Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Venkman85
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    • Liguria
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    Non so se ci siano le basi legali, ma a livello di incazzatura perdere una schedina per una roba del genere non lo prenderei alla leggera

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    • robybaggio10
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      • Dec 2011
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      • Franciacorta
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      Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
      Non so se ci siano le basi legali, ma a livello di incazzatura perdere una schedina per una roba del genere non lo prenderei alla leggera

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      Ma figurati se ci sono basi legali...

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      I SUOI goals:
      -Serie A: 189
      -Serie B: 6
      -Super League: 5
      -Coppa Italia: 13
      -Chinese FA Cup: 1
      -Coppa UEFA: 5
      -Champions League: 13
      -Nazionale Under 21: 19
      -Nazionale: 19
      TOTALE: 270

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      • marcu9
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        • May 2009
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        Italia-Inghilterra - Milano venerdì 23 settembre
        Ungheria-Italia - Budapest lunedì 26 settembre




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        Originariamente Scritto da Sean
        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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        • Sghebs
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          • Jan 2021
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          Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
          Italia-Inghilterra - Milano venerdì 23 settembre
          Ungheria-Italia - Budapest lunedì 26 settembre




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          Attacco monstre
          Originariamente Scritto da fedeita
          ma se io applicassi una pressione costante sul mio sterno sporgente, tipo con una cintura, riuscirei a rimodellare la cassa toracica e ad espanderla lateralmente?

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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
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            • In piedi tra le rovine
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            L'ora del confronto nel cuore della Juve. I giocatori ad Allegri: "Vogliamo certezze"

            Una seduta di analisi dopo il ko col Benfica. Bremer e Kostic i più partecipi. Sotto accusa i continui cambi tattici che hanno complicato l'inserimento dei nuovi

            «Mister, abbiamo bisogno di certezze». Il segnale lanciato dalla squadra a Massimiliano Allegri il giorno dopo la sconfitta con il Benfica è stato semplice e diretto, proprio come il calcio che ama il tecnico. Una voce sola che ha unito i senatori e i nuovi arrivati, usciti allo scoperto per combattere tutti insieme la crisi della Juventus. Nessuna resa dei conti e nessun ammutinamento, ma un dialogo schietto e onesto per far emergere i problemi della Juventus, ancora a zero punti in Champions e zoppicante in campionato.

            Problemi che coinvolgono l’aspetto mentale e quello calcistico e che hanno fatto montare la rabbia dei tifosi e l’insoddisfazione della società. Un confronto in cui, oltre ai senatori, hanno avuto un ruolo importante anche i nuovi arrivati, da Bremer a Kostic, che stanno vivendo per la prima volta, e in contemporanea, due passaggi chiave nel tentativo di costruire un ciclo: la ricerca di punti di riferimento e di certezze in campo e, soprattutto, i cambiamenti nello spogliatoio e nelle dinamiche che lo reggono dopo l’addio dei senatori.

            Negli anni, con le partenze di Chiellini, Barzagli e Buffon ma anche di Khedira, Matuidi e Mandzukic, sono venute a mancare personalità di spessore, depositari dello spirito bianconero che aveva portato a 9 scudetti consecutivi, ma soprattutto grandi calciatori. Oggi restano il solo Bonucci, che con Allegri ha vissuto alti ma anche bassi, come l’episodio dello sgabello di Porto e l’addio alla Juventus proprio per le frizioni con il tecnico, e Danilo, che sta ancora studiando da capitano e da centrale. Troppo poco per raddrizzare la rotta e far capire ai nuovi cosa significhi giocare nella Juventus: Di Maria e Paredes già nel tunnel mentre il resto della squadra era sotto la curva sono un segnale da non sottovalutare.

            Lo shock in Champions e le difficoltà in campionato, per Allegri, possono e devono essere la scossa per colmare le lacune: servono ordine, unione di intenti e non confusione, quella che si percepisce dall’esterno ma che si palesa anche all’interno. Per Allegri i problemi sono da imputare quasi esclusivamente agli infortuni e alla tenuta mentale. Per i calciatori invece le questioni sono altre: l’assenza di punti di riferimento, specialmente per i nuovi, oltre ai continui adattamenti del sistema di gioco rappresentano un ostacolo al loro inserimento.

            Il Di Maria perplesso per il cambio Milik-Fagioli è solo l’ultima di alcune palesi rimostranze per le decisioni dell’allenatore, per il modo di allenarsi e di giocare. Le parole di De Ligt non appena sbarcato al Bayern («Alla Juve si faceva molta tattica e si lavorava poco sull’intensità») pesano come macigni e alimentano i dubbi. Non in società, almeno non adesso: dopo 5 scudetti Max venne messo alla porta per concentrarsi sulla ricerca del gioco, oggi in piena crisi il suo addio non è preso in considerazione. Domani a Monza, contro una squadra ferma a zero vittorie e reduce dal pareggio a Lecce — un bilancio costato la panchina a Stroppa — vincere sarà fondamentale. Seduto sulla panchina avversaria ci sarà l’esordiente Palladino, un ex bianconero a cui il Monza chiede il primo successo. Una sua vittoria renderebbe ancora più grave la crisi e in bilico la posizione di Allegri, assente per squalifica e sostituito da Landucci.

            Una sfida delicata per il momento, la condizione mentale e fisica della squadra, per le assenze e le squalifiche: Max si aspetta una risposta prima di tutto mentale, un segnale che il confronto di spogliatoio sia stato il punto di partenza e non l’ultimo, disperato tentativo di salvare il salvabile.

            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              • In piedi tra le rovine
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              Sarri, il germe e una Lazio che non riesce a cambiare mentalità

              Le parole del tecnico dopo il pesante ko in Europa League contro il Midtjylland fanno discutere. Nonostante dal mercato siano arrivati otto volti nuovi la squadra continua ad evidenziare in alcune gare presunzione e superficialità. Con l'aggravante che con l'ex allenatore del Napoli non sono mai arrivate tre vittorie consecutive

              Le parole del tecnico dopo il pesante ko in Europa League contro il Midtjylland fanno discutere. Nonostante dal mercato siano arrivati otto volti nuovi la squa…


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              La Lazio rimborsa i tifosi in trasferta dopo la disfatta in Danimarca

              Il club rimborserà i 225 sostenitori che hanno seguito la squadra nel 5-1 con il Midtjylland

              "La S.S. Lazio rimborserà il costo del biglietto della gara Midtjylland-Lazio ai 225 sostenitori presenti ieri in Danimarca". Lo fa sapere la società biancoceleste sul proprio sito dopo la pesante sconfitta per 5-1 subita nella seconda giornata del girone F di Europa League. Un provvedimento simile a quello preso lo scorso anno dalla Roma dopo un 6-1 rimediato in Norvegia contro il Bodo Glimt

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              sopra una sola teca di cristallo
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                Leao, il Milan prova ad accelerare per il rinnovo. Il Chelsea non molla, Real alla finestra

                Vanno avanti i colloqui tra Maldini e Mendes, agente dell'attaccante portoghese. Per restare in rossonero il giocatore vuole uno stipendio da top player. I blues pronti a riprovarci, Perez ci fa più di un pensiero

                Vanno avanti i colloqui tra Maldini e Mendes, agente dell'attaccante portoghese. Per restare in rossonero il giocatore vuole uno stipendio da top player. I…
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
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                  Giornata N. 7

                  Sabato 17 settembre 2022

                  Bologna – Empoli 15.00
                  Spezia – Sampdoria 18.00
                  Torino – Sassuolo 20.45

                  Domenica 18 settembre 2022
                  Udinese -Inter 12.30
                  Cremonese – Lazio 15.00
                  Fiorentina – Verona 15.00
                  Monza – Juventus 15.00
                  Roma – Atalanta 18.00
                  Milan – Napoli 20.45
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                  nella necropoli deserta»

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                    Allegri e la Juventus: vi spiego i perché della crisi

                    Una chiacchierata tra il tecnico della Juventus e Sconcerti. Ecco le verità di Max: mi chiedo spesso se ho commesso errori ma la squadra era stata pensata in un altro modo. Provate a togliere 5 titolari a Inter e Milan


                    di Mario Sconcerti

                    Non è un’intervista. È stata una chiacchierata tra compagni di strada, Allegri e il vecchio giornalista, nata quasi da sola per chiudere incomprensioni passate che un giorno qualunque avremmo dovuto pur risolvere. C’è stata calma, riflessione, chiarezza, con in più il piccolo piacere ormai strano di parlare di calcio e di Juve. Non ho preso appunti, la riassumo per temi così come la ricordo. Ecco la verità di Max.

                    Gli errori

                    Nelle ultime partite abbiamo preso sei gol con la difesa schierata. A Parigi Mbappè ha fatto due prodezze, ma noi gli abbiamo lasciato lo spazio per farle. Col Benfica abbiamo giocato i venticinque minuti migliori della stagione, con insistenza. Potevamo andare sul 2-0, la partita era finita. Poi c’è stato un errore di marcatura sul rigore, ma non di Miretti, che ha comunque 19 anni e non si può chiedergli tutto. Quella era la zona di Paredes, toccava a lui. Paredes non gioca praticamente da sei mesi, questo conta. Dobbiamo aspettarlo ed è già una fortuna che ci sia. Gli errori sono in tante parti del campo. Sbagliamo passaggi, commettiamo troppi errori tecnici, non contrastiamo, perdiamo il controllo fisico degli avversari. Mi sono rivisto Bayern-Barcellona. Alla fine del primo tempo il Barcellona doveva aver segnato due gol. Era bello, leggero, con due mezzeali davanti a Busquets eleganti come Gavi e Pedri. Nel secondo tempo è venuta fuori la forza fisica del Bayern e la partita è finita. Il calcio oggi è qualità e forza. Non una cosa sola.

                    La Juve titolare

                    Sono molto dispiaciuto per questa situazione e mi chiedo spesso se ho commesso errori. La prima risposta che mi viene in mente è che la Juve era stata pensata in un altro modo. Con Rabiot-Paredes-Pogba a centrocampo più Locatelli a fare il primo che subentra. Di Maria e Chiesa sulle fasce, Vlahovic nel mezzo. La Juve di adesso è virtuale. Lo so che manca chi sappia inventare negli ultimi trenta metri, ma avevamo preso Pogba e Di Maria per questo. E stiamo valorizzando Miretti, il più adatto in quel ruolo tra quelli che ci sono. Ma non è Pogba. È un 2003. Abbiamo problemi di spinta sulle fasce laterali. Non posso più chiedere a giocatori che hanno corso per tutta la vita di continuare a fare l’intera fascia. Se a Cuadrado chiedo di fare l’ala, sa farla ancora benissimo. Ma non posso più chiedergli di fare sempre due ruoli.


                    Personalità

                    Qualcosa manca. Ci fermiamo presto. Questo è compito mio, stiamo lavorandoci ogni giorno. Molti errori però sono tecnici.

                    Mercato e ritorni

                    Potremo contare a gennaio su Chiesa e Pogba, poi vedremo cosa potergli chiedere subito. Non sono biciclette. Quanto tempo dovranno avere per tornare alla loro altezza? Ci sono difficoltà oggettive, le conosco, non alleno da un giorno e ho sempre sbagliato poco. Ma ripeto, questa di adesso è una Juventus virtuale. Sono contento del progetto di mercato, mi è piaciuto. Ma i giocatori in campo non ci sono. Provate a togliere all’Inter o al Milan cinque titolari, poi vediamo se vanno in difficoltà.


                    Il gioco

                    Ho visto con interesse su Sky l’intervista di Carlo Ancelotti a Paolo Condò. Ha detto che dopo aver perso le prime due partite, ha chiesto alla squadra di abbassarsi venti metri e aspettare lo Shakhtar. Il Real, capite? Hanno vinto 5-0. Il Psg perdeva 1-0 in Israele, poi hanno segnato Messi, Mbappè e Neymar, non tre chiunque. La qualità sta sempre nei giocatori, non negli schemi. Un buon allenatore deve prima di tutto pensare ai giocatori. Io adesso ho mezza squadra titolare fuori. Mezza squadra esatta. Dopo il Benfica mi sono fermato a parlare con Rui Costa, non avrei smesso più. Mi diceva che oggi il calcio è rovesciato, se un giocatore fa un buon passaggio è già un fenomeno. Se fa un lancio di quaranta metri, doppio fenomeno. Me nel calcio deve essere normale passare bene la palla, saperla lanciare. Oggi si scambia la regola per l’eccezione. Non può essere così. Io adoro la qualità dei miei giocatori, li ho cercati e voluti. Non ho schemi prestabiliti, adatto il gioco alle loro qualità. Non sono un fenomeno per questo, è mestiere. Il giocatore è fatto di particolari che vanno sempre considerati. Non esiste per esempio un modo di stoppare la palla. Ce ne sono due. Se la stoppi all’indietro è uno stop difensivo, se lo sai fare in avanti, comincia un’azione di attacco. Questo è calcio vero, applicato. Come i passaggi: non basta dare il pallone a un compagno in area, devi darglielo con i giri contati altrimenti quello non tira in porta, deve prima girarsi. Oggi i giocatori non pensano, ubbidiscono. Non interpretano. È la soluzione più facile. Mentre il calcio è una somma di singole fantasie. Col Benfica Di Maria è entrato pochi minuti e ha messo uno davanti al portiere da trenta metri. Posso dire che era uno schema? No, era Di Maria. Io li ho questi giocatori, se siamo tutti, siamo forti. Oggi non so nemmeno con quale squadra andremo a Monza, partita solo da vincere. Ma ho altri due acciaccati e non ho più sostituzioni. Guardo con felicità alla sosta, dopo potrò almeno recuperare tre giocatori.

                    I rimpianti

                    Quello vero è il 2-0 annullato a Locatelli contro la Roma. Non penso alla Salernitana, mi bastavano quei due punti in più. Li meritavamo. Avremmo avuto una classifica diversa, vicinissimi alle altre anche con tutti i problemi.

                    Le sorprese

                    Posso dire che Bremer è fortissimo. Mi aspettavo molto da Milik e molto sta arrivando. Sai perché? Perché Milik gioca comunque bene a calcio, sbaglia sempre il minimo. Sa muoversi. A me oggi manca molto Rabiot. Lo discutono in tanti, ma Rabiot fa 13-14 cose buone a partita e sul campo pesa sempre. Torniamo al punto di prima: Rabiot ha tecnica e fisico.

                    Il futuro

                    Dobbiamo vincere a Lisbona, battere due volte l’Haifa e vedere se basta. In campionato l’Inter è la più forte, anche se gli manca la fascia di Perisic. Si è rinforzata molto a centrocampo con Mkhitaryan e Asllani, che è bravo. Il Milan ha due giocatori eccezionali e molto moderni, Theo Hernandez e Leao. Si ritorna all’importanza della fisicità. Non c’è nel mondo un altro che salta l’uomo con la potenza e la leggerezza di Leao. Quando siamo tutti, siamo molto forti anche noi. Ma ne riparleremo, spero presto.

                    CorSera
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
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                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Fabi Stone
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                      Allegri e la Juventus: vi spiego i perché della crisi

                      Una chiacchierata tra il tecnico della Juventus e Sconcerti. Ecco le verità di Max: mi chiedo spesso se ho commesso errori ma la squadra era stata pensata in un altro modo. Provate a togliere 5 titolari a Inter e Milan


                      di Mario Sconcerti

                      Non è un’intervista. È stata una chiacchierata tra compagni di strada, Allegri e il vecchio giornalista, nata quasi da sola per chiudere incomprensioni passate che un giorno qualunque avremmo dovuto pur risolvere. C’è stata calma, riflessione, chiarezza, con in più il piccolo piacere ormai strano di parlare di calcio e di Juve. Non ho preso appunti, la riassumo per temi così come la ricordo. Ecco la verità di Max.

                      Gli errori

                      Nelle ultime partite abbiamo preso sei gol con la difesa schierata. A Parigi Mbappè ha fatto due prodezze, ma noi gli abbiamo lasciato lo spazio per farle. Col Benfica abbiamo giocato i venticinque minuti migliori della stagione, con insistenza. Potevamo andare sul 2-0, la partita era finita. Poi c’è stato un errore di marcatura sul rigore, ma non di Miretti, che ha comunque 19 anni e non si può chiedergli tutto. Quella era la zona di Paredes, toccava a lui. Paredes non gioca praticamente da sei mesi, questo conta. Dobbiamo aspettarlo ed è già una fortuna che ci sia. Gli errori sono in tante parti del campo. Sbagliamo passaggi, commettiamo troppi errori tecnici, non contrastiamo, perdiamo il controllo fisico degli avversari. Mi sono rivisto Bayern-Barcellona. Alla fine del primo tempo il Barcellona doveva aver segnato due gol. Era bello, leggero, con due mezzeali davanti a Busquets eleganti come Gavi e Pedri. Nel secondo tempo è venuta fuori la forza fisica del Bayern e la partita è finita. Il calcio oggi è qualità e forza. Non una cosa sola.

                      La Juve titolare

                      Sono molto dispiaciuto per questa situazione e mi chiedo spesso se ho commesso errori. La prima risposta che mi viene in mente è che la Juve era stata pensata in un altro modo. Con Rabiot-Paredes-Pogba a centrocampo più Locatelli a fare il primo che subentra. Di Maria e Chiesa sulle fasce, Vlahovic nel mezzo. La Juve di adesso è virtuale. Lo so che manca chi sappia inventare negli ultimi trenta metri, ma avevamo preso Pogba e Di Maria per questo. E stiamo valorizzando Miretti, il più adatto in quel ruolo tra quelli che ci sono. Ma non è Pogba. È un 2003. Abbiamo problemi di spinta sulle fasce laterali. Non posso più chiedere a giocatori che hanno corso per tutta la vita di continuare a fare l’intera fascia. Se a Cuadrado chiedo di fare l’ala, sa farla ancora benissimo. Ma non posso più chiedergli di fare sempre due ruoli.


                      Personalità

                      Qualcosa manca. Ci fermiamo presto. Questo è compito mio, stiamo lavorandoci ogni giorno. Molti errori però sono tecnici.

                      Mercato e ritorni

                      Potremo contare a gennaio su Chiesa e Pogba, poi vedremo cosa potergli chiedere subito. Non sono biciclette. Quanto tempo dovranno avere per tornare alla loro altezza? Ci sono difficoltà oggettive, le conosco, non alleno da un giorno e ho sempre sbagliato poco. Ma ripeto, questa di adesso è una Juventus virtuale. Sono contento del progetto di mercato, mi è piaciuto. Ma i giocatori in campo non ci sono. Provate a togliere all’Inter o al Milan cinque titolari, poi vediamo se vanno in difficoltà.


                      Il gioco

                      Ho visto con interesse su Sky l’intervista di Carlo Ancelotti a Paolo Condò. Ha detto che dopo aver perso le prime due partite, ha chiesto alla squadra di abbassarsi venti metri e aspettare lo Shakhtar. Il Real, capite? Hanno vinto 5-0. Il Psg perdeva 1-0 in Israele, poi hanno segnato Messi, Mbappè e Neymar, non tre chiunque. La qualità sta sempre nei giocatori, non negli schemi. Un buon allenatore deve prima di tutto pensare ai giocatori. Io adesso ho mezza squadra titolare fuori. Mezza squadra esatta. Dopo il Benfica mi sono fermato a parlare con Rui Costa, non avrei smesso più. Mi diceva che oggi il calcio è rovesciato, se un giocatore fa un buon passaggio è già un fenomeno. Se fa un lancio di quaranta metri, doppio fenomeno. Me nel calcio deve essere normale passare bene la palla, saperla lanciare. Oggi si scambia la regola per l’eccezione. Non può essere così. Io adoro la qualità dei miei giocatori, li ho cercati e voluti. Non ho schemi prestabiliti, adatto il gioco alle loro qualità. Non sono un fenomeno per questo, è mestiere. Il giocatore è fatto di particolari che vanno sempre considerati. Non esiste per esempio un modo di stoppare la palla. Ce ne sono due. Se la stoppi all’indietro è uno stop difensivo, se lo sai fare in avanti, comincia un’azione di attacco. Questo è calcio vero, applicato. Come i passaggi: non basta dare il pallone a un compagno in area, devi darglielo con i giri contati altrimenti quello non tira in porta, deve prima girarsi. Oggi i giocatori non pensano, ubbidiscono. Non interpretano. È la soluzione più facile. Mentre il calcio è una somma di singole fantasie. Col Benfica Di Maria è entrato pochi minuti e ha messo uno davanti al portiere da trenta metri. Posso dire che era uno schema? No, era Di Maria. Io li ho questi giocatori, se siamo tutti, siamo forti. Oggi non so nemmeno con quale squadra andremo a Monza, partita solo da vincere. Ma ho altri due acciaccati e non ho più sostituzioni. Guardo con felicità alla sosta, dopo potrò almeno recuperare tre giocatori.

                      I rimpianti

                      Quello vero è il 2-0 annullato a Locatelli contro la Roma. Non penso alla Salernitana, mi bastavano quei due punti in più. Li meritavamo. Avremmo avuto una classifica diversa, vicinissimi alle altre anche con tutti i problemi.

                      Le sorprese

                      Posso dire che Bremer è fortissimo. Mi aspettavo molto da Milik e molto sta arrivando. Sai perché? Perché Milik gioca comunque bene a calcio, sbaglia sempre il minimo. Sa muoversi. A me oggi manca molto Rabiot. Lo discutono in tanti, ma Rabiot fa 13-14 cose buone a partita e sul campo pesa sempre. Torniamo al punto di prima: Rabiot ha tecnica e fisico.

                      Il futuro

                      Dobbiamo vincere a Lisbona, battere due volte l’Haifa e vedere se basta. In campionato l’Inter è la più forte, anche se gli manca la fascia di Perisic. Si è rinforzata molto a centrocampo con Mkhitaryan e Asllani, che è bravo. Il Milan ha due giocatori eccezionali e molto moderni, Theo Hernandez e Leao. Si ritorna all’importanza della fisicità. Non c’è nel mondo un altro che salta l’uomo con la potenza e la leggerezza di Leao. Quando siamo tutti, siamo molto forti anche noi. Ma ne riparleremo, spero presto.

                      CorSera
                      Non si può non condividere.

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                      • marcu9
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                        Originariamente Scritto da Sean
                        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                        • Sean
                          Csar
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                          Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza Messaggio
                          Non si può non condividere.
                          Beh, almeno ha parlato di calcio. Nelle conferenze post partita si va per frasi fatte, il che fa imbufalire i tifosi...ma forse manca il modo e il tempo, come invece può esserlo quello di una "chiacchierata" vis a vis con un giornalista, per approfondire il propio punto di vista...che chiaramente è il suo, però è un punto di vista tecnico-calcistico attorno al quale poi obiettare o meno ma con argomenti altrettanto calcistici.
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • fede79
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                            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                            Poi c’è stato un errore di marcatura sul rigore, ma non di Miretti, che ha comunque 19 anni e non si può chiedergli tutto. Quella era la zona di Paredes, toccava a lui. Paredes non gioca praticamente da sei mesi, questo conta. Dobbiamo aspettarlo ed è già una fortuna che ci sia.
                            Ho rivisto gli highights di Juve-Benfica e sul primo palo preso dai portoghesi, si vede proprio che Paredes in questo momento gioca da fermo: il lusitano prende palla, gli passa davanti e lui lo lascia andare senza manco accennare una rincorsa.
                            sigpic
                            Free at last, they took your life
                            They could not take your PRIDE

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                            • Sean
                              Csar
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                              Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
                              Ho rivisto gli highights di Juve-Benfica e sul primo palo preso dai portoghesi, si vede proprio che Paredes in questo momento gioca da fermo: il lusitano prende palla, gli passa davanti e lui lo lascia andare senza manco accennare una rincorsa.
                              Paredes, essendo stato preso l'ultimo giorno o quasi di mercato, non ha fatto nemmeno la preparazione. Altri nuovi l'hanno saltata del tutto e chissà come e quanto tempo ci vorrà al loro rientro (Pogba ma anche Chiesa).

                              E' chiaro che sul lato "squadra su carta" e "squadra reale" Allegri ha ragione...però c'è l'altro lato, aspetti che esulano dal pur giusto discorso su squadra programmata e squadra che poi va in campo, e sono:

                              - perchè si dura 20 minuti? Chi va in campo la preparazione l'ha fatta...è stata sbagliata allora?

                              - perchè non si fa una azione da goal o più di una azione da goal?

                              - perchè fatto un goal più di lì non si va e anzi si prende il pareggio o la sconfitta?

                              - perchè non è stato ancora dato un modulo certo alla squadra, il migliore visti gli uomini (che se vuoi mettere Milik con Vlahovic deve forse essere il 3-5-2)?

                              ...e cose simili...e su quei punti Allegri non deve assolversi ma rimuginarci per trovare delle risposte, perchè hai voglia ad arrivare a gennaio...
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                              • Sean
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                                Sarri e la crisi Lazio: chi è il «germe»? Luis Alberto è l’indiziato numero uno

                                Tra l’allenatore e il giocatore il rapporto non è mai nato: incomprensioni, esclusioni, richieste di cessioni disilluse, trasferiscono sulle spalle del numero 10 l’identikit


                                Era convinto di avere scollinato. Immaginava che in Danimarca, contro i modesti avversari del Midtiylland in Europa League, arrivasse la tanto desiderata terza vittoria consecutiva, dopo Feyenoord e Verona. La prima dell’era Sarri. Invece, dopo 13 mesi, l’attesa è stata prolungata. Non solo. La sconfitta, la seconda peggiore nella storia internazionale della Lazio (il club rimborserà i tifosi presenti allo stadio) e della carriera dell’allenatore (6-0 subìto dal City di Guardiola in Premier ai tempi del Chelsea), ha restituito un Maurizio Sarri imbufalito. Pronto a mettersi in discussione di fronte ad un «germe» — così lo ha definito — che nello spogliatoio mina il suo lavoro. Con chi ce l’ha il Comandante? Il profilo di Luis Alberto emerge scontatamente nell’indagine promossa dall’universo laziale. Tra i due il rapporto non è mai nato. Incomprensioni, esclusioni, richieste di cessioni disilluse, trasferiscono sulle spalle del numero 10 biancoceleste l’identikit.

                                Attenzione però: Sarri potrebbe non avercela solo con un singolo. «L’inconscia trasmissione del germe», le parole scelte in Danimarca, rimandano ad uno spogliatoio incapace di immunizzarsi dalla presunzione. Tuttavia, l’analisi dell’umiliante 1 a 5 e del suo pungente post, non può non coinvolgere il tecnico. Un anno fa, di fronte ad una Lazio stile montagne russe, si parlò a lungo di una rosa inadeguata. Quest’anno il parsimonioso presidente Lotito, strenue difensore di Sarri, ha rotto gli argini, spendendo quasi 40 milioni di euro e comprando 8 giocatori per offrire al suo protetto la dote destinata a risaldare il matrimonio pallonaro tra i due.

                                Ma la Lazio mostra gli stessi identici limiti di un anno fa, scendendo al 38° posto del ranking Uefa. E allora anche l’allenatore deve riflettere sul proprio lavoro e la scelta di alcuni giocatori che, specie in difesa, appaiono francamente impresentabili. Domenica a Cremona la prova decisiva: le scelte del tecnico e la reazione del gruppo, diranno subito se il «germe» è stato isolato e sconfitto. O se l’epidemia fiaccherà ancora una volta l’imperfetta creatura che Sarri non riesce a far crescere.

                                CorSera
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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