Milan verso l’Atletico Madrid: i baby diavoli non si pongono limiti e intanto pensano allo scudetto
Aspettando i grandi vecchi, i giovani continuano a crescere. Ibrahimovic salta anche l’Atletico
La parola scudetto, a Milanello, non è più proibita. L’ultimo in ordine di tempo a pronunciarla è stato domenica Olivier Giroud, che in un’intervista a Telefoot non s’è nascosto: «È un obiettivo chiaro, netto e preciso, abbiamo tutto per vincere, la qualità e i giovani». Già, i giovani: il vero valore aggiunto di questo Milan che adesso fa bene a non porsi limiti. Resta l’impressione che esistano squadre più attrezzate per la conquista del titolo, come l’Inter, ma il processo di maturazione del gruppo rossonero è sotto gli occhi di tutti. La gioventù non come criticità ma come risorsa: ragazzi come Diaz (classe 1999), Leao (1999), Tonali (2000) e Kalulu (2000) hanno già mostrato quanto valgono, ma hanno margini di miglioramento naturalmente enormi e questa è un’ulteriore prova a sostegno del fatto che il Diavolo può crescere ancora e giocarsela fino in fondo.
Il piano Elliott, fondato sulla valorizzazione dei talenti giovani, sta dando i suoi frutti. Ogni settimana spunta un nuovo piccolo Diavolo: l’ultimo è Daniel Maldini, autore del gol che a La Spezia ha fatto venire gli occhi lucidi a papà Paolo. Era al debutto da titolare in serie A e quel colpo di testa è servito a iniziare a spazzare via i preconcetti di chi è convinto sia lì solo per il nome che porta: deve ancora migliorare, come ogni diciannovenne, ma il ragazzo ha i mezzi per stare dentro a un Milan che fa della benzina verde la sua caratteristica principale.
Chi gli sta vicino lo descrive come un ragazzo pacato, riservato. Non è fidanzato, vive ancora a casa con papà Paolo e mamma Adriana, non ha la patente e per raggiungere Milanello si fa dare uno strappo dai compagni. Non da suo padre. Non è un dettaglio: Paolo, che è il d.t. e che a sua volta ha vissuto il rapporto con un padre ingombrante, sa bene quanto sia importante non confondere i ruoli.
Il baby Milan insomma sogna in grande, sia in campionato sia in Champions. Martedì sera a San Siro c’è l’Atletico Madrid del Cholo Simeone, una gara chiave che i rossoneri non possono fallire se vogliono gli ottavi. La sconfitta a testa alta di Liverpool ha dimostrato che la missione è difficile ma non impossibile. Per riuscirci servirà però un salto di qualità ulteriore da parte dei ragazzini rossoneri, che dovranno cavarsela da soli ancora per un po’: Zlatan Ibrahimovic non rientrerà prima della sosta, come Bakayoko e Krunic, mentre Giroud è ancora giù di condizione, come si è visto chiaramente sabato al Picco.
In Champions il ritmo si alza maledettamente e il battesimo di Anfield è stato in questo senso preziosissimo, ma contro gli spagnoli Pioli e i suoi non partono sconfitti: sabato i Colchoneros sono stati battuti a sorpresa dall’Alaves, fin lì a zero punti. Serve velocità, coraggio ed entusiasmo, come a Liverpool, dove fra i protagonisti ci fu Brahim Diaz, l’uomo del momento. Per lui, ancora di proprietà del Real, c’è aria di derby.
CorSera
Aspettando i grandi vecchi, i giovani continuano a crescere. Ibrahimovic salta anche l’Atletico
La parola scudetto, a Milanello, non è più proibita. L’ultimo in ordine di tempo a pronunciarla è stato domenica Olivier Giroud, che in un’intervista a Telefoot non s’è nascosto: «È un obiettivo chiaro, netto e preciso, abbiamo tutto per vincere, la qualità e i giovani». Già, i giovani: il vero valore aggiunto di questo Milan che adesso fa bene a non porsi limiti. Resta l’impressione che esistano squadre più attrezzate per la conquista del titolo, come l’Inter, ma il processo di maturazione del gruppo rossonero è sotto gli occhi di tutti. La gioventù non come criticità ma come risorsa: ragazzi come Diaz (classe 1999), Leao (1999), Tonali (2000) e Kalulu (2000) hanno già mostrato quanto valgono, ma hanno margini di miglioramento naturalmente enormi e questa è un’ulteriore prova a sostegno del fatto che il Diavolo può crescere ancora e giocarsela fino in fondo.
Il piano Elliott, fondato sulla valorizzazione dei talenti giovani, sta dando i suoi frutti. Ogni settimana spunta un nuovo piccolo Diavolo: l’ultimo è Daniel Maldini, autore del gol che a La Spezia ha fatto venire gli occhi lucidi a papà Paolo. Era al debutto da titolare in serie A e quel colpo di testa è servito a iniziare a spazzare via i preconcetti di chi è convinto sia lì solo per il nome che porta: deve ancora migliorare, come ogni diciannovenne, ma il ragazzo ha i mezzi per stare dentro a un Milan che fa della benzina verde la sua caratteristica principale.
Chi gli sta vicino lo descrive come un ragazzo pacato, riservato. Non è fidanzato, vive ancora a casa con papà Paolo e mamma Adriana, non ha la patente e per raggiungere Milanello si fa dare uno strappo dai compagni. Non da suo padre. Non è un dettaglio: Paolo, che è il d.t. e che a sua volta ha vissuto il rapporto con un padre ingombrante, sa bene quanto sia importante non confondere i ruoli.
Il baby Milan insomma sogna in grande, sia in campionato sia in Champions. Martedì sera a San Siro c’è l’Atletico Madrid del Cholo Simeone, una gara chiave che i rossoneri non possono fallire se vogliono gli ottavi. La sconfitta a testa alta di Liverpool ha dimostrato che la missione è difficile ma non impossibile. Per riuscirci servirà però un salto di qualità ulteriore da parte dei ragazzini rossoneri, che dovranno cavarsela da soli ancora per un po’: Zlatan Ibrahimovic non rientrerà prima della sosta, come Bakayoko e Krunic, mentre Giroud è ancora giù di condizione, come si è visto chiaramente sabato al Picco.
In Champions il ritmo si alza maledettamente e il battesimo di Anfield è stato in questo senso preziosissimo, ma contro gli spagnoli Pioli e i suoi non partono sconfitti: sabato i Colchoneros sono stati battuti a sorpresa dall’Alaves, fin lì a zero punti. Serve velocità, coraggio ed entusiasmo, come a Liverpool, dove fra i protagonisti ci fu Brahim Diaz, l’uomo del momento. Per lui, ancora di proprietà del Real, c’è aria di derby.
CorSera
Commenta