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Silvestro il calcio è questo.
Quante volte avete vinto lo scorso campionato grazie ai miracoli di Maignan?
Ieri sera le paratone le ha fatte Meret.
Poi parlando di portieri c'è pure Radu da ringraziare.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
[emoji845] Italia, Immobile: "Volevo lasciare, poi ho parlato con Mancini"
[emoji3591] https://bit.ly/3LGm0N3
[emoji634] Il centravanti della Lazio: "Il ct mi ha fatto cambiare idea. Noi veterani possiamo ancora dare tanto"
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Fame, entusiasmo e talento: i segreti del primato del Napoli
Alla prima sosta la squadra di Spalletti arriva da capolista, sia pure alla pari con l'Atalanta. Kvaratskhelia - travolgente anche al Mezza contro il Milan - uomo simbolo. Intorno a lui sta sbocciando un gruppo omogeneo e compatto
Cinque vittorie consecutive tra campionato e Champions League, che sono valse al Napoli il momentaneo e meritato primo posto in classifica in entrambe le competizioni. La doppia trasferta ravvicinata a Ibrox e San Siro era un esame di laurea e la squadra di Luciano Spalletti l'ha superato a pieni voti: imponendosi con relativa facilità in Scozia contro i Rangers e con molte più difficoltà in casa dei campioni d'Italia del Milan, facendo tra l'altro bottino pieno nonostante l'assenza pesante per infortunio di Victor Osimhen. Gli azzurri hanno saputo fare a meno del bomber nigeriano e alla ribalta sono saliti proprio i suoi sostituti: Giacomo Raspadori e Giovanni Simeone, autori di due gol a testa nelle ultime quattro partite. L'argentino ha deciso la sfida al vertice con i rossoneri e dato continuità alla partenza a razzo dei nuovi acquisti estivi, che hanno realizzato finora esattamente la metà delle 22 reti complessive della loro squadra. È la prova più concreta dell'ottimo lavoro svolto nei mesi scorsi dalla società di Aurelio De Laurentiis, che sta trasformando in un trampolino di lancio la rivoluzione compiuta sul mercato.
Simeone riserva di lusso
Il nuovo Napoli ha infatti già spazzato via i rimpianti per gli addii di Koulibaly, Insigne, Mertens, Ospina e Fabian. A San Siro c'erano al seguito oltre 5 mila tifosi e l'entusiasmo che circonda la squadra ha spinto il club a riaprire a grande richiesta perfino la campagna abbonamenti. Agli exploit iniziali di Kim e soprattutto di Kvaratskhelia, la vera sorpresa di questo inizio di stagione, si sono aggiunti strada facendo quelli di Raspadori e Simeone, che hanno deciso con un gol a testa nel finale le ultime due partite di campionato contro Spezia e Milan. Il centravanti argentino aveva segnato 17 gol (senza rigori) nel torneo scorso con la maglia del Verona e sta diventando riduttivo definirlo una riserva, sia pure di lusso. Spalletti sa di avere molte frecce nel suo attacco e sta lavorando per migliorare le rotazioni anche in difesa e a centrocampo, con Olivera, Ostigard e soprattutto Ndombele che ancora non hanno espresso il loro vero potenziale.
Ancora imbattuto
Il Napoli non è lassù per caso e dà l'idea di avere ancora margini di crescita nel gioco, mentre i risultati (6 vittorie e 2 pareggi nelle prime 6 gare ufficiali della stagione) sono già da grande squadra. Non hanno pesato nemmeno gli impegni ravvicinati in Champions contro Liverpool e Rangers, da cui gli azzurri sono anzi usciti a punteggio pieno e con tanta autostima in più, che si è rivelata decisiva nella sfida ad alta quota con il Milan. Il gruppo di Spalletti ha saputo infatti tenere botta nelle fasi di maggiore difficoltà, aggrappandosi al magic moment dei nuovi acquisti e pure all'esperienza dei superstiti della vecchia guardia: Lobotka, Anguissa, Politano e il capitano Di Lorenzo, bravo a raccogliere il testimone di Insigne.
Kvaratskhelia travolgente
È un Napoli senza primedonne, ma affamato e pieno di entusiasmo, oltre che di talento. Kvaratskhelia è l'uomo simbolo della squadra, travolgente anche nella notte di San Siro. Intorno a lui sta sbocciando però un gruppo omogeneo e compatto, in cui tutti hanno la chance per salire alla ribalta: dal ritrovato portiere Meret al giovane Zerbin, convocati entrambi da Mancini nella Nazionale più azzurra (ben 5 rappresentanti, sommando Di Lorenzo, Politano e Raspadori) della storia. Sulla Serie A soffia il vento della rivoluzione e Spalletti approda alla prima sosta della stagione da capolista, sia pure alla pari con l'Atalanta. Nemmeno la squalifica dell'allenatore è pesata contro il Milan. Superare gli ostacoli sta diventando la specialità della casa.
Alla prima sosta la squadra di Spalletti arriva da capolista, sia pure alla pari con l'Atalanta. Kvaratskhelia - travolgente anche al Mezza contro il Milan…
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Juventus e Inter, in crisi lo stesso modello: giocatori cari, Allegri e Inzaghi sfiduciati
Tante analogie (e qualche differenza) nelle crisi delle due grandi: il punto in comune è la distanza tra tecnico e squadra. Allegri e Inzaghi sembrano due tecnici antiquati. Le società preferiscono l'usato sicuro a scelte coraggiose sul mercato
Una crisi di coppia epocale, con tante analogie e qualche differenza. Perché l’Inter ha quasi tutti i titolari (Lukaku dovrebbe esserci con la Roma l’1 ottobre) ma ha perso con Lazio, Milan e l’indiavolata Udinese. La Juve ha un’infermeria trafficatissima, però i punti li ha lasciati per strada con Samp, Salernitana e Monza, oltre a Roma e Fiorentina. Difficile dire chi stia peggio, anche se quella bianconera è l’onda lunga di una crisi iniziata due anni fa con la pandemia e con Sarri (bravissimo a raggiungere comunque lo scudetto), mentre quella interista per tanti versi è inaspettata.
Il punto in comune più preoccupante è la distanza e la freddezza fra tecnico e squadra. I calciatori esprimono le loro preferenze con le gambe, tirando il freno, dando qualcosa in meno invece che qualcosa in più, anche inconsciamente. Non per dispetto, ma forse perché la proposta di gioco dei due allenatori, il loro carisma, la loro capacità di trasmettere idee che migliorano il gruppo e i singoli, sembra essere venuta meno. Allegri e Inzaghi all’improvviso hanno l’aria di due tecnici antiquati, prigionieri delle loro convinzioni rituali, quelle che in passato hanno molto spesso funzionato e non si vede perché non debbano funzionare ancora. I giocatori hanno le loro responsabilità, ma sono sempre più potenti, piccole aziende che collaborano con altre, senza una visione d’insieme: darwinianamente, si può pensare che non è l’allenatore più forte o più intelligente a sopravvivere, ma quello che si adatta meglio al cambiamento.
E così le due società, per accontentare i tecnici (e due popoli molto esigenti e sensibili alla grandeur) hanno perseguito due modelli simili, pur tra mille differenze: l’usato sicuro, da Lukaku a Di Maria, da Pogba a Mkhitaryan, sembra venire prima delle scelte coraggiose, quelle che Milan e Napoli hanno fatto con convinzione e non da oggi, dimostrando capacità di aggiornarsi e di rischiare, anche dietro alla scrivania. Questa domenica in settembre non sarebbe pesata così se si fosse vista qualche traccia di futuro in Juve e Inter. E il rischio che tra un mese, con il Mondiale che incombe, la situazione non sia migliorata, è concreto.
CorSera
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Milan, è la difesa che è in crisi: prende più di 1 gol a partita, l'anno scorso erano 0,81%
Pioli non fa drammi dopo il ko con il Napoli: «Se giochi così non puoi perdere: abbiamo fatto solo un gol, troppo poco per quello che abbiamo creato»
Niente drammi, niente panico. Rialziamo subito la testa, il senso delle parole che Stefano Pioli ha rivolto a caldo ai suoi nell’abbacchiato spogliatoio di San Siro dopo il ko col Napoli. La prima sconfitta dopo la super striscia di 22 risultati utili consecutivi è stata una botta, inutile girarci intorno, soprattutto per come è arrivata e perché è costata la vetta della classifica, ma è proprio dalla prestazione che occorre ripartire, per evitare pericolosi contraccolpi mentali. «Non sono soddisfatto e non lo devono essere nemmeno i giocatori — ha detto in tv domenica sera il tecnico —. Se giochi così non puoi perdere: abbiamo fatto solo un gol, troppo poco per quello che abbiamo creato».
Tutto vero: la differenza l’hanno fatta i dettagli, nel senso che il Napoli ha sfruttato le sue (poche) occasioni, mentre il Milan ha sprecato le sue. Le due traverse, le parate di Meret, l’imprecisione.
Ma nel mirino c’è soprattutto la difesa, diventata d’un tratto fragile, la copia sbiadita di quella che nella stagione scorsa è stata la migliore del torneo e ha contribuito in maniera decisiva allo scudetto. Già 8 le reti subite in 7 partite, quando in tutta l’annata scorsa furono 31. Decimo reparto del torneo: c’è una crepa nel muro rossonero. Troppe le reti evitabili, come quella di Simeone, lasciato libero di colpire. In particolare difficoltà c’è Tomori, che sta giocando nettamente sotto ai suoi standard abituali. E anche l’esperto Kjaer sembra ancora un po’ indietro di condizione, dopo il lungo infortunio al crociato. I meccanismi difensivi vanno regolati. E alla svelta, anche.
La sosta sarà d’aiuto, in vista dell’ottobre rosso che prevede un tour de force di 8 partite in 30 giorni, anche se in realtà Milanello si svuoterà: ben 15 i convocati nelle varie Nazionali. Fra loro non c’è Theo Hernandez, rientrato subito dalla Francia per un problema all’adduttore che però non dovrebbe essere nulla di grave. Verrà valutato in questi giorni, ma filtra un certo ottimismo.
La sfortunata partita col Napoli ha lasciato il segno: problemi muscolari anche per Calabria e Tonali: il primo ha solo un affaticamento, il secondo invece per ora resta a Coverciano con la Nazionale. La lista degli infortunati comprende anche Origi e Rebic, che però dovrebbero rientrare per la trasferta del primo ottobre a Empoli, dove il Milan non potrà fallire l’obiettivo dei tre punti se non vuole perdere terreno dalle prime.
«Torneremo più forti di prima» assicura Leao via social. La sua assenza per squalifica è stata pagata a carissimo prezzo. E ha confermato una volta di più, anche se non c’era bisogno, che il Milan deve fare di tutto per convincerlo a restare: Rafa è l’uomo in più del Diavolo.
CorSera
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Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Atalanta e Udinese, miglior difesa e miglior attacco: possono durare così in alto in classifica?
Prima (con il Napoli) e terza dopo 7 giornate nonostante un calciomercato senza grandi colpi. Gasperini era stato polemico, Sottil è un esordiente. Perché funzionano?
Ancora più sorprendente, però, è vedere che i 17 punti dell’Atalanta si basano soprattutto sulla migliore difesa del torneo (solo 3 gol subiti e nessuno nelle quattro trasferte fin qui giocate) e che i 16 dell’Udinese sono frutto del miglior attacco con 15 gol (a pari merito con il Napoli).
Contro la Roma, in una partita portata a casa anche con un po’ di fortuna, Gasperini si è affidato a Sportiello che ha sostituito alla grande Musso, destinato a una lunga assenza dopo lo scontro-harakiri con Demiral — ieri è stato sottoposto ad intervento di riduzione e contenzione con placche e viti per la frattura scomposta del complesso orbitario/mascellare di destra — . Sottil, invece, ha messo insieme una vera cooperativa del gol: 9 marcatori diversi (4 Beto, 2 Samardzic e Udogie, uno Becao, Pereyra, Masina, Lovric, Arslan e Bijol, più un autogol di Skriniar). E pensare che Gerard Deulofeu — 13 gol nello scorso campionato — è ancora a secco anche se ha servito 5 assist. È il primatista in campionato, insieme al laziale Sergej Milinkovic-Savic, ma il terzo in graduatoria è un altro friulano, Roberto Pereyra (4). Il segnale più chiaro che l’Udinese gioca di squadra e non è un insieme di individualità. Sembra quasi che Gasperini e Sottil si siano scambiati i punti di forza che dovevano essere dell’altra squadra. La domanda di tutti è: possono durare così in alto in classifica? Difficilissimo. Però dicevano lo stesso del Leicester di Ranieri. Per l’Atalanta sarebbe comunque un grandissimo risultato entrare nelle prime quattro e ritornare in Champions League. E un’impresa eccezionale per l’Udinese sarebbe un piazzamento nelle prime otto.
Sarà un campionato unico. La pausa per il Mondiale tra novembre e dicembre — quasi due mesi pieni — è un enorme punto interrogativo. Quanti giocatori di Atalanta e Udinese saranno impegnati in Qatar? E quanto conta il vantaggio di giocare solo una partita a settimana, non avendo le Coppe europee? Non sarà un campionato per vecchi. Gasperini e Sottil — da Scalvini a Udogie, da Hojlund a Samardzic — sono messi bene.
CorSera
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Napoli primo in classifica: le mosse di Spalletti per riportarlo in alto
Dal Milan (sei mesi fa a marzo) al Milan di domenica: il Napoli è tornata in vetta dopo aver preso anche i rossoneri a modello per il controllo dei costi. Il colpo Kvaratskhelia, i cambi di gioco dell'allenatore
Giovane, tenace e concreto. Assistito anche da un pizzico di buona sorte. Ecco il Napoli, nuovo volto di una squadra che sei mesi fa (a marzo) perdeva contro il Milan allo stadio Maradona, si staccava dalla vetta della classifica e oggi riprende la ribalta (e la testa del campionato) battendo più o meno lo stesso Milan (con un De Ketelaere in più) a San Siro. Sacrosanta è la regola che vittorie e sconfitte vanno contestualizzate (era la 25ª giornata a marzo, domenica appena la 7ª), ma il dato significativo (non certo dirimente in prospettiva scudetto) oggi è un altro: la squadra di Pioli non perdeva in campionato da gennaio. Spalletti può prendere il merito di aver vinto un game. Per il resto, davanti c’è tempo. «Ci stiamo attrezzando» dice in cuor suo.
Koulibaly sostituito
Nulla è per caso: l’allenatore ha rivoluzionato il suo mondo partenopeo, trasformando le necessità in virtù. Voleva incatenarsi per trattenere Koulibaly, salvo poi assecondare le ambizioni del suo giocatore preferito («dovrebbero essere tutti come lui») e puntare sul coreano Kim; non avrebbe scommesso un euro sulla capacità (più mentale che tecnica) rigenerativa di Meret, portiere protagonista a San Siro e non solo. Gli ha messo e tolto la valigia tra le mani, senza mai nascondergli che fino all’ultimo giorno di mercato avrebbe aspettato il 37enne Navas dal Psg.
Meret da partente a protagonista
Il portiere è stato fermo, lucido. Presente. Luciano da Certaldo ha avuto il coraggio di gestire con naturalezza la fine di un ciclo e l’addio di giocatori che a Napoli hanno scritto la storia, come Mertens, Insigne e Ospina e ricreare entusiasmo. Come? Scegliendo sostituti motivati, al posto di chi era, sì forte, ma anche saturo. Il nuovo capitano si chiama Di Lorenzo, viene dalla gavetta della C. Leadership silenziosa e fattiva.
Talenti poco noti
Da marzo a giugno il Napoli ha ceduto alla forza del Milan, osservandolo, provando a prenderne le sembianze. Per necessità economiche, anche. Bravo il d.s. Giuntoli a scovare talenti come Kvaratskhelia, il georgiano sondato dalla Juve e poi snobbato; come il coreano Kim che Spalletti non ha mai definito sostituto di Koulibaly ma uomo che, per ruolo, ne prende il posto.
Nuovo modulo
Virtuoso, l’allenatore, che ha gestito il nuovo corso con un modulo diverso (per esaltare le qualità di Zielinski), occupando lo spazio di attacco con e senza Osimhen: il nigeriano non può giocarle tutte, e tra infortuni e Covid si è fermato più volte. Ne ha voluti due in sua assenza: Raspadori e Simeone, uguali e contrari. Così diversi da dividersi nelle ultime 4 gare tra campionato e Champions 4 gol, due a testa. Uno entra, l’altro esce. E senza musi lunghi. Il Napoli ha imparato a divertirsi, vince con la qualità attesa di chi c’era (Lobotka, Anguissa e Politano), col talento di un georgiano (pagato 10 milioni) dal nome poco glamour.
CorSera
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Che i numeri decontestualizzati non significano niente. La Juve ha un monte stipendi di 157 milioni ma è il club più ricco d'Italia, ne fattura 433 ed è nono al mondo: https://www.calcioefinanza.it/2022/0...y-league-2022/ secondo l'ultima Deloitte.
Fattura il doppio del Milan, può ben permettersi quel monte stipendi, un terzo del suo fatturato, in teoria ci siamo. Nel calcio non bisogna essere virtuosi ma vincenti.
L'anomalia dunque è avere il più alto fatturato tra i club italiani, e il più alto monte stipendi, e fare pena, avere una rosa con troppi strapagati bidoni, non stare vincendo una mazza, offrire uno spettacolo indecoroso.
L'altra anomalia (anzi nel rapporto percentuale tra incassi ed uscite è la principale anomalia) è una Roma che ha un monte stipendi che è la metà del suo fatturato, quindi percentualmente dovrebbe stare al primo posto di quella classifica (non arriva ad incassare 200 milioni e ne spende oltre 100 per gli stipendi) per avere dei risultati ancora peggiori di quelli della Juve, da 4 anni finendo sotto al quarto posto, non qualificandosi nemmeno in champions.
Lo straordinario è il Milan che con due spicci ha vinto il campionato...ma adesso viene il bello perchè, come detto parecchie volte, ora che la rosa è vincente i giocatori busseranno a cassa, Leao sarà il primo, e il monte stipendi salirà...ma finchè si vince si paga volentieri...è quando non si vince che i soldi in uscita pesano, che tutto viene spulciato, indagato, messo sotto accusa, compresi i denari degli stipendi.
Si chiude col Napoli: incredibile lavoro di Giuntoli che pure lì avendo un occhio alla "sostenibilità", ha comprato tanti giocatori interessanti, sostituito pezzi da 90 come Koulibaly, Insigne, Mertens, liberandosi di stipendi pesanti e - ad oggi - non pagando pegno alcuno...però vedremo a maggio per conclusioni più centrate.
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Nulla di sconvolgente in rapporto al fatturato, anzi pensa che la Juve ne spendeva 100 di più solo 3 anni fa...
È sconvolgente in base ai risultati però.
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Originariamente Scritto da Sean
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Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
L'analisi reale va fatta sul rapporto ricavi-uscite per stipendi:
La Juve fattura 433 milioni e ne paga 158 in stipendi: 36% del fatturato
Inter: fattura 330, spende 127= 38%
Milan: fattura 216, spende 79= 36%
Napoli: fattura 174, spende 79= 45%
Roma: fattura 190, spende 101= 53%
Quello è il reale rapporto entrate-uscite, e quella realmente fuori parametro è la Roma...quindi la Juve è in linea col Milan e l'Inter (esce per gli stipendi un terzo del fatturato)...e dunque la domanda vera è a chi si stanno dando i soldi e quanto rendono coloro che stai pagando, cioè se la spesa è giustificata dai risultati.
...ma di noi
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