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Il fatto di passare ai rivali cittadini...oltretutto a 0...e' una cosa che proprio non sopporto. Significa proprio che prima non glie ne fregava niente della squadra.
cosa gliene dovrebbe fregare ?
quando ci sono i soldi di mezzo …
Alla fine rinnova col Milan
e si riduce lo stipendio...
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Si sylv, e nella prossima finestra di calciomercato, comprerete haaland, il vostro nuovo van Basten.
Inviato dal mio Redmi 8A utilizzando Tapatalk
il nuovo Van Basten è già fra noi...
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Non mi interessa la perdita di Kessie a 0, come non mi interessava quella di Calhanoglu. Pero' questi giocatori che cosi' "facilmente" passano dal Milan all'Inter meriterebbero di essere presi da parte dagli ultras e picchiati. Devono aver paura di uscire di casa e girare per la citta'.
Lo direi anche se a fare il suddetto passaggio fosse Ballo Toure'.
Il fatto di passare ai rivali cittadini...oltretutto a 0...e' una cosa che proprio non sopporto. Significa proprio che prima non glie ne fregava niente della squadra.
Kessie ha fatto certe dichiarazioni. Poteva non farle. Le ha fatte. Ora se passa all'Inter merita di essere pestato a morte.
Esattamente!
Inviato dal mio SM-G998B utilizzando Tapatalk
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Ci siamo, la stagione è nelle mani di Luciano Spalletti, uno degli allenatori italiani più validi e apprezzati ma che ancora non è riuscito a vincere quanto merita. A Napoli ha ricostruito gioco e squadra e ora deve solo prendere il volo. Dice che “lo scudetto è una figata!”. Preda del personaggio, indugia in una filosofia leggera e spicciola cercando di camuffare il suo vero io fumantino e attaccabrighe. Si tratta solo di riuscire finalmente a vincere prima che il suo io più profondo salti fuori a rovinare tutto…
Lo Spallettismo – non può ancora parlarsi di Spallettesimo non avendo il nostro aperto un’epoca di trionfi e di vittorie – è la terza via. Intesa come strada che non si sa bene se conduca o meno allo scudetto, ma che insomma rende il viaggio comunque molto interessante e soprattutto sicuro, appagante, valevole di esser vissuto.
Lo Spallettismo – non leggetelo in contrapposizione fisica e teorica al Sarrismo, ma insomma è chiaro che i due mondi confliggano in maniera abbastanza evidente – non è illusorio e non ti lascia solo, non ti vende complessa teoretica ma una filosofia più e comprensibile e spicciola. E nemmeno promette l’impossibile senza permetterselo.
Cioè, suddividendo i mestieranti della panchina nelle due macrocategorie dei “filosofi” e degli “stregoni” – nella prima mettiamo Sacchi, Guardiola, Zeman e discendenti vari, e nell’altra Mourinho, Conte, Simeone, Allegri… – Luciano Spalletti, 63enne toscano che viaggia ormai verso le mille panchine in carriera, lo mettiamo nel mezzo. L’ambizione di fare calcio spettacolo ma concreto, senza scadere nella teoria, nel dogmatismo puro, nell’idea che finisce col distorcere il fine stesso di correre in 11 con un certo criterio su un campo verde: si gioca comunque per far risultato e per vincere. E dal quel binario non si scappa.
Al tempo stesso SpallettOne – come lo ha chiamato Mourinho, riconoscendogli evidentemente un certo scatto di carriera e soprattutto dignità di nemico – è uomo di potere, di comando, di frusta, tendenzialmente dispotico. Questo è il lato più affascinante e al tempo stesso mefistofelico del personaggio. Uscito a pezzi dal film di Totti – “Speravo de morì prima” – tratteggiato come un killer appositamente assoldato per l’eliminazione metaforica (ma nemmeno tanto…) del totem della Roma – SpallettOne ha pazientemente ricostruito a Napoli la propria immagine, il proprio ruolo nella galassia del calcio italiano e la giusta iconografia di grandissimo professionista del football. Spietato, certo, ma insomma nei limiti di ciò che la professione impone e consente.
Possiamo anche ritenere che l’esser capitato sulla strada di Totti a Roma, di Icardi all’ Inter e di Insigne a Napoli, che in quel momento hanno dovuto smettere o cambiare aria, sia un puro caso, forse. Io che posso credere all’eventualità di due coincidenze ma non a tre, non sento scuse. Semplicemente penso che a un certo punto gli spogliatoi cominciano a soffocare quando l’io dei protagonisti si gonfia a dismisura soffocando tutti gli altri. E lì c’è la deflagrazione. Spalletti è l’applicazione nel calcio del principio del Rasoio di Occam, secondo cui: “A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”. E dunque non è confutabile la teoria che con Spalletti o trovi una mediazione e ti adatti, oppure sei destinato a essere schiacciato.
Spalletti ha dato al Napoli, in un tempo relativamente breve, uno scopo prima ancora che un gioco, la dimensione cercata raggiunta attraverso il 4-2-3-1 (Ospina – Di Lorenzo, Rrhamani, Koulibaly, Mario Rui – Anguissa, Fabian Ruiz – Politano, Zielinski, Insigne – Osimhen) ma senza rigidità, in una evoluzione di idee continua e in un’identificazione profonda tra allenatore e squadra. Condizione complessa, normalmente non sopportabile da tutti.
Lui stesso non regge lo stress che provoca l’interpretazione del personaggio. Ogni tanto Spalletti si prende pause biennali in cui decanta il proprio io, si ricarica e soprattutto smaltisce i ricchissimi contratti, dello Zenit o dell’ Inter, che rimangono in sospeso ma sempre perfettamente onorati dai club che lo hanno ingaggiato. Adesso ci siamo, anche quest’anno siamo arrivati al punto: o si va finalmente al sodo o esploderà in uno straordinario show di malumori. Orgoglioso e presuntuoso, Spalletti accetta gli elogi e fa a *****tti con critici e dissidenti. In certe occasioni addirittura inaccettabile e sgradevole.
Fino a oggi a Napoli si è visto uno Spalletti perfetto, ideale, che ha guidato la squadra con sicurezza ma anche apparente serenità. Un livello sopra Gattuso, allo stesso livello del primo Ancelotti ma augurandogli di non fare la stessa fine. L’ultima teoria di Spalletti è quella del “Napoli liquido” che occupa gli spazi come il Terminator che si squaglia e si ricompone, addirittura edonistica della ricerca della felicità – “dobbiamo rendere felici gli altri per essere persone felici” – per finire all’aspetto inquietante: “Il mio Virus è il Napoli”. Non gli mancano ovviamente gli slogan: “Noi abbiamo la cazzimma, lo scudetto è una figata”.
Il personaggio è affabulatore, talvolta così impegnato a voler dare di sé un’immagine alta da perdersi in discorsi tecnico filosofici che hanno il sopravvento su di lui, che diventano difficili da governare. E soprattutto quasi sempre in clamorosa contraddizione col personaggio fumantino e attaccabrighe capace di sbranare il primo malcapitato intervistatore che lo colga nel momento sbagliato. Il suo problema è sempre lo stesso, si tratta di arrivare a vincere – se lo meriterebbe per la qualità delle idee e dell’apprezzato artigianato del suo calcio – prima che il suo alter ego più profondo salti fuori a rovinare tutto.
Lo Spallettismo - non può ancora parlarsi di Spallettesimo non avendo il nostro aperto un’epoca di trionfi e di vittorie - è la terza via. Intesa come strada che non si sa bene se conduca o meno allo scudetto, ma che insomma rende il viaggio comunque molto interessante e soprattutto sicuro, appagante, valevole di esser
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Napoli, Spalletti: "Con l'Inter sfida che vale una carriera"
Il tecnico azzurro non parla di rivalsa ma ammette: "Vincendo questa partita potremmo essere catapultati verso un altro obiettivo". Sulla foto sociale dell'arbitro Doveri son il trolley nerazzurro: "Dentro c'erano le mozzarelle...". Su Koulibaly: "Non so se giocherà, di sicuro è un giocatore differente"
Koulibaly giocherà domani oppure no?
"Mi sembra irrispettoso dirlo in anticipo, per chi dovrà eventualmente fargli posto se dovessi mandarlo in campo dal primo minuto. E' chiaro che Koulibaly è un calciatore differente. Basta guardare cosa ha fatto nella finale con il Senegal, quando ha vinto la Coppa d'Africa. Lui è andato innanzitutto a salutare gli avversari che avevano sbagliato il rigore. Ha uno spessore diverso anche a livello umano. Bisogna però tener presente anche cosa ha fatto in tutti questi giorni e il rispetto verso il gruppo. Da un punto di vista mio è facile, tutto quello che faccio, lo faccio bene. Aspettiamo domani per dire la formazione".
E' una partita scudetto, con l'Inter?
"L'obiettivo dichiarato della nostra stagione era quello di metterci dietro alcune delle più forti del campionato e cercare di rientrare tra le prime quattro per la Champions League. Sappiamo che vincendo questa partita potremmo essere catapultati verso quest'altro obiettivo. E' un po' una figata, come situazione: ci ha fatto passare tutta la settimana con il sorriso, che è rimasto durante la notte pure mentre dormivamo. Chi fa il nostro sport, ama vivere questi appuntamenti".
L'impatto emotivo sulle polemiche arbitrali in città arriva anche nello spogliatoio? Sui social gira l'immagine di Doveri col trolley dell'Inter...
"Secondo me non arriva. Vi manca un passaggio: c'erano delle mozzarelle dentro il trolley di Doveri. Lo ha fermato la Finanza...".
Stare lassù per è anche una rivincita personale?
"Nessuna rivincita, seguo soltanto il mio modo corretto di lavorare e di essere un professionista. Sono fortunato di aver trovato calciatori che la pensano come me. Questa è una gara importante. Abbiamo fatto tanti sacrifici per poterci arrivare. Ricordo la fatica fatta a Dimaro, le giocate in allenamento nel ritiro di Castel di Sangro. Quei periodi tornano utili in questi confronti. Le carriere di tutti dipendono da queste gare e ci teniamo moltissimo. Per me non sarà una rivincita o una rivalsa, da ex Inter: ho lasciato giocatori a Milano con cui ho avuto un ottimo rapporto".
Il tecnico azzurro non parla di rivalsa ma ammette: "Vincendo questa partita potremmo essere catapultati verso un altro obiettivo". Sulla foto social…
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Napoli-Inter, Sconcerti: due squadre moderne che insegnano calcio a tutti
Non c’è pronostico, c’è spettacolo: con il Milan sono le migliori, ma Inter e Napoli sembrano le squadre più adatte per una strada lunga
di Mario Sconcerti
La prima cosa non è capire chi sia migliore tra Inter e Napoli, sono due squadre emancipate, a modo loro perfette. Hanno un tipo di gioco diverso e rispettivamente utile. Con il Milan sono le migliori tre squadre della stagione ma Inter e Napoli disperdono meno, sembrano più corrette per una strada lunga.
In sostanza sono due squadre complete, molto ben allenate, mature per vincere . L’Inter è avanti con il lavoro, ma il Napoli l’ha raggiunta. Entrambe sono squadre che possono non perdere più da qui alla fine. Hanno armonia, copertura degli spazi di centrocampo, equilibrio di scambi nelle posizioni. Sono due squadre che possono insegnare calcio a tutti in Italia e raccontare la compiutezza del proprio lavoro . Sia Spalletti che Inzaghi hanno preso squadre già in moto e le hanno assecondate. Ora sono alla pari. Non c’è pronostico, solo piccoli dati frastagliati che confermano il pieno regime comune.
L’Inter ha fatto nella seconda parte la fila di risultati che il Napoli ha fatto nella prima. Inzaghi ha avuto il merito di non perdere giocatori per strada, l’Inter è stata in questo senso un’eccezione. Gioca dall’inizio con la stessa formazione, solo Dumfries ha preso il posto di Darmian. Il Napoli al completo era di un’altra dimensione, finché è stato. È da capire adesso se sia in grado di andare oltre l’eccezione. Secondo me è possibile. Ma sono due squadre molto belle e diverse, moderne nell’anima. E due tecnici che hanno vinto poco e sempre investito molto. Non c’è pronostico, c’è spettacolo. Direi che è già tanto.
CorSera
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Una partita come Napoli Inter alle 18 e Torino Venezia alle 20 45 è una di quelle schifezze che nascono solo per lasciare l'esclusiva a Dazn (delle 3 partite su 10 che ha anche Sky c'è sempre quella del sabato sera)
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effettivamente bella bastardata ai danni di sky...
l'anno scorso al contrario non accadeva, però la colpa è anche di sky che ha offerto troppo poco e adesso lo prendono in quel posto
Originariamente Scritto da Marco pl
i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
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