Originariamente Scritto da Fabi Stone
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Devo dire in tutta franchezza che è fatto bene, con un taglio anche ironico (in certi momenti un sorriso ci scappa), dato l'argomento di folklore (la mitologia che si è creata attorno a quel goal/non goal) ed è stata data voce anche ad alcuni juventini e all'arbitro e al guardalinee Sancini, che poi è l'autentico motore scatenante il tutto, perchè Bergamo il goal lo diede.
L'aspetto più interessante di tutto è il tuffo nella memoria che ci fanno fare le immagini di un calcio che pare arrivare da un altro pianeta, con giornalisti certo più composti di oggi (non esisteva la figura del giornalista "tifoso" anche se poi tifosi lo erano ma in video cercavano di mantenere una equidistanza), un calcio con bandiere, colori, tanta genuinità: un calcio davvero popolare.
Il rebus del goal/non goal è dunque una sorta di pretesto per raccontare quel calcio a "colori" (Marocchino sbaglia quando afferma che era ancora un calcio "in bianco e nero", perchè da qualche anno nelle case degli italiani era arrivata la tv a colori e io stesso lo ricordo a colori) e per rivedere o riscoprire alcuni protagonisti e un calcio di livello mondiale, il che rende ancora più stridente e drammatico il confronto con l'attualità del calcio odierno in Italia, dove là ci si apprestava a diventare campioni del mondo e qua sono stati saltati due mondiali e ci si aggrappa a degli oriundi che non si chiamano certo Sivori (e nemmeno Camoranesi).
Mi ha colpito la serenità di Sancini, dettata dal convincimento di aver fatto la cosa "giusta", cioè segnalato quanto ha visto: se errore c'è stato è un tipo di quegli errori che oggi solo strumenti altamente raffinati e millimetrici potrebbero chiarire - difatti i romanisti intervenuti esagerano quando parlando di "era buono (il goal) di mezzo metro"...magari mezzo metro, non staremmo dopo 40 anni ancora qui a discuterne...era buono o non buono per "questione di centimetri" come battibeccheranno poi Viola e Boniperti.
Le immagini oggi preistoriche (una sola telecamera piazzata in tribuna centrale) mancano dell'inquadratura larga nel momento in cui il pallone si stacca dal piede di Conti: è lì che forse Turone è in fuorigioco o non lo è...ma siccome la regia stringeva sul lancio di Conti manca tutta la visione delle disposizione d'insieme.
In buona sostanza l'unico che davvero si porta un peso addosso è il povero Turone, che nei fotogrammi finali (se ne va da solo rimuginando sull'accaduto) suscita quasi un moto di pena...anche perchè tanti dei suoi compagni alla fine lo scudetto lo vinceranno davvero due anni dopo e lui no, se ne andò dalla Roma nell'82.
Calcisticamente era una Roma che stava gettando le basi del ciclo Viola-Liedholm, non era ancora una Roma completa (lo diventerà da lì a poco), la Juve era certo più esperta, chiuse col miglior attacco e la miglior difesa e l'anno successivo vincerà ancora il campionato (1982 e seconda stella) con la Roma terza e ben distanziata in classifica, e questo dimostra che la Roma era per l'appunto ancora in costruzione, sarebbe maturata da lì a pochissimo.
Sono però ricordi di un calcio al quale tornerei volentierissimamente, un calcio che si viveva...mentre questo viene subito, e da soggetto protagonista (al pari di giocatori e club) il tifoso oggi è stato mutato in oggetto passivo, referente clientelare chiamato a consumare (e non a a vivere) un prodotto...dal quale difatti ci si sta staccando sempre di più.
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