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Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Botta e risposta tra Antonio Cassano e José Mourinho. Dopo le parole del tecnico giallorosso nel post di Torino-Roma ("Gli dico solo una cosa: attento Antonio, hai 40 anni e io 60, a volte arrivano i Marko Livaja e dopo è dura", le dichiarazioni di Mourinho in conferenza stampa), Cassano replica pubblicando due video su Instagram.

    "Cari followers. Visto che domani sera sarò alla Bobo Tv, dirò tutto lì. Ma voglio anticipare qualcosa, visto che qualcuno sta scrivendo c*****, su quello che ha detto Mourinho e su Livaja. Nella mia vita non è mai stato duro niente, anzi ho vissuto il vero momento duro dai 0 ai 18 anni. Dove vivevo io o eri furbo oppure non andavi avanti. Ho litigato con Livaja, ci siamo detti di tutto e di più ma dopo due giorni amici come prima e siamo andati avanti - le parole di Cassano -. Caro Mourinho, lo dico a te e a tutti quelli che scrivono c*****, mia madre mi ha insegnato a non aver paura di niente e di nessuno. Non ho paura, se dovevo litigare con qualcuno ma non l'ho mai fatto in 18 anni di carriera, poi nella vita privata è altro. Ho discusso con 30.000 persone. Qualcuno ti ha fatto da spia, dì alla spia che venti persone si sono messe in mezzo e non c’è stato nessuno scontro fisico. Non ho mai preso niente, visto che qualcuno si diverte per passare per quello che ha saputo e che sa. Dì a quel coniglietto che ti racconta c*****, che sono appunto c*****. E questa è un’altra figura di m****, oltre al modo in cui fai giocare le tue squadre, questo è secondario. Nella mia vita, caro Mourinho, non le ho mai prese da nessuno, forse sono stato fortunato, ma non ho mai avuto paura di niente e di nessuno. Lo dico a te e ai naviganti, ciao Mourinho".
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      Domani a Bobo tv la terza puntata. Lo sapevo che sarebbe diventato un serial.
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      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Andata dei primi due quarti di finale: l'Inter di Inzaghi torna in Portogallo dal Benfica, a Manchester il Bayern Monaco di Tuchel sfida il City

        Torna la Champions League con l'andata dei quarti di finale. In campo una sola italiana: l'Inter di Simone Inzaghi.



        Benfica-Inter
        (ore 21 su Canale 5, Sky Sport, Sky Sport Uno, Sky Sport 4k e in streaming su Sky Go, Now TV e Mediaset Infinity)
        Sei gare senza vincere sono troppe per una squadra come l'Inter partita con ben altre ambizioni a inizio stagione. Nonostante questo, però, i nerazzurri di Simone Inzaghi sono in corsa su tutti i fronti. Qualche difficoltà in campionato, torneo nel quale sono scivolati al quinto posto, fuori dalla zona Champions. Adesso proveranno a rifarsi nella massima competizione continentale. Dopo aver eliminato il Porto, ci proveranno con il Benfica. Il tecnico dei lusitani, però, non si fida dell'Inter: «La Champions è una cosa diversa, non credo che i risultati negativi in campionato nelle ultime giornate contino», ha detto Roger Schmidt. «Penso che sia una partita diversa. Essere ai quarti di Champions è una situazione molto particolare per entrambe le squadre. Dobbiamo aspettarci una rivale molto concentrata che crede in se stessa, tenendo sempre conto delle proprie qualità individuali. Non credo che i risultati passati avranno un impatto».

        Manchester City-Bayern Monaco
        (ore 21 su Sky Sport, Sky Sport Uno, Sky Sport Football e in streaming su Sky Go e Now Tv)
        Mentre continua la corsa in Premier sull'Arsenal, il Manchester City proverà a fare risultato contro il Bayern Monaco in Inghilterra. La Champions sta diventando un'ossessione per i Citizens. E a Pep Guardiola, con un Halland così (già 200 gol in carriera a soli 22 anni), è una grandissima possibilità. Da parte sua, sulla panchina del Bayern Monaco debutta in Europa Thomas Tuchel che dopo l'esperienza al Chelsea ha preso il posto di Julian Nagelsmann, esonerato per aver rotto con lo spogliatoio. Ha pagato il fatto di essere fidanzato con una giornalista della Bild .

        CorSera
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          Champions, i quarti: l’analisi delle partite e i favoriti

          Benfica-Inter

          Si accennava sopra a Roger Schmdit come a una delle poche eccezioni «geografiche» (Renania-Westfalia) rispetto alla covata di coach tedeschi di vertice, quasi tutti della Foresta Nera: ed eccezionale è anche la sua parabola, a partire dall’innesco. Nel 2004, Schmidt è un anonimo centrocampista a fine carriera, orientato a dedicarsi alla famiglia e a lavorare come ingegnere meccanico (laurea conseguita a Paderborn) per la Benteler, prestigiosa azienda siderurgica austro-tedesca. Accetta così un incarico come coach della sua ultima squadra (il Delbrücker, sesta serie) pensando a un impegno «amatoriale» e annuale: ma l’immediata promozione in Oberliga (quinta serie) e due ottime stagioni a seguire, lo spingono a continuare con team più impegnativi, fino alla consacrazione prima alla Red Bull-Salisburgo e poi al Leverkusen, dove il suo gioco estremo — pressing altissimo e gegenpressing — riesce a stagliarsi sullo sfondo di altri assetti simili. Più degli ottimi risultati, (un 4° posto in Bundesliga e ottavi-Champions, comunque lontani dai picchi del BL di Toppmöller e Ballack), si ricordano proprio certe sequenze inconfondibili, come lo sciamare minaccioso e sinergico di certe scalate collettive offensive, refrain di certi flussi del Milan sacchiano. A un certo punto — in sintonia col proprio temperamento per certi versi nevrotico-ossessivo — Schmidt spinge il suo calcio addirittura all’ubris dei propri principi: vedi il calciare deliberatamente la palla con forza verso l’avversario per indurlo a sbagliare il controllo e organizzare su quell’errore la propria riaggressione.

          Approdato a Lisbona dopo l’eclissi pechinese al Guoan e un biennio al PSV (Coppa e Supercoppa d’Olanda), Schmidt ha impiantato il suo calcio aggressivo nel reame di una scuola di possesso, quello portoghese, spesso ipnotico ai limiti del letargico (anche se al da Luz già Jorge Jesus aveva seminato a più riprese un 4-4-2 molto dinamico). Ne è derivato un melange, di nuovo, inconfondibile, che armonizza palleggio e strappi improvisi, densità di fraseggio e densità di riaggressione, attesa e accelerazione, contrazione e distensione-laser: se diversi team, oggi, ibridano quegli ingredienti (a gradi e in modi molto diversi), Schmidt lo fa adattando il suo sapere all’antropologia calcistica che lo ospita. E colpisce che quel calcio spettacolare ed efficace (miglior attacco e miglior difesa: 69 fatte, 15 subite) fosse già a una buona messa a fuoco lo scorso autunno, quando la Juve lo subisce in casa e fuori (aggregate 6-4 per le Aquile).

          Per l’Inter attuale, va da sé, non sarà facile. Un’Inter, intendiamo, distante da quella — compatta, dinamica, con tanti uomini in palla — del doppio match col Liverpool dell’anno scorso. Non si tratta (solo) del tecnico in bilico; dell’involuzione offensiva a livello di uomini (Lautaro-Lukaku) e di dinamiche d’insieme, riassunta negli 87 tiri degli ultimi quattro match con un solo gol su azione; di assenze come quella di Skriniar o di portieri a turno incerti.

          Si tratta della difficoltà sistemica a reggere quel melange, più e prima dei suoi interpreti: l’esterno di costruzione Alex Grimaldo, l’onnipresente norvegese Aursnes, il redivivo ex Joao Mario, l’inafferrabile Neres, il cannibalico Ramos… Anche se — tra i motivi di fiducia — uno non è secondario: il fatto che l’Inter di Champions sia una squadra parallela a quella di campionato, una copia da Terra extra-solare, molto più motivata, attenta, continua. Cui si aggiungono due piccoli rintocchi di campana: i 7 (sette) diffidati delle Aquile e la loro sconfitta interna — dopo 10 vittorie di fila — nello scontro-scudetto di sabato col Porto, team eliminato dall’Inter agli ottavi. Forse (forse) la condizione flette; e comunque qualche scoria resterà, anche perché il titolo sembrava acquisito. Certo, all’Inter non basterà in ogni caso il rigore difensivo esibito contro il Porto (impreziosito, al Dragão, da una pennellata di «boa sorte» ancelottiana); ci vorranno più dinamismo e più assunzione del rischio, già nella «Cattedrale» di Lisbona.

          Milan-Napoli

          Il punto da cui partire, per il quarto forse più insinuante, è in apparenza provocatorio. E cioè: il Napoli 2022-23 — che resta comunque il più forte, finora, nella storia della società, nonché il capolavoro di Spalletti — ha gli stessi meriti dell’Arsenal di Arteta: due squadre, s’intende, magistralmente costruite, meravigliose e di estrema concretezza, ma anche abili nell’infilarsi in un corridoio aperto dal collasso dei competitors. I Gunners, in fondo, sono stati e sono tuttora davvero contrastati solo dall’eterno City, in un anno che ha registrato il citato fine-ciclo dei Reds, le crisi di Chelsea e Tottenham, la rinascita ancora intermittente dello United; mentre gli azzurri hanno trasformato un dominio indiscusso in fuga solitaria da Mont Ventoux anche grazie al momento «problematico» (tecnico e non) della Juve, alla diversa implosione delle milanesi, alla crescita incompiuta delle romane. Anche in Champions, pur giocando nei gironi un calcio ammaliante, non ha avuto avversari «probatori»: di nuovo i Reds a fine ciclo (da cui ha comunque perso a Anfield) e un Ajax declinante, distante da quelli di Bosz e Ten Hag; e nemmeno l’Eintracht agli ottavi (pur vincitore della scorsa Europa League) ha rappresentato uno stress-test all’altezza delle sue nuove ambizioni.

          Il Napoli di Sarri — che a tratti ha giocato un calcio su principi in parte diversi ma di uguale efficacia e impatto estetico, e ha comunque esercitato il primo vero break qualitativo nella gestione De Laurentis — ha dovuto giocarsela in campionato con la Juve al top, trovando in Champions, nell’ordine, il Real agli ottavi e poi due gironi infernali, prima con City e Shakthar al top, poi con Psg e Liverpool (quello vero). Tutto questo per sfumare certe iperboli e euforie deleterie, soprattutto a Napoli città, descritte tante volte già ai tempi di Maradona (magistralmente, ad esempio, da Ottavio Bianchi) e pronte a rovesciarsi in fretta nei periodici refrain vittimistico-complottistici, com’è puntualmente successo nei giorni precedenti Napoli-Milan di campionato. Un ripiegamento provinciale, insieme aggressivo e autodistruttivo, che è l’ultima cosa utile a un team davvero in grado di provare il double maggiore.

          Per fortuna, il primo a esserne consapevole sembra essere il presidente, come mostra la sua tenuta esemplare verso i ricatti ultrà. In parallelo al capolavoro di Spalletti (e del ds Giuntoli, va da sé), la stagione milanista è stata quella della (parziale) disillusione, dovuta a tanti cofattori stranoti: la probabile sopravvalutazione di un team arrivato al titolo anche per harakiri altrui (quello interista), senza che questo intacchi di un’unghia, beninteso, il grande lavoro di Pioli e del board tutto, anzi; un mercato, di conseguenza, non all’altezza; un training atletico forse non sempre felicissimo, specie nel post-Mondiale qatariota; le discontinuità-umoralità, unitamente alle incertezze sul futuro, di fuoriclasse-chiave come Leao.

          Con intelligenza e pragmatismo, Pioli ha frenato la caduta a picco di gennaio (quattro sconfitte) con la rete sottostante di un 5-3-2 protettivo. La squadra si è ripresa, pur con recidive riaffioranti (Fiorentina e Udinese), riemergendo poi al meglio proprio al San Paolo (pardon, Maradona) nella veste del redivivo 4-2-3-1. Su quel match, c’è già una letteratura sterminata: secondo alcuni, lo 0-4 ha scosso e caricato maggiormente il Napoli, intorpidito dal distacco siderale; secondo altri, ne ha erose diverse certezze; secondo altri ancora, il match non fa testo, sia perché importante solo per i rossoneri, sia per l’assenza di Osimhen; e così via, in infinite combinazioni e sfumature.

          Molto probabilmente, trarre solo da quel match indicazioni sulla doppia sfida Champions è molto difficile, perché è difficile valutare il momento delle squadre a livello atletico e psicologico, o meglio psico-agonistico: un pronostico che sarebbe stato lineare, quasi scontato due mesi fa (del tipo 80 a 20 per il Napoli), si è ora fatalmente aperto. Né sembrano univoche le indicazioni dello scorso weekend, con una vittoria del Napoli sul Lecce che gli consegna una porzione ulteriore di scudetto, e un pareggio interno del Milan con l’Empoli che accresce le angosce per la Champions futura (con le «milanesi», comè noto, appese anche alle possibili penalità delle «romane»). Nessuna certezza, quindi, ma solo qualche sagoma nella nebbia. Anche se, forse, si può tentare di scorgerne qualche altra.

          Dallo 0-4 del 2 aprile, qualche dettaglio di peso alla fine è emerso: quella sera, il Milan è in effetti avvantaggiato, nel pressare alto e full court (vedi Bennacer su Lobotka), proprio dall’assenza di Osimhen, cioè da una minaccia costante alle proprie spalle; mentre il Napoli è deficitario nel contrastare le «uscite» dei rossoneri (Spalletti dixit) con scalate offensive fuori timing. Sono dati (tratti) che diventano più consistenti se accostati a quelli della gara a San Siro di metà settembre ’22: un 1-2 molto ingannevole, perché il Milan quel giorno domina in tutto (possesso, occasioni, tiri con pali e traverse, etc.etc.), e lo fa — guarda caso — in assenza di Osimhen (ci sono Raspadori e Simeone). Se ne traggono due indicazioni: 1) i rossoneri hanno testato solo uno dei due giocatori-monstre azzurri (Kvarashkelia), ma non il nigeriano; 2) non è da escludere che il Napoli patisca qualcosa di «strutturale» nell’affrontare il Milan: nello sport, individuale come di squadra, conta molto il tipo di interazione tra due avversari, a livello geometrico-biochimico (vedi i casi di Nadal contro Federer e delle squadre di Klopp contro quelle di Pep). Se è stato ingannevole quell’1-2, può darsi lo sia stato, almeno nel risultato, anche lo 0-4 di Napoli. Quanto ingannevoli siano stati — l’uno e l’altro — sta soprattutto al Napoli dimostrarlo, perché l’onere della prova sta sempre alla squadra più forte. E il Napoli di quest’anno, lo è.

          CorSera
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          C. Campo - Moriremo Lontani


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            Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza Messaggio
            Almeno Selvaggia...na boccuccia ce la potrebbe fa...
            Cassano manco Kurt se lo schiopperebbe.

            hahahah
            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
            Originariamente Scritto da GoodBoy!
            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


            grazie.




            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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              Siamo agli appuntamenti fatali nelle coppe, la stagione va decisamente restringendosi. Inter a Lisbona...credo che non si debba prendere come riferimento i risultati del campionato, perchè la notte di champions fa partita a sè...e in fondo l'Inter ci arriva con la condizione psicologica di chi non ha niente da perdere. A Lisbona ha due risultati su tre (vittoria/pareggio) per poi giocarsi tutto in casa. 50/50 le probabilità.

              City-Bayern è invece la prima delle finali anticipate che ci offrirà l'altro tabellone. Con Haaland, mai come quest'anno Guardiola ha la chance di puntare alla champions con la squadra degli arabi...però il Bayern è comunque un bruttissimo cliente.
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                il Lisbona può fare brutti scherzi, poi l'inter è proprio messa maluccio adesso.....
                Originariamente Scritto da Marco pl
                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                IO? Mai masturbato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                Io sono drogato..

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                  Se l'Inter sarà quella delle ultime settimane sarà dura però nella partita secca e la coppa possono sempre creare sorprese
                  Ciao Manuel, bodyweb non sarà mai più la stessa!

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                    51/49
                    Benfica solo per il fattore campo, in questa
                    Vedo i 180' veramente equilibrati

                    Sicuro mi sbaglio, non faccio mai alcuna previsione.
                    Mi stanno nelle balls
                    Last edited by Irrlicht; 11-04-2023, 10:13:35.
                    Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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                      Passa l'Inter. E' una squadra "pazza" che queste cose puo' benissimo farle. Arrivera' in finale...anche se spero la perda ovviamente.

                      Inviato dal mio SM-A202F utilizzando Tapatalk
                      I SUOI goals:
                      -Serie A: 189
                      -Serie B: 6
                      -Super League: 5
                      -Coppa Italia: 13
                      -Chinese FA Cup: 1
                      -Coppa UEFA: 5
                      -Champions League: 13
                      -Nazionale Under 21: 19
                      -Nazionale: 19
                      TOTALE: 270

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                        Più che altro, siccome viene da una lunga serie di sconfitte/pessime prestazioni, questa è la classica sera dove la probabilità di interrompere l'andazzo è alta.
                        ...ma di noi
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                          Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                          il Lisbona può fare brutti scherzi, poi l'inter è proprio messa maluccio adesso.....
                          Originariamente Scritto da NaturalHardCore Visualizza Messaggio
                          Se l'Inter sarà quella delle ultime settimane sarà dura però nella partita secca e la coppa possono sempre creare sorprese
                          Inzaghi nelle coppe da il meglio di sé
                          Serio

                          Inviato dal mio ANE-LX1 utilizzando Tapatalk

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                            E poi la champions e' una vetrina importante anche per quelli che se ne andranno...quindi si impegneranno tutti al 110%.

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                            I SUOI goals:
                            -Serie A: 189
                            -Serie B: 6
                            -Super League: 5
                            -Coppa Italia: 13
                            -Chinese FA Cup: 1
                            -Coppa UEFA: 5
                            -Champions League: 13
                            -Nazionale Under 21: 19
                            -Nazionale: 19
                            TOTALE: 270

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                              L'inda asfalterà il benfica

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                                Pasquetta decisamente movimentata in casa Juventus. Al termine della partitella in famiglia, una volta dentro lo spogliatoio, l’ex giallorosso Leandro Paredes e l’allenatore bianconero Max Allegri se le sono dette di tutti i colori.

                                A sbottare, racconta l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, è stato il centrocampista argentino, che non sta gradendo lo scarso utilizzo dell’allenatore toscano. Tra i due sono volate parole grosse, con i compagni di squadra che sono stati costretti a mettersi in mezzo per evitare che la situazione degenerasse.



                                E se lo spazio per Paredes dentro la Juve era già ridotto, dopo questa lite l’argentino rischia di vedere ancora di meno il campo. Una cosa è sicura: la sua avventura a Torino è conclusa qui.

                                L’argentino non sarà riscattato dai bianconeri: l’eliminazione della squadra di Allegri ai gironi di Champions League ha fatto decadere l’obbligo di riscatto da parte della Juventus. Venti milioni che, infatti, alla Continassa hanno già deciso di dirottare su Davide Frattesi, centrocampista del Sassuolo che i bianconeri sono fortemente intenzionati ad acquistare in estate.
                                Con la Roma spettatrice interessata: i giallorossi, anche loro sul giocatore, vantano comunque una percentuale del 30% sulla rivendita del centrocampista. Se anche Frattesi dovesse finire in bianconero, il club capitolino si consolerebbe con una discreta fetta del guadagno del Sassuolo.


                                Fonte: Gazzetta dello Sport
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                                😀
                                🥰
                                🤢
                                😎
                                😡
                                👍
                                👎