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Atalanta-Inter, che personalità: gara degna della Champions
di Massimo Mauro
Atalanta e Inter, che personalità: sembrava una gara di Champions di alto livello. L'Atalanta nel primo tempo faceva fatica a entrare in area, mentre nel secondo si è presentata più volte davanti ad Handanovic. Ma anche dall'altra parte c'è stata la parata eccezionale di Musso su Sanchez e tanti salvataggi in extremis. Nel complesso è stato bello vedere il pressing a tutto campo, Brozovic rischiare la giocata nella sua area: ci voleva dopo un sabato deludente. Insomma, squadre che hanno dimostrato di giocare e rischiare per vincere pur non sottovalutando mai la fase difensiva: hanno accettato spesso l'uno contro uno, ma al tempo stesso non hanno avuto vergogna di difendersi. La vergogna è solo quando una grande squadra si difende 80' su 90' nella propria area. Non mi aspettavo Lautaro in pachina, credo però che Inzaghi abbia fatto bene, un segnale a lui e al gruppo dopo le lamentele per la sostituzione in Supercoppa. Altre due considerazioni: Dzeko è bravo, non di discute, ma a volte è poco concreto, dovrebbe essere più cattivo. E Barella deve smetterla di lamentarsi in continuazione, finisce per infastidire.
Premesso che ha giocato bene, c'era biogno di andare in Portogallo per trovare un giocatore come Sergio Oliveira? La Roma con il Cagliari ha dimostrato di essere una squadra terrorizzata. Dà la sensazione di poter andare al 100 all'ora, ma finisce per andare alla metà in quanto condizionata da questioni caratteriali. E' per questo che il nuovo arrivato ha fatto subito una grande figura: dà ordine al gioco, si fa dare palla, non teme di prendersi la proprie responsabilità.
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Inter e Juventus, Sconcerti: sono le più regolari, bianconeri da non sottovalutare. L’Atalanta ha perso semplicità
L’andamento degli ultimi cinque mesi spiega che l’Inter resta la più continua e che la Juve ha diritto di puntare a qualunque altro posto dietro di lei. Sul campionato pesano impegni e contagi, siamo tutti un po’ appesi
di Mario Sconcerti
Sono 12 partite che la Juve viaggia al ritmo dell’Inter. Era il 30 ottobre, molto tempo fa. Da allora l’Inter ha giocato una partita in meno, ma resta la conferma che la Juve ha trovato stabilità. Se allarghiamo lo sguardo scopriamo che in questo tempo la Juve ha dato 14 punti al Napoli, 7 al Milan e 3 all’Atalanta.
Cosa significa? Prima di tutto che l’Inter si è presa gli stessi distacchi dai suoi avversari, poi che Inter e Juve sono da due mesi e mezzo le squadre più regolari. In un campionato con i gradini sfalsati e spinto da continue accelerazioni mediatiche, questo dato calmo ha un grande valore. Spiega che l’Inter resta la più continua e che la Juve ha diritto di puntare a qualunque altro posto dietro di lei. È un fatto che è stato appena statistico per cinque mesi, ora è diventato reale. Non conta l’avversario battuto sabato dalla Juve, conta la lunga serie di gare in cui ha fatto meglio delle altre. Non era per niente detto succedesse.
Intanto l’Inter non è caduta nelle vecchie trappole di Gasperini lasciando l’Atalanta a distanza. È stata una bella partita ma dal braccino corto. Hanno giocato per vincere entrambe ma sempre con un pensiero tacito ad uscirne indenni. Nelle due partite giocate Inter e Atalanta non si sono mai superate. Sono come complementari, l’Inter è molto più geometrica, l’Atalanta corre e ha forza fisica, ma ha perso semplicità, parla ancora bene, ma dice spesso le stesse parole. L’Inter è andata più vicino a vincere anche senza una profonda convinzione.
Il risultato va bene a entrambe ma porterà probabilmente il Milan più vicino all’Inter così come la Juve è subito alle spalle dell’Atalanta. È un campionato che cambia abitudini, non è chiaro dove porterà. Bergamo ha un po’ sgualcito la figura di un’Inter inarrestabile. Era sbagliata la premessa, gli avversari esistono sempre, anche se faticano a creare il disordine che vorrebbero. Stanno pesando impegni e contagi, cambiano le piccole certezze quotidiane, le valutazioni sicure, torniamo un po’ appesi anche nel calcio, costretti ad aspettare con inquietudine ogni partita. Dopo le prime cinque, resta un posto per l’Europa League. Si fanno avanti Torino e Verona, restano le altre. Oliveira arriva e segna il rigore, ma è il portiere a salvare la Roma. Scamacca è al 9° gol, forse è lui l’uomo vero in questo inverno di angeli che continuano a cadere sulla terra del peccato.
CorSera
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Dybala-Juventus e il rinnovo: la tensione con Arrivabene è sui soldi dei diritti di immagine
Dopo l’accordo di ottobre (senza le firme) l’agente ha rilanciato e la Juventus ha preso tempo: tra febbraio e marzo l’incontro decisivo per il rinnovo
E pazienza se il numero 10 della Juventus dice «non devo dimostrare niente a nessuno» mentre Allegri ribatte che «tutti dobbiamo dimostrare qualcosa». Difficile dare torto all’allenatore: Dybala è vicino alla top 5 mondiale solo come follower su Instagram (45,2 milioni), ma del talento che con Neymar doveva rappresentare il dopo Messi-Ronaldo, si sono perse le tracce.
A quel punto la Juve ha preso tempo fino a febbraio-marzo, anche per vedere se la qualificazione Champions, con i relativi milioni, sarà più vicina di quanto non sia adesso. Il divorzio per ora non è un’ipotesi contemplata da nessuna delle due parti, ma serve un nuovo punto d’incontro, anche perché la Juve ha altri contratti da rinnovare (Cuadrado, Bernardeschi, De Sciglio) e nuovi acquisti da cercare, provando anche a sgonfiare il monte ingaggi (150 milioni).
Tenere i giocatori sulla corda non è una cattiva idea. Tirare la corda è un altro discorso e non giova né al giocatore (chi altro sarebbe disposto ad accontentarlo con un contratto da quasi 100 milioni?) né alla società, vista l’importanza di Dybala e anche il rischio che possa andare a parametro zero a una diretta concorrente come l’Inter. Con un mese delicatissimo davanti (Milan, Verona, Atalanta e Torino, oltre al Villarreal in Champions) sarebbe il caso che almeno fino a marzo scoppiasse la pace: un capitano non può continuare a segnare senza esultare, ma nemmeno venire criticato ogni settimana.
Nel frattempo sia De Ligt che Dybala sabato sera si sono tolti dei sassolini: «Non abbiamo un bel gioco, non è la nostra forza» ha chiosato l’argentino. «Sono giovane ma ho già 250 partite da professionista...» ha invece detto con tono pacato De Ligt, dato che Allegri insiste sulla scarsa esperienza nel gestire le gare: spesso però questo sembra un falso problema, sventolato per nasconderne altri.
CorSera
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Originariamente Scritto da Sean
mò sono cazzi questo è sicuro.
Originariamente Scritto da bertinho7
ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo
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