Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Che fantastica domenica, bresciani eliminati e si VOLA in finale di play-off.
Questo è il giuoco del calcio signori.Originariamente Scritto da GoodBoy!intanto suso titolare, questo perché secondo gli esperti di calcioinside honda è forteOriginariamente Scritto da GoodBoy!honda è molto forte, sottovalutato dai più
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Grande Monza.
Inviato dal mio SM-G998B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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SpiazeOriginariamente Scritto da Alberto84Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano
Originariamente Scritto da debeChi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?Originariamente Scritto da ZbigniewKurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.
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Buongiornoooooo
Inviato dal mio SM-G998B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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L’analisi di Sconcerti: perché ha vinto il Milan (e perché pensavamo l’Inter fosse più forte)
L’Inter veniva dalla vittoria dello scudetto, si pensava fosse già completa: ma il mercato è stato complesso e Inzaghi ci ha messo un po’ a trovare continuità
di Mario Sconcerti
Perché sul Milan c’è sempre stato un dubbio? Perché si sono fatti sempre molti complimenti a Pioli ma ricordando che l’Inter era comunque più forte? Perché l’Inter aveva appena vinto il campionato, aveva già dimostrato di avere una sua completezza, mentre il Milan doveva ancora trovarla. Si pensava così: sbagliavamo, era l’inverso. Il Milan era lo stesso dell’anno scorso, più Giroud, Messias e più la crescita dei suoi grandi giovani, soprattutto Tonali e Leao. Aveva perso Donnarumma, ma con Maignan ha perfino migliorato
L’Inter invece è arrivata alla stagione con un mercato complesso e dopo aver cambiato anche l’allenatore. In sintesi, la squadra che sembrava più pronta era la più sperimentale tra le quattro che pensavano al campionato. L’Inter non ha perso il suo scudetto a Bologna, lo ha perso tra la 6ª e la 12ª partita pareggiando con Atalanta, Juventus, Milan e perdendo con la Lazio. Era un’Inter che non aveva ancora Dumfries, Calhanoglu era in chiaroscuro, c’erano spazi nuvolosi dentro il gioco, mancava continuità. Lì ha pesato molto il cambio del tecnicoeravamo in pratica ancora nell’intervallo tra Conte e la piena presa del ruolo da parte di Inzaghi.
C’è sempre stata inoltre una specie di imperfezione classica del Milan. Sembravano mancare tre giocatori: il sostituto di Kjaer, un esterno sulla destra che segnasse e sapesse coprire; con la rapida deriva di Ibrahimovic anche un centravanti che tenesse insieme il gioco potente di attacco di Leao ed Hernandez sulla sinistra. Giroud ha fatto il suo dovere, non di più. La sentenza sui dubbi del Milan è cambiata quando Kalulu è entrato e non ha avuto un momento di esitazione. A modo suo, per il niente da cui usciva, è stata la sorpresa più grande di tutto il campionato. Pochissimi errori, tanta personalità. È stato a questo punto che il Milan è diventata una vera squadra da campionato, quando non si è persa sugli infortuni né sulla rimonta conseguente dell’Inter.
È anche a questo punto che Pioli ha concluso il suo capolavoro. Conosco Pioli da tanto tempo, non è mai stato un tecnico banale. Ha portato sempre molto nelle squadre in cui è stato, perfino nell’Inter, dove non era fuori ruolo lui, era fuori quadro quell’Inter. Nel Milan ha trovato giocatori giovani, disposti a farsi insegnare, a mettere il rapporto sull’onestà reciproca. Sono parole evangeliche, ma quello che decide il calcio, fuori dalla qualità dei migliori, è il bisogno di ubbidire chi si stima. Pioli non ha mai avuto un problema con i suoi giocatori, ha gestito in silenzio anche l’autunno di Ibrahimovic, anche l’addio di Kessie, ha avuto sempre la squadra disposta a dargli tutto. In questa difficile combinazione astrale, Pioli ha sentito che era finalmente nel suo ambiente, che doveva liberarsi del suo buon senso, andare oltre ma con misura. Ha spostato giocatori fondamentali sul campo, come Tonali, come il suo dubbio sulla fascia destra, come lo spazio di Kessie e il talento di Bennacer, ha spinto Leao dove doveva andare ma non sapeva che sarebbe stato così naturale.
Pioli è nato con il Milan e il Milan con lui. È questo che ha colmato il piccolo vuoto che c’era. Ora ha una squadra completa, bella e diversa, un gioco d’insieme e giocatori che da soli decidono. È nata una grande squadra, ci ha messo del tempo, ma ora è bellissima.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Milan, lo scudetto dei gregari nato con quel no alle richieste di Donnarumma
di Massimo Mauro
Il Milan con il Sassuolo non ha sbagliato e ha vinto uno scudetto strameritato. Secondo me è strabiliante la somiglianza con la Juventus di Lippi, dove i gregari determinavano le partite nelle quali venivano chiamati in causa. Chi ne ha giocate 5, chi 7, chi 11. Hanno inciso, e va tenuto presente che giocare bene quando si gioca poco è più difficile.
Il primo è Giroud, che ha dimostrato di non poter essere titolare di una squadra di altissimo livello, ma è stato determinante in almeno il 90% delle gare giocate, compresa quella di Reggio Emilia. E cito anche i Calabria, i Florenzi, i Krunic, i Bennacer (tra l'altro è stato infortunato). Gente che quando è stata impiegata ha giocato benissimo. Brahim Diaz è un altro esempio: partendo da titolare ha combinato poco o niente, ma entrando in corso d'opera ha spesso cambiato le partite. Tatarusanu, altro esempio: quando Maignan si è infortunato, ha fatto un errore a Firenze, ma ha reagito e ha tenuto un mese alla grande, anche psicologicamente. E lo stesso Ibra (anche se qui parlare di gregario non si può davvero) quando è entrato a Roma con la Lazio è stato decisivo in cinque minuti. Poi ovviamente ci sono stati i titolari inamovibili: Tonali ha fatto il salto di qualità, i centrali difensivi sono stati perfetti, Leao e Theo - anche se a volte hanno un atteggiamento di sufficienza che non mi piace - sono stati straripanti, tecnicamente e fisicamente.
Tutte queste componenti fanno una squadra da scudetto. E qui vengo all'importanza di Pioli: ha sbagliato meno degli altri, e quando sbaglia poco un tecnico ha già fatto il massimo. Lui però ci ha messo qualcosa di più perché ha ricostruito l'appartenenza: le parole sono belle, puoi essere un comunicatore, ma è la credibilità delle vittorie che fa la differenza. Straordinario l'apporto di Maldini e Massara. La più importante mossa: hanno convinto l'dd Gazidis a lasciar perdere Rangnick, ad ascoltarli e affidare la gestione tecnica a Pioli. Maldini e Massara sono persone normali. Maldini poi, la semplicità dei grandi che aveva in campo l'ha trasportata fuori. Spesso inquadrato durante le partite resta sempre educato e corretto, da sportivo che ha grande responsabilità.
La società del resto ha dato segnali importanti: non avere aderito alle richieste di Donnarumma ha valore per la vittoria dello scudetto, quella presa di posizione ha portato qualche punto. Perché i valori ancora contano qualcosa. Se il mio capo si comporta così io mi devo comportare di conseguenza, e in campo do di più.
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Elliott, il modello sostenibile del Milan: i giovani, Gazidis, Maldini
Risultati sportivi e conti a posto (il bilancio chiuderà con un -50 milioni, perdita ulteriormente ridotta). Ora Elliott può vendere un gioiellino: presto il passaggio al fondo Usa RedBird
Quando tra una quindicina di giorni arriverà il momento delle firme, il fondo Elliott potrà vendere una squadra scudettata. E potrà dire di aver fatto un piccolo capolavoro.
Se non ci saranno sorprese (al momento non prevedibili) gli americani di RedBird, che a loro volta hanno vinto la corsa con gli arabi di Investcorp, si ritroveranno per le mani un gioiellino da far crescere. Il lavoro sporco è già stato fatto: risalire in parallelo (qui sta il difficile) sulle vette di quelle che il presidente Paolo Scaroni chiama le due montagne, risultati sportivi (prima il ritorno in Champions, ora uno scudetto certo non preventivato) e risultati economici (un bilancio che si chiuderà a giugno con un’ulteriore riduzione del passivo, attorno a -50/-55 milioni, zero debiti con le banche, crescita sul piano commerciale) per una società che è quasi capace di camminare con le sue gambe. «Nell’ultimo anno non abbiamo investito in termini di equity nelle casse del club e non dovremmo farlo nemmeno a breve: la barca si è stabilizzata», spiegava al convegno del Financial Times qualche settimana fa Giorgio Furlani, portfolio manager di Elliott nel cda del Milan.
Quattro anni fa, si era partiti da una situazione debitoria pesante (-194,6 milioni), un anno fuori dall’Europa per la controversia con l’Uefa, un clima di sfiducia dentro e fuori la società. Non che gli inizi siano stati facili: gli avvicendamenti di Leonardo e Boban spiegano le difficoltà di trovare un equilibrio tra area tecnica e finanziaria, tra ambizioni sul campo e attenzione a una crescita sostenibile. Il fallimento Giampaolo e gli investimenti infruttuosi (Piatek, Paquetà, Caldara...) sono lì a ricordare le difficoltà iniziali. Gli screzi, lo sappiamo, non sono mancati. Ma se Ivan Gazidis, l’ad, e Paolo Maldini, il capo dell’area tecnica, hanno trovato col tempo un’intesa vera e non di facciata è perché nessuno dei due era quello che il luogo comune narrava: il freddo manager disinteressato ai risultati sportivi e l’ex giocatore condizionato dalla grandeur di un calcio che non c’è più. L’intelligenza di entrambi ha fatto il resto. Gazidis per esempio ha sposato la soluzione Pioli dopo aver accarezzato l’idea Rangnick, la proprietà si è sempre resa disponibile a investimenti se in linea con la filosofia di giovani promettenti, Maldini ha accettato il secco no (che sta facendo scuola) verso certi rinnovi che rischiavano di far saltare il banco, Donnarumma in primis, e con Massara ha operato al meglio per trovare il sostituto. Tutti gli ingranaggi hanno cominciato a funzionare al meglio.
E ora? Ora spetta a RedBird l’ulteriore crescita, ma la linea sarà la stessa: niente spese folli, giovani, uso dei dati, in generale un’accelerazione nel percorso di trasformazione digitale, con l’intenzione di trasformare il vecchio club di calcio in una media company in grado di prendersi il mercato dello sport come intrattenimento. Con l’idea chiara in testa che per riuscirci bisognerà però vincere ancora sul campo.
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L'Inter e lo scudetto perduto: «Nessuna rivoluzione» dopo le lacrime sotto la curva
Marotta tra l'idea Dybala e un «mercato sostenibile»
I giocatori piangono, San Siro non smette di applaudire. Le lacrime non si trattengono. Dimarco, Lautaro, Ranocchia all’ultima presenza («speravo di finire in maniera diversa, è stato un grande peccato»), hanno il volto rosso e rigato. Le facce scure degli altri, gente esperta come Dzeko e De Vrij, più giovani come Bastoni e Skriniar, sono volti tirati, di pietra, di chi sa di aver perso un’occasione storica. Fermi lì, sotto la curva, guardano il popolo nerazzurro. Scorrono applausi, cori anche per rincuorare il secondo portiere Radu: una festa di consolazione a sorpresa, un’immagine bellissima, un gesto di maturità e d’amore in un calcio di solito incapace di perdonare gli sconfitti. Un fair play tanto inglese, inusuale in Italia. I visi dei giocatori sono il ritratto della delusione, il rimpianto di non aver vinto lo scudetto della seconda stella è enorme, l’abbraccio dei tifosi è liberatorio e assolutorio.
Il 3-0 alla Samp è una vittoria senza gloria, non sufficiente per il ribaltone, per togliere lo scudetto al Milan, cui vanno gli auguri sinceri della società. «Complimenti Milan. Quest’anno è stata una bellissima sfida. Ci vediamo l’anno prossimo», il messaggio sui social per i nuovi campioni d’Italia. Il gol a inizio ripresa di Perisic, uscito in barella per un infortunio piuttosto grave — una distrazione alla gamba destra (due mesi per recuperare) — , e la doppietta di Correa chiudono un’annata piena di rimpianti, con la sensazione di fondo di aver buttato uno scudetto che si poteva vincere senza i due mesi di blackout, dal derby perso a inizio febbraio fino alla sosta di metà marzo. «La classifica non mente, altri sono stati più bravi. Abbiamo pagato il mese a cavallo del Liverpool», ammette il capitano Handanovic.
«Complimenti al Milan, ma soprattutto alla nostra proprietà, a Zhang sempre vicino, alla dirigenza e al pubblico che ha superato il milione di presenze (1.128.377, ndr). Continueremo sapendo che sarà difficile, ma siamo contenti di avere questa forza. Scudetto meritato per il Milan? Quando vinci sei sempre il più forte. Dobbiamo guardarli dal basso verso l’alto, ma se analizziamo il triennio di riferimento i numeri dell’Inter sono i più importanti, c’è rammarico per essere arrivati secondi. I pianti sono di liberazione più che di sconforto. Ringrazio Inzaghi, di cui siamo tanto orgogliosi», l’analisi dell’a.d. Beppe Marotta che da oggi inizierà a pianificare il futuro con il d.s. Ausilio e martedì vedrà Inzaghi per rinnovarlo fino al 2024.
«Il mercato è complicato, ma vogliamo continuare a essere competitivi nel segno della sostenibilità», è la promessa. Non sarà rivoluzione. Sostenibilità però significa vendere uno, forse due, giocatori importanti tra i soliti noti: Bastoni, Skriniar, Barella, Lautaro. «Faremo un mercato anche secondo i desideri dell’allenatore e sarà all’altezza dell’Inter. Ci sarà un vertice a breve, nessuna rivoluzione. Vanno evidenziate le eventuali lacune emerse, sfruttando le opportunità. Dybala? Ci sono alcuni svincolati che possono essere delle opportunità e valuteremo. Su Perisic siamo fiduciosi». L’acquisto di Dybala sarà annunciato nel giro di 10 giorni. L’Inter è pronta a ripartire da lui per riprendersi lo scudetto perduto.
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Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza MessaggioIl prossimo anno fuori dai gironi e fuori dalle 4, ha solo sculato
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Rischio più grosso per Inter e Napoli che sono in terza ed avranno un girone ben più duro.
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Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza MessaggioIl prossimo anno fuori dai gironi e fuori dalle 4, ha solo sculato
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioL’analisi di Sconcerti: perché ha vinto il Milan (e perché pensavamo l’Inter fosse più forte)
L’Inter veniva dalla vittoria dello scudetto, si pensava fosse già completa: ma il mercato è stato complesso e Inzaghi ci ha messo un po’ a trovare continuità
di Mario Sconcerti
Perché sul Milan c’è sempre stato un dubbio? Perché si sono fatti sempre molti complimenti a Pioli ma ricordando che l’Inter era comunque più forte? Perché l’Inter aveva appena vinto il campionato, aveva già dimostrato di avere una sua completezza, mentre il Milan doveva ancora trovarla. Si pensava così: sbagliavamo, era l’inverso. Il Milan era lo stesso dell’anno scorso, più Giroud, Messias e più la crescita dei suoi grandi giovani, soprattutto Tonali e Leao. Aveva perso Donnarumma, ma con Maignan ha perfino migliorato
L’Inter invece è arrivata alla stagione con un mercato complesso e dopo aver cambiato anche l’allenatore. In sintesi, la squadra che sembrava più pronta era la più sperimentale tra le quattro che pensavano al campionato. L’Inter non ha perso il suo scudetto a Bologna, lo ha perso tra la 6ª e la 12ª partita pareggiando con Atalanta, Juventus, Milan e perdendo con la Lazio. Era un’Inter che non aveva ancora Dumfries, Calhanoglu era in chiaroscuro, c’erano spazi nuvolosi dentro il gioco, mancava continuità. Lì ha pesato molto il cambio del tecnicoeravamo in pratica ancora nell’intervallo tra Conte e la piena presa del ruolo da parte di Inzaghi.
C’è sempre stata inoltre una specie di imperfezione classica del Milan. Sembravano mancare tre giocatori: il sostituto di Kjaer, un esterno sulla destra che segnasse e sapesse coprire; con la rapida deriva di Ibrahimovic anche un centravanti che tenesse insieme il gioco potente di attacco di Leao ed Hernandez sulla sinistra. Giroud ha fatto il suo dovere, non di più. La sentenza sui dubbi del Milan è cambiata quando Kalulu è entrato e non ha avuto un momento di esitazione. A modo suo, per il niente da cui usciva, è stata la sorpresa più grande di tutto il campionato. Pochissimi errori, tanta personalità. È stato a questo punto che il Milan è diventata una vera squadra da campionato, quando non si è persa sugli infortuni né sulla rimonta conseguente dell’Inter.
È anche a questo punto che Pioli ha concluso il suo capolavoro. Conosco Pioli da tanto tempo, non è mai stato un tecnico banale. Ha portato sempre molto nelle squadre in cui è stato, perfino nell’Inter, dove non era fuori ruolo lui, era fuori quadro quell’Inter. Nel Milan ha trovato giocatori giovani, disposti a farsi insegnare, a mettere il rapporto sull’onestà reciproca. Sono parole evangeliche, ma quello che decide il calcio, fuori dalla qualità dei migliori, è il bisogno di ubbidire chi si stima. Pioli non ha mai avuto un problema con i suoi giocatori, ha gestito in silenzio anche l’autunno di Ibrahimovic, anche l’addio di Kessie, ha avuto sempre la squadra disposta a dargli tutto. In questa difficile combinazione astrale, Pioli ha sentito che era finalmente nel suo ambiente, che doveva liberarsi del suo buon senso, andare oltre ma con misura. Ha spostato giocatori fondamentali sul campo, come Tonali, come il suo dubbio sulla fascia destra, come lo spazio di Kessie e il talento di Bennacer, ha spinto Leao dove doveva andare ma non sapeva che sarebbe stato così naturale.
Pioli è nato con il Milan e il Milan con lui. È questo che ha colmato il piccolo vuoto che c’era. Ora ha una squadra completa, bella e diversa, un gioco d’insieme e giocatori che da soli decidono. È nata una grande squadra, ci ha messo del tempo, ma ora è bellissima.
CorSera
Ex difensore e adesso commentatore tecnico. Il migliore secondo noi. Perché ci mette lo studio e il cuore. Il cazzeggio e la lungimiranza. L’adrenalina e la riflessione. Sky Sport e la BoboTv su Twitch. Perché ha un alto livello di lettura delle partite e di linguaggio, si entusiasma per un piccolo gesto, ed è prima di tutto un tifoso, ma un tifoso del Calcio con la C maiuscola. Anzi con la F, quella di Fútbol, e ne parla come un vescovo parla del Signore. Da illuminato. Intervista a Lele Adani: «Il pallone è una condizione del cuore e dell’anima, mi ha permesso di realizzare un sogno, e di questo ringrazio Dio ogni mattina. La mia missione è quella di unire i protagonisti alla gente»
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