Juventus, la crisi non è sparita, ma almeno si prende una pausa. Vlahovic determinatissimo e stufo di fare da parafulmine di tutte le critiche sulla squadra, segna il gol che vale la vittoria nel derby col Torino. E Allegri allontana almeno un po’ la furia delle critiche, la fiducia che gli ha dato Agnelli per ora regge.
Una Juve in versione ridotta e Allegri il fatalista
Andrà avanti così per parecchio. La crisi della Juventus non ha un netto, preciso, punto di svolta in positivo. E’ piuttosto una lenta, faticosa, incerta risalita dal basso. Non sappiamo nemmeno se sia realmente iniziata. Allo psicodramma di Monza, seguì una vittoria col Bologna, che in realtà non significava nulla. Insomma c’è ancora nessuna certezza per il futuro.
La vittoria nel derby col Torino non è una ripartenza, è forse una tappa. Il Torino le ha tenuto testa a lungo e già questo ci dice come noi si ragioni ormai su schemi, categorie e graduatorie sorpassate. La Juventus si sta riconvertendo sulla difesa a tre, Bonucci non è più il senatore dal posto fisso, si va cercando una Juve da battaglia, che si tolga dalla testa qualsiasi peso e angoscia. Non parliamo poi del gioco, di cui ad Allegri non poteva fregare di meno neanche ai tempi migliori.
Vlahovic cerca di responsabilizzarsi ed ergersi a leader e infatti si agita sempre di più prima e dopo il gol che vale i tre punti più preziosi. Quelli arrivati dopo lo sprofondo col Maccabi e il lavacro della “vergogna” operato urbi et orbi in diretta tv da Andrea Agnelli. Allegri, salvato miracolosamente il posto, ha perso quasi tutta la sua baldanza di battutista per apparire in versione assai più fatalista. “Dispiace per questo periodo passato, a volte ci sono delle situazioni che vanno al di sopra di quello che possiamo fare. Dalla Salernitana in poi, non è un alibi, le cose si incastrano al contrario”. Cioè la spiegazione è: va così, che ci vuoi fare?
Niente più ritiro intanto a evitare drammi e mugugni, la Juventus comincia ad adattarsi alla sua versione minore e ridotta. Così che ognuno non abbia più a farsi strane, megalomani idee.
Una Juve in versione ridotta e Allegri il fatalista
Andrà avanti così per parecchio. La crisi della Juventus non ha un netto, preciso, punto di svolta in positivo. E’ piuttosto una lenta, faticosa, incerta risalita dal basso. Non sappiamo nemmeno se sia realmente iniziata. Allo psicodramma di Monza, seguì una vittoria col Bologna, che in realtà non significava nulla. Insomma c’è ancora nessuna certezza per il futuro.
La vittoria nel derby col Torino non è una ripartenza, è forse una tappa. Il Torino le ha tenuto testa a lungo e già questo ci dice come noi si ragioni ormai su schemi, categorie e graduatorie sorpassate. La Juventus si sta riconvertendo sulla difesa a tre, Bonucci non è più il senatore dal posto fisso, si va cercando una Juve da battaglia, che si tolga dalla testa qualsiasi peso e angoscia. Non parliamo poi del gioco, di cui ad Allegri non poteva fregare di meno neanche ai tempi migliori.
Vlahovic cerca di responsabilizzarsi ed ergersi a leader e infatti si agita sempre di più prima e dopo il gol che vale i tre punti più preziosi. Quelli arrivati dopo lo sprofondo col Maccabi e il lavacro della “vergogna” operato urbi et orbi in diretta tv da Andrea Agnelli. Allegri, salvato miracolosamente il posto, ha perso quasi tutta la sua baldanza di battutista per apparire in versione assai più fatalista. “Dispiace per questo periodo passato, a volte ci sono delle situazioni che vanno al di sopra di quello che possiamo fare. Dalla Salernitana in poi, non è un alibi, le cose si incastrano al contrario”. Cioè la spiegazione è: va così, che ci vuoi fare?
Niente più ritiro intanto a evitare drammi e mugugni, la Juventus comincia ad adattarsi alla sua versione minore e ridotta. Così che ognuno non abbia più a farsi strane, megalomani idee.
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