Ibrahimovic, Milan: le condizioni per il rinnovo. Che cosa c’è dietro all’ultima uscita social
La società non ha fretta di rinnovare l’accordo, lui scalpita per rientrare contro la Lazio. E sul futuro dice: «Smetto quando dico io»
Lapidario e con l’ego straripante che lo contraddistingue, Zlatan Ibrahimovic ha ravvivato le ore seguenti alla dolorosa ancorché polemica eliminazione dalla Coppa Italia con un tweet che non sembra lasciare adito a interpretazioni. «Decido io quando fermarmi» scrive il centravanti svedese sui social a corredo di un video che lo ritrae mentre effettua tiri in porta. «Così come decido che il pallone giallo ti colpirà».
Mentre la squadra fatica a realizzare la mole di gioco creata, con Giroud nel derby isolato, il baby Lazetic lanciato nel finale e Rebic misteriosamente infortunatosi nel riscaldamento all’intervallo, il quarantenne Ibra sembra non porsi limiti. Eppure in questa stagione, fra una sosta ai box e l’altra, ha giocato solo 1.098 minuti, di cui gli ultimi venti con il Bologna (senza peraltro lasciare il segno). Certo, il suo contributo anche sotto il profilo motivazionale gli viene costantemente riconosciuto da Pioli e da Maldini. Ma basta il ruolo di chioccia e di leader spirituale per poter strappare un rinnovo di contratto, che com’è noto scadrà il 30 giugno prossimo?
Da Casa Milan non filtra premura per chiudere la questione: ogni discorso è stato rinviato alla fine del campionato, sperando che Zlatan possa essere, anche solo parzialmente, impiegato nelle cinque gare rimanenti (magari già dalla sfida con la Lazio di domenica, ma si vive alla giornata). Secondo i dirigenti del Diavolo una permanenza di Ibrahimovic non costituirà mai un problema né dal punto di vista economico (lo svedese è consapevole di non poter ambire a uno stipendio superiore ai 2 milioni e per la prima volta nella sua carriera non metterebbe l’argomento denaro al centro dei discorsi) né tecnico, perché è chiaro a tutti che un centravanti serve e servirà e non a caso i colloqui per Origi del Liverpool sono in fase avanzatissima.
Le porte per Ibra sono aperte, insomma: dipenderà caso mai dall’attaccante valutare il grado di pazienza nel convivere con i fastidi al ginocchio sinistro che lo costringono a continui stop and go. E la consapevolezza di non poter ambire di nuovo a restare il centro di gravità permanente del Milan. Negli stessi giorni avverrebbe il passaggio di quote ad Investcorp: anche dalla stima che i nuovi proprietari gli dimostreranno passa la scelta più sofferta della carriera di Zlatan, il maschio alfa della serie A.
CorSera
La società non ha fretta di rinnovare l’accordo, lui scalpita per rientrare contro la Lazio. E sul futuro dice: «Smetto quando dico io»
Lapidario e con l’ego straripante che lo contraddistingue, Zlatan Ibrahimovic ha ravvivato le ore seguenti alla dolorosa ancorché polemica eliminazione dalla Coppa Italia con un tweet che non sembra lasciare adito a interpretazioni. «Decido io quando fermarmi» scrive il centravanti svedese sui social a corredo di un video che lo ritrae mentre effettua tiri in porta. «Così come decido che il pallone giallo ti colpirà».
Mentre la squadra fatica a realizzare la mole di gioco creata, con Giroud nel derby isolato, il baby Lazetic lanciato nel finale e Rebic misteriosamente infortunatosi nel riscaldamento all’intervallo, il quarantenne Ibra sembra non porsi limiti. Eppure in questa stagione, fra una sosta ai box e l’altra, ha giocato solo 1.098 minuti, di cui gli ultimi venti con il Bologna (senza peraltro lasciare il segno). Certo, il suo contributo anche sotto il profilo motivazionale gli viene costantemente riconosciuto da Pioli e da Maldini. Ma basta il ruolo di chioccia e di leader spirituale per poter strappare un rinnovo di contratto, che com’è noto scadrà il 30 giugno prossimo?
Da Casa Milan non filtra premura per chiudere la questione: ogni discorso è stato rinviato alla fine del campionato, sperando che Zlatan possa essere, anche solo parzialmente, impiegato nelle cinque gare rimanenti (magari già dalla sfida con la Lazio di domenica, ma si vive alla giornata). Secondo i dirigenti del Diavolo una permanenza di Ibrahimovic non costituirà mai un problema né dal punto di vista economico (lo svedese è consapevole di non poter ambire a uno stipendio superiore ai 2 milioni e per la prima volta nella sua carriera non metterebbe l’argomento denaro al centro dei discorsi) né tecnico, perché è chiaro a tutti che un centravanti serve e servirà e non a caso i colloqui per Origi del Liverpool sono in fase avanzatissima.
Le porte per Ibra sono aperte, insomma: dipenderà caso mai dall’attaccante valutare il grado di pazienza nel convivere con i fastidi al ginocchio sinistro che lo costringono a continui stop and go. E la consapevolezza di non poter ambire di nuovo a restare il centro di gravità permanente del Milan. Negli stessi giorni avverrebbe il passaggio di quote ad Investcorp: anche dalla stima che i nuovi proprietari gli dimostreranno passa la scelta più sofferta della carriera di Zlatan, il maschio alfa della serie A.
CorSera
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