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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Champions League, la Juventus batte lo Zenit con due gol di Dybala e si qualifica per gli ottavi. L’Atalanta quasi riesce nell’impresa di battere il Manchester United, ma Ronaldo con una doppietta riprende prima Ilicic e poi Zapata. Dybala raggiunge e supera Platini nei gol segnati con la Juventus: è un grande giocatore, ma resta il mistero di queste lunghissimi e insopportabili intervalli di assenza. Non siamo quasi più abituati a notti di grande calcio e dunque è inevitabile chiedersi quale sia la vera Juve: quella che le prende da Sassuolo e Verona oppure quella che già ha conquistato la qualificazione agli ottavi di Champions League. L’Atalanta invece sta dimostrando in Europa quello che ha già dimostrato in Italia, per riprenderla ci vuole una notte da fenomeno di Ronaldo. E così il tremebondo Soslkjaer ringrazia: “E’ un grandissimo, come Michael Jordan”
La Juventus vive e lotta insieme a noi, Dybala non è Platini ma si sdraia sul campo come lui e soprattutto fa più gol di lui, l’ Atalanta ha un cuore che batte forte e Ronaldo è sempre Ronaldo. Non è stata certo una notte di calcio depresso e di processi come ci stavamo ormai abituando e raramente la Champions regala soddisfazioni così ampie, però la bellezza è proprio questa. Scoprire che le emozioni forti possono ancora prenderci, e che qualcosa dello spirito europeo visto a Wembley scorre nel sangue delle nostre squadre. Persino nelle esangui vene della Juventus, implosa dentro i suoi errori e scivolata sempre più nell’anonimato della Serie A. Persa ormai la speranza si riscopre che Dybala è un grande giocatore, anche se succede a intervalli di tempo quasi insopportabili, e che forse nella Juve non è proprio tutto da buttare. Qualcosa o qualcuno da salvare ci sarà no? Anche se adesso uno si chiede quale sia la vera Juve: quella che le prende da Sassuolo e Verona oppure quella che comunque le vince tutte in Champions League?
Non avremmo nemmeno mai detto in questi anni che l’Atalanta sia una squadra di timbro europeo. L’abbiamo accettata, come si dice sempre, da provinciale di lusso, per confinarla entro i limiti dell’eccezione e della sorpresa. Ma ha rotto quei confini anche in Europa per dimostrare a tutti che il suo calcio fatto di cattiveria, velocità e fede infinita, funziona ovunque. Anche contro grandi avversari. Bastava vedere Gasperini e Ronaldo uscire abbracciati dal campo dopo che il portoghese, transfuga dalla Juve, ha dovuto fare due gol per riprendere prima Ilicic e poi Zapata, per capire che verso l’Atalanta c’è grande rispetto. Che anche i grandi club la temono.
La Juve è già qualificata agli ottavi, l’Atalanta è comunque in corsa. Diciamo la verità: ci aspettavamo di peggio. Cerchiamo di non farci risucchiare anche noi in questa grande nuvola di pessimismo cosmico.
CHAMPIONS LEAGUE 2021-2022 Giornata N. 4 Martedì 2 novembre 2021 GRUPPO F Atalanta - Manchester United 2-2 (12' Ilicic A, 45'+1 Ronaldo MU, 56' Zapata A, 90'+1' Ronaldo) GRUPPO H Juventus - Zenit San Pietroburgo 4-2 (11' Dybala rig. J, 26' Bonucci aut. Z, 73' Chiesa J, 82' Morata J, 90'+2' Azmoun Z) Mercoledì 3 novembre 2021 GRUPPO B Milan - Porto 18.45 GRUPPO D Sheriff - Inter 21.00 *** La Juventus vive e lotta insieme a noi, Dybala non è Platini ma si sdraia sul campo come lui e soprattutto fa più gol di lui, l' Atalanta ha un cuore che batte forte e Ronaldo è sempre Ronaldo. Non è stata certo una notte di calcio depresso e di processi come ci stavamo ormai abituando e raramente la Champions regala soddisfazioni così ampie, però la bellezza è proprio questa. Scoprire che le emozioni forti possono ancora prenderci, e che qualcosa dello spirito europeo visto a Wembley scorre nel sangue delle nostre squadre. Persino nelle esangui vene della Juventus, implosa dentro i suoi errori e...ma di noi
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Mercoledì 3 novembre 2021GRUPPO BMilan – Porto 18.45GRUPPO DSheriff – Inter 21.00
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Juventus, con Dybala rinascono tutti gli attaccanti. Atalanta un modello all’estero
Bianconeri a punteggio pieno in Europa, i guai del campionato possono essere un problema di concentrazione. L’Atalanta è la squadra più internazionale
di Mario Sconcerti
La Juventus prosegue la sua differenza in Europa. Solo il Bayern è a punteggio pieno, non può essere un caso. O il nostro campionato è divenuto più allenante, e questo ce lo diranno i risultati complessivi, oppure è soprattutto un problema di concentrazione, di privilegio individuale della Champions. Cosa questa che significherebbe un brutto distacco della Juve da se stessa, cioè giocatori che scelgono quando darsi completamente alle gare. Detto questo, la sensazione di partita europea è venuta molto più da Bergamo che da Torino. Merito anche dell’avversario, non lo Zenit a Bergamo, ma una grande squadra irrisolta, lo United di Ronaldo, Pogba, Bruno Fernandes, Maguire. Gente che vuole vincere, picchiare e giocare bene. Arbitri che vanno per la loro strada e fischiano pochissimo.
L’Atalanta ha giocato un’altra grande partita in Champions. È un’attitudine, quasi un bisogno, l’Atalanta è ormai un modello per tanti grandi tecnici di moda. Nel grande silenzio dovuto alle squadre che restano in bilico, sono cioè in un mondo mai avuto che non sanno se avranno, l’Atalanta è diventata la nostra squadra più internazionale. Non so come andrà a finire, ma possono accadere cose strane in anni diversi come questi. Anche martedì sera è incappata in Ronaldo all’ultimo minuto, giocatore oltre le righe, oltre qualunque tipo di gioco, come la stessa Juve sta dimostrando adesso. Ma l’Atalanta resta la vera novità europea del nuovo calcio. La sua caratteristica migliore è che gioca allo stesso modo contro qualunque avversario.
Intanto la cosa più bella e più vera della Juve, al di là dell’avversario scolastico, è Dybala. Fa il regista offensivo, ultimi venticinque metri, ha respiro e spazio, questo lo fa sentire tranquillo, adesso il suo calcio dipende da lui. Con la sua regia rinascono tutti gli attaccanti. Bernardeschi è libero di inventare, Chiesa e Morata di cercare il gol. Non è una proposta universale, lo Zenit ha pretese europee ma qualità da squadra da zona retrocessione in Italia. Ma è stata da subito una Juve che si è allargata sul campo come da tempo non faceva. La Juve è una via diversa alla Champions rispetto a quella che si è inventata l’Atalanta. È l’unica davvero italiana, ma anche la più navigata, quella che conosce meglio il cammino. Si porta dentro errori che diventano non riparabili su tante partite, ma nello stretto della Champions vale la qualità individuale. E quella ce l’ha.
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Dybala segna il gol 105 e 106 ed esulta come Platini in Juventus-Zenit
L’argentino stacca Michel Platini che in bianconero si era fermato a 104 gol e ne imita la famosa esultanza della Coppa intercontinentale del 1985
Una sera da Michael Platini. Anzi, meglio di Platini. Con il gol del vantaggio, nel match di Champions contro lo Zenit, Dybala ha raggiunto quota 105 reti con la maglia della Juventus, staccando il fantasista francese, che chiuse la sua avventura bianconera con 104 sigilli dal 1982 al 1987. E cosa si è inventato l’argentino per celebrare questo momento speciale? Ha omaggiato proprio «Le Roi».
Infatti, Dybala si è sdraiato sul campo con un braccio sotto la testa. Evidente il legame con Platini, che aveva assunto quella posa durante la finale di Coppa Intercontinentale del 1985, quando a Tokyo gli venne annullata una rete meravigliosa segnata all’Argentinos Juniors. Ma se quella in Giappone era per il francese una sorta di protesta contro la decisione dell’arbitro – e quella posa nel corso degli anni è stata vista e rivista da tutti – per l’argentino è stato, invece, un momento di gioia per festeggiare l’importante traguardo. Forse impensabile quando Dybala nel 2015 decise di lasciare il Palermo e accettare il trasferimento alla Juventus. Con la quale ha vinto cinque scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane.
Poi l’argentino ha saputo fare ancora meglio, firmando dal dischetto il raddoppio, il centro numero 106 (anche se la prima volta aveva fallito il calcio di rigore e poi l’arbitro glielo ha fatto ripetere per la presenza di giocatori dello Zenit in area). Così ha staccato anche John Charles fermo a 105. Il prossimo obiettivo è un altro campione: Roberto Baggio (115).
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Milan-Porto, formazioni e dove vederla in tv: Giroud titolare, Ibrahimovic per la storia
I rossoneri devono vincere a tutti i costi per riaprire il girone dopo le tre sconfitte. Pioli: «Non meritiamo gli zero punti». A San Siro si va verso i 50mila spettatori
Davide Calabria, che di questo Milan e della sua sbalorditiva maturazione dell’ultimo anno e mezzo è senza dubbio il simbolo più autentico, più di chiunque altro, di Leao e Tonali, di Diaz ed Hernandez, non ci ha girato intorno: «È l’ultima occasione». Difficile trovare una definizione migliore: stasera contro il Porto è un dentro o fuori, la classica notte di Champions senza appello, di quelle che non offrono una seconda chance, una via di fuga. La classifica del gruppo B, che ha tenuto fede all’etichetta di girone della morte che gli era stata appiccicata il giorno dei sorteggi, lascia poco spazio ai calcoli: Liverpool 9, Atletico e Porto 4, Milan zero. Significa semplicemente che per tenere in vita l’obiettivo di qualificarsi agli ottavi i rossoneri non hanno stasera altra alternativa alla vittoria. Vincere o vincere. Confidando magari che alle 21 Klopp pieghi Simeone ad Anfield, conquistando così l’aritmetica qualificazione e lasciando i madrileni a metà del guado. A quel punto il Diavolo avrebbe la possibilità di provare a completare la missione vincendo sia al Wanda il 24 novembre sia a San Siro con gli inglesi ormai tranquilli nella gara conclusiva del 7 dicembre.
Impresa complicatissima, già, ma non impossibile. A patto però che in campo stasera si riveda il Diavolo fulmineo e spietato delle 10 vittorie su 11 in campionato e non quello lento e intimorito che due settimane fa al Dragao è stato nettamente sconfitto più nel gioco che nel risultato, visto che sull’1-0 finale ha pesato enormemente il fallo non fischiato su Bennacer in occasione della rete decisiva di Luis Diaz. Un episodio, quello, che però si spera abbia insegnato qualcosa ai piccoli diavoli: in Europa ritmo e agonismo sono superiori. «È un crocevia, non meritiamo zero punti e vogliamo vincere per mettere fine alla striscia negativa» ha detto Pioli, che partirà con Giroud e terrà Ibra per la ripresa. Il quarantenne svedese, convocato dalla sua Nazionale per le partite con Georgia e Spagna, punta al gol più «vecchio» in Champions. Il tecnico rossonero sa bene come il derby di domenica rischi di portare via energie mentali preziose. Saranno cinque giorni di fuoco che segneranno la stagione, questo è certo. Il partito di chi è convinto che il Milan dovrebbe concentrarsi sul campionato è folto, ma dentro al club, a partire dalla proprietà e dalla dirigenza, l’input è quello di giocarsi ogni chance per restare in Champions o comunque continuare il cammino in Europa League in caso di terzo posto finale.
Per arrivarci serve però come detto battere stasera il Porto, che pur senza individualità di primissimo livello ha già ampiamente dimostrato di trovarsi a suo agio in questa competizione, della quale è ormai un habitué. «Il Milan ha sette titoli europei e in campionato non ha mai perso, sarà durissima» ha messo in guardia Conceiçao, che da ex interista conosce bene il valore aggiunto di San Siro in certe notti. Saranno quasi 50mila a spingere il Diavolo verso l’impresa.
Milano, ore 18.45
Milan (4-2-3-1): 1 Tatarusanu; 2 Calabria, 23 Tomori, 13 Romagnoli, 19 Hernandez; 8 Tonali, 4 Bennacer; 56 Saelemaekers, 10 Diaz , 17 Leao; 9 Giroud
Porto (4-4-2): 99 Diogo Costa; 23 Joao Mario, 3 Pepe, 19 Mbemba, 12 Zaidu; 25 Otavio, 16 Gruijc, 27 Oliveira, 7 Luis Diaz; 30 Evanilson, 9 Taremi
Arbitro: Turpin (Fra)
Tv: ore 18.45 Amazon Prime Video
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Sheriff-Inter, formazioni e dove vederla: missione nerazzurra con Dzeko e Lautaro tra le statue di Lenin
Sulla strada di Inzaghi per gli ottavi di Champions c’è la squadra della capitale della Transnistria, Stato invisibile riconosciuto solo da Ossezia, Abkhazia e Artsakh
Nello stato che non c’è, l’Inter cerca il visto per gli ottavi di finale di Champions, inavvicinabili da marzo 2012. A Tiraspol, capitale della Transnistria, Paese filorusso autoproclamatosi indipendente e riconosciuto da appena tre stati separatisti (Ossezia del Sud, Abkhazia, Repubblica di Artsakh), i nerazzurri di Inzaghi sono costretti a battere lo Sheriff per scavalcarlo e mettersi in tasca un pezzo di qualificazione, perdere significa scivolare verso l’inferno.
«È una partita decisiva, ne siamo coscienti, come sapevamo di dover fare bottino pieno nelle due gare contro lo Sheriff. Abbiamo trovato equilibrio, dobbiamo dimostrare di essere forti anche in Europa, loro sono bravi nelle ripartenze e da non sottovalutare, hanno battuto Shakhtar e Real Madrid. Tra poco c’è il derby, sappiamo quanto conta, ma pensiamo solo a questo match», l’analisi di un fiducioso Inzaghi. Vincere significa ipotecare la qualificazione e spezzare la maledizione delle ultime tre stagioni, con i nerazzurri sempre fuori dal tabellone degli ottavi.
In città la stella gialla degli sceriffi, dal design very american, è la moderna versione della vecchia stella rossa sovietica. La squadra che ha vinto 19 degli ultimi 2o campionati della Moldavia è nata da Victor Gusan e Ilja Kazmaly due fuoriusciti del vecchio Kgb, così almeno si racconta, ma non ci sono prove. Con la Sheriff Company controllano l’economia locale, supermercati, edilizia, benzinai, sport. Il calcio è esploso, il centro sportivo ha 14 campi, due stadi affiancati, piscine, un centro medico: tutto nella campagna, a pochi chilometri dal confine con la Moldavia che considera la Transnistria una regione separatista. «Abbiamo trovato un ottimo impianto e un campo perfetto», si complimenta Inzaghi.
Le statue di Lenin sono disseminate ovunque, una gigante veglia sul Parlamento (il Soviet), dove un vecchio carro armato ricorda la guerra con la Moldavia del 1992. Un ritorno al passato tenuto in piedi dal Gotr, il gruppo operativo di forze russe presenti con oltre 1.220 elementi, in aggiunta ai 1.340 peacekeepers. In questa terra di nessuno, paralleli ai traffici leciti, sotto la bandiera falce e martello rossa e verde, ne corrono altri: cripto valute e hacker prosperano.
L’aria da post Urss stride con il complesso da 200 milioni di dollari dello Sheriff che raccatta giocatori in mezzo mondo, li paga in euro o in dollari, perché il rublo della Transnistria non vale nulla fuori da questa striscia di terra, popolata da 330 mila anime, molti anziani, tanti faccendieri e qualche giovane con una gran voglia di Europa o Russia. Non c’è dittatura, non si fugge, si parte in cerca di futuro.
Lo Sheriff è l’orgoglio locale. «Per la prima volta siamo in Champions. Ci siamo arrivati perché città, tifosi, club, istituzioni hanno lavorato tutti insieme. Giocare in casa per noi è diverso, l’Inter è forte, ma il tifo ci aiuterà». Ne è sicuro Yuriy Vernydub, l’allenatore dello Sheriff pronto a mettere in gabbia i nerazzurri.
Sheriff Tiraspol (4-2-3-1): 1 Celeadnic, 13 Fernando, 2 Arboleda, 55 Dulanto, 15 Cristiano, 21 Addo, 31 Thill, 9 Traore, 22 Kolovos, 10 Castaneda, 17 Yakhshiboev. All.: Vernydub.
Inter (3-5-2): 1 Handanovic, 37 Skriniar, 6 De Vrij, 32 Dimarco, 36 Darmian, 23 Barella, 77 Brozovic, 22 Vidal, 14 Perisic, 9 Dzeko, 10 Lautaro.
All.: Simone Inzaghi
Arbitro: Zwayer (Ger)
In tv: 0re 21 Sky
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Ad Eliott interessa di piu' andare avanti nelle coppe, anche fosse l'EL, piuttosto che vincere il campionato. Economicamente non gli si puo' dare torto. La prima prende solo 4 milioni piu' della seconda. Andare avanti in EL, tra premi e botteghino, fa incassare di piu'.I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
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Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza MessaggioAd Eliott interessa di piu' andare avanti nelle coppe, anche fosse l'EL, piuttosto che vincere il campionato. Economicamente non gli si puo' dare torto. La prima prende solo 4 milioni piu' della seconda. Andare avanti in EL, tra premi e botteghino, fa oncassare di piu'.
Lo scudetto inoltre certificherebbe una nuova dimensione del Milan, il ritorno alla vittoria e dunque prospettive tutte differenti in ogni ambito, dal mercato agli sponsor. Guarda cosa ci ha costruito la Juve sul campionato del '12....ma di noi
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per quanto mi riguarda la vera forza della Juve (rosa alla mano) è quella vista ieri.
Ed è per questo che mi ostino a dire che ha la prima rosa della serie A insieme all'Inter.
Poi è chiaro che se non trovi la quadra fai figuracce anche col VeronaOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Perché Conte è andato al Tottenham: soldi, pieni poteri e voglia di ripartire
Dal no in estate al sì agli Spurs: in quattro mesi l'ex ct ha fatto dietrofront. L'ansia di rimettersi al lavoro. Il rischio di restare fermo una stagione. Un contratto importante che non gli fa perdere la buonuscita dall'Inter. Una squadra da ricostruire e 180 milioni a disposizione per farlo. E il desiderio di non perdere l'unica possibilità arrivata finora, con un mercato sempre più assottigliato dalle scelte delle altre big
Per abbonati: https://www.repubblica.it/sport/calc...ham-324788341/...ma di noi
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In difesa continuiamo a prendere gol, ok che l'autogol di Bonucci è pura sfiga, ma ci sono costanti cali di concentrazione nei finali di partite. Una squadra che prende spesso gol e non ha un centravanti che segni con continuità va poco lontano.
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Originariamente Scritto da ANOLESO Visualizza Messaggionon si vedevano rigori ribattuti da una vita
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Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza MessaggioAvranno parlato con Orsato... Santo subito!!!!
Deve essere una nuova regola che vale allo Stadium da una decina di giorni.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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