sinistramente scossa dal legittimo sospetto di avere osato troppo. Di non essere stata, insomma, abbastanza scaramantica.
Qui.
È successo, esattamente, qui.
Dove chiunque possiede un corno o un cornetto, all’occorrenza mettono la mano in tasca e lo toccano, e se non basta con le mani toccano anche altro, ferro e non solo, perché agli influssi negativi credono tutti: ci sono case dove all’ingresso trovi ancora una treccia d’aglio contro il malocchio — «Aglio, fravaglio, fattura cà nun quaglio. Corna, bicorna, capa r’alice e capa r’aglio» —, il gobbo (‘O scartellato) viene accarezzato fin dal Medioevo come portatore di fortuna certa ed Eduardo De Filippo, sulla superstizione, ha scritto addirittura una bellissima commedia: «Non è vero… ma ci credo».
E invece.
A ripensarci: e che pazzia.
Nell’ultima settimana è saltato ogni freno, ogni precauzione. I primi ad esagerare, gli artigiani del presepe che creano i pastorelli più famosi al mondo: in via San Gregorio Armeno hanno appeso uno striscione con la scritta «Benvenuti a Napoli, città d’arte e campione d’Italia». Capite? Se l’erano già assegnato, il titolo. L’entusiasmo ha dilagato: dai vicoli dei Quartieri alle terrazze del Vomero, agli alveari di cemento della periferia. Ogni finestra, ogni balcone, ogni portone con i sacri paramenti calcistici della festa. Persino la camorra ha pensato di non potersi più permettere il lusso della scaramanzia: così — velocemente — ha sospeso la produzione di falso abbigliamento griffato (borse, cinte, portafogli), mettendo i laboratori clandestini al lavoro su bandiere, sciarpe, gadget scudettati.
La pressione mediatica ha poi finito per convincere un’intera popolazione di essere, dopo 33 anni d’attesa, nel giusto. Un lungo servizio della Bbc, reportage del New York Times, Le Monde ha dedicato una pagina intera ad Aurelio De Laurentiis. Così, una settimana fa, la squadra torna dalla vittoriosa trasferta di Torino, dove ha battuto la Juventus per 1-0, e trova migliaia di persone osannanti all’aeroporto di Capodichino. I calciatori salgono sul pullman e, con i cellulari, filmano la strepitosa scorta composta da decine di motorini. È fatta?
Sì, forse, quasi.
Ma l’Inter deve prima battere la Lazio, o almeno pareggiarci. E poi il Napoli deve vincere con la Salernitana. Un programmino niente male (anche se Maurizio Sarri, con il consueto stile, diceva che era «tutto apparecchiato», lasciando intendere che la Salernitana si sarebbe presentata solo per il brindisi finale: infatti).
Luciano Spalletti, però, i pericoli sa annusarli. Non è solo un maestro di calcio, è anche uno che si porta addosso tanta vita. Andate a riguardarvi la conferenza stampa di sabato. Osservategli le pupille, il collo più incassato del solito, quel gesticolare tormentato, come volesse afferrare qualcosa che gli sfugge. La dotta citazione del «Piccolo Principe», più per deviare l’attenzione, ed evitare altre domande: era molto preoccupato.
Il bello dei tifosi è che fanno i tifosi. Una certa battente e amorevole irragionevolezza sarebbe persino prevista. Solo che le prime scene di questa domenica mattina tolgono il fiato. C’è un’eccitazione diffusa, travolgente, entusiasmante. In via Toledo, gli ambulanti abusivi sudafricani (avvertite il ministro Francesco Lollobrigida: parlano tutti un perfetto napoletano), si siedono sui marciapiedi e — suonando con i loro tamburi — scatenano stupende tarantelle di gruppo. Fumogeni azzurri. Caroselli di auto. Le tv partono con le dirette.
Arrivano whatsapp di amici ultrà interisti: così sicuri della «pazza Inter»? Sì. La partita viene seguita — un po’ distrattamente — sui cellulari, davanti alle televisioni dei bar, ordinando calzoni e tranci di pizza, sfogliatelle e caffè, tanti caffè perché la notte — è opinione comune — sarà dolce e lunga.
È struggente questa cosa che chi non è riuscito ad accaparrarsi un biglietto abbia deciso di restare fuori e cantare come se fosse dentro. Perché si canta, non si prega. Perché non esiste alternativa alla vittoria. Perché è già scritto. Ma dove?
Tutti quelli che hanno visto tanto calcio, però, capiscono subito che non è il solito Napoli: leggero, veloce, la play-station che Spalletti s’è inventato quest’anno. Forse un po’ di braccino, forse la stanchezza di una stagione lunga. In più, la Salernitana: che, giustamente, vuol dimostrare a Sarri come la lealtà sportiva sia ancora, nel calcio italiano, un valore.
Durante il secondo tempo viene — di colpo — riscoperta l’antica funzione dei corni e dei cornetti. Sfiorati, stretti, baciati. Non serve. Kvaratskhelia, poco preciso. Osimhen, un Pulcinella cupo. Il gol di Olivera tiene appena 22 minuti: poi ecco il pareggio di Dia. Perché la scaramanzia chiede, pretende rispetto. O ci credi. O non ci credi. Ma poiché qui tutti ci credono, tutti sanno che il pareggio è giusto (però, guaglio’, coraggio: vediamo giovedì, a Udine, come va).
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Napoli 79
Lazio 61
Juventus 60
Inter 57
Milan 57
Roma 57
Atalanta 55
Fiorentina 45
Bologna 45
Monza 44
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
"Si parla anche di una richiesta alla Lega di poter chiedere un anticipo di due ore del match per evitare si possa sconfinare in piena notte aspettando la squadra all'aeroporto di Capodichino. Il tentativo sarebbe sempre quello di concentrare la gran parte dei festeggiamenti in un'area della città, quella dello stadio a Fuorigrotta"
(Gazzetta)
Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
"Un acceso silenziobrucerà la campagna come i falò la sera."
La scaramanzia fa parte delle leggi non scritte (ma proprio per questo importantissime) del calcio: non si festeggia in anticipo, lo sanno anche i sassi. Vale anche nella vita: qualcuno festeggia i compleanni prima della data segnata dal calendario? Porta male.
E' altresì chiaro che non puoi tenere a freno centinaia di migliaia di persone che aspettano il Napoli tricolore da tre decadi e qualche spiccio di anno...e che l'enorme vantaggio sulla seconda autorizzava a bardare a festa la città...ma le leggi non scritte sono tali proprio perchè se ne fregano dei casi particolari, non ammettono eccezione...per cui la festa è rinviata in omaggio al principio della scaramanzia e a quello del rispetto dell'avversario, altra norma ignorata nell'ubriacatura dell'attesa: le partite prima si devono giocare, c'è pure qui una letteratura infinita contraria a considerare acquisiti punti o trofei prima di aver battuto l'avversario, visto che non si gioca da soli.
Niente di irreparabile, festa solo rimandata ma una lezione di ripasso sulle leggi metafisiche da rispettare nel mai scontato gioco del calcio.
Venendo alle questioni terrene, nella per certi versi grottesca stagione della Juventus, dopo Salerno (var che non ha le immagini di Candreva che tiene in gioco Milik che segna un goal regolarissimo) arriva il primo caso italiano del var che assegna un rigore dalla regia senza passare dalla convalida dell'arbitro, visto che il video di campo è incredibilmente guasto.
Siccome il regolamento non dice che è il var ad arbitrare ma è l'arbitro di campo, è chiaro che il tutto non torna per niente. Se difatti passasse il messaggio che si arbitra dalla sala var e non dal campo, si stravolgerebbero le regole e ad arbitrare potremmo metterci a questo punto l'intelligenza artificiale, con l'arbitro di campo a muoversi e fischiare come un pupazzo telecomandato.
Se il video di campo è guasto semplicemente non si usa e si sta alla decisione presa sul campo, questo è il rispetto del regolamento, perchè sul campo c'è un arbitro e arbitra lui, non i due lontani centinaia di chilometri e che guardano la partita su di un monitor. L'arbitro prende una decisione, sta a lui cambiarla solo dopo che lui stesso la rivede sul video, e non facendo atto di fede/affidamento alle vocine che ascolta dall'auricolare.
Infine la corsa champions: 6 partite e 6 squadre tutte in bilico. Dalla Lazio all'Atalanta può rimescolarsi tutto ad ogni giornata. C'è una tale indeterminatezza che ogni pronostico è impossibile. Questa settimana ci saranno due turni, con anche degli scontri diretti e forse domenica sera ne sapremo qualcosa di più
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
"Si parla anche di una richiesta alla Lega di poter chiedere un anticipo di due ore del match per evitare si possa sconfinare in piena notte aspettando la squadra all'aeroporto di Capodichino. Il tentativo sarebbe sempre quello di concentrare la gran parte dei festeggiamenti in un'area della città, quella dello stadio a Fuorigrotta"
(Gazzetta)
La richiesta è di De Laurentiis. Alla Lega che cosa dovrebbe interessare se i festeggiamenti sconfinassero "in piena notte"?
In Italia la certezza delle regole, foss'anche dei calendari calcistici, è evaporata da tempo. E' tutto sottosopra. La distanza con certe realtà estere, sotto ogni aspetto, è incolmabile. Qui ormai si interpretano e si stravolgono numeri e norme regolamentari e/o di spettacolo come neanche al circo.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
E ora, non resta che fare il conteggio di chi è rimasto. Ricapitoliamo: Kumbulla, lesione al legamento anteriore ginocchio destro, stagione finita; Smalling, lesione al flessore, Mourinho spera «di riaverlo per un paio di partite»; Llorente, «Ha finito la stagione», José docet; Karsdorp, lesione del menisco interno, stagione conclusa; Belotti, frattura della cartaligine costale, l'augurio è poterlo rivedere per Roma-Bayer Leverkusen di giovedì 11 maggio; Matic mercoledì a Monza non ci sarà, essendo squalificato per somma di cartellini; Dybala sabato contro il Milan era in panchina soltanto per presenza; a Bove durante il match è uscita la spalla. A conti fatti, nel lazzaretto giallorosso l'unica buona notizia arriva da Wijnaldum che è il più vicino al rientro. (...) Al di là delle rotazioni in attacco e a centrocampo, il problema però rimane dietro. Perché Mou, se sarà confermata la previsione su Smalling, è davanti a un bivio: arretrare Cristante (o Celik) per le prossime partite (tra cui lo spareggio Champions con l'Inter di sabato e almeno l'andata della semifinale di Europa League) oppure passare alla linea a quattro. (...) Tutto dipende dalle reali condizioni di Smalling. Se si materializza la previsione (nefasta) di Mourinho, Chris salterà entrambe le semifinali di Europa League e proverà a rientrare in Roma-Salernitana del 22 maggio. Ma siccome la partita che precede l'impegno con la squadra di Sousa è il match di ritorno con il Bayern Leverkusen, c'è da scommettere che lo staff medico giallorosso farà di tutto per far sì che l'inglese possa essere in campo. (...)
Il Messaggero
sigpic Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
Dybala mi pare di capire che è arruolabile. Smalling dipende.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
We process personal data about users of our site, through the use of cookies and other technologies, to deliver our services, personalize advertising, and to analyze site activity. We may share certain information about our users with our advertising and analytics partners. For additional details, refer to our Privacy Policy.
By clicking "I AGREE" below, you agree to our Privacy Policy and our personal data processing and cookie practices as described therein. You also acknowledge that this forum may be hosted outside your country and you consent to the collection, storage, and processing of your data in the country where this forum is hosted.
Commenta