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Barcellona, le chat degli ex dirigenti: "Messi topo di fogna e nano ormonato"
Così viene definito l'argentino da Román Gómez Ponti, massimo responsabile dei servizi giuridici del club. Attacchi e insulti durante le trattative sulla riduzione degli ingaggi in occasione della pandemia
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Il centrocampista ceco firma nel primo tempo la rete che vale il passaggio del turno e la sfida contro i granata
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«nessun vincolo univa questi morti
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Se mai ce ne fosse ancora bisogno di conferma, si è capito che l’80% delle sorti della Roma è nei piedi e nelle invenzioni di Paolino Dybala, “il Messi de noantri”. Campione del Mondo, ma solo una comparsa nell’Argentina interamente occupata dal genio del più grande di tutti, ai Mondiali in Qatar più che segnare il suo rigore nella serie della finalissima contro la Francia non ha potuto fare. Viceversa nella Roma Dybala è sempre più influente e decisivo, si direbbe addirittura indispensabile: con lui la Roma vince, senza di lui la sofferenza nel gioco e nei risultati è ben più alta. E’ per questo che Mourinho se lo coccola non solo come campione, ma anche come amuleto. E anzi di Dybala ne vorrebbe molti di più…
Il campione del mondo Paulo Dybala non è Messi, ma per la Roma, oggi, è come se lo fosse. Se vuoi vincere la partita col Genoa e passare il turno di Coppa Italia non bastano gli altri, serve buttare dentro lui.
Arrivato acciaccato e dolorante ai Mondiali, Paolino si è distinto, più che per i minuti giocati in un paio di brevi spezzoni di partita, per aver azzeccato il suo rigore nella serie della finalissima contro la Francia. In una Nazionale in cui di Messi ce ne è già uno che basta e avanza, Dybala ha spazio solo come comparsa. Ma comunque il titolo di campione del mondo lo esibirà a buon diritto per tutta la carriera e addirittura tutta la vita.
Tutto il contrario per Dybala nella Roma, dove è arrivato l’estate scorsa alla fine di un estenuante tira e molla di mercato: la Juve che lo ha ripudiato, l’Inter che ci ha ripensato preferendo puntare tutto il suo jackpot su Lukaku, facendo in tempo anche a pentirsene amaramente, e alla fine le braccia aperte di Mourinho. Che adesso se lo coccola come il giocatore più influente e decisivo di tutta la truppa, ma un po’ anche come amuleto. Con Dybala la Roma vince, senza Dybala molto meno.
Certo il giocatore, indubbiamente uno dei pochissimi di grande qualità che si aggirano ormai nel calcio italiano, è da prendere così com’è. Abbastanza fragile fisicamente, anche psicologicamente ha bisogno di continuo sostegno, ma comunque oggi il simbolo di una Roma che vorrebbe crescere, e che per Mourinho ha ancora troppi pochi giocatori di questo livello. Di Zaniolo – che contro il Genoa in Coppa Italia si è beccato anche qualche fischio – nemmeno a parlarne, più scena che altro in questo momento. La differenza tra i due – Zaniolo e Dybala – si sta facendo sempre più evidente.
Dybala e la Roma oggi sono legati a doppio filo. La Roma è stata per Dybala un rifugio sicuro in un momento parecchio complicato per lui, i tifosi lo hanno subito innalzato a simbolo insieme a Mourinho, la squadra ne ha fatto il suo talismano. Con Dybala è una Roma, senza rimane parecchi gradini più sotto.
Il campione del mondo Paulo Dybala non è Messi, ma per la Roma, oggi, è come se lo fosse. Se vuoi vincere la partita col Genoa e passare il turno di Coppa Italia non bastano gli altri, serve buttare dentro lui. Arrivato acciaccato e dolorante ai Mondiali, Paolino si è distinto, più che per
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Il big match della 18esima giornata coincide con l’anticipo del venerdì. Il Napoli comanda con 44 punti e la Juventus insegue a 37 (a pari merito con il Milan). Fischio di inizio alle 20.45
Archiviata la tre giorni di Coppa Italia, torna il campionato con Napoli-Juventus, big match della 18° giornata di campionato. Da una parte gli azzurri di Luciano Spalletti, capaci di vincere 14 partite su 17 (due pareggi e una sconfitta il 4 gennaio a San Siro contro l’Inter, 1-0), capolista della A; dall’altra i bianconeri di Massimiliano Allegri, che arrivano da otto vittorie di fila e hanno la miglior difesa con soli sette gol subiti. Il Napoli comanda con 44 punti e la Juventus insegue a 37 (a pari merito con il Milan). Fischio di inizio alle 20.45: la partita sarà trasmessa su Dazn.
«Loro sono i favoriti, lo dice la classifica. Non è una sfida decisiva, ma molto importante per loro», le parole di Allegri che sposta la pressione sul Napoli, giocando con la psicologia. «Al Maradona le partite non terminano mai e dobbiamo essere sempre concentrati durante i 90’. Chiesa sta molto meglio e sono molto contento. Entrerà nel secondo tempo per fare la differenza? Non ho la palla di vetro». E ancora: «Affrontiamo una squadra ben organizzata, ben allenata. È una partita difficile. Ho grande stima di Spalletti, è talmente buffo e divertente che ogni tanto litighiamo come l’anno scorso. Io non sono un allenatore, faccio questo mestiere per sbaglio, dovevo fare un’altra roba. Luciano è molto, molto bravo. Che sfida sarà? È una partita del campionato. Noi arriviamo con dei buoni risultati, ma anche loro».
Da parte sua, Spalletti non ci sta: «Capisco che per Allegri sia conveniente camuffarsi da comprimari, ma per una Juventus sempre imbottita di campioni è impossibile nascondersi dal ruolo di favorita. Certi investimenti si ripagano solo giocando per lo scudetto o per la Champions. È inutile mettersi cappello e barba finta. Non c’è quarto posto che soddisfi la Juventus. Io buffo? Non lo so. Lui è il più bravo di tutti, lo dice il palmares, mi inchino al suo palmares di Allegri. Io non ho confronto con lui, faccio parte di un altro livello di allenatori. Lui mi sta sopra e ho da imparare da lui».
CorSera
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Napoli, Spalletti: "Juve favorita, inutile che Allegri si camuffi con cappello e barba finta. Io mi inchino al suo palmares"
Il tecnico degli azzurri alla vigilia del big match al Maradona. "Per una Juve sempre imbottita di campioni è impossibile nascondersi dal ruolo di favorita, certi investimenti si ripagano solo giocando per scudetto e vittoria Champions". Sulla violenza ultrà: "Chi usa il calcio per fare casino deve stare fuori"
Il tecnico degli azzurri alla vigilia del big match al Maradona. "Per una Juve sempre imbottita di campioni è impossibile nascondersi dal ruolo di …
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Allegri e Spalletti, prove di disgelo dopo la lite. Il tecnico della Juventus: "Luciano più bravo a insegnare calcio, io dovevo fare altro"
Sedici mesi fa lo scontro alla fine di un altro Napoli-Juventus. L'allenatore bianconero: "Questa partita conta più per loro. Affronteremo una squadra forte e ben organizzata"
Sedici mesi fa lo scontro alla fine di un altro Napoli-Juventus. L'allenatore bianconero: "Questa partita conta più per loro. Affronteremo una …
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NAPOLI 4-3-3
Meret
Di Lorenzo Rrahmani Kim Mario Rui
Anguissa Lobotka Zielinski
Politano Osimhen Kvaratskhelia
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JUVENTUS 3-5-1-1
Szczesny
Danilo Bremer Alex Sandro
McKennie Fagioli Locatelli Rabiot Kostic
Di Maria
Milik
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Milan, Pioli manda la squadra in ritiro dopo il ko col Torino (anche se per mezza giornata). Tutti i problemi dei rossoneri
Pioli prova a scuotere l’ambiente con la linea dura. Alla base l’incapacità delle seconde linee di sostituire i titolari, l’infermeria sempre piena, l’attacco tutto sulle spalle di Giroud e i rinnovi in sospeso
Mentre Juric con i suoi giocatori festeggia l’epico successo del Torino ottenuto in inferiorità numerica dal 70’, Stefano Pioli avvisa i suoi giocatori: «Stasera prendete le macchine e venite a Milanello. Così domani mattina ci svegliamo, lavoriamo insieme e guardiamo la partita». I giocatori, pur frastornati per la sconfitta casalinga e lo sfumare di un obiettivo stagionale, abbozzano. Anche se poi il ritiro forzato dura poco, visto che dopo il pranzo di oggi ai calciatori è stato concesso di tornare a casa.
Resta comunque il gesto simbolico. I successi del Diavolo lo scorso anno si erano costruiti senza la necessità di ritiri punitivi o spirituali, nemmeno dopo i risultati poco edificanti che in qualche circostanza c’erano stati. Eppure, di recente l’allenatore aveva già usato il pugno di ferro, come il 30 dicembre scorso dopo il 3-0 rifilato dal Psv Eindhoven in amichevole, ultima gara prima di ricominciare il campionato dopo la pausa per il Mondiale. In quella occasione fu tolto il giorno di riposo.
Il problema è che il tecnico, che evidentemente con questa decisione addossa le colpe del calo della squadra ai giocatori — nel nuovo anno, vittoria sofferta a Salerno, pari concesso alla Roma nel finale e mercoledì l’uscita dalla Coppa Italia — non ha ancora deciso se proseguire il ritiro anche questa sera fino alla partenza di domani per Lecce dove la squadra giocherà sabato alle 18. Se venisse confermata tale scelta i rossoneri — che dal Salento voleranno direttamente in Arabia Saudita — si ritroverebbero lontano da casa fino a giovedì prossimo, data fissata per il rientro da Riad, sede della Supercoppa con l’Inter. Un castigo davvero notevole.
Ma come è arrivato il Diavolo a complicarsi così la vita? Il problema maggiore sembra l’incapacità delle seconde linee a sostituire degnamente i titolari, quando hanno necessità di riposo. Non si può dire che la proprietà abbia lesinato sugli investimenti perché l’area tecnica ha avuto a disposizione 50 milioni per operare sul mercato. La nota stonata è che due terzi del budget se ne sono andati per acquistare Charles De Ketelaere, che contro i granata avrà anche mostrato timidi segnali di miglioramento, ma di certo è lontano anni luce dal rendimento atteso. Spaesato, in soggezione davanti a San Siro, poco inserito nei movimenti di squadra.
Gli altri innesti sono stati più che deludenti. Adli, chi l’ha visto? Dest fa rimpiangere Calabria quando schierato. Vranckx ha offerto alla Roma il fallo che ha portato alla punizione del 2-2. Thiaw sta imparando dagli altri difensori con gradualità e calma, molta calma, e su Origi occorre stendere un velo pietoso. Arrivato da svincolato, percepisce uno stipendio da 4 milioni. Ha segnato solo un gol, al Monza, ed è stato frenato dagli infortuni. Circostanza che conduce al secondo problema. L’infermeria di Milanello è spesso piena, tra infortuni traumatici, come la spalla operata di Ballo Tourè e tormentati rallentamenti post operatori causati dall’età dei giocatori (Ibrahimovic, Kjaer e Florenzi).
Poi c’è il caso Maignan, la cui ferita tarda a cicatrizzarsi (colpa del lavoro che ha svolto con il medico della nazionale quando è stato in Francia?), oltre ai vari Krunic e Rebic. Come si nota, la penuria di giocatori a disposizione di Pioli si registra soprattutto nel reparto offensivo, terzo problema del Milan. Giroud, anni 36, è l’unico attaccante su cui fare affidamento considerando l’indisponibilità di tutti gli altri e l’attesa messianica del ritorno di Ibrahimovic, fissato per il 14 febbraio, giorno in cui il Milan affronterà il Tottenham. Ma quanta responsabilità si può addossare allo svedese 41enne che rientra dopo mesi di inattività? Sarà subito in grado di tornare in campo e offrire un contributo costante e di livello secondo gli abituali standard? Speriamo. Resta il fatto che l’area tecnica è dell’idea di non acquistare nessuno a gennaio, non si capisce se per dirottare le eventuali risorse sulle sofferte trattative di rinnovo o per non smentire il mercato estivo.
E qui tocchiamo l’ultima questione che rende complessa la stagione del Diavolo. Se per il prolungamento del contratto di Bennacer si sono diradate le nubi all’orizzonte — nel pomeriggio è prevista la firma —,su Leao manca l’ultimo step. Il giocatore intende restare a Milano dove si sente benvoluto, ha bisogno di giocare con la testa libera senza essere assillato dal pensiero del futuro e dalla maxi multa da devolvere allo Sporting. I colloqui fra Maldini e Massara con il suo avvocato Ted Dimvula proseguono e le parole spese dal direttore tecnico nel pre-partita con il Torino lasciano ben sperare su un esito positivo della vicenda. Con il Torino però ha deluso anche Leao quando è entrato in campo nella ripresa, ciondolante, svogliato. Ha deluso come tutti i titolari che via via sono stati spediti in campo da Pioli che pur si era ripromesso di tenere a riposo. E quindi, tutti in ritiro.
CorSera
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Messi-Barcellona e gli insulti nelle chat degli ex dirigenti: «Topo di fogna»
Le conversazioni, che coinvolgono anche l’ex presidente Bartomeu, sono state intercettate dalla Polizia catalana negli ultimi mesi dell’argentino in maglia blaugrana
Le lacrime di Lionel Messi nel giorno della conferenza stampa in cui annunciò l’addio al Barcellona dopo una vita in blaugrana commossero il mondo. C’erano tutti i suoi compagni quel giorno e c’era la dirigenza del Barcellona al gran completo. Era la fine di un epoca (nei due anni successivi Messi si è preso, dopo un’iniziale fatica, il Psg, ma soprattutto ha vinto il Mondiale con l’Argentina) e sembrava che si trattasse soltanto di una tappa di una favola. Una favola, che, però, nasconde retroscena a tinte fosche. Perché dietro le lacrime per l’addio della bandiera del Barcellona, ci sono attacchi e insulti durissimi alle spalle del 10 argentino da parte degli ex dirigenti del club catalano.
È quanto emerge da alcune deprecabili conversazioni intercettate dalla polizia catalana nell’ambito delle indagini sul Barçagate (l’inchiesta sulla gestione del club negli ultimi anni di presidenza Bartomeu) e pubblicate dal quotidiano catalano Sport. Risalgono all’inizio del 2021, quando il campione del mondo argentino stava concludendo l’ultima stagione in maglia blaugrana. Messi viene etichettato come «topo di fogna», «nano ormonale» e viene accusato di aver instaurato una dittatura interna alla società per quanto riguarda le politiche dei trasferimenti e dei rinnovi. Protagonisti delle chat su WhatsApp sono l’ex presidente Josep Maria Bartomeu (nemico giurato del 7 volte Pallone d’Oro), l’ex amministratore delegato Oscar Grau, il direttore finanziario Pancho Schroder e altri manager di primo piano.
Il più «diretto» di tutti è Roman Gomez Ponti, allora capo dei servizi legali del Barça, dai cui dispositivi elettronici derivano le intercettazioni della polizia iberica. Gli scambi di opinioni sul gruppo, nella ricostruzione di Sport, si incendiano in maniera particolare nel giorno in cui il quotidiano El Mundo pubblica i dettagli del contratto di Messi. È il gennaio del 2021 e l’era Bartomeu si è già chiusa da qualche mese: «Barto, davvero, non puoi essere così gentile con questo topo di fogna — le parole di Ponti all’ex presidente —. La società gli ha dato tutto e lui si è dedicato a instaurare una dittatura di acquisti, trasferimenti, rinnovi, sponsor... solo per lui». L’ex capo dei servizi legali blaugrana, poi, aggiunge che Messi nel 2020 avrebbe fatto pressioni affinché non venissero ridotti il suo ingaggio e quello dell’amico Suarez: «Quando le cose vanno male (il riferimento è all’anno dello scoppio della pandemia, ndr) ti arriva il mitico messaggio: “Presidente, abbassi gli stipendi degli altri, ma non tocchi Luis e me”. Speriamo che marcisca tra l’indifferenza della gente, che è la cosa peggiore che gli possa capitare».
CorSera
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Questa messaggio attribuito a Messi in cui chiede di abbassare gli stipendi agli altri ma non al suo e a quello di Suarez" se fosse vero sarebbe proprio da infame.
Penultima di andata. Uscire dal San Paolo con un pari sarebbe il risultato ideale ed è quello che per me ha in testa Allegri, perchè resteresti a -7, un distacco che non chiuderebbe i giochi, mancando poi ancora 20 partite e lo scontro diretto a Torino.
Se invece dovesse vincere il Napoli, considerando che Milan ed Inter invece di accorciare si fanno prendere punti a giornate alterne, il Napoli si vedrebbe spalancata la gigantesca chance di vincere il campionato, potendo contare su distacchi importanti verso le tre maggiori inseguitrici e gli scontri diretti con Milan ed Inter a Napoli.
E' quindi una partita-svolta a seconda del risultato che maturerà.
Guardando alla formazione noto che non c'è Chiesa. E' chiara la volontà di tenersi il solito cambio per la partita in corso. Si parte con una sola punta nel segno di un primo tempo dove più che farlo si cercherà di non prenderlo il goal. Un piano sul filo del rasoio, perchè se poi vai sotto ti si smonta il piano sul nascere. Partita thrilling.
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Questa messaggio attribuito a Messi in cui chiede di abbassare gli stipendi agli altri ma non al suo e a quello di Suarez" se fosse vero sarebbe proprio da infame.
Credo che sia vero perchè lo citano senza sapere di essere intercettati, cioè in una conversazione privata tra dirigenti, dunque come fatto noto tra di loro.
Interessante anche la parte dove in pratica Messi viene descritto come uno che decideva o metteva becco pure sui trasferimenti, gli acquisti, i rinnovi.
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Di Maria
Milik
Quindi rispetto alla settimana scorsa tornerebbe Bremer al posto di Rugani, nel centrocampo Fagioli al posto di Miretti e davanti Milik al posto di Kean sperando che Di Maria riesca a giocare tutta la partita. Con l'assenza di Vlahovic e Bonucci direi che al momento non possiamo schierare di meglio, con la speranza che Chiesa spacchi la partita entrando nel secondo tempo e considerando che Paredes troverà la condizione migliore a giugno immagino.
Quindi rispetto alla settimana scorsa tornerebbe Bremer al posto di Rugani, nel centrocampo Fagioli al posto di Miretti e davanti Milik al posto di Kean sperando che Di Maria riesca a giocare tutta la partita. Con l'assenza di Vlahovic e Bonucci direi che al momento non possiamo schierare di meglio, con la speranza che Chiesa spacchi la partita entrando nel secondo tempo e considerando che Paredes troverà la condizione migliore a giugno immagino.
La squadra è questa. Inutile ormai sperare in un apporto dei Pogba per dire. Io non ci conto. Pure su Vlahovic stanno iniziando a cascarmi le braccia.
La squadra è questa e credo che Allegri stia applicando l'unico gioco e le uniche scelte possibili. Trovo risibili e fuori dal mondo le critiche sul gioco e le solite solfe.
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