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L'Inter in crisi nera ha 2 punti meno del Mazembe...super favorito per lo scudetto. La Juve a rischio retrocessione e' 4 punti sotto ai mazembisti...che praticano "il miglior calcio d'Africa" (cit.)
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Nessuno dava il Milan come superfavorita
Al massimo come una delle favorite
Juve, Inter e Milan non perdevano tutte e 3 nella stessa giornata dal 2015. La volta precedente fu nel '94.
Alla Rai (Domenica Sportiva) hanno detto che sono passati 67 anni, ossia il 13/02/1955, dove il Milan Inter e Juventus perdettero una gara di campionato nello stesso giorno.
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Attenzione: clamoroso al Cibali, pardon al Brianteo! La Juventus si sta disfacendo a vista d’occhio, la sconfitta di Monza (alla sua prima vittoria in Serie A) sancisce definitivamente la sentenza di condanna per il povero Max Allegri. Non si possono invocare ad alibi le illustri assenze dei bianconeri, se poi si perde malamente addirittura contro l’ultima in classifica. E’ vero, Di Maria si è fatto stupidamente espellere, ma questo ci dice ancor di più che la squadra non ci sta con la testa. L’esonero di Allegri costerà una cinquantina di milioni ed è un clamoroso schiaffo soprattutto alla scelta sbagliata di Andrea Agnelli che lo rivolle a tutti i costi, ma il “prezzo” ci conferma ancor di più che la Juve e Allegri sono stati insieme fino a ora solo per denaro e interesse. Purtroppo non c’è altra soluzione – checché ne dica l’improvvido Arrivabene – c’è solo da capire come andare oltre questa storia mai veramente nata
Addio Max, è stato bello ma non funziona: alla Juve serve un piano salvezza e Allegri ormai ne ha perso il comando
E’ quasi inutile fare i processi o tentare ancora di capire perché la Juventus, il più importante club oggi del calcio italiano, sia arrivata a questo punto. C’è arrivata. Si sono già riempiti migliaia di gigabyte di internet, giornate intere di trasmissioni tv, fiumi di parole su radio e giornali per dire come e perché. Per raccontare il come e il perché, dando la parola all’imputato, il Corriere della Sera ha dedicato quasi due pagine, in cui l’allenatore ci ha raccontato a Mario Sconcerti la sua versione giustificatoria dello sprofondo bianconero. Dal gioco, all’idiosincrasia agli schemi, alle assenze di Pogba, Chiesa e via dicendo. Tutte chiacchiere al vento, se in rapida successione uno vede che la Juventus non ha battuto la Salernitana poi sconfitta in casa anche dal Lecce, ha perso col Benfica su cui doveva fare la corsa per la qualificazione in Champions League, ha perso addirittura a Monza, e qui siamo addirittura senza commento.
La Juventus ha bisogno di un piano salvezza immediato. Che il prezzo lo debba pagare Massimiliano Allegri mi sembra quasi scontato, inevitabile. Non sono un mangia allenatori, li difendo fino alla fine – e qui mi sembra che alla fine ci siamo arrivati -, di Allegri ho persino particolare stima perché è uno che non si è impancato a fare lo scienziato del calcio. Ma nel calcio vige la regola dell’ “aiutati che Dio t’aiuta”, e qui Allegri non sta veramente facendo nulla per cavarsela. Il responsabile tecnico della squadra è lui, è lui che questa squadra ha generato insieme ai dirigenti, è lui che la sta guidando pericolosamente sempre più giù nell’abisso di una stagione che doveva essere tutta in senso contrario. Una stagione di riscatto e rinascita. Insomma non è da oggi che le cose vanno male.
Che poi le colpe siano anche di altri – vogliamo parlare del presidente Agnelli che Allegri ha rivoluto a forza un anno e mezzo fa e vogliamo parlare l’ad Maurizio Arrivabene, improbabile uomo di calcio, che le strategie del club sul mercato ha condotto? – non si discute. E’ sicuro che ci siano moltissimi altri colpevoli intorno ad Allegri, dalla società alla squadra stessa. A cominciare da Arrivabene, uomo di improvvide scelte e infelici uscite come quella di affermare, proprio pochi minuti prima del match di Monza, che “cambiare tecnico sarebbe una follia, ha un programma quadriennale da portare a termine” per finire allo stesso Di Maria che si è fatto stupidamente espellere dando il suo notevole contributo a uno dei più clamorosi patatrac della recente storia della Juventus. Diciamo dal ritorno in Serie A dopo Calciopoli a oggi. Il 18 settembre 2022 sarà una data che passerà alla storia: la prima vittoria del Monza in Serie A, ultimo in classifica, coincide col più clamoroso tonfo del club bianconero. Si pensava che il fondo fosse stato già raggiunto e invece la Juventus ha davvero cominciato a scavare.
Lasciamo stare le questioni e i dibattiti sul non gioco che si trascina dietro da sempre, anche quando vinceva gli scudetti a ripetizione, Max Allegri aveva molto cercato nelle grandi assenze la giustificazione dell’involuzione della Juventus. Ma se perdi in casa col Benfica e soprattutto se perdi col Monza neopromosso in Serie A che finora non ne aveva azzeccata una e che era stato costretto in settimana a esonerare l’allenatore, è evidente che anche l’ultimo alibi è clamorosamente crollato. Allegri ha perso il controllo della squadra da un punto di vista strettamente tecnico, ma soprattutto la Juventus di Bonucci, Vlahovic, Paredes, Di Maria etc sembra proprio giocare con la paura e l’ansia addosso. La palla brucia tra i piedi, nessuno ha il coraggio di prendere la squadra per mano.
Lo stesso fatto che si dica che l’esonero costerebbe alla Juventus una cinquantina di milioni – all’interno di un bilancio già fortemente provato e sotto stress – a causa della dispendiostà del contratto firmato dal presidente quando ha voluto il ritorno del vecchio allenatore, non fa altro che inasprire il problema. Ci stiamo convincendo tutti che Allegri resti alla guida della Juventus soltanto per motivi di bilancio, mandando in secondo piano tutto il resto. E cioè la necessità della Juve di far onore alla storia e al suo ruolo nel calcio italiano ed europeo. Senza contare che una Juve che fallisce gli obiettivi sia in campionato che in Champions League, ci rimette assai di più di quella cinquantina di milioni di euro.
Un’altra soluzione sarebbe quella delle dimissioni di Max Allegri, ma qui non mi addentro nemmeno nel concetto. Tutti gli allenatori si ritengono innocenti e le squadre perdono sempre per colpa non loro. Il che è anche in parte vero, ma la realtà è che nessuno butta volentieri così tanti milioni dalla finestra. Tutti quindi ci diranno, “non per soldi ma per principio!”. Gli allenatori stanno lì apposta a prendersi la gloria quando si vince, e quando le cose vanno male a scontare il peccato. E’ il calcio bellezza.
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sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Scusate, ma l’Inter non era la squadra più forte del campionato e non doveva essere la favorita per lo scudetto? E invece no, è ufficiale anche l’Inter è in crisi e pure Simone Inzaghi se la passa malissimo. Nerazzurri suonati pesantemente dall’Udinese di Sottil che è la grande sorpresa del momento, ha vinto 5 partite consecutive ed è ai vertici della Serie A. L’Inter è già alla terza sconfitta in campionato su sette giornate (Lazio, Milan e Udinese), è un colabrodo in difesa, ha perso Lukaku che doveva essere l’asso della stagione e soprattutto Inzaghi sta facendo preoccupantemente il fenomeno: stavolta alla mezzora ha sostituito Mkhtaryan e Bastoni perché ammoniti. Mah, valli a capire certi strateghi…
L’Inter è stata solo un flirt estivo e lo stratega Inzaghi lo vuol sempre fare strano…
Anche l’Inter ci sta benissimo nel campionato degli psicodrammi. Per uno di quegli innamoramenti estivi, sempre molto passionali ma anche tremendamente fragili, a un certo punto ci sentivamo tutti ammirati dalle gesta di Beppe Marotta, gran cavaliere del calciomercato. Un supermanager in grado di moltiplicare pane e pesci, mentre il capo lo pungola e chiede di fare cassa. Ah ce l’avesse ancora la Juventus, al posto di quel capatosta di Arrivabene!
E Lukaku – “sono sempre stato dell’Inter”, “sono sempre stato del Chelsea”, “no, no, confermo: sono sempre stato dell’Inter”… – ritornato a Milano dopo pochi mesi, nemmeno fosse un appartamento di lusso pignorato al Chelsea, e poi rapidamente eclissato; e Mkhtaryan, e Asllani e Acerbi, e Skriniar tirato fuori dal tritacarne delle plusvalenze richieste a tutti i costi da Zhang padre e figlio; e per lungo tempo addirittura le mani su Dybala. Per poi non farne più nulla, ma insomma un fantastico castello tecnico-finanziario di carte una appoggiata all’altra. La squadra perfetta, che vince facendo soldi. Tutto bellissimo, finché il campionato si gioca così, sui giornali sportivi e fra le chiacchiere da ombrellone.
Ma appunto era l’estate e ora a pochi giorni dall’ingresso in autunno, il sogno dell’ Inter si è già appassito come un geranio raggelato dalle piogge. Poca roba in Champions League dove c’è da fare i conti con Bayern Monaco e Barcellona – butta male anche lì – schiaffi pesanti in campionato da Lazio, Milan e ora perfino l’Udinese, la sorpresa del campionato. La classifica non è poi nemmeno così compromessa, ma insomma c’è davvero la sensazione di una squadra che sta andando all’indietro invece che avanti. Con grande stupore generale, non inferiore forse al pasticciaccio brutto della Juventus. Inzaghi guarda preoccupato la sua difesa che viaggia a livelli da zona retrocessione, i vari Brozovic, Barella etc che non capisci mai se sono fenomeni o mezzi bidoni, un attacco di grandi nomi (Lukaku, Lautaro, Dzeko etc) che però troppo spesso fanno cilecca.
Sembra proprio che Simone Inzaghi non ci si raccapezzi più, il fronte degli scettici e dei nostalgici di Conte diventa sempre più largo. In più lui, tecnico di quelli ipercerebrali e che pensano pure troppo, si mette anche a fare il fenomeno, lo vuole fare strano: a Udine alla mezzora del primo tempo, sull’ 1-1, solo perché ammoniti tira fuori Mkhtaryan e Bastoni, giocandosi subito due sostituzioni. Col risultato che i tifosi sbigottiscono e i giocatori s’arrabbiano, Bastoni in particolare scardina la panchina a pedate, a dirci che i nervi nel gruppo sono molto tesi e pronti a spezzarsi, e l’Inter dopo esser andata in vantaggio ed essere stata meritatamente ripresa dall’Udinese, non ne azzecca più una, cede tutto il campo all’avversaria, e perde pesantemente. Tre sconfitte e ogni volta tre gol incassati.
“Ho cambiato due giocatori perché non volevo rischiare di rimanere in dieci nel momento più delicato e difficile della partita – si giustifica lo stratega Inzaghi – Il feeling con la squadra è lo stesso dell’anno scorso. Siamo l’Inter, non va bene, non ci possiamo accontentare. Bisogna fare di più”. Beh, in fin dei conti non c’è poi tutta questa diversità di vedute, sono le stesse cose che dicono più o meno quelli che volentieri lo caccerebbero via.
SERIE A 2022-2023 Giornata N. 7 Venerdì 16 settembre 2022 Salernitana - Lecce 1-2 (43' Ceesay L, 55' Gonzalez aut. S, 83' Strefezza L) Sabato 17 settembre 2022 Bologna - Empoli 0-1 (75' Bandinelli E) Spezia - Sampdoria 2-1 (11' Sabiri Sa, 12' Murillo aut. Sp, 72' Nzola Sp) Torino - Sassuolo 0-1 (90'+3' Alvarez
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Mentre tante grandi vanno a sbattere al comando ci vanno l’Atalanta e il Napoli. Gasperini fa saltare i nervi a Mourinho (che insulta l’arbitro, finendo espulso) e con un tiro fa fuori la Roma. Il Napoli fa il colpo a San Siro contro il Milan con Simeone. Pioli si assegna la palma virtuale di Milan migliore in campo, Spalletti si porta a casa il primo posto di un Napoli guidato col telefonino dalla tribuna. Potrebbe essere anche un’idea per il futuro…
Gasperini in maglia rosa e i dialoghi di Mourinho con l’arbitro
Se alcune big vanno clamorosamente a sbattere, l’Atalanta ne approfitta occupando, per ora provvisoriamente, quel trono che si pensava dovesse andare ad altri. E’ un’Atalanta da “corto muso”, parlando col vocabolario di Allegri, che non produce il gioco veloce e dominante degli scorsi anni, ma insomma è sicuramente l’embrione di una nuova squadra, rigenerata dalla nuova società, tuttavia ancora guidata dalla sapienza e le intuizione di Percassi, e Gasperini, che sta trovando nuovi stimoli in questa prolungata avventura bergamasca. Siamo al fatidico settimo anno. “Non guardiamo la classifica, ma la maglia rosa è sempre bello indossarla. Non vinceremo il Giro, ma la porteremo più a lungo possibile”. Di questa Atalanta di “corto muso” ha fatto le spese la Roma, che ha persino giocato meglio e tirato assai di più in porta dell’Atalanta stessa. Ma non era serata.
l’infortunio in fase di riscaldamento di Dybala, ormai il protagonista principale nella Roma, era stato sicuramente un brutto segnale per Mourinho. Che infatti ha sbroccato quando ha litigato a più riprese con l’arbitro, chiedendo rigore per Zaniolo, e facendo a Chiffi considerazioni poco galanti sul mestiere della madre. Un classico di Mou, perfettamente calato nella sua parte.
Pioli rifiuta la palma del bel gioco, Spalletti al telefono porta il Napoli al comando Giovanni Pablo Simeone, il nome come quello del Papa, ha sciolto il sangue del Napoli a San Siro. Arrivato come semplice rincalzo di un attacco – il migliore della Serie A – che lo vede partire dietro Osimhen, Raspadori e Politano, ha messo dentro il gol che vale la vittoria sul Milan e soprattutto che consente al Napoli di stare al comando della Serie A insieme all’ Atalanta. Al Milan resta l’imbarazzante palma, assegnata dai riverenti commentatori tv, della vittoria virtuale e della sconfitta immeritata, che per fortuna lo stesso Pioli rifiuta. Ma solo a metà. “No, non sono soddisfatto. Quando una squadra gioca così bene non deve perdere”. Io sinceramente tutta questa superiorità del Milan non l’ho vista e non mi sembra che il Napoli abbia vinto per puro caso. Insomma è una vittoria cui va dato il giusto merito.
Mettiamo da parte i discorsi ormai consunti sul Napoli rivoluzionato e stravolto da De Laurentiis che si ritrova lassù con un georgiano e un coreano (Kvaratskhelia e Kim), sembra una barzelletta, scovati sul mercato. Ormai è un dato assodato e scontato. Il Napoli comincia ad accumulare in campionato e in Champions League vittorie pesanti e importanti. Il Milan arriva dopo il Liverpool e il Rangers Glasgow, ha battuto i campioni d’Italia aiutandosi anche un po’ con la fortuna e le parate di Meret ma questo fa perfettamente parte del gioco.
Si tratta ora di tenere botta ed evitare le eclissi degli scorsi anni, anche e soprattutto quello passato. Come spesso gli capita, Luciano Spalletti alla caccia di una grande vittoria in Italia, potrebbe essere alla stagione di svolta della sua carriera. Guidare la squadra per telefono dalla tribuna, come gli è successo a San Siro, evitando inutili escandescenze, potrebbe effettivamente essere un’idea.
SERIE A 2022-2023 Giornata N. 7 Venerdì 16 settembre 2022 Salernitana - Lecce 1-2 (43' Ceesay L, 55' Gonzalez aut. S, 83' Strefezza L) Sabato 17 settembre 2022 Bologna - Empoli 0-1 (75' Bandinelli E) Spezia - Sampdoria 2-1 (11' Sabiri Sa, 12' Murillo aut. Sp, 72' Nzola Sp) Torino - Sassuolo 0-1 (90'+3' Alvarez
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Napoli, vittoria che vale doppio. La Juve sembra l'armata Brancaleone
di Massimo Mauro
Vincere al Meazza, e contro un grande Milan, è un risultato eccezionale per il Napoli. Quella di Spalletti è una squadra che non molla mai nulla: Meret è bravissimo tra i pali, Mario Rui, Kim, Simeone, in generale tutta gente che gioca a testa alta, le accelerazioni fantastiche di Kvaratskhelia. Dall’altra parte una squadra che ha prodotto un sacco di palle gol senza però concretizzare. Penso che questo campionato sarà sempre punto a punto fino alla fine, non vedo una squadra che stacca le altre. Però Napoli e Milan stanno dimostrando al momento di avere qualcosa in più, perché non va dimenticato che a entrambe mancava il giocatore più forte. L’Atalanta fa compagnia agli azzurri in testa, ma l’impianto di gioco non è più solido, non dà l’affidabilità di 2-3 anni fa: Gasperini sta facendo i miracoli, la difesa è poco battuta però va detto che la Roma ha sbagliato sei gol.
Dallo spettacolo passo alla desolazione. La Juventus che ha perso a Monza mi è sembrata un’armata Brancaleone. Non ho visto una reazione, e la sensazione che i giocatori si trincerino dietro qualsiasi alibi, a partire dagli assenti. Di Maria ad esempio è stato vergognoso nella sua prestazione, ben prima di farsi espellere. Kostic non ha fatto un cross, nessuno ha provato un uno contro uno. Sull’unica azione propositiva, di McKennie, è arrivato il cross per Kean che di testa ha tirato sul portiere. Ma è stata una sola occasione in tutta la partita. Sulla Juve si può dire tutto e il contrario di tutto. Anche io mi sono in situazioni del genere, se ne esce se tutti fanno quello che sanno fare. Di Maria ad esempio deve dribblare, andare sul fondo e crossare per Vlahovic, il quale a sua volta deve imparare a giocare con i compagni. Allegri deve trovare la quadratura difensiva: penso sarebbe il caso di non togliere Bonucci e fare la difesa a tre con lui, Bremer e un altro.
La sconfitta della Juve non si può paragonare comunque a quella dell’Inter. I nerazzurri hanno prodotto parecchie occasioni da rete ed hanno perso da una Udinese fortissima fisicamente ed alla quale è girato tutto bene. E poi c’è questa moda di sostituire i giocatori ammoniti. Nel Milan Dest è entrato al posto di Calabria ma non ne ha imbroccata una, anzi ha causato il rigore che ha sbloccato la partita.
...ma di noi
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L'analisi di Sconcerti: Inter-Inzaghi, serve una guida più sicura. Juventus assente, Milan bello, Napoli primo
Il Milan avrebbe meritato il pari, anche se c'è confusione in difesa, ma il Napoli non ha rubato niente, ormai è una squadra pronta per il primo posto
di Mario Sconcerti
I cinque cambi stanno modificando profondamente il calcio. Ormai un’ammonizione significa una sostituzione auto-imposta. Una partita preparata diventa un happening quando i tecnici hanno fretta di impaurirsi. Pioli ha fatto così con Calabria e Kjaer e ha preso un rigore con Dest, un esordiente su Kvaratskhelia. Ma il tetto lo ha raggiunto Inzaghi a Udine. Cambiare due giocatori dopo mezzora è un record secolare, dà un pessimo messaggio alla squadra perché le conferma la fragilità intrinseca e spinge ogni giocatore a un freno fisico che non può esistere dopo 30 minuti. È un riassunto forse lapidario, ma reale dei problemi di un’Inter che in trasferta non sa stare in campo ed è guidata con un’elettricità confusa, senza riscontri sul campo.
In questo momento l’Inter fuori non ha un gioco, non contrasta né ha un regista che la faccia ragionare. Brozovic è sfinito. Questa fragilità rende inopportuna anche la difesa, a Udine sommersa dall’onda lunga dei centrocampisti avversari. Il risultato è una non squadra, una crisi reale che ha bisogno di una guida molto più sicura perché la squadra si è persa.
La Juve è inguardabile, assente, incapace di far gruppo. Inallenabile, come direbbe Sarri, l’ultimo a vincere, che però aveva altri giocatori. Se confrontiamo la sua Juve con quella di oggi il risultato è debolissimo: solo De Sciglio resiste e pochi sanno se sia un vantaggio. Nella sua stagione la Juve esordì con lui, Bonucci, Chiellini e Alex Sandro; poi Khedira, Pjanic e Matuidi; in attacco Douglas Costa, Higuain e Ronaldo. In panchina Danilo, Dybala, Rabiot e Bernardeschi. Oggi in mezzo al campo c’erano McKennie, Paredes e Miretti. In panchina Soulè, Barbieri, Fagioli, Iling e Barrenechea. In tre anni sono state fatte scelte pessime.
Il Milan meritava il pareggio, ma il Napoli non ha rubato niente. È stato un Milan a tratti bello, più spesso stretto nella trequarti del Napoli. Kvaratskhelia ha costretto Kjaer e Calabria a due gialli, poi si è preso il rigore. C’è un po’ di confusione nella difesa del Milan, sono meno presenti Kalulu e Tomori, Simeone ha fatto un gran gol, ma ha avuto il tempo di piazzarsi. De Ketelaere è stato in partita, non l’ha cambiata. Il migliore è stato Giroud, nel Napoli la forza d’insieme. Una squadra matura, pronta, in confidenza con il 1° posto. Non cambia molto, il Milan c’è, il Napoli e l’Atalanta un po’ di più. L’Udinese ha segnato 9 reti con i centrocampisti. L’Atalanta sei, l’Inter tre, la Juve nessuna. È questa la differenza?
CorSera
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Inzaghi dopo la sconfitta dell’Inter a Udine: «Io il responsabile»
L’allenatore dell’Inter spiega la sconfitta con l’Udinese e i due cambi di Bastoni e Mkhitaryan dopo mezz’ora: «Erano ammoniti e l’Udinese vinceva tutti i duelli»
«Abbiamo concesso in sette gare le sconfitte dell’anno scorso in trenta partite». «Il responsabile sono io: è una sconfitta che fa male, dobbiamo meditare molto». «La reazione di Bastoni dopo il cambio è assolutamente comprensibile». «Cambieremo qualcosa perché manca la giusta copertura. Fermo restando che siamo gli stessi dell’anno scorso, che hanno fatto otto partite a reti inviolate». «I cambi dopo mezzora? Erano ammoniti e l’Udinese vinceva tutti i duelli».
A ricostruire i frammenti di Simone Inzaghi dopo l’ennesima batosta a Udine non è chiaro se l’allenatore dell’Inter sia calmo e lucido o sia ancora sotto choc. Qualcosa insomma non quadra, anche perché in 35 giorni non appena il livello delle avversarie si è alzato l’Inter ha faticato o ha fatto brutte figure, proprio come gruppo, come squadra che non sembra più esserlo fino in fondo.
Un filo conduttore è quello della presunzione, perché anche contro il Milan (e pure a Lecce) l’Inter era andata in vantaggio e poi si era fermata. Ma chi si ferma, è perduto. E così mentre capitan Handanovic, uno dei meno peggio, rispolvera i classici («Poche chiacchiere e lavorare»), Inzaghi sostiene di avere la fiducia dello spogliatoio: «Non ci sono strascichi della stagione scorsa, se poi perdi tre partite su sette ci sono domande da farsi, noi continuiamo a lavorare. Io sono il primo responsabile e devo fare meglio».
Dopo la sosta l’Inter sarà subito nella mischia contro la Roma di Mourinho e il Barcellona di Xavi, due sfide a San Siro da vincere: «Speriamo per prima cosa che non ci siano problemi per i nazionali» chiosa Inzaghi, che almeno ritrova Lukaku.
Ma il primo passo è ritrovare la squadra.
CorSera
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Uno sconvolgente, ma anche divertente, inizio di campionato dove ogni certezza va saltando, assieme ai fegati di milioni e milioni di tifosi, e dove ci si trova senza quasi punti di riferimento.
Sulla Juve c'è poco o nulla ormai da aggiungere a quanto si è detto e scritto in questi giorni e anche stamane. Alla crisi della Juve si aggiunge invece quella dell'Inter, anche se di natura e ordine differenti, ma ci troviamo di fronte ad una crisi: 3 sconfitte in 7 partite, 11 goal subiti in 7 partite e il girone di champions che, se non vinci col Barcellona, si compromette.
La difesa è quella dell'anno scorso, Skriniar, tra squilli di tromba, non è stato venduto: e allora perchè il reparto incassa tutti quei goal? E Inzaghi perchè si trasforma in piccolo chimico e ne cambia 2 a 30 minuti del primo tempo?
Lo scorso anno, pur conservando ancora la benzina immessa da Conte, ha fatto perdere lo scudetto all'Inter: è chiaramente rimasta una punta di acido e di shock nella squadra, e sta vendendo fuori, perchè quest'anno la benzina di Conte non c'è e Inzaghi, essendo il Conte dei poveri, si trova nel marasma e non ci si raccapezza.
Pure Mourinho, che la butta al solito in caciara con l'arbitro, così almeno al rientro non siederà in panchina proprio contro l'Inter, ne ha già perse 2 su 7. La Roma ha giocato meglio dell'Atalanta si legge ma l'Atalanta ha segnato e la Roma no. E' una squadra non in crisi conclamata ma che sta su quel crinale: se perderà a Milano verranno fuori gli eritemi.
I complimenti vanno a Spalletti e Gasperini, che dopo la campagna acquisti sono riusciti, nel tempo della preparazione esitiva, a dare una impronta chiara alle loro squadre, in specie Spalletti.
Il Napoli e Spalletti lo meriterebbero uno scudetto ma la pausa dei mondiali sarà lunga e uscire fuori dal triangolo Juve-Inter-Milan richiede non imprese comuni ma eccezionali...e su questo il Milan fa conto, cioè sul suo gioco, su Leao e sulla storia...ma è un campionato talmente sfuggente, anomalo, talmente diffiicile da interpretare che veramente Spalletti ed i suoi ci devono e ci possono credere.
PS: Agnelli prendi Giuntoli e ricomincia dalla società, che i guasti vengono da lì in prima istanza e poi dalla squadra, ma in primis dalla società.
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Se giochi male e vinci 1-0, prima o poi inizi a perdere, soprattutto se la squadra non e' composta da campioni. Se invece giochi bene e perdi, stai pur certo che i risultati arriveranno. La Roma non ha solo giocato bene, ha proprio dominato. 22 tiri, 6 occasioni nitide, 2.5 goal attesi contro i 0.18 goal attesi dall'Atalanta.
Non vedevo un dominio del genere da anni, roba che non si era mai vista manco quando vincevamo 3-0.
Sono super fiducioso perche si inizia a vedere un qualcosa di diverso. Uniche note negative, Pellegrini e Abraham. Il primo in evidente involuzione, ha difficolta' anche a stoppare un pallone. Il secondo non vede la porta e per qualche partita non sarebbe un dramma farlo sedere in Panca per far giocare il Gallo
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