Zenit-Juventus, Sconcerti: bianconeri meglio in Champions che in campionato. L’Atalanta ci prova, ma CR7 è sempre CR7
È stata una Juve diversa rispetto alla piccola serie delle ultime vittorie. Ha cercato quasi soltanto la gestione della gara, ma non è partita per ottenere il minimo
di Mario Sconcerti
La Juve è a punteggio pieno in Champions dove corre e gioca meglio che in campionato. Risultato che tocca la stagione e la piega alle proprie esigenze quasi con naturalezza.
È stata una Juve diversa rispetto alla piccola serie delle ultime vittorie. Ha cercato quasi soltanto la gestione della gara, ma non è partita per ottenere il minimo. È scesa in campo per dimostrare dolcemente la propria superiorità. C’è riuscita senza dover strafare. Una Juve migliore non solo nel gioco, soprattutto negli uomini e nella mentalità, non ferma solo alla profondità di Chiesa, ma con una predisposizione a cercare ordine e sorpresa. È un passo avanti importante anche rispetto alla gara con la Roma, troppo frenata, senza sbocchi, anche se tutta la squadra rimane ancora lontana dalla porta. Morata si muove bene, ma conclude poco. Chiesa è marcatissimo, sempre raddoppiato. È stato presentato nella vecchia capitale imperiale russa, come il futuro miglior giocatore del mondo. Tanta stima porta conseguenze sul campo, Chiesa ormai è il primo avversario di tutti.
Non ci sono stati ritmi alti, nemmeno lo Zenit li ha mai cercati. Alla Juve il pari andava bene anche se ormai punta chiaramente a vincere il girone. Ma è cambiata l’idea della partita, si è cercato di costruire anche dal basso, senza difendersi soltanto. Guardando dall’alto, manca ancora una vera idea di gioco, una fantasia che diventi schema. Da McKennie a Ramsey, passando per Arthur e Bernardeschi, Allegri ha fatto il possibile per trovarla. Pesa anche a lui il grigio che resta dietro ogni vittoria. Così ha impiegato fino a otto centrocampisti di cui almeno la metà fantasisti abbastanza puri. Non è cambiato troppo, ma la corrente si è mossa. E la classifica anche in modo quasi decisivo.
Intanto a Manchester l’Atalanta aveva completamente sorpreso lo United lasciando fuori Zapata e correndo con due attaccanti leggeri come Ilicic e Muriel. Non c’è mai stato un miracolo, c’è stato finché è durato, il risultato di una squadra matura anche a questi livelli venuta a Manchester quasi a giocare per giocare. Poi è uscito Demiral, è entrato in gioco Ronaldo, è diventata una vera partita inglese. E bisogna dire che Ronaldo fa ancora la sua figura. Ma è stato tutto un bellissimo episodio. La storia continua.
CorSera
È stata una Juve diversa rispetto alla piccola serie delle ultime vittorie. Ha cercato quasi soltanto la gestione della gara, ma non è partita per ottenere il minimo
di Mario Sconcerti
La Juve è a punteggio pieno in Champions dove corre e gioca meglio che in campionato. Risultato che tocca la stagione e la piega alle proprie esigenze quasi con naturalezza.
È stata una Juve diversa rispetto alla piccola serie delle ultime vittorie. Ha cercato quasi soltanto la gestione della gara, ma non è partita per ottenere il minimo. È scesa in campo per dimostrare dolcemente la propria superiorità. C’è riuscita senza dover strafare. Una Juve migliore non solo nel gioco, soprattutto negli uomini e nella mentalità, non ferma solo alla profondità di Chiesa, ma con una predisposizione a cercare ordine e sorpresa. È un passo avanti importante anche rispetto alla gara con la Roma, troppo frenata, senza sbocchi, anche se tutta la squadra rimane ancora lontana dalla porta. Morata si muove bene, ma conclude poco. Chiesa è marcatissimo, sempre raddoppiato. È stato presentato nella vecchia capitale imperiale russa, come il futuro miglior giocatore del mondo. Tanta stima porta conseguenze sul campo, Chiesa ormai è il primo avversario di tutti.
Non ci sono stati ritmi alti, nemmeno lo Zenit li ha mai cercati. Alla Juve il pari andava bene anche se ormai punta chiaramente a vincere il girone. Ma è cambiata l’idea della partita, si è cercato di costruire anche dal basso, senza difendersi soltanto. Guardando dall’alto, manca ancora una vera idea di gioco, una fantasia che diventi schema. Da McKennie a Ramsey, passando per Arthur e Bernardeschi, Allegri ha fatto il possibile per trovarla. Pesa anche a lui il grigio che resta dietro ogni vittoria. Così ha impiegato fino a otto centrocampisti di cui almeno la metà fantasisti abbastanza puri. Non è cambiato troppo, ma la corrente si è mossa. E la classifica anche in modo quasi decisivo.
Intanto a Manchester l’Atalanta aveva completamente sorpreso lo United lasciando fuori Zapata e correndo con due attaccanti leggeri come Ilicic e Muriel. Non c’è mai stato un miracolo, c’è stato finché è durato, il risultato di una squadra matura anche a questi livelli venuta a Manchester quasi a giocare per giocare. Poi è uscito Demiral, è entrato in gioco Ronaldo, è diventata una vera partita inglese. E bisogna dire che Ronaldo fa ancora la sua figura. Ma è stato tutto un bellissimo episodio. La storia continua.
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