Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Sean
    Csar
    • Sep 2007
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    • 3,374
    • Italy [IT]
    • In piedi tra le rovine
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    Sky riporta che si è conclusa la trattativa per Florenzi al Milan: domani a Milano.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • marcu9
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      • May 2009
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      Bene Florenzi.

      Ora che arrivino anche Bakayoko, Berardi, Pellegri e Vlasic o Isco.
      Originariamente Scritto da Sean
      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      • robybaggio10
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        • Dec 2011
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        • Franciacorta
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        Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
        Bene Florenzi.

        Ora che arrivino anche Bakayoko, Berardi, Pellegri e Vlasic o Isco.
        Mi sembrano un po' tropoi i nomi per arrivare tutti quanti. Per il centrocampo punterei ad occhi chiusi su Grillitsch! Bakayoko e Adli lasciamoli dove stanno.
        I SUOI goals:
        -Serie A: 189
        -Serie B: 6
        -Super League: 5
        -Coppa Italia: 13
        -Chinese FA Cup: 1
        -Coppa UEFA: 5
        -Champions League: 13
        -Nazionale Under 21: 19
        -Nazionale: 19
        TOTALE: 270

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        • marco83
          Bodyweb Senior
          • May 2006
          • 1183
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          • Roma
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          Sho mou ro gol

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          • marco83
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            • Roma
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            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
            Sky riporta che si è conclusa la trattativa per Florenzi al Milan: domani a Milano.
            Insomma abbiam regalato florenzi al milan, dzeko all'inter, pedro alla lazio. Venghino signori venghino c'è pastore, nzonzi, santon favorite pure.

            Intanto roma imballata stasera ma era prevedibile, contro una squadra non proprio materasso per essere un preliminare, che può disporre di gervinho, cornelius, b peres, hamsik.

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            • robybaggio10
              Bodyweb Senior
              • Dec 2011
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              Originariamente Scritto da marco83 Visualizza Messaggio
              Insomma abbiam regalato florenzi al milan, dzeko all'inter, pedro alla lazio. Venghino signori venghino c'è pastore, nzonzi, santon favorite pure.

              Intanto roma imballata stasera ma era prevedibile, contro una squadra non proprio materasso per essere un preliminare, che può disporre di gervinho, cornelius, b peres, hamsik.
              Regalato una minkia. 1 milione + riscatto a 4,5 mi pare...+ almeno 3 milioni di ingaggio.
              I SUOI goals:
              -Serie A: 189
              -Serie B: 6
              -Super League: 5
              -Coppa Italia: 13
              -Chinese FA Cup: 1
              -Coppa UEFA: 5
              -Champions League: 13
              -Nazionale Under 21: 19
              -Nazionale: 19
              TOTALE: 270

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              • fede79
                Stratocaster Addicted
                • Oct 2002
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                Originariamente Scritto da marco83 Visualizza Messaggio
                Insomma abbiam regalato florenzi al milan, dzeko all'inter, pedro alla lazio. Venghino signori venghino c'è pastore, nzonzi, santon favorite pure.

                Intanto roma imballata stasera ma era prevedibile, contro una squadra non proprio materasso per essere un preliminare, che può disporre di gervinho, cornelius, b peres, hamsik.
                Nonostante l’imballo iniziale, la Roma vince in Turchia 2-1 con Pellegrini ed Eldor in rete.
                sigpic
                Free at last, they took your life
                They could not take your PRIDE

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                • marco83
                  Bodyweb Senior
                  • May 2006
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                  Originariamente Scritto da fede79 Visualizza Messaggio
                  Nonostante l’imballo iniziale, la Roma vince in Turchia 2-1 con Pellegrini ed Eldor in rete.
                  Hai sentito mourinho in conferenza, in modo educato e gentile per la terza volta dice: bene il mercato, ringrazio I friedkin, però mi manca qualche cosa

                  E stasera si é visto che manca l'uomo in mrzzo al campo che guida la squadra con uno due tocchi. Cristante non ha quelle caratteristiche

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                  • Sean
                    Csar
                    • Sep 2007
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                    • In piedi tra le rovine
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                    Mourinho esordisce con la Roma vincendo a Trabzon nella nuovissima Conference League. Molta attesa, Mourinho ha alle spalle grandi vittorie e grandissimi club (Inter, Chelsea, Real Madrid…) ma nessuno ormai si aspetta più gioco e i fuochi artificiali di un tempo. Questa di oggi per l’allenatore portoghese è una nuova dimensione, più compassata e matura, meno aggressiva, anche il tipo di lavoro e di assemblamento della squadra sarà molto diverso. Non più allenatore di straordinari campioni, ma pianificatore di un club che deve crescere col tempo. Sarà la dimensione giusta per lui? Saprà adattarsi a questo tipo di lavoro? Forse, in ogni caso non aspettiamoci più lo stregone di una decina di anni fa….

                    La prima di Mourinho in campo internazionale – una trasferta discretamente infida nella lontana Trebisonda contro il Trabzonspor nella non proprio entusiasmante Conference League – era un battesimo particolare. Un varco infido attraverso cui dover passare per forza e cominciare così definitivamente il viaggio con la Roma. Mourinho e la sua creatura se la sono cavata in maniera essenziale, senza particolari squilli di gioco che credo dal portoghese comunque nessuno si aspetti.

                    Anche se quando hai Mourinho in panchina ti aspetti comunque moltissimo, non il gioco firse, ma ogni partita comunque un giro sulle montagne russe.

                    Di fondo c’è già in partenza un sottile disallineamento da superare. Mourinho è il tecnico ideale per surriscaldare un ambiente già sempre parecchio agitato, ma non propriamente il migliore per una squadra che comunque ha i suoi equilibri da rispettare e che deve essere inventata mano mano, in un mix non semplice tra giovani e anziani, idoli locali e idoli stranieri. Insomma da Zaniolo ad Abraham, da Pellegrini a Mkhitaryan, da Rui Patricio a Shomurodov, c’è tutta una gamma di giocatori già non facile da assemblare sul mercato, per poi darle anche un corpo e un’anima. Molte potenzialità sicuramente, ma sulla carta.

                    Mourinho è un magnifico comandante di grandi campioni, come pianificatore di una squadre con prospettive a medio lungo termine diventa una scommessa a sua volta. Il problema di Mourinho è che crea tantissima attesa, perché sai che alle sue spalle ha l’ Inter, il Chelsea, il Real Madrid, il Manchester United e così via. E dunque, anche inconsciamente, ti aspetti sempre qualcosa di straordinario. La Roma è su un livello diverso, non gli chiede trionfi che lui stesso del resto ha visto negli ultimi anni rarefarsi rispetto alle stagioni migliori, Mourinho stesso deve adattarsi a una dimensione nuova, più complessa, rischiosa e probabilmente anche un po’ meno appagante e in vetrina per uno dall’ego smisurato come lui.

                    La vittoria di Trabzon, contro una squadra di vecchie conoscenze della Serie A, non semplicissima e complicata dal gol di un inaspettato Cornelius, è nel solco di questa nuova dimensione più compassata e matura del nuovo Mourinho. Fossi un tifoso della Roma non mi aspetterei più di rivedere ancora lo stregone irresistibile di una decina di anni fa.

                    La prima di Mourinho in campo internazionale - una trasferta discretamente infida nella lontana Trebisonda contro il Trabzonspor nella non proprio entusiasmante Conference League - era un battesimo particolare. Un varco infido attraverso cui dover passare per forza e cominciare così definitivamente il viaggio con la Roma. Mourinho e la sua creatura se la sono cavata in maniera essenziale, senza particolari squilli di gioco che credo dal portoghese comunque nessuno si aspetti. Anche se quando hai Mourinho in panchina ti aspetti comunque moltissimo, non il gioco firse, ma ogni partita comunque un giro sulle montagne russe. Di fondo c'è già in partenza un sottile disallineamento da superare. Mourinho è il tecnico ideale per surriscaldare un ambiente già sempre parecchio agitato, ma non propriamente il migliore per una squadra che comunque ha i suoi equilibri da rispettare e che deve essere inventata mano mano, in un mix non semplice tra giovani e anziani, idoli locali e idoli
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
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                    forse, tra mille inverni
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                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Sean
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                      Mercato, Inter: per l'attacco spunta Thuram, è in vantaggio su Correa. Milan, idea Pellegri

                      Novità assortite dal frullatore del calciomercato, dall'infortunio dell'atalantino Duvan Zapata, primo obiettivo per l'attacco di Inzaghi, al primo allenamento a Formello per Pedro, l'ex Roma subito a disposizione di Sarri. Da Belotti che si propone all'Inter all'idea Pellegri per il Milan. E Mourinho aspetta sempre un centrocampista.

                      Inter, spunta Thuramra è favorito su Correa

                      La trattativa tra l'Inter e l'Atalanta per Zapata non ha vissuto - in queste settimane - l'impennata decisiva, tanto che il colombiano è sempre stato molto lontano dal trasferimento a Milano. L'accordo tra l'entourage del ragazzo e la società nerazzurra è stato trovato, ma Percassi - presidente Atalanta - ha sempre fatto muro sul prezzo. Nella giornata di ieri, poi, Zapata ha riportato una distorsione al ginocchio destro, che lo costringerà a un mese di stop. Marotta e Ausilio hanno fretta di consegnare un attaccante a Inzaghi: molti i nomi proposti, e quello più accredidato porta a Marcus Thuram: il giocatore del Borussia Moenchengladbach ha come procuratore Raiola, a 30 milioni i tedeschi non faticherebbero a cederlo. Correa a questo punto viene scavalcato: Lotito chiede 35 milioni, troppi per l'Inter ma l'agente Lucci continua a mediare tra le parti. Dopo la punta, Marotta cercherà di far entrare Nandez: tra il centrocampista e il Cagliari è gelo, Giulini non apre al prestito con diritto di riscatto. Nelle ultime ore, l'entourage di Belotti ha proposto il suo assistito all'Inter, ma il club di Zhang - almeno per il momento - non tenterà l'affondo.

                      Lazio, Pedro prende la 9. Basic in arrivo

                      L'ex esterno della Roma ha svolto le visite mediche per la Lazio. Dopo i controlli clinici, la società ha postato la foto dello spagnolo con la maglia numero 9. Lotito ha sbloccato l'indice di liquidità e oggi ha tesserato ufficialmente i giocatori già acquistati, da Hysaj a Felipe Anderson. Ora l'obiettivo è chiudere per Basic e un altro esterno (Kostic, chiesto da Sarri, resta bloccato). Sempre in bilico Correa, corteggiato dall'Everton oltre che dall'Inter. Il centrocampista Basic aspetta un segnale per trasferirsi a Roma: il Bordeaux riceverà circa 10 milioni di euro.


                      Milan, arriva Florenzi. Pellegri può diventare la terza punta

                      Confermata una voce di mercato che arriva dalla Francia e riguarda il Milan: i rossoneri trattano il centravanti del Monaco Pietro Pellegri. L'ex attaccante del Genoa potrebbe lasciare il campionato francese in prestito e riscatto a 12 milioni di euro. Florenzi solo da ufficializzare, sarà lui il vice Calabria. E Bakayoko un rinforzo last minute per il centrocampo: oggi positivo incontro con gli agenti del mediano del Chelsea (scadenza 2023), che lo darà in prestito con diritto di riscatto. Il francese, innamorato di Milano, spinge per l'ok definitivo. Esattamente come il giovane Adli del Bordeaux. Poi tutto sull'esterno destro da regalare a Pioli, che sogna l'azzurro Berardi. Il campione d'Europa stavolta vuole lasciare il Sassuolo, ma la richiesta di 45 milioni ha finora bloccato ogni trattativa.

                      Roma, dopo Abraham Mourinho chiede un centrocampista

                      L'arrivo dell'attaccante del Chelsea ha fatto felice non solo i tifosi della Roma, ma anche il suo tecnico José Mourinho. Il portoghese ha chiesto alla società - solo City, United e Chelsea hanno speso più dei giallorossi in questo mercato per i cartellini dei calciatori, quasi 100 milioni - un ulteriore piccolo sforzo: un centrocampista. Tanti i calciatori monitorati e trattati dalla società, ma il nome più caldo è Torreira: il centrocampista dell'Arsenal è in uscita dal club londinese. L'ex Sampdoria è stato proposto anche alla Lazio e al Napoli. La trattativa potrebbe svilupparsi sulla base di un prestito con obbligo di riscatto. Si parla anche di Pjanic, che però è già d'accordo con la Juve: i bianconeri devono però trovare l'intesa giusta con il Barcellona. Allegri potrebbe avere in extremis lo svincolato Maksimovic: in questo caso, Rugani raggiungerebbe il suo maestro Sarri alla Lazio.

                      Visite mediche per Emerson al Lione. Odegaard all'Arsenal. Atletico vira su Cunha

                      Giornata importante per il laterale italobrasiliano, che può considerarsi a tutti gli effetti un calciatore del Lione. L'ex difensore della Roma giocherà in Francia. Visite mediche, anche, per Odegaard all'Arsenal: il centrocampista del Real torna a Londra per 35 milioni di euro. L'Atletico Madrid, visti i "100 milioni o poco meno" richiesti dalla Fiorentina per Vlahovic, sta virando sull'attaccante dell'Hertha Berlino Cunha: costo dell'operazione 40 milioni di euro. A proposito di Vlahovic, Commisso ribadisce la sua posizione: "L'offerta giusta non è arrivata e anche se dovesse succedere non credo che per quest'anno Vlahovic andrà via: non è mai stato in vendits. Ora il giocatore deve rinnovare e allungare il suo contratto". Va via da Firenze, invece, Kouamé, che sta per sostenere le visite mediche con i belgi dell’Anderlecht. La Salernitana ha chiuso col Crotone per Simy, autore nella scorsa stagione di 20 gol in serie A. L’attaccante nigeriano arriverà a Salerno con la formula del prestito con obbligo di riscatto.

                      Repubblica
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                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

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                        Lautaro, con 6 milioni all’anno si chiude. Berardi chiede la cessione

                        Attualmente il bomber argentino guadagna 3 milioni, ma ne vuole 8. Marotta e Ausilio confidano di arrivare a un punto di intesa concedendo alla punta anche un premio extra alla firma

                        Nel giorno in cui Romelu Lukaku si presenta ai nuovi tifosi («il sogno di tornare al Chelsea è diventato realtà»), l’Inter volta pagina e getta le basi per costruire il futuro. Ieri i dirigenti nerazzurri hanno incontrato Alejandro Camano, procuratore di Lautaro Martinez per trovare un’intesa sul rinnovo del contratto dell’argentino, attualmente legato ai nerazzurri fino al 30 giugno del 2023. Il colloquio non è stato risolutivo, serviranno altri incontri nelle prossime settimane per limare le differenze. Ma intanto occorre registrare l’atmosfera positiva che ha accompagnato il dialogo tra le parti: attualmente il Toro guadagna 3 milioni e come prima richiesta l’agente ha prospettato un robusto aumento fino a 8 milioni. Marotta e Ausilio confidano di arrivare a un punto di intesa intorno ai 6, comprensivi di bonus, magari concedendo alla punta un premio extra alla firma.

                        Correa o Thuram?

                        Parallelamente i dirigenti nerazzurri sondano diversi profili per completare il reparto d’attacco: le opzioni sul tavolo sono diverse, sia per caratteristiche sia per i prezzi. Il problema è che sarà necessario prima comprendere l’entità dell’infortunio di Sanchez, fermo per un problema muscolare al polpaccio. «Sarà difficile contare su Alexis per le partite di qualificazione ai Mondiali, ha un infortunio piuttosto complicato” ha dichiarato Pablo Milad presidente della federcalcio cilena. Ecco perché in via della Liberazione ancora non hanno deciso se insistere per una seconda punta come Correa della Lazio, il preferito di Inzaghi, o Lorenzo Insigne oppure per una figura alternativa a Dzeko come Zapata (i suoi agenti sono arrivati in Italia) o Marcus Thuram del Borussia Monchengladbach, che costa 25 milioni.


                        Vlahovic

                        Di sicuro i nerazzurri hanno abdicato dal proposito di corteggiare Dusan Vlahovic, al centro di interessi multimilionari di top club, con l’Atletico Madrid in pole rispetto al Tottenham e secondo i rumors delle ultime ore anche al Manchester City. Il serbo, che finora ha rifiutato il rinnovo di contratto con la Fiorentina, sta aspettando che Rocco Commisso torni dalla Calabria. Ma intanto il presidente viola apre alla cessione. «Nemmeno io ho risposte certe. Vorrei tenerlo ma se parliamo di offerte di 100 milioni o giù di lì, ci penserò attentamente anche perché, è giusto ribadirlo ai fiorentini, la pandemia ha causato danni economici notevoli. Ecco perché di fronte a certe cifre non si può voltare le spalle». Gianluca Scamacca, che è seguito anche in Bundesliga e Ligue 1, potrebbe essere il sostituto: il suo agente Lucci ne ha già discusso con la dirigenza viola.

                        Berardi

                        Discorso a parte merita Domenico Berardi che ha chiesto, attraverso i suoi agenti, la cessione al Sassuolo nelle ultime ore. «Ma per lui non è arrivata formalmente nessuna offerta» rileva Giovanni Carnevali, ad del club emiliano. «Non prenderemo in considerazione in ogni caso nessuna trattativa. Ci abbiamo messo due mesi per cedere Locatelli alla Juventus per 37,5 milioni, e ora mancano meno di quindici giorni alla fine del mercato. Non ci sarebbero i tempi e in ogni caso Berardi per noi ha un valore economico ancora superiore». Ovvero 40 milioni, con buona pace di Berardi, giocatore-simbolo del Sassuolo e campione d’Europa con l’Italia di Mancini.


                        Al Torino piace Pobega

                        Anche il Torino è concentratissimo sul mercato. L’ultima pista porta a Tommaso Pobega, 22enne centrocampista del Milan, 20 presenze e 6 reti nell’ultimo campionato con la maglia dello Spezia. Il ragazzo, nazionale Under 21 all’ultimo Europeo di categoria, avrebbe addirittura già espresso ai dirigenti rossoneri la sua preferenza per il Toro, nonostante in fila ci siano anche Atalanta, Sampdoria e Cagliari. Prima dell’eventuale via libera, però, occorre che il Milan metta a segno un colpo in mezzo al campo.


                        Napoli, sfuma Emerson Palmieri: tutto su Estupinan

                        Novità in casa Napoli. Era uno dei nomi in cima alla lista di Luciano Spalletti. Emerson Palmieri, il terzino italo-brasiliano campione d’Europa con gli azzurri, si trasferirà al Lione in prestito secco dal Chelsea. I partenopei restano a caccia di un rinforzo per la fascia sinistra, con Estupinan del Villarreal prima scelta. Manolas ha chiesto la cessione all’Olympiacos, la società con cui si è messo in mostra. Ha già un accordo di 5 anni da 2 milioni. Il Napoli ne incasserebbe 10 e ridimensionerebbe il monte ingaggi.


                        CorSera
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
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                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          L’analisi di Sconcerti - Le nuove povertà del calcio si equivalgono, il campionato sarà equilibrato

                          Sarà un campionato avvincente perché le difficoltà economiche dettate dal Covid livelleranno i valori sul campo. Le favorite sono Juventus e Inter, poi il Milan e le altre

                          di Mario Sconcerti

                          Sarà un campionato molto bello perché reso incerto dalle nuove povertà. Se ci ammaliamo insieme abbassiamo il concetto di buona salute ma restiamo equivalenti. È avere tutti la stessa mancanza di soluzioni che rende grande la gara. A oggi non c’è una squadra che si sia sicuramente rinforzata rispetto a un anno fa. Abbiamo scambiato Locatelli per Bobby Charlton, con cui certamente ha qualcosa in comune, ma non meritava un travaglio così lungo. Abbiamo visto partire Hakimi e Lukaku, senza che la cosa alla fine travolgesse nessuno; abbiamo scoperto la Roma diventare la squadra che ha investito di più; e la Juve tornare favorita dopo aver concluso con la stessa squadra un campionato da quarto posto.

                          L’unica certezza, anche questa in divenire, è che le grandi società di scommesse danno la Juve favorita a 2.25, un punto sopra l’Inter che resta dunque in piedi. La terza squadra è l’Atalanta a 6.5, quarti Milan e Napoli tra il 10 o poco più. Personalmente ho quasi lo stesso pronostico. La Juve vince se tutti i suoi malesseri erano di ordine tattico. Locatelli porta equilibrio, l’ordine tornerà, ci saranno molte più soluzioni da abbinare alla grande qualità della squadra. Ma non sono sicuro che i problemi fossero solo quelli. La squadra ha giocato spesso bene anche con Pirlo, segno che un ordine c’era, salvo poi sciogliersi dentro una stessa partita prima comandata. Più che un giocatore alla Juve servirà Allegri, il suo concetto di pratica, i suoi colpi di normalità che riportano tutti al traguardo. Perché un disagio c’è in questa squadra di campioni che oltre Bonucci e Chiellini fa fatica a diventare famiglia.

                          L’Inter è una promessa. Ha fatto tanta fatica a ritornare realtà per poi perdere il ruolo in un’ora. Però ha reagito bene la società, anche la gente e l’intera comunicazione milanese. Non c’è stato disfattismo, si è preso la nuova miseria come una speranza, un’occasione. È ancora in costruzione ma si è attrezzata bene. Stupirà Inzaghi, che è un padre buono ma furbo, terragno come Conte ma più sinuoso, più disposto al compromesso, spesso molto amato dai giocatori. Sbaglia pochissimo sul campo, ha più insistenza che carattere, prepara bene le partite, una per una. Ha meno visione d’insieme, finora non ne ha avuto bisogno. In sostanza è un ottimo pilota e la squadra è molto buona nei dodici-tredici titolari. Meno nella rosa. Le squadre di testa sono queste due.

                          Il Milan gira tutto, ma proprio tutto, intorno a Kessie. È lui la sua differenza. La squadra è deliziosa nel resto e abbastanza rude nei suoi centravanti. Giroud va benissimo, ma non ne conosco la continuità. È Kessie la differenza, se regge lui diventa un gran bel Milan. Sarà il campionato degli allenatori, l’abbiamo detto tante volte, ma anche di molti giocatori. Corriamo tra l’Europeo e il Mondiale, sarà una stagione golosa in tutto il mondo. I giocatori moderni danno il meglio quando giocano per loro stessi, ormai lo sappiamo. Questa è la loro grande stagione egoista. Non sottovalutate questo aspetto, vale più del mercato. Il calcio è fatto di pochi momenti estremi. Un campionato equilibrato a un passo dal Mondiale è una corda tesa sull’ambizione di tutti. Mi aspetto decine di giocatori sorprendenti, a partire da Zaniolo, per arrivare a Raspadori e Osimhen . Chi sbagliasse stagioni come questa, non diventerà mai un grande giocatore.

                          Nella gara tra allenatori mi aspetto molto da Spalletti. Napoli è la sua migliore occasione, è avanti all’Inter del suo tempo. Ma nella corsa delle idee metterei anche Juric e Italiano, due moltiplicatori di pani con una base di calcio molto alta. Invito infine a vedere questi giorni non solo come l’inizio di un campionato ma di una piccola epoca diversa. La povertà progressiva di questi anni ci ha alla fine resi competitivi sul mercato delle società. Sta succedendo quello che in Inghilterra arrivò alla fine del secolo scorso. In fondo agli errori di bilancio, le grandi aziende di un grande paese non falliscono, diventano appetibili. Chiusero gli inglesi e arrivarono sceicchi arabi, oligarchi russi, imprenditori di tanti paesi. Oggi gli americani hanno preso tutti i marchi del turismo storico, i brand dell’arte come Venezia, Firenze, Roma, le stesse Parma e Bologna, più quelli del lavoro come Milano. È una stagione questa che annuncia più il futuro che il presente, perché indica una direzione industriale. Non era mai successo e non so se sia una conquista, ma il calcio è diventato un gioco adulto.

                          CorSera
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                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                            Serie A, riecco Allegri, Sarri, Mourinho e Spalletti: il ritorno dei Professori

                            La nuova sfida di Simone Inzaghi all’Inter e gli altri grandi protagonisti della stagione che sta per cominciare, in gran parte volti noti del calcio italiano

                            Non sarà l’età della Restaurazione, perché nessuno è riuscito a completare davvero la Rivoluzione che sognava. Però è sicuramente il campionato dei Restauratori, intesi come artigiani, riparatori di imperfezioni legate all’usura del tempo e anche a qualche errore di costruzione che un anno e mezzo di pandemia ha accentuato: anche per il contesto economico sempre più delicato in cui nasce la serie A, il peso sulle spalle degli allenatori è ancora maggiore e il loro arrivo è visto come salvifico.

                            Soprattutto se il restauro è affidato a mani esperte e vincenti, come quelle di Massimiliano Allegri e José Mourinho, che si ritrovano in tasca la chiave della stanza dei trofei e sono tornati per vedere se la serratura è sempre quella giusta: lo juventino potrebbe faticare meno, perché la casa è la stessa dalla quale era stato allontanato dopo cinque anni di successi; il romanista invece ritrova l’Italia con una squadra giovane e talentuosa, tutta da scoprire. Max è stato fermo due stagioni, mentre lo Special One ha lasciato la serie A nel 2010, da trionfatore del Triplete interista: se c’era un po’ di ruggine, il precampionato è servito a toglierla. E la partenza deve essere all’altezza delle aspettative, molto elevate.

                            Perché in fondo quasi tutti i Restauratori devono dare una sistemata anche alla propria immagine, assieme a quella della propria squadra. Locatelli alla fine è arrivato nel cuore della Juve, quello che Allegri deve ridisegnare senza sbavature o crepe, per dare equilibrio, verticalità e imprevedibilità a una squadra che se ritrova il Dybala dei giorni belli, avrà una marcia in più. Mou ritrova Zaniolo, ha perso Dzeko e l’ha sostituito con l’inglese Abraham del Chelsea: per la ricerca rapida della profondità, fondamentale per il gioco del portoghese, potrebbe essere un grande colpo, anche in coppia con Shomurodov. E Rui Patricio è ancora un portiere di livello internazionale.

                            Sono mani sapienti, solide e nodose anche quelle di Maurizio Sarri e Luciano Spalletti, capaci di piantare radici profonde sui loro campi, non solo quelli della Toscana: riuscirci con la Lazio, così diversa come punto di partenza per il sarrismo e con il Napoli ferito dalla Champions perduta all’ultimo minuto, non sarà una missione né semplice, né banale. Anche in questo caso c’è una pausa forzata di cui tenere conto. Spalletti manca da due anni, dopo aver messo le fondamenta della rinascita interista; Sarri è rimasto fermo un giro, amareggiato dal divorzio con la Juventus nonostante lo scudetto vinto: la voglia e la necessità di tornare a volare subito alto, si mischiano alla consapevolezza che la carta d’identità non fa sconti e che questa è un’occasione da non sbagliare. La pandemia però ha ristretto i margini di manovra sul mercato e casi da gestire come quello di Correa da una parte (in caso di partenza dell’argentino è arrivato Pedro) e di Insigne dall’altra, richiedono il miglior tocco del restauratore: serve un impatto forte sulla squadra e sull’ambiente per non partire in riserva.

                            Nel circolo dei Restauratori ci sono anche mani più giovani, ovviamente. Magre, nervose, sempre in movimento, a tagliare l’aria per disegnare soluzioni nuove o per indicare la strada ai propri giocatori. Simone Inzaghi sale al piano successivo della sua carriera, ma scopre che l’argenteria è un po’ diversa da quella che pensava di trovare sul tavolo della squadra campione d’Italia: l’importante è lucidarla bene e togliere le possibili incrostazioni lasciate dall’addio di Conte — la grande differenza di questo campionato — e dalle partenze di Hakimi e Lukaku, oltre che dai problemi di Eriksen. Dzeko, Calhanoglu e Dumfries sono soluzioni che garantiscono continuità tecnica e danno già la giusta serenità, in attesa magari di un altro colpo in attacco. Il resto toccherà alla mano di Inzaghi junior: se l’Inter, nonostante lo scudetto sul petto, è tornata a interpretare il ruolo di outsider rispetto alla Juve di Allegri VI, grande principe della Restaurazione, può anche essere un vantaggio da sfruttare.

                            E se bisogna farsi il callo, per riuscire nell’impresa di rivincere lo scudetto, pazienza. Quello in fondo ce l’hanno tutti i Restauratori che si rispettino. Figurarsi Ivan Juric e Vincenzo Italiano, due che sono partiti dalla C e dalla D e sono chiamati a riportare in alto due piazze gloriose come Torino e Firenze: la via per farlo è diversa dal punto di vista della tattica, ma la fame, la passionalità e la capacità di rubare il cuore ai propri giocatori sono molto simili.

                            CorSera
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                            sopra una sola teca di cristallo
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                              Capello: “La Juve ritroverà sicurezza ma l’Inter è più forte”

                              Al fresco dell’Engadina, studia il calcio e gli uomini che lo animano, come già faceva quando viveva e vinceva fra campo e panchina. «Sarà il campionato degli allenatori», dice Fabio Capello.

                              Fra nuovi arrivi, conferme e ritorni, cosa la appassiona di più?

                              «Mi intrigano due situazioni. Sarri potrebbe riprodurre alla Lazio quel che ha fatto a Napoli. E Spalletti, proprio a Napoli, ha trovato una squadra pronta, che gli somiglia. Deve portarla in Champions».

                              In quale dei tecnici di questa Serie A si rivede?
                              «In Allegri, un pragmatico capace di far giocare le squadre in base ai calciatori che ha. E in Gasperini, che ha saputo opporsi ai capricci dei giocatori. Con il Papu Gomez ha fatto benissimo. Ci sono passato anche io, in certe situazioni serve carattere».

                              Chi è la favorita per lo scudetto?
                              «La Juve ritroverà sicurezza, sempre che i calciatori non facciano l’errore di lasciare tutte le responsabilità ad Allegri. L’Inter resta la squadra più forte. Sono stati venduti giocatori importanti, giustamente voluti da Conte, ma l’ossatura sopravvive: stesso portiere, stessa difesa, stesso centrocampo. Dzeko garantisce gol. Dumfries è valido. Inzaghi dovrà spronare il gruppo a dimostrare che il campionato non lo hanno vinto solo Conte e Lukaku».

                              Nella bagarre per i posti Champions, chi vede favorito?
                              «Mi aspetto una battaglia totale. Per il Milan, che ha fatto un buon mercato, sarà l’esame di laurea. Non può continuare a fare la bella sorpresa. Diaz, Tonali e Leao, ottimi giocatori, devono crescere davvero».

                              La Roma per vincere l’ultimo scudetto volle lei in panchina. Con Mourinho, farà lo stesso salto di qualità?
                              «La città è difficile, ondeggia senza equilibrio fra entusiasmo e depressione. Mourinho è attrezzato per sopportare questa pressione e la proprietà lo sostiene».

                              Fra Conte e l’Inter le cose sono andate diversamente. Ha fatto bene a lasciare?
                              «Pretendeva una squadra da Champions, il torneo a cui tutti ambiscono, e che mi appresto a commentare su Sky. Pensava che non l’avrebbe avuta. Il fatto che abbia lasciato dopo uno scudetto non mi stupisce. Presi la stessa decisione dopo cinque anni di Milan».

                              Ha perso di più l’Inter con Lukaku o il Milan con Donnarumma?
                              «Tecnicamente, metto una X. A quei livelli di qualità un portiere vale un centravanti. Ma Donnarumma ha dalla sua l’età e non ha portato un euro al club, quindi fa più male. Un po’ di riconoscenza per chi ti ha cresciuto, aiutando la tua famiglia, è dovuta. Nella gratitudine credo in modo assoluto, quasi esagerato».

                              Hanno salutato l’Italia anche De Paul, Romero, forse lascerà Vlahovic. Quanto si è indebolita la Serie A?
                              «Molto, sono andati via quelli che facevano la differenza. Speriamo ne nascano altri. Vediamo se Abraham diventerà il nuovo Lukaku. L’Italia, come dimostrato all’Europeo, sa fare crescere i giocatori e lo confermano le cifre a cui i club italiani li vendono all’estero».

                              Lei al Milan poté schierare il tridente Weah- Baggio-Savicevic. Oggi sarebbe possibile vederli insieme in una squadra italiana?
                              «Il nostro era il calcio più importante del pianeta. Oggi tutti i club del mondo farebbero a *****tti per giocatori così. E figurarsi per la difesa inventata da Liedholm, base dei successi del Milan: Baresi, Maldini, Tassotti, Costacurta, Filippo Galli. Erano insuperabili».

                              Cosa ha sbagliato la Serie A per arrivare a questo punto?
                              «Non ha saputo far fruttare i diritti televisivi quanto la Premier League, che un tempo valeva meno di noi. Molto dipende dalla litigiosità: presidenti e dirigenti litigano fra loro, intanto i treni passano».

                              Dopo Hakimi, Wijnaldum e Ramos, anche Messi. La migrazione dei campioni verso il Psg è fisiologica o qualcosa nel sistema non funziona?
                              «La situazione è inedita e per certi versi assurda. Tutto è in mano a russi e arabi che non hanno limiti di spesa. Anche Real Madrid e Barcellona si trovano a rincorrere. L’unica via di uscita è la riduzione degli ingaggi. Ho apprezzato il gesto di Piqué, canterano, che per amor di squadra si è tagliato lo stipendio».

                              Gli allenatori cosa possono fare per migliorare il calcio?
                              «Rischiare dando spazio ai giovani. Mihajlovic ha messo Donnarumma in squadra a 17 anni, come Nevio Scala aveva fatto con Buffon. Io schierai De Rossi diciottenne, insistendo perché non lasciasse Roma».

                              Repubblica
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                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                                Torreira pare interessare alla Roma: per l'Arsenal è un esubero e lui gradiberebbe tornare in Italia.
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                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

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