Inter: cosa funziona e cosa no. Attacco super, mercato con l’ansia per Skriniar e Dumfries, Gosens ritardo
Il ritorno di Lukaku è il caposaldo del progetto di Inzaghi bis, il reparto era già prolifico. In difesa manca qualcuno veloce negli spazi stretti, il dualismo Onana-Handanovic è un rebus
Ventinove giorni. Non sono pochi, ma sono necessari all’Inter per togliersi quella ruga in mezzo agli occhi, tipica di chi pensa troppo a qualcosa, anche quando sta facendo altro. Il mercato, che può ancora condizionare la squadra di Simone Inzaghi, termina l’1 settembre, ma il calcolo dei giorni non è sbagliato: perché sabato 3 alle 18 c’è già il derby, in casa del Milan. Se c’è un’occasione immediata per non rimuginare più sulla partita di ritorno persa in rimonta il 5 febbraio, con tutte le conseguenze sulla lotta scudetto, allora è questa.
L’Inter, con i suoi obiettivi economici da rispettare e adesso anche con il problema dei mancati pagamenti dello sponsor di maglia Digitalbits, oltre ai due colpi a costo zero Onana e Mkhitaryan, ha investito sui prestiti con diritto di riscatto di Bellanova e Asslani e soprattutto sul prestito (e sull’ingaggio) di Lukaku, l’uomo attorno al quale ruota tutto l’Inzaghi-bis, un governo che si è rinforzato al centro dell’attacco (il più prolifico l’anno scorso con 84 gol), ma si è indebolito a sinistra per l’addio di Perisic. E che tiene il fiato sospeso per Skriniar: lo slovacco però va in scadenza tra un anno e il Psg, che deve fare ancora tre colpi tra cui un difensore centrale, potrebbe non arrivare a offrire le cifre che vuole l’Inter (70 milioni): se dovesse farlo, Skriniar se ne andrà, lasciando un buco da tamponare in fretta. Stesso discorso, anche se con implicazioni (forse) meno pesanti per Dumfries-Chelsea, valutato 50 milioni dall’Inter. Ma al momento, come per Skriniar, non c’è nulla sul tavolo, quindi non è da escludere che le uscite di Pinamonti (20 milioni, al Sassuolo o all’Atalanta) e del baby Casadei (non tanti di meno, perché non c’è diritto di riacquisto) sempre al Chelsea, siano le uniche di agosto.
Certo il mese è intenso. E Inzaghi sta con le antenne dritte, memore dell’anno scorso quando salutò Lukaku. Ma se l’Inter resterà questa, allora lo scaricabarile di John Elkann che giovedì a Villar Perosa ha battezzato l’Inter come «la favorita per lo scudetto» non sarebbe da considerare una provocazione. Certo, il dualismo Handanovic-Onana è un territorio da esplorare. La difesa avrebbe bisogno di più velocità negli spazi stretti o almeno di un De Vrij all’altezza e il centrocampo forse non ha tutti i cavalli nel motore che servirebbero.
A sinistra, Gosens è in ritardo a causa di un affaticamento e non c’è certezza che torni ai livelli dell’Atalanta. Dimarco, autore con il Lione dell’assist per il primo gol di Lukaku, dà garanzie e si alternerà con Darmian. Ma il tedesco è atteso al varco. Mai come Inzaghi però, che pure ha vinto due trofei e ha riportato l’Inter agli ottavi di Champions, ma ha perso lo scudetto in volata ed è chiamato a fare un salto di qualità. Prima c’è da completare il lavoro di (re)inserimento di Lukaku, con un gioco più verticale e veloce, per innescare il belga e magari un baricentro più basso. Lautaro tornerà all’antico, ruoterà cioè attorno al partner dei 104 gol, ma rispetto a due anni fa c’è Calhanoglu nella sua zona, con il quale migliorare i meccanismi. Il calendario, prima del derby, dice Lecce, Spezia, Lazio e Cremonese: forse il peggior avversario è davvero il mercato.
CorSera
Il ritorno di Lukaku è il caposaldo del progetto di Inzaghi bis, il reparto era già prolifico. In difesa manca qualcuno veloce negli spazi stretti, il dualismo Onana-Handanovic è un rebus
Ventinove giorni. Non sono pochi, ma sono necessari all’Inter per togliersi quella ruga in mezzo agli occhi, tipica di chi pensa troppo a qualcosa, anche quando sta facendo altro. Il mercato, che può ancora condizionare la squadra di Simone Inzaghi, termina l’1 settembre, ma il calcolo dei giorni non è sbagliato: perché sabato 3 alle 18 c’è già il derby, in casa del Milan. Se c’è un’occasione immediata per non rimuginare più sulla partita di ritorno persa in rimonta il 5 febbraio, con tutte le conseguenze sulla lotta scudetto, allora è questa.
L’Inter, con i suoi obiettivi economici da rispettare e adesso anche con il problema dei mancati pagamenti dello sponsor di maglia Digitalbits, oltre ai due colpi a costo zero Onana e Mkhitaryan, ha investito sui prestiti con diritto di riscatto di Bellanova e Asslani e soprattutto sul prestito (e sull’ingaggio) di Lukaku, l’uomo attorno al quale ruota tutto l’Inzaghi-bis, un governo che si è rinforzato al centro dell’attacco (il più prolifico l’anno scorso con 84 gol), ma si è indebolito a sinistra per l’addio di Perisic. E che tiene il fiato sospeso per Skriniar: lo slovacco però va in scadenza tra un anno e il Psg, che deve fare ancora tre colpi tra cui un difensore centrale, potrebbe non arrivare a offrire le cifre che vuole l’Inter (70 milioni): se dovesse farlo, Skriniar se ne andrà, lasciando un buco da tamponare in fretta. Stesso discorso, anche se con implicazioni (forse) meno pesanti per Dumfries-Chelsea, valutato 50 milioni dall’Inter. Ma al momento, come per Skriniar, non c’è nulla sul tavolo, quindi non è da escludere che le uscite di Pinamonti (20 milioni, al Sassuolo o all’Atalanta) e del baby Casadei (non tanti di meno, perché non c’è diritto di riacquisto) sempre al Chelsea, siano le uniche di agosto.
Certo il mese è intenso. E Inzaghi sta con le antenne dritte, memore dell’anno scorso quando salutò Lukaku. Ma se l’Inter resterà questa, allora lo scaricabarile di John Elkann che giovedì a Villar Perosa ha battezzato l’Inter come «la favorita per lo scudetto» non sarebbe da considerare una provocazione. Certo, il dualismo Handanovic-Onana è un territorio da esplorare. La difesa avrebbe bisogno di più velocità negli spazi stretti o almeno di un De Vrij all’altezza e il centrocampo forse non ha tutti i cavalli nel motore che servirebbero.
A sinistra, Gosens è in ritardo a causa di un affaticamento e non c’è certezza che torni ai livelli dell’Atalanta. Dimarco, autore con il Lione dell’assist per il primo gol di Lukaku, dà garanzie e si alternerà con Darmian. Ma il tedesco è atteso al varco. Mai come Inzaghi però, che pure ha vinto due trofei e ha riportato l’Inter agli ottavi di Champions, ma ha perso lo scudetto in volata ed è chiamato a fare un salto di qualità. Prima c’è da completare il lavoro di (re)inserimento di Lukaku, con un gioco più verticale e veloce, per innescare il belga e magari un baricentro più basso. Lautaro tornerà all’antico, ruoterà cioè attorno al partner dei 104 gol, ma rispetto a due anni fa c’è Calhanoglu nella sua zona, con il quale migliorare i meccanismi. Il calendario, prima del derby, dice Lecce, Spezia, Lazio e Cremonese: forse il peggior avversario è davvero il mercato.
CorSera
Commenta