Stanno per rietrare under e mhikitaryan da dopo il milan, per tutti gli altri è ancora lunghissima. Oggi fonseca ha dovuto reinventare la squadra con mancini a centrocampo che non ha sfigurato e con florenzi che si è mangiato un gol clamoroso un minuto prima del rigore
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Se la Uefa non è capace di garantire la uniformità, e dunque, in sostanza, la regolarità di una sua manifestazione l'abolisca...oppure attrezzi a sue spese quegli stadi di quei paesi che non possono avere il Var per problemi di strutture. I soldi la Uefa ce li ha dalle fedeazioni più ricche, solo in champions distribuisce oltre il miliardo di premi: spenda qualcosa per rendere credibili le sue manifestazioni o le chiuda...o sono solo capaci di prendere le bustarelle?...ma di noi
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Originariamente Scritto da marco83 Visualizza MessaggioUna parata mai vista di forster nel finale consente al celtic di battere la lazio.
Intanto pare che la roma stia per ingaggiare rodwell, centrocampista inglese, 28 anni, ex city e blackburn
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Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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La Roma pareggia 1-1 in Europa League all’Olimpico col Borussia Moenchengladbach. Ma dopo il gol di Zaniolo, nel recupero, l’arbitro prende un abbaglio e dà ai tedeschi un rigore per un mani che non c’è. Il problema non è l’errore, il problema è che in Europa League non c’è il Var. E, per quanto controversa e criticata, non si può più vedere il calcio senza moviola in campo. Una volta che ce l’hai alla tecnologia è dura rinunciare. E’ come lo smartphone al posto del telefono fisso… La Lazio ko a Glasgow tra occasioni sprecate e saluti fascisti
ROMA-BORUSSIA MOENCHENGLADBACH 1-1
Ci fosse stato il Var, e cioè la moviola in campo, Roma-Moenchegladbach sarebbe filata via liscia, quasi indifferente. Ma non essendoci invece il Var e avendo subito il pareggio nel recupero per un rigore inesistente il match di Europa League dei giallorossi si è trasformato in un piccolo classico tafferuglio verbale e ultranervoso tipico dell’era precedente al Var.
Non era una partita banalissima Roma-Borussia Moenchengladbach. La squadra di Fonseca, discretamente decimata, ma comunque in grado di mettere in campo una formazione più che accettabile stava vincendo contro il club primo in Bundesliga con un gol del giovane Zaniolo. Talento ventenne un po’ controverso della Roma di oggi, esploso lo scorso anno, ma non sempre in grado di giocare al livello che gli compete e carattere anche un po’ irrequieto, tanto da beccarsi qualche liscia e busso e improvvise spedizioni dietro la lavagna dei cattivi. Sia in Nazionale che nella Roma stessa.
Un commento del tutto legittimo di Fabio Capello – del resto nel ruolo di commentatore Sky e non di allenatore in carica – rivolto al 17enne Sebastiano Esposito astro nascente dell’ Inter – “Per carità non fare come Zaniolo!” – aveva agitato molto le acque del prepartita. E probabilmente in quell’esultanza con le dita infilate nelle orecchie da parte di Zaniolo stesso c’era anche una risposta a questa impennata di critiche.
Ma il rigore concesso dall’arbitro Collum per un inesistente fallo di mano di Smalling (palla presa di faccia) e l’impossibilità di andare a controllare le immagini semplicemente perché il Var in Europa League non c’è, ha trasformato l’episodio in uno scontro giocatori-arbitro. Con i primi che non sono riusciti a convincere il secondo della cantonata presa.
Il Var non ha eliminato tutte le polemiche, l’interpretazione dei falli – vedi il famoso mani di De Ligt – resta al centro delle controversie, ma l’assenza tout court della moviola riporta all’improvviso il calcio indietro nella preistoria. E’ successo tutto alla terza partita di un girone di Europa League, per cui non c’è niente di così drammatico o irrimediabile, ma se un episodio del genere avvenisse nelle partite a eliminazione diretta o peggio ancora in finale nessuno lo accetterebbe più. Dunque l’Uefa farebbe bene a colmare quanto prima l’inaccettabile lacuna.
Alla tecnologia, una volta che ce l’hai, non rinunci più: è come l’ascensore in un palazzo di venti piani, l’aria condizionata in macchina, la tv a colori al posto di quella bianco e nero, lo smartphone al posto del telefono fisso attaccato al muro…
CELTIC GLASGOW – LAZIO 2-1
La Lazio ha perso una partita che le complica molto la strada in Europa League, non compromette la qualificazione, ma la rende faticosa. E dovrà metterci tutta se stessa per passare il turno. A Glasgow contro il Celtic, avversario di grande fascino, ha perso una partita che avrebbe potuto almeno pareggiare, se non addirittura vincere se non avesse mandato al diavolo troppe occasioni con Immobile, Parolo & C. Bello il gol del vantaggio in corsa con Lazzari, dopo il sorpasso di Christie e Jullien, la Lazio avrebbe potuto afferrare ancora almeno il pareggio con un gran tiro di Cataldi negli ultimi istanti di partita, parato d’istinto da Forster, uno dei protagonisti della serata. Sia in campionato che in Europa League la Lazio di Inzaghi sa molto di incompiuta, di occasioni sprecate, di errori banali che le tolgono la tranquillità.
EUROPA LEAGUE ROMA-BORUSSIA MOENCHENGLADBACH 1-1 Ci fosse stato il Var, e cioè la moviola in campo, Roma-Moenchegladbach sarebbe filata via liscia, quasi indifferente. Ma non essendoci invece il Var e avendo subito il pareggio nel recupero per un rigore inesistente il match di Europa League dei giallorossi si è trasformato in un piccolo classico tafferuglio verbale e ultranervoso tipico dell'era precedente al Var. Non era una partita banalissima Roma-Borussia Moenchengladbach. La squadra di Fonseca, discretamente decimata, ma comunque in grado di mettere in campo una formazione più che accettabile stava vincendo contro il club primo in Bundesliga con un gol del giovane Zaniolo. Talento ventenne un po' controverso della Roma di oggi, esploso lo scorso anno, ma non sempre in grado di giocare al livello che gli compete e carattere anche un po' irrequieto, tanto da beccarsi qualche liscia e busso e improvvise spedizioni dietro la lavagna dei cattivi. Sia in Nazionale che nella Roma stessa...ma di noi
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Juventus, Agnelli: «La Superlega non esiste l’accesso alle coppe deve essere basato sulla meritocrazia sportiva»
Intanto Jeep ha aumentato di 25 milioni fino al 2021 la sponsorizzazione di maglia, il cui valore passa dagli attuali 17 milioni a stagione a 42
«Il 2019-20 è un nuovo anno zero della Juve per pensare in grande e raggiungere insieme nuovi traguardi. L’aumento di capitale chiesto nel 2011 era volto al risanamento societario evidentemente completato, negli asset e nel valore della prima squadra. L’obiettivo dell’aumento di capitale del 2019 è invece lo sviluppo futuro della società con un orizzonte di lungo periodo». Andrea Agnelli ha aperto con queste parole l’assemblea degli azionisti del club bianconero chiamata ad approvare il bilancio dell’esercizio chiuso lo scorso 30 giugno (chiuso in perdita per 39,9 milioni) e un aumento di capitale da 300 milioni «dedicato interamente al piano di sviluppo 2019-2024 che ha come principali obiettivi il mantenimento competitività sportiva, l’incremento dei ricavi operativi e della visibilità del nostro brand nei mercati internazionali». La Juve entra quindi nel futuro pur con l’intento di sempre di “mantenere la leadership in Italia e competere sempre al più alto livello in Europa, consolidando i risultati economici e finanziari”. Il target restano, ovviamente, i successi sportivi, ma la società guarda anche all’orizzonte globale.
«Realtà di livello europeo»
“Siamo la più grande società italiana, e lo possiamo dire con orgoglio, ma siamo solo una delle grandi realtà a livello europeo - spiega il presidente -. Se guardiamo ai ricavi, le big di Germania, Inghilterra e Spagna, hanno fatturati che si aggirano tra i 500 milioni del Borussia Dortmund fino al miliardo di euro sfiorato quest’anno dal Barcellona. Questi devono essere i nostri benchmark. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro sviluppo ma il nostro livello di fatturato, escluse le plusvalenze, rappresenta il livello di fatturato che il Real Madrid aveva nel 2010 quando io ho assunto la presidenza. I nostri tassi di crescita sono stati maggiori di quelli del Real, noi abbiamo più che raddoppiato, ma in questa crescita c’è ancora un divario che dobbiamo colmare. Abbiamo la necessità di tenere il passo con i nostri competitor europei”. Da qui nasce l’aumento di capitale da 300 milioni che verrà approvato oggi dagli azionisti e che è finalizzato allo sviluppo globale del club. “Sono numeri che sembrano enormi se confrontati alla realtà italiana, ma il nostro riferimento sono i grandi Club europei”.
Agnelli elenca le tappe del percorso compiuto: i successi sportivi, i circa 400 milioni investiti per lo sviluppo immobiliare, la nascita del settore femminile (due scudetti in due anni di vita), la Under 23, la crescita della fan base (la Juve è il quarto club a livello europeo). E ricorda la “complessità della industry del calcio”, che continua a crescere (+5% nell’ultimo anno, +16% la crescita delle prime cinque leghe europee), che deve far fronte alla minaccia della pirateria ma che ha anche grandi opportunità. Come i nuovi mercati: la Juve ha aperto un ufficio a Hong Kong e presto sbarcherà negli Stati Uniti. “Da quest’anno i nostri ricavi commerciali superano quelli dei diritti televisivi domestici: sono risultati che devono far ben sperare per il futuro”). E poi il calcio femminile, che “apre a nuovi ricavi e a nuovi consumatori”, l’attività digital “che per noi è strategica”, i “millennials e la generazione Z”. Nuovi mercati e nuove fonti di ricavo. Intanto Jeep ha aumentato di 25 milioni fino al 2021 la sponsorizzazione di maglia, il cui valore passa dagli attuali 17 milioni a stagione a 42. E le negoziazioni iniziate per il rinnovo tre Juve e Fca promettono una crescita ulteriore.
Superlega
Successivamente Agnelli, rispondendo alle domande degli azionisti, ha chiuso definitivamente le porte alla Superlega. «La Superlega non esiste, - ha spiegato il presidente della Juventus - non confondiamo le terminologie. Il tema è come ricalibrare le competizioni nazionali e quelle Uefa dal 2024. Tutti i club hanno il desiderio di giocare maggiori partite a livello europeo. Il format è da decidere ma l meccanismo di accesso alle coppe deve essere basato sulla meritocrazia sportiva, le competizioni devono essere aperte a tutti; tutti devono poter sognare di partecipare. E deve rimanere anche una forte simbiosi con le leghe domestiche».
CorSera...ma di noi
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Juventus, i tre pesi di Agnelli: elogia Allegri, punge Conte e non nomina Sarri
Nel corso dell'assemblea degli azionisti, il presidente bianconero ha avuto parole di grande affetto per il tecnico livornese, che ha vinto 5 scudetti, mentre ha glissato sull'attuale allenatore. E sul leccese, con cui i rapporti non si sono ancora sanati dopo l'improvviso addio nel 2014, il n.1 della Vecchia Signora ha sottolineato le difficoltà vissute dal club durante la sua squalifica per la vicenda calcioscommesse
Le allusioni, l'affetto, il silenzio. Nove anni di panchine bianconere riassunte in pochi concetti, un bilancio stilato dal cuore e dalle parole del presidente Andrea Agnelli. Antonio Conte, Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri, passato e presente della Juventus, sono i protagonisti dello strano rapporto che anima i condottieri alternatisi sulla panchina bianconera e la proprietà della società più titolata d'Italia. Le parole, dette e non dette, dal presidente juventino hanno animato l'assemblea degli azionisti e, soprattutto, reso ancora più aspro e passionale il testa a testa in campionato con l'Inter.
Che il rapporto con Conte si fosse deteriorato e inasprito irrimediabilmente dopo il repentino addio del tecnico salentino nel luglio 2014 è un dato di fatto. Un periodo di cui il presidente bianconero ricorda soprattutto le sofferenze: "Ci sono stati anche momenti difficili, pensiamo alla gestione del calcio scommesse che ha coinvolto i tesserati Juventus nel 2012 - la sottolineatura del presidente bianconero -, fatti avvenuti comunque in altre società. Fabio (Paratici, ndr) potrebbe scrivere un libro sulla gestione di una squadra senza allenatore". Una stilettata diretta al cuore del tecnico salentino, che Agnelli non nomina più da anni ma la cui ferita, evidentemente, è ancora da rimarginare. Allargata dal passaggio all'Inter, dal testa a testa per lo scudetto, dalle parole di Conte indirizzate a Sarri ad inizio campionato: "Ora stai dalla parte dei più forti".
Un vulnus che viene messo ancora più in evidenza dal grande affetto che continua a legare il numero uno bianconero a Massimiliano Allegri, ringraziato più volte sia da Agnelli e che da Paratici, nonostante l'esonero che ha interrotto il rapporto la scorsa estate. Un periodo che resta nel cuore del presidente della Juventus: "Un pensiero particolare va agli unici due calciatori che hanno vinto gli otto scudetti consecutivi, al capitano Giorgio Chiellini e ad Andrea Barzagli, e al contributo di Max Allegri, determinante nella crescita della Juventus": discorso condito dall'applauso di tutta l'assemblea dei soci.
All'addio al tecnico livornese è seguita la scelta di affidarsi a Maurizio Sarri, su cui manca al momento una presa di posizione ufficiale da parte del presidente della Vecchia Signora. Che ieri, a precisa domanda sul cambio in panchina e conseguente cambio di filosofia, ha glissato rimbalzando la domanda a Fabio Paratici, responsabile dell'area sportiva: "Il cambio non riguarda come si vince, i risultati di Allegri sono stati ottimi - ha risposto il dirigente bianconero -. Anzi, colgo l'occasione per ringraziarlo. Abbiamo pensato fosse arrivato il tempo di cambiare, cinque anni sono tanti: per dare stimoli nuovi ad ambiente, ai calciatori, a noi stessi".
L'affetto per Allegri, l'indifferenza ostentata per Conte, l'attesa per poter aprire le porte del cuore a Sarri. Che nel frattempo ha già convinto gran parte dei tifosi, scettici ad inizio stagione ma conquistati dall'attuale imbattibilità del tecnico ex Napoli e dal gioco propositivo della sua Juventus. Vincere sarà, ancora una volta, l'obiettivo della Juventus, anche quella di Maurizio Sarri: per mantenere la testa della classifica ed entrare nel cuore del presidente Agnelli. O quantomeno nelle sue parole.
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La certezza Lautaro, la speranza Esposito: Conte si gode la sua Inter più bella
L'argentino va sempre a segno dalla notte di Barcellona, il talentino ha entusiasmato tutti. Per gennaio però servono un paiodi acquisti per centrocampo e fascia: Matic e Darmian i più gettonati
È stata la più bella vittoria della sua Inter finora. Lo sa e non lo nasconde: "Il Borussia ha cambiato modulo, noi siamo stati bravi ad adeguarci", ha detto Antonio Conte dopo il 2-0, mentre i suoi giocatori erano ancora sotto la doccia. "I tre punti pesano, ma pesa ancora di più il rapporto che si è creato con i calciatori: quando sei onesto e parli in faccia, ti apprezzano. Meglio una brutta verità che una bella bugia".
Il cammino in Champions
Il match con il Borussia restituisce un'Inter più forte, nel morale e in classifica. Quattro punti, al pari proprio con i tedeschi, alle spalle del Barcellona che ne ha sette, ma avvantaggiati proprio dallo scontro diretto di ieri. La convinzione di Conte è che il ritorno, il 5 novembre a Dortmund, ce lo si possa giocare. Molto dipenderà dall'affollamento in infermeria, alla Pinetina come nel centro di allenamento dei nerogialli in Renania settentrionale. Come l'Inter, anche il Borussia ieri non ha potuto schierare diversi giocatori chiave, fermi per infortunio: capitan Marco Reus, Alcacer e Schmelzer. Il 27 novembre la squadra di Conte volerà poi a Praga, per affrontare lo Slavia, e martedì 10 dicembre riceverà in casa il Barcellona.
Le stelle di San Siro
Nella notte del Meazza a brillare di più sono stati Lautaro Martinez, sempre in gol dalla trasferta di Barcellona, e Sebastiano Esposito, più giovane nerazzurro di sempre in Champions con 17 anni e 131 giorni, che quasi segnava e si è procurato un rigore. La precocità, in attesa della prima partita in campionato, gli vale l'accesso in un club esclusivo il cui capofila è Cristiano Ronaldo: esordì con la maglia dello Sporting Lisbona proprio contro l'Inter prima di avere giocato in campionato. "Non facciamogli troppi complimenti", dice il veterano e uomo gol Candreva. "Dobbiamo tutelarlo, ha ancora tanta strada davanti". In ogni caso i tifosi nerazzurri, nel sondaggio lanciato sui social network dalla società, hanno eletto come migliore in campo Nicolò Barella, che nel cuore di San Siro ha preso il posto che un tempo fu di Paul Ince: a ogni contrasto vinto, un boato.
Fra campionato e mercato
Conte è stato chiaro: "Col Parma sarà molto più difficile rispetto a questa sera". Nel match di sabato a San Siro non ci sarà Stefano Sensi, ancora alle prese con guai muscolari. Potrebbe saltare anche la trasferta a Brescia sabato prossimo. Ancora fuori anche D'Ambrosio. E Sanchez resterà fermo almeno due mesi e mezzo. Una situazione distante dal disastro di infortuni che sta piagando ad esempio la Roma, ma che ha messo in luce come la rosa sia troppo corta. A gennaio l'Inter dovrà probabilmente rafforzarsi. A centrocampo il sogno di sempre è Vidal, di cui però il Barcellona si libererebbe solo a caro prezzo (anche per questo all'Inter serve andare avanti in Champions, che porta soldi). Un obiettivo realistico è il centrocampista serbo Matic, sempre che lo United decida di liberarlo. In fascia destra, come vice Candreva, se Lazaro non darà le garanzie sufficienti è possibile che l'Inter provi a portare a Milano Matteo Darmian, oggi al Parma, che con Conte ha già giocato in Nazionale.
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Napoli, dai gol di Mertens alla pace Ancelotti-Insigne: a Salisburgo la vittoria della svolta
In Austria la squadra sembra aver fatto il salto di qualità. E con la Spal finisce anche l'emergenza difesa: rientrano Manolas e Mario Rui
È stata soprattutto la grande notte di Dries Mertens, che ha trascinato con due gol il Napoli alla vittoria contro il Salisburgo, in 90' destinati a rimanere a lungo nei ricordi dell'attaccante belga. "La squadra è tornata al successo e io mi sono tolto la grande soddisfazione di superare Maradona nella classifica dei cannonieri all time a quota 116. Questa doppietta mi rende dunque ancora più orgoglioso, perché sono entrato a tutti gli effetti nella storia del club azzurro. Diego è stato l'idolo assoluto di questa città e adesso spero di raggiungere anche Hamsik, che è a soli 5 gol di distanza. A Marek non dico nulla, ma spero di poterlo superare presto, magari entro Natale".
Mertens ha voluto però dividere la sua gioia con tutti i compagni. "Questo traguardo è una soddisfazione personale e anche per la squadra: il risultato del Napoli viene sempre prima di tutto. Era importante tornare a vincere fuori casa, perché ci dà grande morale per il futuro", ha tirato le somme l'attaccante belga, dopo aver aiutato gli azzurri a consolidare il loro primato solitario nel girone di Champions e a ipotecare grazie al successo a Salisburgo la qualificazione per gli ottavi di finale.
"Abbiamo fatto un ottimo lavoro, adesso dovremo completarlo nella rivincita contro gli austriaci al San Paolo", ha gioito con la sua solita moderazione Carlo Ancelotti, dopo essere stato sommerso in campo dall'abbraccio dei suoi giocatori e in particolare di Insigne, autore del gol del 3-2 alla Red Bull Arena. "Ho avuto delle incomprensioni per colpa mia con il nostro allenatore e ci tenevo a sdebitarmi con lui", ha poi spiegato il capitano. Ma il Napoli adesso vuole rilanciarsi pure in campionato, a partire dalla trasferta di domenica a Ferrara. Contro la Spal dovrebbero rientrare Manolas e Mario Rui. È finita anche l'emergenza in difesa.
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Mi sembra più che naturale che Agnelli non abbia citato nella sua relazione Sarri. Il nuovo tecnico è appena arrivato, non ha ancora combinato niente, la stagione è all'inizio e quindi non c'è motivo per nominare Sarri.
Ce ne sono molti per nominare Allegri, così come difatti è stato fatto. Allegri è stato centrale nella crescita della Juventus, perchè come solo Carlo Carcano negli anni '30 ha vinto 5 scudetti consecutivi (e 4 coppe Italia consecutive) e ha portato la squadra nella elite europea, con grandi sfide, grandi partite, ben due finali di champions: il suo lavoro è stato enorme, con buona pace dei nerd alla Adani.
Conte viene citato indirettamente ed attraverso un episodio che in verità svela tutto: la squalifica per il calcioscommesse che costrinse la Juve a restare mesi senza allenatore. Perchè Agnelli cita proprio quella disavventura contiana e non i 3 scudetti (del quale il primo resta insuperato e fondamentale)? Lo abbiamo detto tante volte: Agnelli si fidò di Conte, credette alla sua innocenza, difese a spada tratta l'allenatore assumendo anche un collegio difensivo di grande spessore (la Bongiorno ed altri)...il ringraziamento quale fu? Essere mollati in piena estate a ritiro iniziato.
Se il rapporto umano s'è deteriorato un motivo c'è....ma di noi
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Zaniolo, un diavolo per Capello
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Se avesse potuto scegliere l’occasione ideale per dare una risposta – chiara e potente - alle accuse che, via tv, gli erano piovute addosso mercoledì sera da Fabio Capello, Nicolò Zaniolo non avrebbe potuto piazzare una scelta migliore di quella confezionata contro il M’Gladbach. Per zittire l’allenatore del terzo scudetto giallorosso («Non prendere la strada di Zaniolo», il monito di Don Fabio al giovanissimo interista Esposito), Nicolò, protetto ieri prima dal suo agente e dalla mamma e poi dal dirigente De Sanctis («Capello è stato goffo»), ha firmato con la consueta forza fisica e con rinnovata abilità aerea la rete della Roma.
Un colpo di testa da centravanti (già, centravanti...) smaliziato su angolo di Veretout: ottavo centro da romanista e ottavo gol allo stadio Olimpico. Casa sua, ormai. Aveva bisogno, la rabberciatissima Roma di Paulo Fonseca, di qualcuno che la prendesse per mano sulla strada per l’Europa, e Zaniolo, che ha esultato turandosi polemicamente le orecchie, non si è tirato indietro. Imitato in questo dai suoi compagni, protagonisti di una gara che avrebbe nettamente meritato un altro finale.
Ha salutato il campo, Nicolò, con la Roma ancora davanti (il pensiero di Fonseca probabilmente è andato al Milan),cioè prima che lo scarsissimo Collum si inventasse in pieno recupero un rigore inesistente. Resta, una volta asciugati il sudore e la pioggia, la certezza amara che della Roma, e dei giocatori della Roma, sono in tanti, anzi in troppi a parlare a sproposito. Da lontano, e non solo, e senza conoscere a fondo uomini e situazione. Zaniolo è stato probabilmente soltanto l’ultimo romanista in ordine di tempo a esser accusato in maniera gratuita da chi pensa al mondo Roma in modo ambiguo, sparando sentenze da bar dello sport e sporcando l’immagine di club e squadra. Non solo sprecando fiato, ma in questo caso addirittura fallendo l’obiettivo. Una situazione che, al di là di tutto, la Roma non può, non deve più tollerare.
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Piove sul bagnato: Roma scippata dall'arbitro. Borussia, pari su rigore al 95'
LEGGO (F. BALZANI) - Infortuni assurdi e arbitraggi da mani nei capelli. Il destino della Roma - al quarto pari di fila - non cambia nemmeno in Europa League dove fino al 93' sembrava essere arrivata una vittoria che profumava di qualificazione. Nel recupero, invece, lo scozzese Collum (che di fisico somiglia pure al più famoso Gollum de Il Signore degli Anelli e che aveva già un precedente negativo con la Roma) regala un rigore al Borussia Mönchengladbach per un fallo di faccia di Smalling e dopo un errore sotto porta di Florenzi.
In Europa League non esiste il Var, così l'errore resta e il pareggio su penalty di Stindl costa due punti a Fonseca ormai tra l'incredulo e l'esausto: «E' difficile accettare una situazione così. Tutti i giocatori sono devastati. Non possiamo dimenticare che abbiamo affrontato i primi di Germania. Con tutte le difficoltà del caso abbiamo fatto un buon gioco e controllato bene. Abbiamo lottato e corso molto. E' difficile accettare un rigore così, ma ora dobbiamo reagire. Meritavamo di vincere, proveremo a farlo col Milan». Lo ribadisce Fazio: «L'abbiamo visto tutti che non era rigore. Anche gli avversari. L'arbitro lo sa, aveva il dubbio. Gli arbitri stanno facendo danni quest'anno quando vengono all'Olimpico. Il Var? Col Cagliari c'era ma non è comunque servito». E Dzeko: «A questi livelli non può succedere».
La Roma, tra mille infortuni e sotto la pioggia, aveva rialzato la testa grazie a un gol di Zaniolo che prima della partita è rimasto (suo malgrado) vittima di una polemica a distanza tra sua mamma e Fabio Capello. Fonseca aveva schierato Mancini sulla linea dei mediani, al fianco di un Veretout inesauribile, e dovendo centellinare i cambi nella ripresa. Dopo i primi 10 minuti di paura (con la traversa colpita da Bensebaini) i giallorossi avevano preso in mano il pallino del gioco pur non esaltando i 29 mila dell'Olimpico (6 mila tedeschi). Dopo il gol di testa di Zaniolo è stato annullato (giustamente) un gol al mascherato Dzeko. Nella ripresa tanta, tantissima pioggia e qualche contrasto duro hanno provato ad alleviare il senso di noia. Prima di tre emozioni nel finale: l'errore di Florenzi che ha sparato fuori da ottima posizione, quello a porta spalancata di Thuram e la genialata di Collum che ha regalato ai tedeschi il punto di sopravvivenza in un girone che vede ancora la Roma al primo posto con 5 punti. Uno in più di Istanbul Basaksehir e Wolfsberger.
Ora bisogna aggiustare la classifica in campionato, a partire dalla sfida di domenica col Milan. Un rinforzo per Fonseca potrebbe arrivare dall'Inghilterra. L'ex City, oggi svincolato, Rodwell è atteso a Roma per le visite mediche. Se tutto dovesse andare bene il centrocampista firmerà un biennale. Resta in ballo pure Halfredsson. «Non abbiamo molte soluzioni. Se manca Dzeko? Giocherei io ma facevo il difensore, può farlo solo Zaniolo», ha concluso Fonseca.
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In EL non è che "non c'è il Var" ma che il Var entra in azione dai sedicesimi di finale, dalle eliminazioni dirette....ma di noi
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La maglia della Juve vale quasi 100 milioni. Dopo il rinnovo di Adidas, ecco l’adeguamento di Jeep. I 42 mln in linea con il fair play: non superano il 30% del fatturato
La maglia della Juventus vale ormai quasi 100 milioni. Dopo il rinnovo di Adidas, ecco l’adeguamento di Jeep. In questa stagione e nella prossima, cioè le ultime due del vecchio contratto sottoscritto nel 2012, la casa automobilistica della famiglia Agnelli incrementerà la sponsorizzazione di 25 milioni annui, passando da 17 a 42 milioni fissi a stagione. Tutto questo esclusi i bonus che l’anno scorso, tra campionato e Champions e considerata la valorizzazione della fornitura auto, hanno portato il corrispettivo a 21 milioni. Il ritocco contrattuale, come si legge in una nota del club, è figlio «dell’eccellente performance sportiva della prima squadra» e«dell’incremento di visibilità del brand Juventus a livello globale». Contestualmente, la società e Fca hanno deciso di iniziare anticipatamente le trattative per il rinnovo della sponsorship che scade nel 2021.
Da quest’anno Adidas, sponsor tecnico, elargisce 51 milioni fissi (erano 23), quindi attualmente il valore complessivo della maglia è di 93 milioni base, che con i bonus tendono a quota 100. L’effetto Ronaldo è evidente, specie se inserito in un contesto di crescita costante del club a livello internazionale: lo staff guidato da Giorgio Ricci ha potuto sedersi al tavolo con i partner da una posizione di forza. Con Jeep ci si è allineati all’attuale valore della Juventus. I 42 milioni pongono i bianconeri nello stesso segmento delle inglesi, anche se le prime restano lontane: il Real percepisce da Emirates 70 milioni, lo United 66 da Chevrolet e il Barcellona 55 da Rakuten. Poi c’è il Psg (50 milioni da Accor), quindi il plotone di Premier: Chelsea 48 (Yokohama), Arsenal 46 (Emirates), Liverpool 36 (Standard Chartered), City 36 (Etihad, al netto dei naming right), Tottenham 35 (Aia), così come Bayern (Telekom). Staccate le altre italiane: Sassuolo (Mapei) 18, Milan (Emirates) 14, Roma (Qatar Airways) 11, Inter (Pirelli) 10,5.
Quella Juve-Jeep è operazione con parte correlata. Dal punto di vista del fair play l’Uefa ha una strada maestra: il fair value, cioè il valore equo da attribuire in base al mercato, così da considerare quei proventi come ricavi rilevanti ai fini del break-even. Bene, i 42 milioni sono in linea con il contesto europeo, tanto più che non superano il 30 per cento del fatturato, e quindi quella “significativa influenza” che farebbe scattare una spia a Nyon.
Gazzetta
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Il club torna sul mercato: è arrivato Jack Rodwell
IL TEMPO (A. AUSTINI) - La Roma corre ai ripari. È arrivato dall'Inghilterra il centrocampista Jack Rodwell, 28 anni, svincolato dopo l'ultima stagione al Blackburn in seconda divisione. Ha già svolto la prima parte delle visite mediche a Villa Stuart, pronto un contratto fino a giugno 2020. In caso di problemi l'alternativa è Buchel. Col Milan recupera, forse, solo Under Inglese perla panchina. Santon, oltre alla febbre, ha accusato un fastidio al flessore sinistro.
IL TEMPO (A. AUSTINI) - La Roma corre ai ripari. È arrivato dall'Inghilterra il centrocampista Jack Rodwell, 28 anni, svincolato dopo l'ultima stagione al Blackburn in seconda divisione. Ha già svolto la prima parte delle visite mediche a Villa Stuart, pronto un contratto fino a giugno 2020. In ca......ma di noi
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popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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