Inter-Juventus in Supercoppa, Sconcerti: è un cambio di dominio, i bianconeri oggi non sono rivali
La Juve è riuscita a non far sembrare bella l’Inter che però è stata massiccia, si è spesso difesa con cinque giocatori in linea: non era una scelta ma una necessità. Il finale è anche immeritato, perché aveva giocato fino in fondo il suo ruolo di spalla
di Mario Sconcerti
L’Inter meritava di più, ha spinto per tutta la partita ma ha concluso poco. Nel primo tempo non ricordo un tiro in porta, nel secondo c’è stato spesso un dominio interista quando le mezze punte della Juve sono arretrate di venti metri, ma non azioni davvero importanti. La Juve ha giocato una partita alla pari per quasi un’ora quando McKennie a sorpresa a sinistra e molto avanzato, ha tolto Barella dalla parte finale del campo, mentre Kulusevski teneva viva la sua fascia.
Poi l’Inter quasi spontaneamente ma con forza ha preso campo lasciando la Juve alla sua vocazione a difendersi. Ne sono nate alcune suggestioni, una dimostrazione di forza abbastanza continua, ma risultati pochi. La Juve è rimasta sempre compatta attorno a Rugani e Chiellini, con Locatelli nella zona di Calhanoglu e Rabiot a trattenere l’impeto da secondo centrale. Una Juve che spesso ha finito per difendersi con cinque giocatori in linea, otto complessivi addetti alla fase difensiva, molto pratica, molto onesta nell’ammettere la propria inferiorità. Non credo che Allegri avesse molte altre scelte, se è così quel mestiere l’ha fatto bene. Certo fa effetto vedere una Juve così fuori da una reale possibilità di vincere.
Prima dei supplementari, ne è venuta fuori una partita a senso unico ma soffocata. La Juve è riuscita a non far sembrare bella l’Inter che è stata però massiccia, un po’ delusa dai suoi attaccanti, Lautaro e Dzeko. Al di là del risultato è sembrata la gara in cui si è dimostrato lo scambio di posizione dominante tra le due squadre. Nel secondo tempo la Juve ha lasciato tutto il campo all’Inter. Non era volontà, era un bisogno. Il resto della gara, la fase finale, è stata solo resistenza, pensiero occasionale. Ha giocato alla fine anche Dybala, era l’uomo giusto per fare una differenza mai vista durante la partita, ma non ha cambiato molto neanche lui. Era troppo tardi per tutti, serviva ormai solo un modo onesto di gestire il caso. È un finale severo per la Juventus, forse anche immeritato perché ha fatto per intero la sua parte di spalla. Ma la Coppa all’Inter fotografa una qualità generale, anche se confusa nella singola gara. È il tempo dell’Inter, non è più la Juve il suo avversario. Forse è questa la morale della notte.
CorSera
La Juve è riuscita a non far sembrare bella l’Inter che però è stata massiccia, si è spesso difesa con cinque giocatori in linea: non era una scelta ma una necessità. Il finale è anche immeritato, perché aveva giocato fino in fondo il suo ruolo di spalla
di Mario Sconcerti
L’Inter meritava di più, ha spinto per tutta la partita ma ha concluso poco. Nel primo tempo non ricordo un tiro in porta, nel secondo c’è stato spesso un dominio interista quando le mezze punte della Juve sono arretrate di venti metri, ma non azioni davvero importanti. La Juve ha giocato una partita alla pari per quasi un’ora quando McKennie a sorpresa a sinistra e molto avanzato, ha tolto Barella dalla parte finale del campo, mentre Kulusevski teneva viva la sua fascia.
Poi l’Inter quasi spontaneamente ma con forza ha preso campo lasciando la Juve alla sua vocazione a difendersi. Ne sono nate alcune suggestioni, una dimostrazione di forza abbastanza continua, ma risultati pochi. La Juve è rimasta sempre compatta attorno a Rugani e Chiellini, con Locatelli nella zona di Calhanoglu e Rabiot a trattenere l’impeto da secondo centrale. Una Juve che spesso ha finito per difendersi con cinque giocatori in linea, otto complessivi addetti alla fase difensiva, molto pratica, molto onesta nell’ammettere la propria inferiorità. Non credo che Allegri avesse molte altre scelte, se è così quel mestiere l’ha fatto bene. Certo fa effetto vedere una Juve così fuori da una reale possibilità di vincere.
Prima dei supplementari, ne è venuta fuori una partita a senso unico ma soffocata. La Juve è riuscita a non far sembrare bella l’Inter che è stata però massiccia, un po’ delusa dai suoi attaccanti, Lautaro e Dzeko. Al di là del risultato è sembrata la gara in cui si è dimostrato lo scambio di posizione dominante tra le due squadre. Nel secondo tempo la Juve ha lasciato tutto il campo all’Inter. Non era volontà, era un bisogno. Il resto della gara, la fase finale, è stata solo resistenza, pensiero occasionale. Ha giocato alla fine anche Dybala, era l’uomo giusto per fare una differenza mai vista durante la partita, ma non ha cambiato molto neanche lui. Era troppo tardi per tutti, serviva ormai solo un modo onesto di gestire il caso. È un finale severo per la Juventus, forse anche immeritato perché ha fatto per intero la sua parte di spalla. Ma la Coppa all’Inter fotografa una qualità generale, anche se confusa nella singola gara. È il tempo dell’Inter, non è più la Juve il suo avversario. Forse è questa la morale della notte.
CorSera
Commenta