Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • marco83
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    • May 2006
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    • Roma
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    se dzeko non sta bene meglio trovare soluzioni alternative piuttosto che mandarlo in campo debilitato. Questo lo deciderà chiaramente Fonseca.
    le altre soluzioni potrebbero essere kalinic che rientra dell'infortunio, oppure giocare senza punta di riferimento con un tridente perotti, mhiktarian, zaniolo

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    • marco83
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      • May 2006
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      Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza Messaggio
      Con 20 cm di tolleranza c'è il rischio di un'inculata veramente veramente gigantesca.
      infatti ceferin delira.

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      • Sidius
        Trequartista User
        • Apr 2006
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        • Torino
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        10-20 cm come non ci fosse differenza, già la dice lunga


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        Originariamente Scritto da GoodBoy!
        modroc - yy

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        • Virulogo.88
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          • Big City
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          Se c'è una cosa che funziona bene del var è il fuorigioco ed ora bisogna mettere la tolleranza ahaha

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          Originariamente Scritto da Pesca
          lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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          • Sidius
            Trequartista User
            • Apr 2006
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            • Torino
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            Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
            Se c'è una cosa che funziona bene del var è il fuorigioco ed ora bisogna mettere la tolleranza ahaha

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            Cioè veramente, ogni tanto penso che questa gente non abbia la più pallida idea di cosa si stia parlando.

            Sarebbe come togliere la goal line


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            Originariamente Scritto da GoodBoy!
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            • fransisco1
              Bodyweb Advanced
              • Mar 2017
              • 966
              • 13
              • 53
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              Mettiamo la tolleranza pure li di 20 cm e via,l importante è che poi non capitino circostanze da 20,2 cm

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              • topscorer
                Lo sborone.
                • Oct 2012
                • 19061
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                • Paradiso Scampia
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                No tolleranza proprio no, sennò poi si tollera troppo a questo e mai a quello, non va bene.
                Originariamente Scritto da BLOOD black
                per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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                • THE ALEX
                  Bodyweb Advanced
                  • Sep 2003
                  • 34619
                  • 828
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                  • somewhere on planet earth
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                  La "tolleranza" se affidata alle macchine, come ad esempio negli autovelox, è esatta al millimetro e a prova di qualsiasi dubbio, se affidata al giudizio dell'uomo, è na presa per cuxo.
                  « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

                  PRESENTI




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                  • THE ALEX
                    Bodyweb Advanced
                    • Sep 2003
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                    • somewhere on planet earth
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                    Khedira fuori per 3 mesi. Tempi più lunghi del previsto per il recupero del centrocampista. Al di là del mercato di gennaio, sarà interessante vedere cosa succederà con la lista Champions. Punteranno su Can lasciando fuori Khedira dalla fase finale (non scontata) del torneo, o preferiranno rischiare l'azzardo sul gemello azzoppato??
                    « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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                    • Sean
                      Csar
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                      • In piedi tra le rovine
                      • Send PM

                      Ibrahimovic, tra annunci e attesa: ora però il Milan inizia ad avere dubbi

                      Nel club rossonero cominciano ad avere la sensazione che lo svedese sia più tentato da Milano, una scelta di vita legata alla città più che alla squadra

                      Un doppio binario. Le dichiarazioni di apertura e l'ottimismo, da un lato. Una prudenza mista a un certo fastidio per un'attesa sempre più lunga, dall'altro. Sono queste le due corsie che caratterizzano la trattativa per portare Ibrahimovic al Milan. Le dichiarazioni dello svedese a GQ sembrano avvicinare riportare il giocatore al ritorno in rossonero. E rispondono a questo orientamento alcuni segnali che raccontano dell'inizio di alcuni preparativi interni in caso di fumata bianca dell'operazione.


                      Ma non mancano indizi in senso contrario. A Casa Milan cominciano ad avere la sensazione che Ibrahimovic sia più tentato da Milano che dal Milan. Quindi una scelta di vita legata alla città più che alla squadra. I dirigenti rossoneri si aspettavano una risposta più rapida che dimostrasse maggiore convinzione nei confronti della proposta ricevuta. Per questo motivo non vengono accolte con particolare entusiasmo le frasi nelle interviste, che sanno di polverone mediatico, in assenza della risposta effettiva. Potrebbero salire le quotazioni del Napoli. Il periodo scelto da Ibrahimovic per la risposta coincide con i giorni immediatamente successivi all'ultima giornata del girone di Champions League. La squadra di Ancelotti qualificata agli ottavi potrebbe far scattare la scintilla giusta per la scelta del centravanti di Malmoe. Una coincidenza notata anche a Milanello. E proseguono i contatti diretti tra Ibrahimovic e Mihajlovic per il Bologna, in omaggio alla grande amicizia che lega l'attaccante all'allenatore rossoblù.

                      Nel club rossonero cominciano ad avere la sensazione che lo svedese sia più tentato da Milano, una scelta di vita legata alla città più ch…
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Sean
                        Csar
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                        • In piedi tra le rovine
                        • Send PM

                        Ibrahimovic al Milan: lui chiede 18 mesi, Gazidis gliene offre solo 6

                        Il club gli propone quasi 4 milioni di ingaggio con l’opzione per la stagione successiva. Zlatan pretende un anno e mezzo. Nel mezzo attende il Bologna di Mihajlovic

                        Qual è la squadra piena di storia che Ibrahimovic vuole riportare a vincere? Gli indizi conducono ovviamente al Milan e, in subordine, al Bologna. Ma andiamo con ordine. Intanto la domanda generale: ha senso riportare in Italia il talento di Ibrahimovic, che ha compiuto 38 anni e nell’ultima stagione ha giocato nei Los Angeles Galaxy in un campionato che non è proprio allenante? Però Zlatan ha classe cristallina e una personalità che sconfina nella presunzione. In Italia ha giocato prima nella Juventus, poi nell’Inter, infine nel Milan, le tre grandi del Nord e ora proprio in rossonero, mister scudetto (11 in carriera) potrebbe tornare. È un’ipotesi, anche una trattativa. Non una certezza. La crisi del gol, soprattutto quella di Piatek, ha convinto Boban e Maldini, la strana coppia, che forse è il caso di fare uno sforzo e correre il rischio.

                        La questione è chiara anche se non risolta. Ibra ha scelto di tornare in Italia e lo ha anche fatto capire nella sua ultima intervista, accantonando l’idea di smettere e rifiutando le proposte che sono arrivate dall’Inghilterra. Milano sarebbe la soluzione ideale, anche per accontentare la moglie Helena. Facile, dunque? Neppure per sogno. Il Milan si è convinto e ha convinto persino l’amministratore delegato Gazidis, contrario filosoficamente all’ingaggio di un giocatore al tramonto della carriera in un club che ha quasi 150 milioni di debito. Però ci sono anche delle esigenze di squadra. Così Boban e Maldini si sono spinti sin dove possono farlo: solo 6 mesi di contratto a quasi 4 milioni di ingaggio con l’opzione per la stagione successiva. Ibrahimovic però pretende un anno e mezzo. Il Milan non ci sente: 6 mesi con l’opzione, prendere o lasciare. Nel mezzo c’è il Bologna. Mihajlovic sa come corteggiare lo svedese e a sorpresa, vista la crisi che sta attraversando il Napoli, nell’operazione potrebbe lanciarsi anche Aurelio De Laurentiis. Tutti aspettano la decisione del vecchio mago, che ha promesso di sciogliere le riserve entro pochi giorni.


                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                        • Sean
                          Csar
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                          • In piedi tra le rovine
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                          Napoli, al via il ritiro: Ancelotti adesso rischia, serve la scossa per evitare il ribaltone

                          De Laurentiis comincia a temere che la frattura tra tecnico e squadra stia diventando insanabile, al punto da rendere ancora più critica la situazione attuale. Sta dunque diventando meno solida pure la panchina azzurra, con il destino dell'allenatore che sarà probabilmente deciso dall'esito delle prossime due sfide, con Udinese e Genk

                          Tutti insieme in ritiro, ma non appassionatamente. Il ritiro che inizia oggi a Castel Volturno sembra solo un'altra tappa della gravissima crisi del Napoli, piuttosto che un passo decisivo verso la sua soluzione. Alla spaccatura tra De Laurentiis e i giocatori si è infatti aggiunto anche il grande freddo tra Ancelotti e la squadra, che si stanno rimpallando le responsabilità per la mancanza di risultati in campionato e la caduta libera in classifica. Tira dunque aria di resa dei conti e nei tre giorni che mancano all'anticipo di sabato a Udine ci sarà bisogno di un ulteriore chiarimento tra Carletto e il suo gruppo, per tentare in qualche modo di ritrovare una parvenza di unità. Intanto però dall'infermeria non arrivano in questo senso buone notizie, con Allan, Milik e Mertens in dubbio per la trasferta in Friuli.

                          Il Napoli è una polveriera e ne ha dovuto prendere atto anche De Laurentiis, che finora si è sempre schierato senza mezzi termini al fianco di Ancelotti, dando tutta la colpa per il momento difficile ai giocatori. Ma il presidente comincia adesso a temere che la frattura tra allenatore e squadra stia diventando insanabile, al punto da rendere ancora più critica la situazione attuale. Sta dunque diventando meno solida pure la panchina azzurra, con il destino di Carletto che sarà probabilmente deciso dall'esito delle prossime due sfide, con Udinese e Genk. Per evitare il ribaltone serve una scossa immediata, di cui dovranno essere gettate le basi nel ritiro che inizia oggi a Castel Volturno. Ora o mai più, insomma.

                          All'orizzonte si profila altrimenti il nome di Rino Gattuso: un sergente di ferro al posto del leader calmo, che solo in Champions è riuscito a dare un'anima alla sua squadra. Il naufragio in campionato ha però sbiadito l'effetto della doppia impresa contro il Liverpool: battuto al San Paolo e fermato ad Anfield. Due exploit estemporanei, che basteranno probabilmente per garantire al Napoli il passaggio agli ottavi. Evitare un terremoto, invece, sembra essere per adesso una speranza molto meno concreta.

                          De Laurentiis comincia a temere che la frattura tra tecnico e squadra stia diventando insanabile, al punto da rendere ancora più critica la situazione a…
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
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                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • Sean
                            Csar
                            • Sep 2007
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                            Serie A, ecco il poker d’assi: Inter, Roma, Juve e Lazio si scontrano nei fondamentali crocevia scudetto

                            Lukaku trova Dzeko, Immobile sfida CR7: i duelli tra i centravanti saranno decisivi nella partita doppia tra le prime in classifica

                            La sfida dei maestri del gol è un incrocio pericolosissimo nella lotta scudetto e Champions. In un weekend di fuoco si scontrano le prime della classe (in mezzo in realtà c’è anche il meraviglioso Cagliari), ma soprattutto si affrontano quattro assi dell’area di rigore. È la prova degli attacchi: quello mostruoso della Lazio, con il capocannoniere Ciro Immobile, contro il fornitissimo arsenale della Juventus, guidato da sua maestà, Cristiano Ronaldo, e quello dell’Inter del gigante Romelu Lukaku di fronte alla Roma dell’eterno Edin Dzeko. Storie diverse con una strada unica: il gol.

                            L’incrocio di venerdì tra Inter e Roma è in realtà più un déjà-vu: un poteva essere che però non è stato e s’è trasformato in altro. Antonio Conte ha inseguito Dzeko un’estate, l’idea era di farne la pietra angolare su cui edificare il nuovo grattacielo nerazzurro: doveva essere il primo acquisto, non è stato neppure l’ultimo. Il bosniaco ha vissuto luglio e agosto con la valigia pronta, finché si è stufato di aspettare e ha rinnovato con la Roma: 5,5 a stagione fino al 2022. A 33 anni cercava un’ultima avventura, ha preferito restare dov’era. Da quasi mal sopportato è diventato uomo simbolo e capitano di fatto. Ha saltato appena mezza partita in campionato, segnato 6 reti (non tantissime), ma fatto segnare molto, soprattutto i giovani: Zaniolo, Kluivert, Pellegrini. Conte lo voleva perché non è un centravanti d’area, oggi gioca ancora più fuori d’un tempo, al servizio della squadra, va a lavorare palloni sulle fasce per aprire spazi al centro.


                            In modo molto simile a Lukaku che ha segnato di più (10 reti in campionato), ma che come il bosniaco è l’uomo su cui poggia e s’appoggia il gioco dell’Inter. I due avrebbero dovuto essere la strana coppia, un esperimento calcistico mai nato. Il non arrivo di Dzeko ha però spalancato le porte a Lautaro Martinez. In fondo il «no» del bosniaco è stato un regalo all’Inter da 111 milioni. È quella la clausola di rescissione del «Toro» argentino che oggi quei soldi, anche grazie ai 5 gol in Champions, li vale per davvero. Merito anche di Lukaku, delle sue giocate, della sua incrollabile determinazione di imporsi. L’acquisto più pagato della storia interista (75 milioni) sfida Dzeko, sempre se il bosniaco riuscirà a superare la febbre e a essere in campo a San Siro domani, in un match che può lanciare l’Inter in fuga o portare la Roma più vicina alla Lazio.

                            All’Olimpico i biancocelesti il giorno dopo faranno una sorta di stress test alla Juventus, ma anche alla loro reale capacità di sopportare la pressione, per provare dopo anni a diventare una squadra compiuta. La Lazio però ha un mostro in attacco: Ciro Immobile. L’attaccante, con i 17 gol realizzati, viaggia a una media di oltre una rete a partita ed è il terzo giocatore nella storia della serie A a realizzare almeno 17 gol nelle prime 14 gare stagionali di campionato, dopo Antonio Angelillo (21 nel 1958-59) e Felice Placido Borel (17 nel 1933-34), non due qualunque. La Lazio gioca per lui, moderno Klose, non troppo tecnico, letale anche di testa e finalmente nel giusto habitat vicino a un compagno di reparto non ingombrante come Correa. Bisognerà vedere come Immobile se la caverà contro Ronaldo. CR7 è nella sua versione più cupa, dopo lo schiaffo del mancato Pallone d’oro (il secondo bucato dopo quello negato dalla Fifa a settembre), le sostituzioni di Sarri, gli appena 6 gol segnati fin qui in serie A e un fastidioso e innegabile appannamento. Re Ronaldo però, si sa, può svegliarsi e colpire quando vuole, perché gli assi, quelli veri, fanno proprio così.



                            CorSera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • Sean
                              Csar
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                              • In piedi tra le rovine
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                              Fonseca, il Conte da pagare

                              IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Quando Antonio Conte ha fatto sapere di non voler allenare la Roma in questo momento perché «non ci sono le condizioni», qui in tanti non l'hanno presa benissimo, magari qualcuno nella Roma, visti i costi e le ambizioni annesse, avrà pure tirato un sospiro di sollievo... Una parte di ragione, forse, Conte ce l'aveva: i giallorossi non lottano per lo scudetto (e a quello lui puntava), mentre la sua Inter, a quanto pare, sì. A Milano, dunque, quelle famose condizioni le ha trovate. Paulo Fonseca, cioè quello arrivato in giallorosso al suo posto, ha accettato senza condizioni, per lui la Roma è stata l'Occasione con la maiuscola. Qui si trova a meraviglia, la sua squadra piace e soddisfa, sta mantenendo il patto: lottare per rientrare in Champions. Insomma, alla fine, a Roma e Milano, sono contenti tutti.


                              OPPOSTI - Conte e Fonseca sono due allenatori diversissimi, sia nella tattica sia nella comunicazione, molto aggressiva quella di Antonio; più garbata, pur non essendo un docile, quella di Paulo. Il 3-5-2 di Conte è diventato quasi un marchio di fabbrica dai tempi della Juve. Le sue squadre mantengono sempre le stesse peculiarità: carattere, aggressività e, per le società che sceglie, con giocatori di ottima qualità. Fonseca lo stiamo conoscendo sotto diversi aspetti: ha mollato l'ostinazione al calcio spettacolo e spesso scellerato, ha cominciato ad adattarsi ai suoi avversari, modificando di volta in volta la preparazione alla partita, pur mantenendo inalterato il sistema di gioco, 4-2-3-1 (o 4-1-4-1). «Mi piace il possesso palla, dominare la metà campo avversaria», il suo credo. Ma poi la Roma fa il contrario, usa principi di gioco diversi per vincere. Col Verona, infatti, possesso basso (42,2%). E in questo modo non ha vinto solo al Bentegodi, ma pure contro Sassuolo, Milan, Udinese e Napoli. Squadre di qualità diverse. Domani sera chi farà la prima mossa? Vedremo un Conte più cauto, forse. Difficilmente ammireremo un Fonseca scriteriato: è diventato quasi subito italiano in questo. Conte ha battuto la prima (bella) Roma di Garcia aspettandola, quando tutti pensavano, Rudi compreso, che avrebbe attaccato da subito. Saper cambiare pelle è sintomo di intelligenza. Il loro integralismo, semmai, è nel lavoro: entrambi sono due di grande personalità, quella di Conte è anche televisiva, mentre il suo collega la esercita soprattutto nello spogliatoio, nelle scelte. Due che non guardano in faccia a nessuno, vedi il caso Florenzi qui e Icardi lassù.

                              JUSTIN NO, EDIN FORSE - Fonseca ha i suoi uomini e di cambi domani ne farà pochi, a meno che non ne sia costretto: i soliti dubbi, nell'esterno basso a destra e in quello alto a sinistra. Solo questa mattina scioglierà le riserve su Dzeko (febbre, a Trigoria filtra ottimismo). Differente la situazione di Kluivert fermato da un edema al flessore della coscia sinistra rimediato contro il Verona: l'esterno ha svolto le terapie del caso, allenamenti individuali e difficilmente recupererà. Ancora assente Pastore: è fermo da una quindicina di giorni per un edema all'anca che ancora non si è riassorbito. Passi in avanti per Cristante che sta aumentando i carichi di lavoro dopo aver ricevuto il via libera del professor Lempainem che a seguito di una visita ha riscontrato un'evoluzione positiva dell'infortunio al tendine.

                              IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Quando Antonio Conte ha fatto sapere di non voler allenare la Roma in questo momento perché «non ci sono le condizioni», qui in tanti non l'hanno presa benissimo, magari qualcuno nella Roma, visti i costi e le ambizioni annesse, avrà pure tirato un sospiro di sollievo...
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Inter: Asamoah verso la panchina. Ballottaggio Godin-D'Ambrosio dietro

                                Inter al lavoro al Centro Sportivo Suning per preparare la sfida con la Roma in programma venerdi' sera a San Siro. Come da programma Sensi si e' sottoposto a controllo specialistico a Monaco di Baviera. Il centrocampista dovrebbe tornare a disposizione per il match con il Napoli in programma il 5 gennaio.

                                Contro i giallorossi saranno assenti Sanchez, Sensi, Barella e Gagliardini. Asamoah dovrebbe partire dalla panchina. In difesa ballottaggio tra Godin e D'Ambrosio. A centrocampo esterni Candreva e Biraghi con Borja Valero, Brozovic e Vecino centrali; in attacco solita coppia Lukaku-Martinez.

                                Inter al lavoro al Centro Sportivo Suning per preparare la sfida con la Roma in programma venerdi' sera a San Siro. Come da programma Sensi si e' sottoposto a controllo specialistico a Monaco di Baviera. Il centrocampista dovrebbe tornare a disposizione per il match con il Napoli in progr...
                                ...ma di noi
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                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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