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Pareggio giusto. Non si può vincere schierando certe mezzeseghe
E facciamoli sti nomi...
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Ho il forte sospetto che Simone Inzaghi non abbia seguito il protocollo faccia.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Milan-Inter finisce pari, il derby scudetto non decide proprio nulla e lascia tutte le questioni insolute. Lautaro deludente, sbaglia il rigore che avrebbe potuto essere decisivo e portare l’Inter a ridosso di Milan e Napoli. Sono mancati però soprattutto i grandi protagonisti, Dzeko e Ibrahimovic.
Milan – Inter 1-1, il derby dei rimpianti, i soliti mezzi rigori e l’occasione sprecata di Lautaro
Resta tutto così com’è, e dunque ci rimette soprattutto l’Inter che ha perso l’occasione doppia – prendere punti a Milan e Napoli – e ci guadagna, a posteriori, soprattutto il Napoli che pareggiando prima del derby era stato scosso da un brivido e così può almeno consolarsi. Allegri farebbe un tweet con “fiuuu”. Ci rimetterebbe invero anche il Milan che poteva andare da solo a +10, ma la squadra di Pioli sta già avendo molto dal campionato e forse sarebbe stato troppo. Insomma alla fine ognuno ha qualche rimpianto, sensazione nemmeno troppo vaga che marca un derby di San Siro senza particolari picchi.
L’Inter – un rigore tirato da Calhanoglu e un altro da Lautaro, in una specie di suddivisione approssimativa e improvvisata del bottino – paga grosso l’errore dell’argentino sul secondo rigore, poteva essere un gol che valeva due punti ed è stato sprecato. Lautaro oggi non è pienamente convincente, per non dire che sta discretamente deludendo.
E’ stato un derby da sei in pagella, forse sufficientemente ricco di gioco e tutto sommato anche di occasioni, ma povero di gol, non particolarmente emozionante, con i protagonisti principali all’asciutto e insolitamente trasparenti nonostante il fisico imponente. Dzeko e Ibrahimovic (su Zlatan è addirittura uscito un film…) sono arrivati a dare il massimo in momenti diversi e in anticipo rispetto a questo fondamentale derby scudetto. Sono mancati soprattutto loro.
Di rigori ne abbiamo visti due, il primo l’ho capito poco, il secondo mi è parso netto. Ormai con questa storia pestiamo l’acqua nel mortaio, nel dubbio è rigore. Sempre. Lo abbiamo già detto, stiamo scoppiando di mezzi rigori o rigorini, con la storia del “contatto” e addirittura del Var che va a pescarlo al ralenty davanti a 16 occhi se ne fischiano troppi. Lo scorso anno avevamo gli attaccanti che invece di tirare in porta miravano alle braccia del difensore, adesso invece gli mettono la gamba davanti sperando di farsi toccare e rimediare così un rigore inventato.
All’ Inter resta il cruccio di non riuscire a vincere gli scontri più importanti – non direi diretti, visto che la Juve non è nel giro scudetto – al ritorno dopo la pausa nazionale gli toccherà il Napoli.
Alla fine si resta con un gran senso di vuoto e abbastanza confusi, il derby più atteso ha lasciato ogni domanda insoluta.
SERIE A 2021-2022 GIORNATA N. 12 Venerdì 5 novembre 2021 Empoli - Genoa 2-2 (13' Criscito rig. G, 62' Di Francesco E, 72' Zurkowski E, 89' Bianchi G) Sabato 6 novembre 2021 Spezia - Torino 1-0 (58' Sala S) Juventus - Fiorentina 1-0 (90'+1 Cuadrado J) Cagliari - Atalanta 1-2 (6' Pasalic A, 27' Joao Pedro C, 43' Zapata A) Domenica 7 novembre 2021 Venezia - Roma 3-2 (3' Caldara V, 43' Shomurodov R, 45'+2' Abraham R, 65' Aramu rig. V, 74' Okereke V) Sampdoria - Bologna 1-2 (47' Svanberg B, 77' Thorsby S, 78' Arnautovic B) Udinese - Sassuolo 3-2 (8' Deulofeu U, 15' Berardi S, 28' Frattesi S, 39' Frattesi aut. U, 51' Beto U) Lazio - Salernitana 3-0 (31' Immobile L, 36' Pedro L, 69' Luis Alberto L) Napoli - Verona 1-1 (13' Simeone V, 18' Di Lorenzo N) Milan - Inter 1-1 (11' Calhanoglu rig. I, 17' De Vrij aut. M) *** Milan - Inter 1-1, il derby dei rimpianti, i soliti mezzi rigori e l'occasione sprecata di Lautaro Resta tutto così com'è, e dunque ci rimette soprattutto l'Inter che ha perso
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
La Roma di Mourinho perde anche a Venezia 3-2. La crisi è ormai aperta e lacerante e non può essere tutta colpa degli errori arbitrali. Che pure ci sono stati anche a Venezia: un rigore dubbio di Cristante su Caldara. L’allenatore si lamenta degli errori arbitrali e della qualità della rosa, ma la Roma è ancora a tutti gli effetti dentro la bufera dei sei gol presi dal Bodø Glimt, e soprattutto, mentre la difesa comincia ad affogare tra i gol incassati, siamo ormai alla quinta sconfitta di campionato su 12 partite e pure 5 punti sotto la Roma del bistrattatissimo Paulo Fonseca. Cui non ne veniva perdonata una. Forse adesso se ne stanno cominciando a perdonare un po’ troppe all’ ex Special One.
Venezia – Roma 3-2, la bufera, gli arbitri, e lo scaricabarile di Mourinho
Non era rigore. Lo dico subito visto che i ragionamenti e i giudizi del tifoso cominciano sempre da qui. Particolarmente in questo periodo da parte del tifoso romanista. Dunque prima di sentirmi investire di contumelie sotto questo profilo, dico che quello di Cristante su Caldara non era rigore, e anzi forse è addirittura la furbata sempre più frequente dell’attaccante che muove la gamba verso quella dell’avversario così da farsi toccare e farsi regalare un rigore. Ma vallo a capire, su rigori e rigorini ormai mi sono arreso, siamo tutti in balia di chi decide. Dunque che il Var ripassi pure l’azione, ma al di là di regolamenti e sospetti, rientra tutto ormai nel banale assunto “tot capita tot sentiae”, come direbbe Lotito. Praticamente ognuno se la gira come gli pare e avanti così.
Detto questo una squadra importante e ambiziosa come la Roma un errore lo deve mettere in conto e lo deve anche superare. Non stava giocando contro la Juventus o il Milan, ma contro il Venezia che lotta per la salvezza. La realtà è che stiamo sempre dentro la bufera scatenata dei 6 gol presi col Bodø Glimt. La Roma di oggi affonda tra i gol incassati dalla sua difesa e dal suo gioco di ricotta fresca.
La crisi è nei fatti, timbrata e notificata dal gol di Okereke. La storia della Roma di Mourinho, super coach scaricabarile che cerca giustificazioni nei fischi ostinatamente contrari e nella qualità della rosa su cui i Friedkin hanno comunque investito quasi un centinaio di milioni, sta assurdamente diventando una pura cronologia di errori arbitrali. E come da prassi dopo il quarto errore arbitrale si scade inevitabilmente nel complotto, con tutto quello che ne consegue. Uno scenario antico e superclassico.
Possiamo così guardare la stagione giallorossa dal lato oscuro, nella più consueta e popolare tradizione del romanismo tifoso, oppure possiamo guardarla da quella di José Mourinho stesso, grandissimo allenatore in cerca di rilancio personale atterrato a Trigoria per fare della Roma una squadra più solida, più forte e più vincente. E invece oggi sta addirittura 5 punti sotto il frustatissimo gentiluomo Paulo Fonseca (compresa pure una sconfitta a tavolino…), al quale, poveretto, non ne veniva perdonata una. Alla quinta sconfitta su 12 partite di campionato forse se ne stanno cominciando a perdonare un po’ troppe all’ex Special One.
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Il Napoli si ferma davanti al sorprendente Verona di Tudor e Simeone. Non basta mettere in attacco Osimhen e Insigne per vincerle tutte, capita anche di soffrire e di non riuscire a battere un avversario tosto che addirittura ha chiuso la partita in nove. Anche a Salerno il Napoli aveva sofferto e poi ha risentito della trasferta di Europa League a Varsavia. Fino a oggi è stata una vetrina, il campionato vero comincia adesso
Napoli – Verona 1-1, le prime vere sofferenze del gruppo Spalletti
Non basta mettere in campo Osimhen e Insigne e automaticamente vincere facile. Anzi, a volte capita che non vinci proprio. Il Napoli ha scoperto che a un certo punto la storia cambia. Quando cominci tutto va bene, fila liscio. Le vittorie arrivano facili anche perché pesano meno, tutti possono permettersi una sconfitta in più, c’è rilassatezza e soddisfazione nell’aria.
Poi arriva il Verona al San Paolo-Maradona, che affronti con tanto di maglia dedicata a Diego scomparso un anno fa, e ti viene sbattuta in faccia la rudezza del campionato italiano. Da quel momento si fa sul serio, quando scopri che la superiorità non è un valore assoluto ma molto relativo.
Il Verona è un clamoroso imprevisto, mandato via l’incredulo Eusebio Di Francesco, ha ritrovato in Igor Tudor un replicante di Ivan Juric, gioco duro, difesa chiusa, un Simeone esplosivo con i suoi 8 gol in 40 giorni. Il Verona gestione Tudor ha perso col Milan, poi ha battuto Roma, Lazio e Juventus. E ora pareggiato contro la prima in classifica, chiudendo addirittura la partita in nove. Insomma col Verona bisogna fare i conti.
Quando sei in quota scudetto anche i più piccoli indizi pesano. E’ qualche partita che si nota un po’ di stanchezza. Anche a Salerno il Napoli aveva sofferto parecchio e adesso ha evidentemente risentito della trasferta di Europa League col Legia. Anche se Spalletti questo alibi non se lo concede, facendo notare lui stesso di poter ruotare mezza squadra. Osimhen e Insigne non possono essere l’unica soluzione, anche loro possono prendersi qualche pausa e il rimpiazzo con Petagna, Mertens, Lozano non è un’equazione matematica.
Usciti dalla vetrina luccicante il campionato vero è adesso.
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