Mi sa che nell'intervallo è andato negli spogliatoi Lotito a farsi sentire. Dopo 10 minuti del secondo tempo la Lazio ha riacchiappato il pari segnando due goal: 3-3
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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C R 8 0 0
Cristiano Ronaldo ha appena segnato il suo 800º gol in carriera.
Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Come non detto, ora 801.
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Che carriera mostruosa...Originariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza MessaggioChe carriera mostruosa...Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Un gol al nono minuto di recupero è un record?
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Alla Lazio non c’è l’effetto Sarri e per ora il sarrismo ha fatto un buco nell’acqua. Dopo l’entusiasmo iniziale per il passaggio da Inzaghi al guru italiano del calcio spettacolo, arrivano sconfitte e delusione. Simone Inzaghi ha preso l’Inter senza stravolgerla, Sarri ha introdotto brutalmente la sua filosofia di gioco forse chiedendo troppo alla squadra. In questo momento tutto dice male a Sarri, ma nel sarrismo o si ha fede o non si ha fede.
Lazio-Udinese 4-4
Se la Lazio avesse vinto con l’Udinese, e fino a un minuto dalla fine della partita lo stava effettivamente facendo, sarebbe ora a braccetto con Juventus, Bologna e Fiorentina. Un gol e un paio di punti possono fare la differenza tra una situazione accettabile, non entusiasmante ma affrontabile e risolvibile, e un’altra, se non di disfacimento quasi.
Una condizione che rimette seriamente in discussione tutta l’operazione Sarri-Lazio e fa traballare il sarrismo inteso come filosofia di gioco, ma anche un po’ di vita. Il 4-4 con l’Udinese potrebbe dirci che siamo in presenza di una deriva zemaniana, se non fosse che appena domenica sera la Lazio di Sarri ne aveva presi 4 dal Napoli e basta, senza cioè mai sfiorare il gol. E dunque la decifrazione dei guai laziali non è di facile soluzione.
Di certo Maurizio Sarri si è presentato stravolgendo i sei anni di lavoro di Simone Inzaghi. Nuova metodologia di gioco, nuovi schemi, nuova tattica, nuova valutazione dei giocatori (Luis Alberto chi?). Il nostro vuole tabula rasa, non ricostruisce da zero, ma ricondiziona il gioco e soprattutto le menti. Punto e a capo.
Mica tutti fanno così, anzi. Inzaghi all’Inter non ha fatto lo stesso, ha semplicemente rimesso in moto la squadra martellata precedentemente da Conte, si è mosso sui suoi stessi binari. Per non dire, tornando alla Lazio e a Sarri, che le sconfitte sono ormai cinque su quindici e dunque la crisi non è affatto nascosta, ma conclamata e pronta a fare ancora danni. I bravi giocatori di cui la Lazio dispone – Reina, Acerbi, Milinkovic, Luis Alberto, Immobile … – girano a vuoto, e finito rapidamente l’entusiasmo per l’arrivo del guru, il tifoso biancoceleste ha ora dei gran rimpianti per i tempi di Simone Inzaghi. E da quando Lotito parla di allungare subito il contratto a Sarri sono più dolori che gioie.
Il sarrismo non sfonda a Roma e poco consola che i dirimpettai della Roma non stiano affatto meglio con Mourinho. Di gioco e grandi battaglie ideologiche, come ai tempi del Napoli, non se ne vedono e anzi i nemici dell’ideologia sarrista fanno sempre notare come al Napoli si sia vinto qualcosa prima (Mazzarri e Benitez) o dopo (Gattuso), ma non mentre Maurizio Sarri cavalcava l’onda del tifo adorante. Questa è velenosa, lo so.
Insomma se si vuole ribaltare e distruggere Sarri e il Sarrismo non ci vuole nulla, questo è il momento. E del resto nemmeno lì dove ha vinto (Chelsea e Juventus) il buon Maurizio è riuscito a difendersi dall’orda iconoclasta. Il problema è che nel sarrismo si ha fede o non si ha fede, i risultati sono relativi, solo un dettaglio. Questione di fede appunto.
Se la Lazio avesse vinto con l'Udinese, e fino a un minuto dalla fine della partita lo stava effettivamente facendo, sarebbe ora a braccetto con Juventus, Bologna e Fiorentina. Un gol e un paio di punti possono fare la differenza tra una situazione accettabile, non entusiasmante ma affrontabile e risolvibile, e un'altra, se non di disfacimento quasi. Una condizione che rimette seriamente in discussione tutta l'operazione Sarri-Lazio e fa traballare il sarrismo inteso come filosofia di gioco, ma anche un po' di vita. Sempre avanti, sempre all'attacco, sempre allo scoperto. Il 4-4 con l'Udinese, lasciando fuori le immancabili recriminazioni arbitrali cui l'allenatore della Lazio si attacca per dare una spiegazione extra-corporea al disagio laziale - cosa che lo accomuna molto al dirimpettaio Mourinho -, potrebbe dirci che siamo in presenza di una deriva zemaniana, se non fosse che appena domenica scorsa la Lazio di Sarri ne aveva presi 4 dal Napoli e basta, senza cioè mai sfiorare il...ma di noi
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Mourinho sfida la 'sua' Inter, ma è in silenzio stampa
LEGGO (F. BALZANI) - Silenzio stampa e tantissime assenze. È una vigilia bollente quella che precede Roma-Inter, la prima di Mourinho contro la squadra con la quale ha vinto il Triplete. Il portoghese oggi non parlerà in conferenza per concentrarsi sul match di domani, ma è evidente che l'ennesimo arbitraggio a sfavore pesa sulla scelta del tecnico intervenuto appena 30 secondi dopo il match col Bologna per lamentarsi del trattamento riservato a Zaniolo.
Come dicevamo tante le assenze: Abraham e Karsdorp non ci saranno per squalifica e fa particolarmente rumore il bizzarro giallo sventolato da Pairetto all'inglese.
Out anche Pellegrini, Felix e quasi sicuramente Villar oltre al solito Spinazzola. L'ultimo ad alzare bandiera bianca è stato ieri El Shaarawy che ha rimediato una lesione al polpaccio. Il Faraone resterà ai box fino a gennaio.
Mourinho è costretto ad inventarsi la formazione e sta pensando a un ritorno al 4-2-3-1 con Ibanez terzino, Vina a sinistra e il trio Mkhitaryan, Zaniolo e Perez dietro a uno tra Shomurodov e Mayoral (pure lui in dubbio). Piena emergenza e nervi a fior di pelle nella sfida del cuore per Mou e per Dzeko che affronterà per la prima volta la Roma da avversario.
...ma di noi
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioNumeri alla mano, considerando anche l'assurda longevità e continuità, passando per l'incredibile costanza su diverse competizioni e soprattutto squadre e campionati differenti (non è da tutti) , è probabilmente il miglior Goleador di sempre, se non il migliore di sempre davvero.Originariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza MessaggioAssieme a Messi direi proprio di sì (ha una quarantina di gol in meno ma è più giovane)
Metto Cristiano un gradino sopra perché credo che segnare su più team e più campionati sia un valore aggiunto.
Ronaldo è stato determinante ovunque.
A Messi è piaciuta parecchio la comfort zone, peccato non si sia mai messo alla prova altrove.
La Francia neanche la considero, anche se per assurdo (almeno ora) sta facendo male.
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Infortuni in serie A, è allarme: Kjaer, Koulibaly, Osimhen. Perché sono in aumento e l’impatto sullo scudetto
Il difensore del Milan teme di avere già finito la stagione e la società tornerà sul mercato, il Napoli è particolarmente colpito. Ma anche l’Atalanta ha fuori Gosens e all’Inter con lo Spezia mancavano 4 difensoriIl difensore del Milan teme di avere già finito la stagione e la società tornerà sul mercato, il Napoli è particolarmente colpito. Ma anche l’Atalanta ha fuori Gosens e all’Inter con lo Spezia mancavano 4 difensori
Conteranno più i medici o gli allenatori? I fisioterapisti e i preparatori atletici o i centravanti? La lotta per lo scudetto seleziona le squadre di vertice — lassù ne sono rimaste quattro — ma purtroppo screma anche i calciatori che vi partecipano. È il campionato degli infortuni e il turno di metà settimana ha aggravato la situazione.
Il Milan ha subito l’incidente più brutto, perché il capitano senza fascia Kjaer a Genova s’è procurato un danno serissimo ai legamenti crociato e collaterale del ginocchio sinistro e la sua stagione rischia di essere già finita (se ne saprà di più oggi dopo l’intervento in artroscopia che eseguirà a Milano il professor Pozzoni); il Napoli ha perso il fenomenale Koulibaly, il quale dovrà stare fermo almeno un mese, mentre si cercherà di rimettere in piedi Fabian Ruiz e Insigne per lo scontro diretto di domani con l’Atalanta. I campioni cadono come mosche, una partita dopo l’altra, un allenamento dopo l’altro; la corsa verso il titolo è quasi una lotta di sopravvivenza.
L’infortunio di Kjaer crea grandi difficoltà al Milan, perché è un leader tattico e morale. Giovedì mattina il danese si è sottoposto agli accertamenti, ha temuto addirittura di perdere i Mondiali tra un anno. Ora i rossoneri saranno obbligati a tornare sul mercato, perché di difensori centrali ne restano solo tre: Tomori, Romagnoli e il giovane Gabbia (più l’adattato Kalulu). Un’assenza, quella di Kjaer, che si aggiunge alle tantissime altre che il Milan ha dovuto fronteggiare nella stagione, da Maignan a Ibra. Ancora adesso sono fuori Calabria, Rebic e Giroud.
Ma la sfortuna — sempre che si tratti solo di sfortuna — è democratica. Incredibile ciò che è successo al Napoli: temeva di soffrire a gennaio la partenza per la Coppa d’Africa di Koulibaly, Anguissa e Osimhen, invece li ha persi tutti un mese prima. Contro il Sassuolo il difensore (nella scorsa stagione senza di lui gli azzurri hanno incassato due gol a partita) si è procurato una distrazione di secondo grado al bicipite femorale sinistro: rientrerà nel 2021, proprio quando dovrà andare in Nazionale. Fabian Ruiz ha una tendinopatia, Insigne una contrattura del soleo: la speranza di Spalletti è che almeno loro siano in campo sabato. L’Inter ha battuto lo Spezia senza quattro difensori: De Vrij (sulla via del recupero), Bastoni (al rientro a Roma), Ranocchia e Darmian. Quanto all’Atalanta, sembrava fosse sul punto di recuperare entrambe le sue devastanti ali, ma mentre Hateboer rimane in rampa di lancio, Gosens ha avuto una ricaduta in allenamento.
Perché accade tutto questo? C’è chi sostiene che in Italia ci si alleni meno, o comunque peggio, rispetto ad altri Paesi, Inghilterra su tutti. C’è chi dà la colpa all’atteggiamento mentale dei calciatori, chi alle pessime condizioni di tanti campi. Ma l’imputato principale è il calendario, diventato ormai un continuum senza sosta tra campionati, coppe, Nazionali. Da un decennio si parla di ridurre la serie A a 18 o anche a 16 squadre però nessuno ha la forza di far passare la riforma; in aggiunta cresce il numero delle partite e addirittura delle competizioni (le ultime nate sono la Nations League e la Conference League).
«Cosa aspetta l’Associazione calciatori a intervenire? Com’è possibile che minacci lo sciopero per una settimana in più di vacanza a Natale e non si preoccupi di questo?». Maurizio Sarri, contestatore abituale, ha lanciato il grido d’allarme tante volte e ci ha riprovato di recente, senza successo. Eppure la salute dei giocatori dovrebbe stare a cuore ai sindacati degli atleti. Invece, niente. E così si continua a giocare. E a farsi del male.
CorSera...ma di noi
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forse, tra mille inverni
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioAlla Lazio non c’è l’effetto Sarri e per ora il sarrismo ha fatto un buco nell’acqua. Dopo l’entusiasmo iniziale per il passaggio da Inzaghi al guru italiano del calcio spettacolo, arrivano sconfitte e delusione. Simone Inzaghi ha preso l’Inter senza stravolgerla, Sarri ha introdotto brutalmente la sua filosofia di gioco forse chiedendo troppo alla squadra. In questo momento tutto dice male a Sarri, ma nel sarrismo o si ha fede o non si ha fede.
Lazio-Udinese 4-4
Se la Lazio avesse vinto con l’Udinese, e fino a un minuto dalla fine della partita lo stava effettivamente facendo, sarebbe ora a braccetto con Juventus, Bologna e Fiorentina. Un gol e un paio di punti possono fare la differenza tra una situazione accettabile, non entusiasmante ma affrontabile e risolvibile, e un’altra, se non di disfacimento quasi.
Una condizione che rimette seriamente in discussione tutta l’operazione Sarri-Lazio e fa traballare il sarrismo inteso come filosofia di gioco, ma anche un po’ di vita. Il 4-4 con l’Udinese potrebbe dirci che siamo in presenza di una deriva zemaniana, se non fosse che appena domenica sera la Lazio di Sarri ne aveva presi 4 dal Napoli e basta, senza cioè mai sfiorare il gol. E dunque la decifrazione dei guai laziali non è di facile soluzione.
Di certo Maurizio Sarri si è presentato stravolgendo i sei anni di lavoro di Simone Inzaghi. Nuova metodologia di gioco, nuovi schemi, nuova tattica, nuova valutazione dei giocatori (Luis Alberto chi?). Il nostro vuole tabula rasa, non ricostruisce da zero, ma ricondiziona il gioco e soprattutto le menti. Punto e a capo.
Mica tutti fanno così, anzi. Inzaghi all’Inter non ha fatto lo stesso, ha semplicemente rimesso in moto la squadra martellata precedentemente da Conte, si è mosso sui suoi stessi binari. Per non dire, tornando alla Lazio e a Sarri, che le sconfitte sono ormai cinque su quindici e dunque la crisi non è affatto nascosta, ma conclamata e pronta a fare ancora danni. I bravi giocatori di cui la Lazio dispone – Reina, Acerbi, Milinkovic, Luis Alberto, Immobile … – girano a vuoto, e finito rapidamente l’entusiasmo per l’arrivo del guru, il tifoso biancoceleste ha ora dei gran rimpianti per i tempi di Simone Inzaghi. E da quando Lotito parla di allungare subito il contratto a Sarri sono più dolori che gioie.
Il sarrismo non sfonda a Roma e poco consola che i dirimpettai della Roma non stiano affatto meglio con Mourinho. Di gioco e grandi battaglie ideologiche, come ai tempi del Napoli, non se ne vedono e anzi i nemici dell’ideologia sarrista fanno sempre notare come al Napoli si sia vinto qualcosa prima (Mazzarri e Benitez) o dopo (Gattuso), ma non mentre Maurizio Sarri cavalcava l’onda del tifo adorante. Questa è velenosa, lo so.
Insomma se si vuole ribaltare e distruggere Sarri e il Sarrismo non ci vuole nulla, questo è il momento. E del resto nemmeno lì dove ha vinto (Chelsea e Juventus) il buon Maurizio è riuscito a difendersi dall’orda iconoclasta. Il problema è che nel sarrismo si ha fede o non si ha fede, i risultati sono relativi, solo un dettaglio. Questione di fede appunto.
https://bocca.blogautore.repubblica....rivano-sconfi/
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Spalletti, Pioli, Inzaghi e Gasperini: lo scudetto della prima volta
Nessuno dei quattro allenatori ha mai vinto. Vizi e virtù di Napoli, Milan, Inter e Atalanta, le pretendenti al titolo
La lotta per il campionato
Quattro allenatori per uno scudetto. Non è un film della Disney, ma la realtà, chiara e inequivocabile, della nostra serie A. Le prime tre sono divise da due punti. L’Atalanta, quarta, insegue ad appena 5 lunghezze dalla prima ma nelle ultime 4 giornate, un termometro sufficiente per stabilire la condizione delle protagoniste, ne ha recuperate 7 al Napoli primo, 8 al Milan secondo e 2 all’Inter terza. Tutto è aperto. E difficile da pronosticare perché raramente la lotta al vertice è stata così affollata e le iscritte alla corsa sono guidate da allenatori che lo scudetto, almeno in serie A, non lo hanno mai vinto. Spalletti, il più titolato, ne ha collezionati due in Russia con lo Zenit, oltre dieci anni fa. Pioli, che l’anno scorso ha vinto quello d’inverno, c’è riuscito a inizio carriera con gli Allievi del Bologna. Zero «tituli» per gli altri due, il più giovane del gruppetto (Inzaghi) e il più vecchio (Gasperini).
Spalletti e la difesa
Una battaglia inedita. Un motivo di interesse in più ora che si accende la corsa per lo scudetto di Natale, che coincide con quello d’inverno. Quattro giornate tutte di un fiato con anche un intermezzo europeo. Serviranno esperienza, attenzione, anche un briciolo di fortuna. E mantenere i nervi saldi. Spalletti la pazienza l’ha persa a Reggio Emilia e adesso dovrà seguire lo scontro diretto con l’Atalanta e la sfida con il suo Empoli dalla tribuna (anche se è pronto il ricorso). Il Napoli ha un organico ricco e un gioco meticoloso, ma non centra il bersaglio grosso dai tempi di Maradona. Sinora ha sbagliato solo a San Siro contro l’Inter e ha di gran lunga la miglior difesa. Allegri, toscanaccio come Spalletti, che di scudetti ne ha vinti 6, ricorda che per centrare l’obiettivo bisogna subire poco. Il Napoli c’è riuscito sino adesso, ma gli infortuni possono complicare il viaggio.
Pioli votato all’attacco
Il Milan ha appena superato il momento critico, che prima o poi capita a tutti e può sfruttare il calendario, con Salernitana e Udinese (in trasferta), per presentarsi nelle migliori condizioni alla sfida del 19 dicembre a San Siro contro il Napoli. Pioli è stato un bel difensore, ma il suo Diavolo è votato all’attacco. Il gruppo ha saputo metabolizzare le partenze di Donnarumma e Calhanoglu e, guidato da Ibrahimovic, a segno nelle ultime 4 trasferte, sembra aver maturato una nuova consapevolezza. Anche l’allenatore è cresciuto. L’esperienza terribile di Astori ai tempi della Fiorentina anziché distruggerlo lo ha fortificato e se possibile migliorato.
Inzaghi col favore del calendario
L’Inter è molto forte anche senza Conte, senza il totem Lukaku e senza la freccia Hakimi. Chi pensava che una volta centrato il traguardo i nerazzurri sbracassero, nascondendosi dietro l’alibi della crisi societaria, si sbagliava. Il merito è di Inzaghi, che ha portato entusiasmo e un nuovo calcio, più offensivo, in cui si stanno ritagliando uno spazio importante Calhanoglu e Dzeko. Anche una nuova sfida raccolta da discepoli entusiasti. L’Inter ha il miglior attacco del campionato, il morale alle stelle e un calendario favorevole: occhio solo alla trappola Mourinho, l’uomo del Triplete e dei dolci ricordi.
Il tabù di Gasperini
Non parlate di scudetto a Gasperini, che in bacheca non ha niente ma ha vinto due volte la Panchina d’Oro (una anche Spalletti per restare ai quattro protagonisti) e ha trovato un feeling perfetto con l’Atalanta, la più europea e spregiudicata delle nostre squadre. Difesa a tre, spinta sulle fasce, duelli rusticani in ogni zona del campo e una squadra che lo segue devota e che affronta ogni partita con il cuore leggero, come fosse l’ultima. Ha ragione Guardiola: incontrare l’Atalanta è come andare dal dentista. Però bisognerà misurarla se e quando lo scudetto diventerà un obiettivo concreto e la pressione si moltiplicherà. Quella sarà l’ultima sfida dei nerazzurri di Bergamo: la più stimolante e la più difficile.
CorSera...ma di noi
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nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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