Originariamente Scritto da robybaggio10
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Tre gol di Dimarco, Dzeko e Lautaro al cugino imbruttito del Milan, la Supercoppa Italiana è dell’Inter che solleva il trofeo nel cielo di Riad, tra fuochi artificiali e nuvole di soldi che hanno portato il derby molto lontano da San Siro, sua sede naturale. Ma lo stadio milanese è in disgrazia e forse prossimo a essere raso al suolo, per cui spazio a queste avventure del calcio italiano in giro per il mondo a caccia del miglior offerente. Inzaghi solleva un altro trofeo di taglia medio piccola, tra Lazio e Inter si sta infatti specializzando in conquista di traguardi alternativi allo scudetto. Il suo voto all’esperienza nerazzurra è ben oltre la sufficienza, mentre l’immagine dell’Inter è sicuramente quella di Edin Dzeko, ferrovecchio rilucidato in viaggio verso i 37 anni: “Ma ne dimostro 22!”. A facilitare il compito dell’Inter un Milan irriconoscibile, solo parente lontano dei Campioni d’Italia dello scorso anno, ma la batosta non arriva del tutto a sorpresa: Pioli & C hanno attraversato dieci giorni davvero orribili…
Sfido chiunque a citare a memoria gli ultimi cinque vincitori della Supercoppa Italiana, ma tant’è oggi è bellissima e l’Inter di Inzaghi, Dimarco, Dzeko e Lautaro se la godono alla grande. Fenomeni per una sera, tra l’altro prendendo a schiaffi il povero Milan, o meglio il cugino irriconoscibile di quello campione d’Italia. Coppa sollevata in faccia ai rivali di una vita, la perfidia come sempre rende la vittoria ancor più esaltante.
Peccato che il pubblico di San Siro – stadio del resto con ferali problemi di apprezzamento presso i due club e che vogliono raderlo al suolo – un tale spettacolo non abbia potuto goderselo, e che la partita sia stata oggetto di pesante business commerciale con Arabia Saudita e Riad. E dunque invece che l’austero Meazza, tutti al King Fahd International Stadium, con le sue luci spettacolari e tutta la sua tecnologia. Ma la partita, alla fine, dico io, sempre quella è. Anche se il fuorigioco adesso lo stabilisce una macchina semiautomatica che si chiama SOAT.
Seguendo l’odore dei soldi e in particolare dei petrodollari, probabilmente per molti altri anni ancora la Supercoppa Italiana si giocherà in quel quadrante del globo, garantendo ai finalisti qualche milioncino in più invece che giocarla nel nostro spelacchiato giardino. In questo caso 7.5 milioni da dividere più o meno in due (meno un 10% alla Lega di Serie A), ma nel prossimo futuro magari addirittura 23-25, se il calcio italiano accettasse di trasformare la Supercoppa in una Final Four in stile spagnolo. Più baracconata si garantisce e più soldi si fanno. Anche se con ulteriore aggravamento del calendario, e stress dei calciatori globe trotter, ma di questo insomma chissenefrega: come dicono a Riad, dare pecunia vedere cammello.
Per la Supercoppa Italiana, ovviamente, non si fanno cortei sulle spider milanesi e bagni nelle fontane (a gennaio…), e ci si accontenta di questa primavera anticipata nerazzurra. Un timido risveglio in campionato, la qualificazione in Coppa Italia sia pure ai supplementari col Parma, questa bella Coppa che comunque starà bene in bacheca insieme agli altri 42 trofei vinti.
Edin Dzeko, in viaggio verso i 37 anni – “tra poco ne faccio 22” smentisce… – da ferrovecchio messo ai margini, si è trasformato nel leader e soprattutto nell’immagine dell’ Inter di oggi. Mentre Simone Inzaghi si conferma un bel collezionista di Coppe e Coppettuole. Contiamo 4 Supercoppe Italiane e 2 Coppe Italia, tutto equamente suddiviso tra Lazio e Inter.
Considerato che comunque scudetti e coppe europee non sono all’ordine del giorno non è male, e la sua gestione nerazzurra supera finora abbondantemente la sufficienza. Certo pensando a Conte, ci vorrebbe lo scudetto, ma non pare proprio aria. Per il resto la tanto bistrattata Inter è comunque presente a questo punto della stagione su tutti i tavoli dove si banchetta.
Una bella mano all’ Inter gliel’ha data, ovviamente, il cugino imbruttito del Milan. Completamente irriconoscibile rispetto ai campioni d’Italia di un anno fa. Leao, Theo Hernandez e compagnia assolutamente ininfluenti. La batosta, a dire il vero, non era completamente inattesa, essendo arrivata alla fine di dieci giorni horror: pareggio balordo con la Roma a San Siro, eliminazione dalla Coppa Italia da parte del Torino in 10, pareggio faticoso a Lecce, punti regalati al Napoli e -9 in classifica, schiaffi dall’ Inter in Supercoppa. Temo che Pioli in questo momento abbia perso bussola e giocatori.
Gli organizzatori arabi hanno impacchettato la Supercoppa all’Inter tra fuochi artificiali e fanfare in stile Mondiale. Dzeko, Handanovic & C, sono stati felicissimi di sollevarla al cielo. Il giovane Steven Zhang per ora glissa su possibilità di vendita dell’Inter a cifre iperboliche e sentenzia: “Fino a che ci sarò io il progetto è quello di vincere”. Dopo questa botta di vita, si dovrà tornare con i piedi per terra per cercare di allargare il bottino.
Sfido chiunque a citare a memoria gli ultimi cinque vincitori della Supercoppa Italiana, ma tant’è oggi è bellissima e l’Inter di Inzaghi, Dimarco, Dzeko e Lautaro se la godono alla grande. Fenomeni per una sera, tra l’altro prendendo a schiaffi il povero Milan, o meglio il cugino irriconoscibile di quello campione d’Italia. Coppa sollevata in...ma di noi
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Pioli su Milan-Inter in Supercoppa: «Un colpo durissimo»
L’allenatore del Milan dopo la sconfitta di Riad: «Non siamo stati all’altezza». E Kjaer chiede scusa ai tifosi. Inzaghi si gode la festa: «É stata la partita perfetta, sono un allenatore felice»
A mezzanotte in punto, la partita finisce e comincia la festa. Il ballo di Simone stavolta è una danza nel deserto, dentro a uno stadio che sembra una tenda beduina e che applaude giustamente un’Inter superiore dal primo all’ultimo minuto, contro un Milan che qui a Riad sembra non esserci arrivato mai, disperso fra le dune della sua crisi. Il derby d’Arabia premia il re di coppe, Inzaghi, lo specialista, l’uomo che le finali non le sbaglia quasi mai. Con quattro Supercoppe, la seconda consecutiva dopo quella strappata alla Juventus un anno fa, aggancia due miti: Fabio Capello e Marcello Lippi. Con due Coppe Italia, arriva a quota sei. Un maestro, appunto. Irrefrenabile la sua gioia al 90’, quando Maresca dice che è abbastanza. Finisce col presidente Steven Zhang che abbraccia tutti in mezzo al campo («Il futuro? C’è un progetto rivolto alla vittoria, le idee sono chiare») e con Dimarco che arringa i tifosi col megafono, mentre i milanisti sono già negli spogliatoi.
La gioia di Edin Dzeko, man of the match, 37 anni a marzo: «Nessuna rivincita per il derby perso a settembre, noi guardiamo sempre avanti». Applaudono i 51.357 arrivati al King Fahd, nella periferia di Riad, che alla fine si colora di nerazzurro, in un party assurdo di luci e di colori, da mille e una notte, anche se la verità è che lo show sul campo è durato poco, con la partita che è iniziata e finita praticamente subito. Si sono visti derby migliori, questo è certo. Ma chi vince ha sempre ragione e fa bene il tecnico interista a godersi il suo primo trofeo stagionale, senza dare ascolto a chi fa filosofia. Anche perché ieri la sua Inter ha dominato anche nel gioco. «É stata una partita perfetta, sono un allenatore felice. I ragazzi sono stati bravissimi, sempre lucidi e compatti. La rincorsa scudetto? Ora ci godiamo questo trofeo perché vincere così contro il Milan in una finalissima è bellissimo».
Ci teneva a tenersi la Supercoppa e ci è riuscito. Perché un titolo è sempre un titolo, ma soprattutto perché con il Napoli che corre a certe velocità in campionato il sogno della seconda stella somiglia sempre più a un miraggio. Un ragionamento che vale anche per il Milan, anzi ancora più per il Milan, che dal deserto torna con un pugno di sabbia. Svanita la Coppa Italia, svanita anche la Supercoppa, resta la sfida al Tottenham negli ottavi di Champions per provare a rendere meno amara un’annata che nei piani estivi portava con sé ben altre aspettative. «Dobbiamo chiedere scusa ai tifosi» dice Simon Kjaer. «È un duro colpo, una sconfitta che fa male, non siamo stati all’altezza della partita, ma avremo la forza di reagire. Non stiamo vivendo il momento migliore dal punto di vista mentale» ammette Stefano Pioli, uscito a testa bassa e con le mani in tasca, quasi impotente, rassegnato. Quattro partite senza vittorie: il suo Milan s’è perso. Da un punto di vista tecnico, ma anche motivazionale. Stavolta non sono servite nemmeno le parole d’incoraggiamento di Maldini, sceso negli spogliatoi all’intervallo per spronare i giocatori a una reazione, mai arrivata. La festa rimbomba nella notte araba, ma solo per l’Inter. Il Diavolo è in mezzo al deserto. Trovare la strada non sarà facile.
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Calhanoglu contro il Milan: «Felice di averli battuti, mi hanno mancato di rispetto. Li abbiamo mangiati»
Il centrocampista dell'Inter polemizza con la sua ex squadra, che aveva festeggiato lo scudetto con degli sfottò su di lui: «Il karma torna, io sto sempre zitto, ma oggi con tre gol li abbiamo mandati a casa»
Hakan Calhanoglu ha aspettato a lungo questo momento. Se tutta l'Inter è felice per la netta vittoria della Supercoppa Italiana ai danni del Milan, lui lo è di più. Evidentemente non aveva mai digerito gli sfottò che i suoi ex compagni del Milan (dove ha giocato dal 2017 al 2021) gli avevano riservato durante i festeggiamenti dello scudetto («Ha cambiato maglia per arrivare due volte secondo», o «Mandate un messaggio ad Hakan...», aveva detto, ad esempio, Ibrahimovic). «Questa vittoria è molto importante, per me ancora di più — le prime parole di Calhanoglu a Mediaset —. Sono molto contento grazie ai compagni e ai tifosi: abbiamo dimostrato tanto oggi, 3-0 non si può dire tanto».
E al giornalista che gli chiede se per lui è quindi una rivincita, il centrocampista turco non si tira indietro: «Io sono uno che sta sempre zitto, ma è stato pesante per me vedere cose che non mi aspettavo. Devono avere rispetto. E il karma torna, oggi tre gol e li abbiamo mandati a casa velocemente, li abbiamo mangiati, c'è poco da dire». Dichiarazioni che non aumenteranno la sua popolarità tra i rossoneri. Ma Hakan ormai è l'idolo degli interisti.
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Juventus, Agnelli lascia e attacca sulla Superlega. Ora il nuovo cda. Ferrero: «Un futuro all’altezza»
Il presidente della Juventus: «Oggi si chiude un capitolo della storia della Juve, un capitolo lungo quasi 13 anni, inizio da una pagina bianca. La Superlega? I regolatori non hanno voglia di affrontare i problemi». Lascia anche il cda di Exor e Stellantis
La Juve entra in una nuova epoca. È un passaggio storico nella storia del club bianconero: si chiude l’era di Andrea Agnelli che lascia, dopo quasi tredici anni, la presidenza della società. L’occasione è l’assemblea degli azionisti che nominerà il nuovo Consiglio di amministrazione e il suo successore, Gianluca Ferrero. «Non posso e non voglio nascondere l’emozione che mi anima, oggi si chiude un capitolo della storia della Juve, un capitolo lungo quasi 13 anni» rileva Agnelli nel discorso di apertura in cui annuncia che lascerà i Consigli di amministrazione delle società quotate in cui è presente, vale a dire Exor e Stellantis.
«La mia volontà è di voltare pagina e trovarmi con una pagina bianca da poter riaggredire e riaffrontare con entusiasmo e passione. È una decisione presa d’accordo con John Elkann, con cui ho un rapporto strettissimo, con Ajay Banga e con Carlos Tavares: faccio un passo indietro per avere libertà di pensiero. È una mia richiesta dopo un periodo così intenso». Agnelli resterà invece nel consiglio della Giovanni Agnelli & C. BV, la società di famiglia non quotata che controlla Exor. Nel suo intervento, Agnelli ha ripercorso la sua storia alla guida del club bianconero, ricordando che «i risultati sportivi sono motivo di grandissimo orgoglio», ha ringraziato uno ad uno tutti i dirigenti, i calciatori, gli allenatori e i dipendenti della società che negli anni si sono avvicendati e poi ha ribadito la sua visione del calcio del futuro.
«Se avessi voluto mantenere una posizione di privilegio, in Eca, nell’Esecutivo Uefa, e il ruolo di consigliere Figc, non avrei preso le decisioni assunte nell’aprile 2021». Il riferimento è il lancio del progetto Superlega. «Credo — aggiunge — che il calcio europeo abbia bisogno di riforme strutturali altrimenti si andrà incontro ad una inesorabile decrescita e la Premier League sarà sempre più dominante e attrarrà tutto il talento nella sua lega, marginalizzando le altre». Poi la frecciata a Uefa e Fifa: «I regolatori non hanno voglia di affrontare i problemi, mantenendo le loro posizioni di privilegio. L’auspicio è che la Corte di Giustizia europea, che è chiamata a pronunciarsi sulla libera concorrenza in Europa e sull’abuso di posizione dominante, riconosca lo sport come un’industria. Mi auguro che questa sentenza possa aprire ad una gestione diversa dello sport internazionale. Ci tengo a ringraziare il Real Madrid e il Barcellona che insieme alla Juve hanno avuto il coraggio di andare incontro alle sanzioni minacciata dall’Uefa».
Alle 11.40 va in scena il passaggio di consegne tra Agnelli e il suo successore, Gianluca Ferrero , cui regala una maglia bianconero con il numero 1 e si conclude l’assemblea dei soci. Poi il presidente uscente si rivolge al nuovo cda: «Avrete in me un grandissimo tifoso».
L’addio di Nedved
È giorno di addii multipli in casa bianconera. Lasciano anche l’ad Maurizio Arrivabene e il vicepresidente Pavel Nedved. «Il mio percorso qui è durato 20 anni, non mi è mai mancata la passione dal primo giorno di allenamento e fino ad oggi — le parole dell’ex campione ceco —. Sono diventato vicepresidente ed è stato un grande onore rappresentare questo club in campo e dietro una scrivania. Senza la passione non ce l’avrei mai fatta. Grazie a lei presidente Agnelli, grazie a te per la nostra amicizia anche fuori dal lavoro. So quanto ami la Juventus, quanto hai lavorato, quanti sacrifici hai fatto, quanto sei stato leader per tutti noi. È stato un onore stare al tuo fianco, grazie di tutto».
L’era Ferrero e Scanavino
Gianluca Ferrero ha tracciato le linee guida del suo mandato: «Ha assunto oggi l’incarico con grande emozione e con grandissimo orgoglio. Un primo pensiero va ai tifosi, che sono sempre stati la forza e il cuore di questa società. Ho avuto modo di parlare con loro e li ho trovati smarriti, dubbiosi, timorosi, preoccupati del futuro e qui voglio essere molto chiaro: quando ho assunto questo impegno, l’ho fatto con l’idea di dare il massimo per questa squadra. Assieme al nuovo cda e al nuovo amministratore delegato lavoreremo per costruire un futuro che sia all’altezza del suo passato, un passato glorioso di 125 anni che ha fatto di questa società una gloria del mondo sportivo e la più forte società italiana».
E ora le priorità: «Nei prossimi mesi ci aspettano delle sfide, per le quali noi riteniamo di avere esperienza, competenza, determinazione per difendere la Juve, in tutte le sedi competenti, penale, sportiva e civile. Lo faremo con determinazione, con rigore, anche con pacatezza e senza nessuna forma di arroganza. Abbiamo sempre rispettato e sempre rispetteremo coloro che sono chiamati a giudicarci ma vogliamo uguale rispetto per la nostra società, per poter discutere nelle sedi competenti quelle che sono state le motivazioni del nostro agire». Il nuovo amministratore delegato e direttore generale, Maurizio Scanavino, ha aggiunto:«Come ho detto incontrando la squadra, le ambizioni sportive, così come quelle aziendali, non cambiano. È nella storia della Juve, che coniuga successi sul campo, equilibrio finanziario e grande progettualità commerciale».
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Strappo di Zaniolo: Nicolò vuol essere ceduto subito. La Roma fa il prezzo: 40 milioni
Lo strappo di Zaniolo. Potrebbe essere una svolta, anche clamorosa, sebbene forse non inattesa. E nella telenovela infinita tra la Roma e Zaniolo la novità dell’ultima ora è che l’attaccante della Roma potrebbe salutare tutti presto. Anche molto presto, prima della fine di gennaio. [...] La Roma è entrata anche nell’ottica di idee di poter lasciare Nicolò subito. A quel punto farebbe cassa, liberandosi di un ingaggio pesante e sistemando i conti. La valutazione oscilla tra i 35 e i 40 milioni di euro. Su di lui l'interesse di West Ham, Tottenham, Borussia Dortmund e Leicester ma offerte a Trigoria ancora non ne sono arrivate.
(gasport)...ma di noi
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Kessie-Brozovic scambio saltato. Kessie ha parlato con l'allenatore e resta a Barcellona....ma di noi
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Originariamente Scritto da NaturalHardCore Visualizza MessaggioCederei Zaniolo anche io purtroppo sembrerebbe un giocatore molto fragile fisicamente
Con 40 milioni sistemi la squadra dove serve. Questo Zaniolo non è imprescindibile....ma di noi
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Deloitte, crollo Italia: Juve out dalla Top 10, solo tre dalla Serie A
Crolla l’Italia nell’edizione del 2023 della Football money League, pubblicata dallo Sports Business Group di Deloitte. Tra posizioni perse e club “assenti” rispetto al 2020/21, le società di Serie A fanno registrare dei passi indietro rispetto alla vecchia edizione del report, dominato dal Manchester City (e dai club della Premier League in generale).
Partendo dalle italiane presenti in classifica, la Juventus occupa attualmente l’11esima posizione con ricavi – secondo i conti di Deloitte – per poco più di 400 milioni di euro (433 milioni nel 2020/21). I bianconeri sono stati superati da Tottenham e Arsenal, che ora occupano rispettivamente il nono e il decimo posto.
Calano anche i ricavi per l’Inter, che passa dai quasi 331 milioni della stagione 2020/21 ai 308 milioni della stagione 2021/22. I nerazzurri rimangono però stabili in classifica, occupando la 14esima posizione. Chiude il Milan, unico club italiano in crescita sia in termini di ricavi – quasi 265 milioni contro i 216 del 2020/21 – e anche in termini di posizione in classifica: dal 19° al 16° posto.
Rispetto all’analisi sulla stagione 2020/21, la Serie A perde ben quattro rappresentanti nella Football Money League. Si passa infatti da sette a tre club su un totale di 30 analizzati. In particolare, escono dalla graduatoria altre società italiane quali: Roma, Atalanta, Napoli e Lazio. Nella passata stagione erano tutte presenti tra la 24esima e la 30esima posizione.
Se consideriamo la top 30, attualmente troviamo 16 club inglesi, che rappresentano l’80% di tutti i club della Premier League e che occupano più della metà della graduatoria. Il resto delle prime 30 squadre comprende cinque club della Liga, le tre della Serie A, altre tre della Bundesliga e uno della Ligue 1. Tutti questi partecipano alle competizioni UEFA per club nella stagione 2021/22.
Calcio e Finanza1(=) Manchester City 731 644,9 2 (=) Real Madrid 713,8 640,7 3 (+4) Liverpool 701,7 550,4 4 (+1) Manchester United 688,6 558 5 (+1) Paris Saint-Germain 654,2 556,2 6 (-3) Bayern Monaco 653,6 611,4 7 (-3) Barcellona 638,2 582,1 8 (=) Chelsea 568,3 493,1 9 (+1) Tottenham 523 406,2 10 (+1) Arsenal 433,5 366,5 11 (-2) Juventus 400,6 433,1 12 (+1) Atletico Madrid 393,9 332,8 13 (-1) Borussia Dortmund 356,9 337,6 14 (=) Inter 308,4 330,9 15 (+1) West Ham 301,2 221,5 16 (+3) Milan 264,9 216,3 17 (-2) Leicester 252,2 255,5 18 (nuovo) Leeds 223,4 190,4 19 (-1) Everton 213,7 218,1 20 (nuovo) Newcastle 212,3 170,1 ...ma di noi
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Solite cose venute prepotentemente fuori a gennaio.
Siamo questi.
Se l'anno scorso hai spremuto il 150 per cento, quest'anno, mi ripeterò, non è stata immessa (o immessa male) nuova linfa.
La flessione è fisiologica.
Il problema è che è arrivata troppo presto e non si sa quanto sarà durevole.
Sulla partita non c'è niente da dire.
Postilla: si può pure perderle tutte, ma un gol come il secondo è inconcepibile.
Come certi atteggiamenti, che non vedevo da tanto.
Voglio sperare sia scoramento, si ricordino comunque che nel bene o nel male la maglia che indossano è quella dell'ACM.
Specie in un derby.
Ma può essere un evento sporadico, me lo auguro.
Altrimenti potrebbe essere un segnale che questo momento negativo non sia solo tecnico, ma si stia radicando anche a livello psicologico.
Che è molto peggio.
Ma non voglio pensarci.
Sul Milan:
Davanti Giroud fa il suo, ma devi metterlo nelle condizioni di poterlo fare.
Non possiamo chiedere sempre a Leao di azzeccare la giocata per risolvere la partita.
Se ci gira, a centrocampo in mezzo può anche andare.
A destra c'è un buco grosso.
Da tifoso, quello che piu mi preoccupa al momento è la tenuta difensiva e la prestazione dei singoli del reparto.
L'anno scorso sono stati mattoni fondamentali.
Le ultime prestazioni di Kalulu e Tomori sono horror.
Involuzione netta di Theo.
Comunque i pianti servono a poco.
È il momento di fare il famoso quadrato e guardare alla prossima.
Guardarsi dietro.
Superfluo dire che mancare la qualificazione in CL sarebbe un bel fallimento
PS può essere anche una partita d'agosto.
Ma la mattina dopo un derby perso mi alzo sempre coi c.oglioni un pochetto girati.Last edited by Irrlicht; 19-01-2023, 10:12:56.Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
"Un acceso silenzio brucerà la campagna
come i falò la sera."
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Per il Milan diventa importante non perdere domenica con la Lazio, perchè si aprirebbe una crisi, non ci si potrebbe più nascondere dietro frasi di circostanza. Se perdi a Roma vieni risucchiato dal gruppo e il Napoli sarebbe davvero lontano.
Una vittoria farebbe invece tornare il sereno....ma di noi
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Originariamente Scritto da Irrlicht Visualizza MessaggioSolite cose venute prepotentemente fuori a gennaio.
Siamo questi.
Se l'anno scorso hai spremuto il 150 per cento, quest'anno, mi ripeterò, non è stata immessa (o immessa male) nuova linfa.
La flessione è fisiologica.
Il problema è che è arrivata troppo presto e non si sa quanto sarà durevole.
Sulla partita non c'è niente da dire.
Postilla: si può pure perderle tutte, ma un gol come il secondo è inconcepibile.
Come certi atteggiamenti, che non vedevo da tanto.
Voglio sperare sia scoramento, si ricordino comunque che nel bene o nel male la maglia che indossano è quella dell'ACM.
Specie in un derby.
Ma può essere un evento sporadico, me lo auguro.
Altrimenti potrebbe essere un segnale che questo momento negativo non sia solo tecnico, ma si stia radicando anche a livello psicologico.
Che è molto peggio.
Ma non voglio pensarci.
Sul Milan:
Davanti Giroud fa il suo, ma devi metterlo nelle condizioni di poterlo fare.
Non possiamo chiedere sempre a Leao di azzeccare la giocata per risolvere la partita.
Se ci gira, a centrocampo in mezzo può anche andare.
A destra c'è un buco grosso.
Da tifoso, quello che piu mi preoccupa al momento è la tenuta difensiva e la prestazione dei singoli del reparto.
L'anno scorso sono stati mattoni fondamentali.
Le ultime prestazioni di Kalulu e Tomori sono horror.
Involuzione netta di Theo.
Comunque i pianti servono a poco.
È il momento di fare il famoso quadrato e guardare alla prossima.
Guardarsi dietro.
Superfluo dire che mancare la qualificazione in CL sarebbe un bel fallimento
PS può essere anche una partita d'agosto.
Ma la mattina dopo un derby perso mi alzo sempre coi c.oglioni un pochetto girati.
Si potrebbe pure cambiare modulo ogni tanto eh...
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioPer il Milan diventa importante non perdere domenica con la Lazio, perchè si aprirebbe una crisi, non ci si potrebbe più nascondere dietro frasi di circostanza. Se perdi a Roma vieni risucchiato dal gruppo e il Napoli sarebbe davvero lontano.
Una vittoria farebbe invece tornare il sereno.
Inviato dal mio SM-A202F utilizzando TapatalkI SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioStrappo di Zaniolo: Nicolò vuol essere ceduto subito. La Roma fa il prezzo: 40 milioni
Lo strappo di Zaniolo. Potrebbe essere una svolta, anche clamorosa, sebbene forse non inattesa. E nella telenovela infinita tra la Roma e Zaniolo la novità dell’ultima ora è che l’attaccante della Roma potrebbe salutare tutti presto. Anche molto presto, prima della fine di gennaio. [...] La Roma è entrata anche nell’ottica di idee di poter lasciare Nicolò subito. A quel punto farebbe cassa, liberandosi di un ingaggio pesante e sistemando i conti. La valutazione oscilla tra i 35 e i 40 milioni di euro. Su di lui l'interesse di West Ham, Tottenham, Borussia Dortmund e Leicester ma offerte a Trigoria ancora non ne sono arrivate.
(gasport)
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