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Abbiamo 2 goal sopra la Svizzera come differenza reti.
Conta questo.
Ergo contro l'Irlanda vediamo di segnare.
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
In caso di vittoria in Irlanda l'Italia dovrebbe passare, anche 1-0
Ma anche in caso di pareggio, e poi quindi spareggio... Non sarebbe un dramma perché le seconde sono abbastanza scarse.
Comunque è la conferma che l'europeo è stato vinto molto a kulo
Senza un centravanti come Dio comanda si fa una fatica bestia a segnare, paghiamo questo inaridimento della crescita degli attaccanti puri.
Ci siamo incasinati un girone facile. Adesso è una di quelle situazioni dove tutto può andare bene ma anche storto che più storto non si può.
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nella necropoli deserta»
Il punto e’ che la Svizzera la Bulgaria la sommergera’ di reti, noi siamo in trasferta e dovremmo farne senza avere attaccanti.
E il pio di gol che ci han fatto oggi pesa.
Insomma lo spareggio con qualche altra seconda e’ uno scenario reale, e questo non va un cavolo bene.
Lap dice bene quando considera scarse le altre seconde, io mi riferisco al concetto di spareggio in se’ da Campioni d’Europa in carica
Perche’ rientreremmo di fatto..tra le scarse.
Incredibilmente 1 mese fa esatto la Bulgaria vinse 2 a 1 contro l'Irlanda del Nord.
Speriamo voglia dire qualcosa.
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Questa dovrebbe essere stata la sua ultima apparizione in TV, quando fu chiamato a ricordare Maradona appena dopo la sua morte.
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Jorginho sbaglia il rigore della qualificazione mondiale. La Nazionale pareggia con la Svizzera (1-1) e manca un’occasione clamorosa, il centrocampista del Chelsea fallisce il terzo rigore consecutivo in azzurro spendendolo malamente fuori.Aveva sbagliato anche all’andata. Non ci si può attaccare alle assenze (Chiellini, Verratti, Immobile, Pellegrini…). E’ una Nazionale quella di oggi cui si è spento il fuoco dentro, non c’è più quel clima da impresa che ci aveva portato a vincere gli Europei. Ma lo spettro dei play off che ci costrinsero all’eliminazione ai Mondiali in Russia, può ancora essere evitato, abbiamo un piccolo vantaggio sulla differenza reti, basta vincere bene l’ultima partita del girone a Belfast contro l’Irlanda del Nord. Ma serve una Nazionale più rabbiosa e più decisa in zona gol, che non sprechi le occasioni. Insomma bisogna ritrovare l’Italia di Wembley
E’ uscito dal campo a pezzi, consolato dai compagni. Non gli si può tirare la croce addosso. Povero Jorginho, cerchiamo anche di comprendere come possa sentirsi. Sbagliò il rigore nella finale di Wembley contro l’Inghilterra, sbaglio nel match d’andata con la Svizzera, e ha sbagliato sempre con la Svizzera il rigore che avrebbe messo nelle mani dell’ Italia la qualificazione al Mondiale in Qatar. Il calcio è così, tutto il resto della partita adesso potresti buttarlo, resta solo la grande amarezza per la clamorosa occasione sprecata.
Non è l’Italia degli Europei, non è cambiata negli uomini, ma è cambiata nello spirito, non c’è più quel clima da impresa, da avventura. Adesso è tutto più normalizzato, è una nazionale cui va riacceso il fuoco dentro. Non ci si può attaccare alle tante assenze – al pronti via mancavano Chiellini, Verratti e Immobile, vale a dire la spina dorsale della Nazionale – perché anche la Svizzera era fortemente incompleta.
Detto questo abbiamo sempre un piccolo vantaggio sulla Svizzera. Può bastare vincere bene l’ultima partita del girone, facendo un po’ di gol a Belfast contro l’Irlanda del Nord, per strappare la qualificazione mondiale con una miglior differenza reti (la Svizzera gioca in casa contro la Bulgaria). Ma per farlo serve la miglior Nazionale, quella col fuoco dentro.
E' uscito dal campo a pezzi, consolato dai compagni. Non gli si può tirare la croce addosso. Povero Jorginho, cerchiamo anche di comprendere come possa sentirsi. Sbagliò il rigore nella finale di Wembley contro l'Inghilterra, sbaglio nel match d'andata con la Svizzera, e ha sbagliato sempre con la Svizzera il rigore che avrebbe messo nelle mani dell' Italia la qualificazione al Mondiale in Qatar. Il calcio è così, tutto il resto della partita adesso potresti buttarlo, resta solo la grande amarezza per la clamorosa occasione sprecata. Non è l'Italia degli Europei, non è cambiata negli uomini, ma è cambiata nello spirito, non c'è più quel clima da impresa, da avventura. Adesso è tutto più normalizzato, è una nazionale cui va riacceso il fuoco dentro. Non ci si può attaccare alle tante assenze - al pronti via mancavano Chiellini, Verratti e Immobile, vale a dire la spina dorsale della Nazionale - perché anche la Svizzera era fortemente incompleta. Detto questo abbiamo sempre un
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Italia e Svizzera, cosa serve per qualificarsi al Mondiale
Il pareggio dell'Olimpico tra le due squadre in testa al Gruppo C rinvia tutto all'ultima giornata. Il verdetto definitivo arriverà lunedì, quando la Nazionale giocherà a Belfast. L'incubo play-off. Ecco cosa succede in caso di vittoria, pareggio o sconfitta
Il rigore sbagliato da Jorginho allo scadere della partita dell'Olimpico contro la Svizzera (1-1) congela la situazione del Girone C. Nel cammino verso i Mondiali del Qatar del 2022 le due squadre sono in testa al gruppo con 15 punti. Cosa succede adesso?
Nell'ultimo turno l'Italia sfiderà a Belfast l'Irlanda del Nord, la Svizzera giocherà in casa contro la Bulgaria. Agli azzurri di Mancini, in caso di vittoria della Svizzera contro i bulgari, non sarà sufficiente vincere: dovranno sperare che gli elvetici non segnino due gol in più dell'Italia.
Nel caso in cui ad esempio l'Italia vincesse 1-0 e la Svizzera 3-0, avremmo perfetta parità di differenza reti e gol segnati totali. A quel punto passerebbe la Svizzera per il gol segnato da Widmer all'Olimpico nello scontro diretto.
Ovviamente l'Italia si qualifica se vince con qualsiasi risultato o pareggia e la Svizzera non vince. Nel caso remoto di sconfitta sia azzurra che elvetica, conterà la differenza reti e sarà importante conservare il vantaggio di due gol.
Come funzionano i play-off per il Mondiale
Ai play-off accedono le 10 seconde dei gruppi e le 2 migliori squadre di Nations League che non siano arrivate fra le prime due. Nel primo turno, le 6 migliori seconde saranno teste di serie nel sorteggio e l'Italia (o la Svizzera) sarebbe fra queste: il quadro delle rivali potenziali è in evoluzione, ma oggi in semifinale l'Italia potrebbe 'pescare' Repubblica Ceca, Norvegia, Macedonia del Nord, Romania o Galles. E in una eventuale finale ci sarebbe una big: Portogallo o Serbia, Croazia o Russia, Spagna o Svezia, o la Polonia, o la Scozia.
Quanti gol deve segnare la Nazionale? Quale risultato promuove la Svizzera? Cosa succede ai play-off? La guida agli ultimi 90 minuti del girone degli azzurri
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Galeazzi, il ricordo di Sconcerti: il primo giornalista nazionalpopolare, i campioni si confidavano
Improvvisava, il canovaccio era lui. Piaceva ai suoi interlocutori, ne diventava il confidente: era lui il colore, se non c’era significava che non era un grande evento
di Mario Sconcerti
Che non stesse bene si sapeva da un pezzo e qualcosa di brutto ci si aspettava da molto prima. Aveva arrotondato all’inverosimile il suo fisico perfetto da campione di canotaggio esaurendolo in tante storie di eccessi in tutto il mondo. Ma se devo raccontare la prima cosa che mi viene in mente di Giampiero è il suo sorriso, anche di sé, quella lunga risata grassa, un po’ impostata da eroe televisivo, ma sincera, contagiosa. Era un giornalista da commedia dell’arte, improvvisava, il canovaccio era lui. E sapeva diventare subito un pezzo del mondo che doveva raccontare. Lui c’era sempre, nella calma di uno studio televisivo, nella fretta e nella lotta dei grandi spogliatoi di tutto il mondo, dove era necessario guadagnarsi il posto di battaglia migliore. Se eri in coda non sentivi niente. E quando intervistava in diretta sembrava avesse vinto lui, non l’altro. Aveva negli occhi la luce dell’impresa.
Lo spettacolo per noi ragazzi di giornalismo era capire come avesse fatto Galeazzi ad arrivare lui, a trovarsi davanti a Maradona il giorno dello scudetto, a bere champagne con lui e Careca mentre noi eravamo ancora oltre la porta ad ascoltare una festa di altri. Così avevo imparato: quando lo vedevo muoversi in uno stadio, in un’Olimpiade, quando c’era profumo di impresa e lui cominciava a sgranchire la sua grande mole, io gli andavo dietro. Passavo i suoi stop quasi coperto dalle sue spalle. Lui era Bisteccone e io Sconcertino. «Vieni come me» mi diceva. Non c’è mai stata amicizia, c’era simpatia, il suo piacere di indicarmi il mestiere, di mostrarmi quello di cui era capace.
Non ho mai capito realmente chi fosse, la sua vita raccontata era piene di cose straordinarie e contraddittorie. Così grande e grosso, così goloso, così popolare e romano, eppure laureato in Economia statistica, materia dottorale, profonda, scientifica, mentre Giampiero sembrava tutto fuorché uno scienziato. Era un uomo di tutti, felice di avere avuto tanto e poter restituire, felice del suo lavoro tutto di corsa, elementare come essere davanti a un albero e farlo parlare. Il grande cronista è uno che c’è sempre perché sa prima dove andare. Eppoi aveva qualcosa nei modi di porsi che avevo visto solo in Gianni Minà. Piaceva ai suoi interlocutori, ne diventava il confidente. Era facile parlare con Giampiero perché non ti tradiva, era rimasto atleta, sapeva cosa cogliere e cosa dimenticare. I suoi soggetti gli rimanevano fedeli come Maradona, Clay o Castro a Minà. Gianni più selettivo, più colto, più da film che da intervista rubata in uno spogliatoio, ma con lo stesso principio totale.
Non credo che Giampiero sia diventato un maestro. È stato troppo unico per lasciare lezioni. Appariva improvvisamente dove lo sport contava, era come l’invitato d’onore a un matrimonio, il testimone del tempo. Se non c’era lui, non era un grande matrimonio. Non sono cose che puoi insegnare. Io infatti mi limitavo a seguire il suo corpaccione in movimento e a invidiarlo. Faceva domande normali, dirette, e tu sentivi che aveva un grande senso giornalistico anche quando diceva «come stai? Cosa si prova?». Faceva paesaggio, atmosfera, era lui che dava colore. Le avessi dette io col taccuino in mano sarebbero state patetiche. Lui con la sua altezza, il microfono, gli abitoni chiari e stirati, illuminava la scena e la puliva da qualunque banalità. Ci vuole una classe immensa per poterlo fare. No Galeazzi no party si direbbe ora. Ed era così vero da non essere nemmeno in discussione.
Aveva una naturalezza fisica e mentale, era un assalto continuo, i campioni erano contenti di averlo intorno, si sentivano gratificati. Qualcosa di impensabile oggi. A volte mi sembrava eccedesse. Era diventato presenzialista, faceva forse troppe parti, mentre era soprattutto un giornalista sportivo, già lieve in partenza, e che per me deve rimanere sempre un po’ monaco. Ma lui amava piacere alla gente, credo abbia vissuto la vita e la professione come un lunghissimo banchetto, una tavola dove ci si prende in giro e si ricorda, non si creano problemi.
Ed è arrivato ad essere tante cose diverse, forse il primo vero giornalista nazionalpopolare della Rai di Stagno e Barendson, i sacerdoti di un classicismo protetto allora da professionalità profonde, per questo con il bisogno continuo di uno che rompesse gli schemi per loro. L’estate ci ritrovavamo in un albergo del Circeo, da Giangi, un amico comune che metteva nel menu un pesce marinato alla Galeazzi. Credo ci sia ancora. In costume Giampiero sembrava un monumento di Botero. E quando si alzava dalla sdraio per tuffarsi in piscina, la gente si raccoglieva ai bordi come al risveglio di un vecchio amico che sorprenderà. Prendeva una breve rincorsa poi saltava. E una montagna d’acqua saliva da ogni parte. Poi metteva la testa fuori dall’acqua e aspettava l’applauso educato della gente. Anche per oggi aveva fatto il suo dovere di istrione.
CorSera
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