Speriamo l’abbiano vista in pochi all’estero. Purtroppo, però, domenica sera la controprogrammazione degli altri campionati europei non era eccezionale e può darsi che Roma-Juve abbia attirato davanti alla tv un discreto numero di appassionati stranieri. In passato, d’altronde, quella tra giallorossi e bianconeri è stata una sfida vera, calda, vibrante e dai contenuti tecnico-tattici di livello buono o alto. Non stavolta. E il profondo senso di malinconia e tristezza che lascia questa partita nasce da lontano perché c’è stato un tempo in cui José Mourinho e Massimiliano Allegri non solo vincevano (cosa che hanno fatto spesso e probabilmente saprebbero fare ancora) ma convincevano.
[...] Cos’è successo, allora, a questi due tecnici? Non ci sfugge che adesso abbiano a disposizione organici meno forti che in passato. Ma è troppo facile proporre una convincente idea di calcio quando sei circondato da campioni. È nelle difficoltà (o presunte tali) che devono emergere le qualità dei più bravi. Il palmares dice che Mourinho e Allegri sono tra i più bravi, ma il loro lavoro in questa stagione è deludente. Certo, entrambi provano a far leva sui risultati per respingere le critiche. Ma la loro valutazione è corretta o si tratta di una difesa d’ufficio? [...] La Roma è attualmente quarta grazie al -15 della Juve, ma ci si aspettava di più e l’eliminazione dalla Coppa Italia con la Cremonese (che Mou ha incredibilmente giustificato sottolineando di avere un organico corto) è una pagina nerissima che non si può certo ignorare. I risultati, poi, spesso dipendono dagli episodi: domenica ha vinto Mourinho, che si è preso pure gli applausi, ma avrebbe tranquillamente potuto vincere Allegri senza che il giudizio generale sulle due prestazioni cambiasse. La realtà è che non meritava di vincere nessuno, perché nessuno ci ha davvero provato.
E qui si torna al problema di partenza, ossia la visione del calcio che ormai caratterizza questi due allenatori. L’impressione è che si siano entrambi attorcigliati su idee antiquate e che, anche per rispondere alle critiche, arrivino addirittura a esasperarle. [...]
Mourinho è stato bravissimo a dare un’identità caratteriale alla Roma, ma ci sono partite come quella di Cremona in cui i giocatori sono mentalmente scarichi e allora manca un’idea di calcio per provare a vincere ugualmente. La Roma non gioca a pallone, trasforma ogni incontro in una guerra sporca e cattiva e cerca il guizzo decisivo con i calci piazzati e le prodezze di Dybala. Domenica faceva tenerezza la Joya alla vana ricerca di un pallone. I giallorossi hanno conquistato il successo in modo episodico e il tecnico l’ha sapientemente spacciata come una grande impresa. [...] La Roma, quindi, avrebbe potuto giocare in altro modo, coinvolgere uno spaesato Dybala, non rinunciare a una prima punta e senza per questo concedere spazio agli avversari. Ma ovviamente sono cose che non si improvvisano, che si studiano, si provano in allenamento, si applicano con convinzione. [...] Nella sua esperienza romana Mourinho ha l’enorme merito di aver compattato un ambiente depresso, di aver riempito costantemente lo stadio con la forza della sua personalità, di aver convinto i giocatori a seguirlo: cose che valgono anche più della Conference League. Ma ha anche la grande colpa di non aver mostrato alcun progresso sul piano tecnico. Se a giugno andasse via, la sua eredità sarebbe pesantissima per due motivi: nessuno riuscirebbe a reggere il confronto caratteriale con un tecnico così bravo a evitare alla squadra critiche e fischi anche dopo prove molto deludenti, e allo stesso modo qualunque nuovo allenatore dovrebbe partire da zero sul campo. La sfida dell’Olimpico, insomma, ha messo a confronto due tecnici che adesso sembrano preparare la gara prescindendo dal pallone. Un calcio decadente, speculativo, irrispettoso del talento. Non è stata una dimostrazione di solidità, ma di rinuncia. Di paura. Si può vincere anche così, certo. Ma è più facile che non accada.
(G. B. Olivero - Gazzetta.it)
[...] Cos’è successo, allora, a questi due tecnici? Non ci sfugge che adesso abbiano a disposizione organici meno forti che in passato. Ma è troppo facile proporre una convincente idea di calcio quando sei circondato da campioni. È nelle difficoltà (o presunte tali) che devono emergere le qualità dei più bravi. Il palmares dice che Mourinho e Allegri sono tra i più bravi, ma il loro lavoro in questa stagione è deludente. Certo, entrambi provano a far leva sui risultati per respingere le critiche. Ma la loro valutazione è corretta o si tratta di una difesa d’ufficio? [...] La Roma è attualmente quarta grazie al -15 della Juve, ma ci si aspettava di più e l’eliminazione dalla Coppa Italia con la Cremonese (che Mou ha incredibilmente giustificato sottolineando di avere un organico corto) è una pagina nerissima che non si può certo ignorare. I risultati, poi, spesso dipendono dagli episodi: domenica ha vinto Mourinho, che si è preso pure gli applausi, ma avrebbe tranquillamente potuto vincere Allegri senza che il giudizio generale sulle due prestazioni cambiasse. La realtà è che non meritava di vincere nessuno, perché nessuno ci ha davvero provato.
E qui si torna al problema di partenza, ossia la visione del calcio che ormai caratterizza questi due allenatori. L’impressione è che si siano entrambi attorcigliati su idee antiquate e che, anche per rispondere alle critiche, arrivino addirittura a esasperarle. [...]
Mourinho è stato bravissimo a dare un’identità caratteriale alla Roma, ma ci sono partite come quella di Cremona in cui i giocatori sono mentalmente scarichi e allora manca un’idea di calcio per provare a vincere ugualmente. La Roma non gioca a pallone, trasforma ogni incontro in una guerra sporca e cattiva e cerca il guizzo decisivo con i calci piazzati e le prodezze di Dybala. Domenica faceva tenerezza la Joya alla vana ricerca di un pallone. I giallorossi hanno conquistato il successo in modo episodico e il tecnico l’ha sapientemente spacciata come una grande impresa. [...] La Roma, quindi, avrebbe potuto giocare in altro modo, coinvolgere uno spaesato Dybala, non rinunciare a una prima punta e senza per questo concedere spazio agli avversari. Ma ovviamente sono cose che non si improvvisano, che si studiano, si provano in allenamento, si applicano con convinzione. [...] Nella sua esperienza romana Mourinho ha l’enorme merito di aver compattato un ambiente depresso, di aver riempito costantemente lo stadio con la forza della sua personalità, di aver convinto i giocatori a seguirlo: cose che valgono anche più della Conference League. Ma ha anche la grande colpa di non aver mostrato alcun progresso sul piano tecnico. Se a giugno andasse via, la sua eredità sarebbe pesantissima per due motivi: nessuno riuscirebbe a reggere il confronto caratteriale con un tecnico così bravo a evitare alla squadra critiche e fischi anche dopo prove molto deludenti, e allo stesso modo qualunque nuovo allenatore dovrebbe partire da zero sul campo. La sfida dell’Olimpico, insomma, ha messo a confronto due tecnici che adesso sembrano preparare la gara prescindendo dal pallone. Un calcio decadente, speculativo, irrispettoso del talento. Non è stata una dimostrazione di solidità, ma di rinuncia. Di paura. Si può vincere anche così, certo. Ma è più facile che non accada.
(G. B. Olivero - Gazzetta.it)
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