E’ girata la ruota della fortuna, alla Juve ora dice tutto bene. Prima Dybala e poi ancora Vlahovic, la Signora va in semifinale di Coppa Italia e se la giocherà proprio contro la Fiorentina che ai bianconeri ha ceduto il formidabile attaccante. La Juve ha trovato il suo uomo gol che ogni palla che tocca trasforma in oro: veramente non ha fatto gol, ma se lo cerca, azzecca il tiro e soprattutto ha avuto una gran fortuna. E questa, alla fine, è l’unica cosa che conta. Lo diceva anche Napoleone, i centravanti meglio averli fortunati…
Lo diceva anche Napoleone: i centravanti meglio averli fortunati… Giusto per i pignoli, la citazione storica esatta sarebbe: “Preferisco un generale fortunato a uno bravo”. Se il calcio è il territorio dell’imprevedibile, meglio avere dunque uomini che l’imprevedibile lo cavalcano e lo piegano ai loro fini. Quelli bravi e sfigati non servono, i vincenti li riconosci perché hanno un Fattore C decisamente pronunciato e sono dunque i più ambiti. Oggi va così, Dusan Vlahovic è avvolto da una bolla di energia positiva e trasforma ogni pallone in oro colato. Soprattutto, detto tecnicamente, gli dice benissimo.
Due partite (Juve-Verona e Juve-Sassuolo), due zampate che fanno volare la Juventus, che ora guarda l’orizzonte senza spaventarsene più troppo. Sono lontani i tempi cupi in cui tutto girava maledettamente male, mandando a carte quarantotto tutti i programmi più trionfali sepolti presto nel fondo di un cassetto. E ora quasi quasi ritirati fuori, perché…: oh, con questo qui oggi è tutto possibile.
Il ragazzone dal volto pulito e con la mascella pronunciata mi richiama, non so perché, l’imperturbabile Clark Kent che più volte al giorno si strappa di dosso l’abito serioso ed elegante per indossare i panni di Superman. E’ fortunato, certo, ma la fortuna se la va a cercare testardamente. La partita col Sassuolo, che ha spalancato alla Juve la porta della semifinale di Coppa Italia proprio contro la Fiorentina – che ha vinto addirittura sul campo dell’ Atalanta con un contestato gol di Milenkovic al 94’ – è stata risolta da Vlahovic in maniera caparbia e cocciuta proprio quando ci si preparava ad andare ai supplementari.
Vlahovic che si invola a sinistra, ingaggia il duello con Muldur, lo rallenta con una finta, sprinta a sinistra lasciandolo lì, rischia di cadere ma resta in piedi, entra in area e tira in porta cogliendo la mano di Ruan che la devia quel tanto per ingannare Pegolo e segnare il 2-1 della qualificazione.
Vlahovic, 22 anni appena compiuti, ha portato un vento di novità e spazzato via il rugginoso tran tran bianconero fatto di troppi schemi e di troppe convinzioni. Vlahovic sgomita, è un trombettiere che suona la carica. Ne risentono tutti positivamente, Dybala che ha segnato il primo gol della Juve e poi anche Morata fino a ora intristito e quasi rassegnato a essere accettato così, perché di meglio non c’è altro.
Col Sassuolo la Juve ha giocato una partita di impatto e di forza cercando il gol con i mezzi che aveva, con poca logica di schema e tanti scontri e duelli personali. Pali e parate di Pegolo a go go: divertente, perché no. Almeno vista dalla parte della Juve, non certo del Sassuolo che comunque il suo lo ha fatto ampiamente.
Lo ammette anche Allegri stesso: “Qualche volta la partita pulita si impantana nel gioco e allora bisogna cercare la partita sporca, dove prevali con i duelli”. Insomma testa contro testa. Le uniche cose di cui oggi Allegri si preoccupa è puntualizzare su Vlahovic perché non può far vedere che la Juve oggi dipende tutta da questo centravanti arrivato dalla Fiorentina per 75 milioni – “Deve migliorare e attaccare con più efficacia la profondità…” – e poi evitare che qualcuno si metta in testa strani pensieri sullo scudetto: “Facciamo corsa sull’Atalanta e basta”. Al momento non potrebbe dire diversamente, ma sotto sotto magari lo sogna pure lui.
Vlahovic invece non si spaventa troppo di dover tornare a Firenze a giocare contro la squadra che lo ha fatto diventare un grande giocatore e da cui ha divorziato al momento giusto, cinicamente e senza troppi sentimentalismi. “Io penso solo alla partita e a vincere, altre cose non mi interessano”. Sarà ovviamente servito di fischi, ma credo che non lo scalfiranno nemmeno un po’. Anzi…
Lo diceva anche Napoleone: i centravanti meglio averli fortunati… Giusto per i pignoli, la citazione storica esatta sarebbe: “Preferisco un generale fortunato a uno bravo”. Se il calcio è il territorio dell’imprevedibile, meglio avere dunque uomini che l’imprevedibile lo cavalcano e lo piegano ai loro fini. Quelli bravi e sfigati non servono, i vincenti li riconosci perché hanno un Fattore C decisamente pronunciato e sono dunque i più ambiti. Oggi va così, Dusan Vlahovic è avvolto da una bolla di energia positiva e trasforma ogni pallone in oro colato. Soprattutto, detto tecnicamente, gli dice benissimo.
Due partite (Juve-Verona e Juve-Sassuolo), due zampate che fanno volare la Juventus, che ora guarda l’orizzonte senza spaventarsene più troppo. Sono lontani i tempi cupi in cui tutto girava maledettamente male, mandando a carte quarantotto tutti i programmi più trionfali sepolti presto nel fondo di un cassetto. E ora quasi quasi ritirati fuori, perché…: oh, con questo qui oggi è tutto possibile.
Il ragazzone dal volto pulito e con la mascella pronunciata mi richiama, non so perché, l’imperturbabile Clark Kent che più volte al giorno si strappa di dosso l’abito serioso ed elegante per indossare i panni di Superman. E’ fortunato, certo, ma la fortuna se la va a cercare testardamente. La partita col Sassuolo, che ha spalancato alla Juve la porta della semifinale di Coppa Italia proprio contro la Fiorentina – che ha vinto addirittura sul campo dell’ Atalanta con un contestato gol di Milenkovic al 94’ – è stata risolta da Vlahovic in maniera caparbia e cocciuta proprio quando ci si preparava ad andare ai supplementari.
Vlahovic che si invola a sinistra, ingaggia il duello con Muldur, lo rallenta con una finta, sprinta a sinistra lasciandolo lì, rischia di cadere ma resta in piedi, entra in area e tira in porta cogliendo la mano di Ruan che la devia quel tanto per ingannare Pegolo e segnare il 2-1 della qualificazione.
Vlahovic, 22 anni appena compiuti, ha portato un vento di novità e spazzato via il rugginoso tran tran bianconero fatto di troppi schemi e di troppe convinzioni. Vlahovic sgomita, è un trombettiere che suona la carica. Ne risentono tutti positivamente, Dybala che ha segnato il primo gol della Juve e poi anche Morata fino a ora intristito e quasi rassegnato a essere accettato così, perché di meglio non c’è altro.
Col Sassuolo la Juve ha giocato una partita di impatto e di forza cercando il gol con i mezzi che aveva, con poca logica di schema e tanti scontri e duelli personali. Pali e parate di Pegolo a go go: divertente, perché no. Almeno vista dalla parte della Juve, non certo del Sassuolo che comunque il suo lo ha fatto ampiamente.
Lo ammette anche Allegri stesso: “Qualche volta la partita pulita si impantana nel gioco e allora bisogna cercare la partita sporca, dove prevali con i duelli”. Insomma testa contro testa. Le uniche cose di cui oggi Allegri si preoccupa è puntualizzare su Vlahovic perché non può far vedere che la Juve oggi dipende tutta da questo centravanti arrivato dalla Fiorentina per 75 milioni – “Deve migliorare e attaccare con più efficacia la profondità…” – e poi evitare che qualcuno si metta in testa strani pensieri sullo scudetto: “Facciamo corsa sull’Atalanta e basta”. Al momento non potrebbe dire diversamente, ma sotto sotto magari lo sogna pure lui.
Vlahovic invece non si spaventa troppo di dover tornare a Firenze a giocare contro la squadra che lo ha fatto diventare un grande giocatore e da cui ha divorziato al momento giusto, cinicamente e senza troppi sentimentalismi. “Io penso solo alla partita e a vincere, altre cose non mi interessano”. Sarà ovviamente servito di fischi, ma credo che non lo scalfiranno nemmeno un po’. Anzi…
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