Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
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    • In piedi tra le rovine
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    Del Piero è una fava che non si cuoce. Se doveva accadere sarebbe diventato un Boniperti...ma evidentemente non era destino.

    La differenza sta nel fatto che Boniperti smise senza fiatare, si ritirò nei suoi poderi, aspettò in silenzio che si appalesasse la chiamata...Del Piero lo hanno dovuto far smettere. Alla Juve si guardano i dettagli.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • marcu9
      Bodyweb Advanced
      • May 2009
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      Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
      Mi immagino già al prossimo cambio allenatore i tifosi più viscerali chiedere Del Piero sulla panchina della Juve al di là di ogni logica

      Sicuro!!!
      Originariamente Scritto da Sean
      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      • Sean
        Csar
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        Poi queste sono tutte generazioni cresciute a pagnotte de "il mio calcio". Tutti piccoli Guardiola che si sentono di poter rivoluzionare i canoni dati.

        Prima bisogna fare gavetta, allenare in giro se ti chiamano, e poi si vede...Adesso non è perchè Zidane (che tra l'altro faceva il secondo ad Ancelotti) è stato subito messo lì che tutti riescono alla stessa maniera eh.

        Vieri sta in panciolle a casa sua a parlare di calcio con Cassano e Adani, e su...
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
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        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • marcu9
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          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
          Poi queste sono tutte generazioni cresciute a pagnotte de "il mio calcio". Tutti piccoli Guardiola che si sentono di poter rivoluzionare i canoni dati.

          Prima bisogna fare gavetta, allenare in giro se ti chiamano, e poi si vede...Adesso non è perchè Zidane (che tra l'altro faceva il secondo ad Ancelotti) è stato subito messo lì che tutti riescono alla stessa maniera eh.

          Vieri sta in panciolle a casa sua a parlare di calcio con Cassano e Adani, e su...

          Il problema è che sta gente grazie alle loro conoscenze ed a loro essere famosi ed allo stesso tempo ex grandi calciatori, riceveranno agevolmente buone proposte.
          Magari non come Pirlo alla Juve come prima esperienza (paradossale) , ma già anche una squadra di Serie B per un neopatentato allenatore è pura follia, una cosa che non esiste....se oggi Io e te andassimo a fare il corso, non ci cagherebbe nessuno, neanche l'eccellenza...
          Originariamente Scritto da Sean
          Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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          • Sean
            Csar
            • Sep 2007
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            • In piedi tra le rovine
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            Bodo Glimt-Roma, la società pensa al rimborso per i tifosi: decideranno i Friedkin

            ILTEMPO.IT (E. ZOTTI) - Palla in mano ai Friedkin sul possibile rimborso per i 395 tifosi volati in Norvegia per assistere alla disastrosa sconfitta della Roma con il Bodo Glimt nella terza gara del girone di Conference League. Dopo l'imbarazzante 6-1 di ieri sera infatti la società giallorossa sta valutando in queste ore di restituire i soldi del biglietto ai romanisti presenti allo stadio: si tratta di un'ipotesi che ha preso piede all'interno del club nelle ore subito dopo la gara di Conference League in terra scandinava.

            L'ultima parola in questo senso spetta alla proprietà texana, che sta valutando il da farsi. Nel frattempo sui social è stato lanciato l'hashtag #rimborsoperi400dibodo, un'iniziativa nata dalla delusione per una delle sconfitte più gravi e umilianti della storia del club. Subito dopo il fischio finale dell'arbitro i giocatori di José Mourinho, guidati da capitan Pellegrini, sono andati sotto il settore ospiti per scusarsi con i tifosi partiti per la trasferta, imbufaliti per la figuraccia.

            ILTEMPO.IT (E. ZOTTI) - Palla in mano ai Friedkin sul possibile rimborso per i 395 tifosi volati in Norvegia per assistere alla disastrosa sconfitta della Roma con il Bodo Glimt  nella terza gara del girone di Conference League . Dopo l'imbarazzante 6-1 di ieri sera infatti la società gial...
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            • SimoneBW
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              • Oct 2018
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              • Roma
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              Non so se già è stato detto, ma volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, l'asroma è la prima squadra ad aver subito almeno 6 gol in una singola partita delle tre competizioni europee. È record.

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              • CRI PV
                Mufasa
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                • esperto a 360°
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                Appena visto il video della squadra sotto i tifosi
                Ve dovete svejà

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                • Sean
                  Csar
                  • Sep 2007
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                  • In piedi tra le rovine
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                  Siccome è da questa estate che lo vado dicendo non posso essere sospettato di cavalcare l'onda del momento, per cui ribadisco che io non avrei speso i 20 milioni per Shomurodov e avrei preso il centrocampista.

                  Come punta un prestito andava benissimo, stante poi Mayoral che l'anno scorso ha fatto bene. Mourinho voleva sto benedetto centrocampista? E perchè non è stato preso? Pinto per due attaccanti ha speso 60/quasi 70 milioni, lasciando scoperti centrocampo e difesa, dove se manca Smalling si diffonde il panico.
                  Last edited by Sean; 22-10-2021, 21:31:20.
                  ...ma di noi
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                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

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                  • KURTANGLE
                    Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
                    • Jun 2005
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                    • Borgo D'io
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                    Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggio
                    Beh è diverso andare a letto una perché la paghi o farlo con una che ti vuole. Icardi sarà pieno di gnocchette che gli scrivono su Instagram e ha ceduto.
                    Esatto

                    Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                    Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                    parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                    Originariamente Scritto da GoodBoy!
                    ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                    grazie.




                    PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                    • KURTANGLE
                      Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                      Del Piero è una fava che non si cuoce. Se doveva accadere sarebbe diventato un Boniperti...ma evidentemente non era destino.

                      La differenza sta nel fatto che Boniperti smise senza fiatare, si ritirò nei suoi poderi, aspettò in silenzio che si appalesasse la chiamata...Del Piero lo hanno dovuto far smettere. Alla Juve si guardano i dettagli.
                      Probabilmente non ha le palle e l intelligenza per fare il dirigente. Essere un grande calciatore e un grand dirigenti sono cose molto diverse

                      Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                      Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                      parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                      Originariamente Scritto da GoodBoy!
                      ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                      grazie.




                      PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                      • Venkman85
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                        Originariamente Scritto da ANOLESO Visualizza Messaggio
                        Probabilmente non ha le palle e l intelligenza per fare il dirigente. Essere un grande calciatore e un grand dirigenti sono cose molto diverse

                        Inviato dal mio SM-G986B utilizzando Tapatalk
                        Er Pupone non l'aveva capito

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                        • Sean
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                          Inter, Marotta: «Dzeko vale Lukaku, Barella e Lautaro vicini al rinnovo. Serve un ministro dello sport»

                          L’amministratore delegato nerazzurro Giuseppe Marotta: «La politica sia più attenta al calcio, non siamo stati aiutati. Certe cifre non possiamo più spenderle, la serie A è ormai periferica. Zhang ha passione e ha garantito un impegno a lungo termine»

                          Il futuro della serie A, dell’Inter, del calcio mondiale. Beppe Marotta è un cardinale del pallone. L’amministratore delegato nerazzurro ha vissuto, ed è sopravvissuto, a mondi e tempi diversi di un gioco cresciuto nel cortile di casa e diventato così grande da trasformarsi in un business globale. La crisi si sente, le istituzioni considerano il calcio un sottoprodotto, non un contribuente «che in 13 anni ha versato 14 miliardi in tasse». «C’è un freno politico verso lo sport che è un fenomeno di aggregazione, un deterrente sociale, migliora la salute dei cittadini. Lo sport d’élite ha risvolti eticamente impopolari, ma è il 13° comparto industriale del Paese, va attenzionato meglio».

                          Che significa?
                          «All’estero esistono i ministeri dello Sport. In Italia lo sport non è considerato rilevante nell’economia del Paese. Abbiamo un contesto legislativo obsoleto. Il Covid ha portato una perdita di 1,2 miliardi alla serie A. Al governo ci siamo rivolti non per un ristoro, ma per un differimento delle imposte. Il contribuente avrebbe visto inalterato il bilancio dello Stato che nel 2005 prese invece 450 milioni dal Credito Sportivo. A noi è negato qualsiasi aiuto».

                          Il calcio non si è aiutato, ha amministrato male. Non è ora dell’autocritica?
                          «Il costo del lavoro è sproporzionato. I club vanno sempre alla ricerca di una maggiore competitività, del risultato, a discapito del rispetto di equilibri economici».

                          Come si supera la crisi?
                          «Un tempo i presidenti furono definiti “Ricchi scemi”. Non ce ne sono più, il mecenatismo è morto. Servono proprietà competenti, stabilità e continuità. Anche a danno dei risultati sportivi».

                          I n Italia i mecenati non ci sono più, in Inghilterra sì.
                          «Non rappresentano il modello ideale, è una situazione particolare non adottabile dal resto del sistema».

                          Negli anni 90 la serie A era l’Eldorado, se siamo scivolati nel ranking mondiale non è colpa di chi ha gestito male?
                          «Il calcio italiano non è più appetibile e rispecchia la situazione del Paese a livello politico e imprenditoriale».

                          Tre input per risollevarsi?
                          «Valorizzazione delle proprie risorse, contenimento dei costi e incremento delle strutture. Non vince chi più spende, meglio far vivere il valore della competenza».

                          La Lega serie A voleva i fondi di investimento. Perché avete bocciato l’idea, che poi altri (la Liga) hanno ripreso?
                          «Non ho nessuna preclusione. Il problema non è economico, il bilancio si sistema con il calciomercato o l’aumento di capitale. Le società falliscono per mancanza di cassa. I fondi garantiscono liquidità, devi però negoziare le condizioni d’ingresso. La serie A ha venti proprietari, un condominio dove non si è mai d’accordo».

                          La storia dei fondi si porta dietro la Superlega.
                          «La Superlega è un grido d’allarme, di disperazione, di alcune società con un forte obiettivo competitivo. Va rivisto il modello organizzativo».

                          Il progetto, in cui c’era anche l’Inter, ha spaventato tutti. È fallito perché vi siete mossi male? Qualcuno ha voluto esprimere una posizione dominante?
                          «Nella forma potevamo agire meglio, ma il fine giustifica i mezzi. Covid e indebitamento affogano i club. La difficoltà è coniugare i concetti di business e meritocrazia».

                          Il calcio come cambierà?
                          «Il rischio d’impresa è dei club, se Fifa e Uefa vogliono rimodellare il calendario lo tengano presente. La Champions nel 2024 aumenterà di 100 partite. La Fifa vuole il Mondiale biennale: ma la tutela delle società dov’è? Se ti do un giocatore per due mesi perché devo pagarlo io?»

                          Mondiale biennale, sì o no?
                          «Sono contrario. Significa limitare le attività dei club e aumentare l’usura e il rischio di infortunio dei calciatori».

                          Vanno rivisti i format dei campionati?
                          «Si deve scendere a 18 squadre e non solo. Le leghe inferiori stanno in piedi grazie a un concetto mutualistico di assistenza. Per le leghe minori si potrebbe reintrodurre il semiprofessionismo».

                          Pensa si possa trovare una soluzione?
                          «Sono ottimista, ma manca l’attenzione dello Stato. In Europa negli ultimi 10 anni sono stati costruiti 153 nuovi stadi e investiti 19,8 miliardi. In Italia uno solo. Va reintrodotto il ministero dello Sport. Lo sport rappresenta un comparto industriale incredibile, un’eccellenza del Made in Italy. Il recovery plan porterà 235 miliardi, il calcio e lo sport devono avere una parte importante: serve un progetto nazionale per sostenerlo».

                          Giusta la scelta della Lega di vendere i diritti a Dazn?
                          «Le società devono ottimizzare la vendita, ma la tutela del prodotto è importante. Va garantita la diffusione e la bellezza dello spettacolo. Oggi il backstage è quasi più importante della partita. La serie A ha perso appeal, è un campionato di transizione, Lukaku docet. Il campione arriva e va via, prima restava».

                          Lei è a.d. dell’Inter, è preoccupato per la situazione finanziaria del club?
                          «La nostra condizione è alla pari degli altri club e stiamo pagando regolarmente gli stipendi, anche gli ultimi di settembre. La contrazione finanziaria è legata ai mancati introiti da Covid. Il nostro azionista in 5 anni ha messo 1 miliardo di euro, eticamente non è sostenibile».

                          La famiglia Zhang cerca finanziamenti o acquirenti per l’Inter? Quali progetti?
                          «Siamo usciti dal tunnel. C’è stabilità, la cassa dà tranquillità. Zhang ha passione. Il presidente ha ribadito più volte il proprio impegno a lungo termine nell’Inter».

                          Avevate Lukaku e Hakimi e adesso giocano altrove.
                          «Vendo Lukaku a 115 milioni e lo sostituisco con Dzeko a zero: sul campo non c’è questo divario. Lukaku è andato via per prendere il doppio, in Italia certe cifre non possono esistere. Nel 2000 la serie A fatturava più di tutti, in 20 anni siamo diventati periferici».

                          L’Inter è da scudetto?
                          «Sì. Non dobbiamo dispensare illusioni, ma l’ambizione è parte integrante del club. Dopo 8 giornate è presto per i bilanci, ce la giochiamo con tutti. L’obiettivo resta qualificarsi per la Champions».

                          Dopo 8 giornate su cosa pensa di dover intervenire?
                          «Inzaghi sta lavorando bene, gli va dato il tempo di conoscere il fenomeno Inter. Magari alcuni gol erano evitabili, lì dobbiamo migliorare».

                          Se arrivano offerte per i migliori, che farà l’Inter?
                          «La volontà del giocatore è determinante. Come manager non sono preoccupato del vendere, ma del comprare bene. Nessun club in Italia può garantire un grande stipendio a un calciatore».

                          Voi dirigenti non avete dato troppo spazio ai procuratori?
                          «Un’attività da regolamentare. Rappresentano una voce pesante: in Italia 138 milioni di commissioni la scorsa stagione. Inaccettabile».

                          I rinnovi di Lautaro, Barella e Brozovic a che punto sono?
                          «Per Barella e Lautaro si va verso una gratificazione e un prolungamento del contratto: siamo vicini. Brozovic invece è in scadenza, servirà un po’ più tempo, ma ho fiducia».

                          Come si potrà muovere l’Inter sul mercato?
                          «Non sono consentiti investimenti rilevanti. Oggi Lukaku a 75 milioni non potrei comprarlo. Ma non ci possiamo accontentare, servono investimenti mirati e contenuti».

                          La Champions è una maledizione. Si passa il girone?
                          «Ci sono club più esperti, ma la squadra si sta abituando a vincere e a giocare certe competizioni. Stiamo risalendo, prima non c’eravamo. L’obiettivo è passare il turno».

                          Come vi siete lasciati con Conte?
                          «Non abbiamo litigato. È un argomento delicato, dovrebbe esserci lui per discuterne tutti insieme».

                          Il futuro di Marotta qual è?
                          «Aspettiamo che torni Zhang, credo si possa continuare assieme. Dopo l’esperienza Inter cercherò qualcos’altro fuori dai club. A me piace la politica dello sport, magari un ruolo istituzionale mi piacerebbe». Forse ministro...

                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Milan, Pioli: "Vogliamo lottare su tutti i fronti. Ibra o Giroud? Non ho ancora deciso"

                            Il tecnico contro il Bologna festeggia le 100 panchine in rossonero: "È bello essere qui. Dobbiamo avere nella continuità il nostro punto di forza. Abbiamo capito gli errori commessi in Champions, una competizione che non molleremo. Kessié è influenzato, Rebic non recupera"

                            Dopo il ko con il Porto in Champions League, il Milan si rituffa nel campionato dove insegue, attardato di soli due punti, la capolista Napoli. E per il tecnico rossonero, Stefano Pioli, la sfida al Dall'Ara contro il Bologna sarà speciale anche perché raggiungerà il traguardo delle 100 panchine alla guida del Diavolo. Ancora assenti Theo Hernandez e Brahim Diaz, Rebic non recupera e mancherà anche Kessié, oltre a Messias e Maignan.

                            "Continuità il nostro punto di forza"

                            "Sono concentrato sul match di domani, non sapevo del traguardo delle 100 panchine con il Milan - ha detto Pioli nella conferenza stampa della vigilia - È normale che sia bello essere qui, sto bene con tutti. Dobbiamo pensare al presente; si parla tanto del futuro, tanto in campionato, tanto in Champions: dobbiamo pensare solo a far bene domani. La stagione è ancora molto lunga e noi dobbiamo avere nella continuità il nostro punto di forza".

                            "Capito i nostri errori, non molleremo la Champions"

                            Per i rossoneri c'è da "cancellare" la sconfitta con il Porto, la terza di fila in Champions. "Siamo consapevoli che abbiamo fatto una brutta partita. Abbiamo perso troppi palloni e siamo stati poco compatti in difesa. Abbiamo capito i nostri errori. Abbiamo valutato la prestazione dei singoli, le poche positive e quelle negative. Poi siamo tornati in campo per prepararci per la partita di sabato: sarà una gara difficile, contro un avversario che sta bene fisicamente. Ora pensiamo alle prossime tre gare di campionato, poi penseremo nuovamente alla Champions che non lasceremo di certo da parte. Credo che sia sempre meglio intraprendere un viaggio anche impossibile piuttosto che non partire proprio. Daremo il massimo in tutte le partite e in tutte le competizioni", ha aggiunto Pioli.

                            "Ibra o Giroud? Devo ancora decidere"

                            "Ibrahimovic ha bisogno di allenarsi e di giocare - ha proseguito il tecnico rossonero -. Si allena in gruppo da una settimana. Il suo minutaggio è in crescendo: devo ancora decidere chi partirà titolare tra lui e Giroud. Rispetto alla partita di Porto recuperiamo Conti e Castillejo. Kessié ha avuto una forte sindrome influenzale e per sabato non sarà utilizzabile. Leao trequartista? No, se ci fosse stato Rebic, che ha ancora problemi alla caviglia, poteva essere una alternativa. Leao, invece, non farà di certo il trequartista", ha concluso Pioli.

                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Dzeko: "A Roma tante persone mi hanno deluso. Difficile vincere se ogni anno vendi i giocatori più importanti"

                              GASPORT - Torna a parlare di Roma Edin Dzeko. L'ex attaccante giallorosso è ora di proprietà dell'Inter, che domenica affronterà la Juventus. Il bomber bosniaco ha rilasciato un'intervista al quotidiano sportivo e ha parlato anche della sua esperienza a Roma:

                              Perché salto l'affare con la Juventus?
                              "Fu la Roma a parlare per prima e a mettersi d’accordo con la Juve, io neanche sapevo della trattativa, entrai in scena solo successivamente. Saltò tutto poi perché la Roma non trovò il mio sostituto
                              ".

                              Che cosa le è rimasto dentro, del caso di fascia di capitano alla Roma?
                              "Tante cose non mi sono piaciute, tante persone mi hanno deluso. Preferisco pensare ai sei bellissimi anni trascorsi lì".

                              Senza un trofeo, però.
                              "Avrei voluto vincere qualcosa, soprattutto il secondo anno avevamo una squadra molto forte, ma poi è difficile riuscirci se ogni volta vendi i giocatori più importanti… Ora sono venuto all’Inter proprio per colmare questa lacuna, voglio dare il mio contributo per vincere. Farlo, però, non è mai facile: se l’Inter avesse mantenuto Conte, Lukaku e gli stessi dell’anno scorso, non sarebbe stata comunque scontata una nuova vittoria dello scudetto".

                              Le sarebbe piaciuto un po’ essere allenato da Mourinho?
                              "Veramente mi ha allenato, per un mese. Dico la verità: mi sono divertito. Mourinho è Mourinho, sempre. È in privato proprio come è in pubblico. Con lui c’è tutto: sa scherzare e arrabbiarsi. Sono stati allenamenti molto belli e la squadra si divertiva".

                              Inzaghi ha qualcosa di Mou?
                              "Mou parte dalla solidità e poi sviluppa il suo gioco, Inzaghi ama di più il gioco offensivo".

                              È già a 6 gol in campionato, l’anno scorso alla fine arrivò a 7: che cosa è cambiato?
                              "Non ho dato la migliore versione di me stesso. Ma ci sono stati anche tanti fattori esterni che hanno influito".

                              GASPORT - Torna a parlare di Roma Edin Dzeko . L'ex attaccante giallorosso è ora di proprietà dell' Inter , che domenica affronterà la Juventus . Il bomber bosniaco ha rilasciato un'intervista al quotidiano sportivo e ha parlato anche della sua esperienza a Roma: Perché salto l'affar...
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                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Luis Alberto, like al tweet che critica Sarri: nella Lazio bufera social

                                Dopo due panchine di fila il fantasista spagnolo su Twitter esprime apprezzamento alle critiche per il suo allenatore: partirà a gennaio?

                                I momenti felici alla Lazio sono ormai un ricordo. Luis Alberto non ha apprezzato la seconda panchina di fila. Dopo quella con l’Inter, anche quella in Europa League contro il Marsiglia. Troppe per il fantasista spagnolo, giocatore importante con Simone Inzaghi, ma finito ai margini con Maurizio Sarri.

                                Adesso un suo «like» imbarazza il club biancoceleste. Perché nella notte – su Twitter – sotto un post di un tifoso dell’Inter che esaltava Inzaghi per aver fatto coesistere Luis Alberto e Milinkovic e bocciava Sarri per la scelta contraria, è spuntato proprio un like dello spagnolo.

                                Un comportamento che ovviamente non poteva passare inosservato e che ha fatto il giro del web, facendo divampare una polemica della quale il tecnico laziale avrebbe fatto a meno. La situazione è delicata. Luis Alberto inizia ad avere un mal di pancia pericoloso.

                                Non apprezza di essere messo da parte, se fino a qualche settimana fa in campo ha sempre giocato con Milinkovic-Savic, confermando che possono coesistere andando oltre ai possibili dualismi tattici. Sta di fatto che quel «like» rischia di pesare sui rapporti tra il giocatore e il tecnico.

                                Contro il Marsiglia lo spagnolo è entrato in campo al 56’ al posto di Basic, in contemporanea ad altre due sostituzioni tra cui l’uscita dal campo di Milinkovic-Savic. Ed è qui che si è ripresentato il problema poi evidenziato anche dalle considerazioni dell’allenatore nel post partita. C’è chi ipotizza un addio di Luis Alberto a gennaio, ma c’è chi spera nella pace tra i due. Perché non è questo il momento di tensioni.


                                CorSera
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                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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