Originariamente Scritto da sylvester
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza MessaggioAbbiamo giocato da cani.
Vittoria sofferta, casuale, senza molti significati.
Ma come dicevano nel documentario che guardava Sean: "questa è la vita che fanno gli uomini" (Soitsu ga Otokotachi no Ikizama)....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da sylvester Visualizza MessaggioCosa possiamo dire dell'Atalanta?...ma di noi
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Sarà il caso di centellinare meglio Ronaldo? Non puo' farle tutte pure in campionato, no? Certe partite potrebbe anche riposarsi, in specie in questa fase dove si alternano a ritmo continuo quelle di champions e quelle di campionato.
Sarri bravo ad apportare le correzioni in corsa. Si ha la sensazione che col centravanti di ruolo (Higuain) si gioca meglio o si creano pericoli concreti....ma di noi
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"I gol di Paulo #Dybala in Champions League: tra i marcatori della Juventus nella massima competizione europea per club (inclusa la Coppa dei Campioni) solo Inzaghi, Platini, Trezeguet e Del Piero hanno segnato più reti. Nobiltà. #JuveFCLM #JuveLokomotiv". E' la statistica riporta da Opta sul suo profilo Twitter.[
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Decide Ronaldo quando giocare, come per la punizioni (ahimè!)
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Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza MessaggioAndava fatto lo scambio con Dybala senza ma e senza se...Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioE Dybala è un attaccante che non segna. Alla Juve se non segnano Ronaldo o Higuain non segna nessuno. E' il problema dell'anno scorso. Lo risolvevi con Icardi, c'è poco da fare.Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza MessaggioGrazie Sean.
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La Juventus rimonta e batte la Lokomotiv Mosca con due gol in due minuti di uno straordinario Dybala, il genio ribelle che si è preso la sua rivincita contro chi voleva mandarlo via. Per togliersi dall’imbarazzo di una brutta serata Sarri è dovuto ricorrere al supertridente Ronaldo-Higuain-Dybala e tentare il tutto per tutto mandando al diavolo tattica e schemi. Per l’Atalanta invece un calvario la partita di Manchester, dopo il brivido del gol di Malinovskiy il City è esploso con Aguero e soprattutto un super Sterling. Il cinico Guardiola prima ha accarezzato Gasperini e poi lo ha buttato fuori dalla Champions…
JUVENTUS-LOKOMOTIV MOSCA 2-1
MANCHESTER CITY – ATALANTA 5-1
Quando Sarri ha mandato al diavolo gli schemi e giocato il jolly Higuain si è capito che la Juve non aveva più tanto tempo da perdere e che la ricerca del gol per eliminare l’imbarazzo e lo spettro di una sconfitta in casa contro la Lokomotiv Mosca doveva venire prima di ogni logica, filosofia, convinzione personale, tattica. La Juve a fortissima trazione anteriore ha liberato così tutto il genio e il potenziale di Paulo Dybala che in appena due minuti ha sfoderato due gol grandiosi e risolto la durissima serata di Champions della Juve.
Fino a quel momento era stato solo un tran tran inconsistente, la Juve sorpresa dal gol di Miranchuk in una partita che rischiava di impantanarla malamente. Alla fine Sarri ha parlato di partita stradominata, di un possesso palla record e di una vera gragnola di tiri in porta da parte dei suoi (ventotto!). La verità è che solo togliendo un centrocampista e mettendo dentro un centravanti con una mossa banalissima che farebbe o avrebbe fatto qualsiasi allenatore da Oronzo Pugliese in poi, ha schierato quel tridente Ronaldo-Higuain-Dybala che a regola non avremmo mai dovuto vedere.
Un po’ perché Higuain e Dybala dovevano essere venduti sul mercato, un po’ perché gli equilibri tattici e gli schemi degli scienziati del football dicono che tre punte così non possono stare insieme. Tranne quando sei disperato e non sai più che pesci pigliare. Insomma ti butti e ci provi. E così dopo aver contribuito alla vittoria della Juve a San Siro contro l’Inter, ecco i due gol di Dybala che tengono la Juve attaccata all’ Atletico Madrid. Il genio ribelle di Dybala, uno che lo scorso anno ha molto sofferto l’impatto di Ronaldo con la Juve ma che tutto sommato non si è arreso ed è riuscito ad uscire da una depressione perfino comprensibile, ha risolto un bel problema alla Juve. Prendendosi una giusta e meritata rivincita.
La partita dell’ Atalanta ha avuto il brivido del vantaggio della squadra di Gasperini, a causa di quel rigore causato da Fernandinho su Ilicic e trasformato da Malinovskiy. Poteva essere il gol di un pensiero folle, ma poi tutto è rientrato nella ordinarietà di un esordio in Champions molto, troppo sofferto per l’Atalanta. Terza sconfitta su tre partite, 4 gol incassati alla prima, 2 alla seconda, 5 alla terza. Il Manchester City ha quasi scherzato con l’avversario, Guardiola prima ha accarezzato il collega Gasperini con giudizi lusighieri e poi lo ha graffiato profondamente con la sua superbatteria di superstar strapagatissime: Aguero e soprattutto uno Sterling incontenibile (tre gol) hanno mandato al tappeto l’ Atalanta. L’obbiettivo potrebbe essere quello di centrare almeno il terzo posto per la qualificazione all’ Europa League, ma rischia di essere un miraggio pure quello.
CHAMPIONS LEAGUE, FASE A GIRONI, GIORNATA 3 Mercoledì 23 ottobre 2019 GRUPPO E: Salisburgo - Napoli 2-3 (17' Mertens N, 40' Haaland rig. S, 64' Mertens N, 72' Haaland S , 73' Insigne N), Genk - Liverpool 1-4 (2' e 57' Oxlade Chamberlain L, 77' Mané, 87' Salah L, 88' Odey G). GRUPPO F: Inter - Borussia Dortmund 2-0 (22' Lautaro Martinez I, 89' Candreva I ), Slavia Praga - Barcellona 1-2 (3' Messi B, 50' Boril SP, 57 Olayinka aut B) GRUPPO G: Lipsia - Zenit San Pietroburgo 2-1 (25' Rakitskiy Z, 49' Laimer L, 59' Sabitzer L), Benfica - Lione 2-1 (4' Rafa Silva B, 70' Depay L, 86' Pizzi B). GRUPPO H: Ajax - Chelsea 0-1 ( 86' Batshuayi C), Lilla - Valencia 11 (63' Cheryshev V, 90'+5 Ikoné L). Martedì 22 ottobre 2019 GRUPPO A: Bruges - Paris SG 0-5 (13' e 63' Icardi PSG, 61' , 79' e 83' Mbappé PSG ), Galatasaray - Real Madrid 0-1 (18' Kroos RM). GRUPPO B: Olympiacos - Bayern M. 2-3 (23' El Arabi O, 34' e 62' Lewandowski BM, 75' Tolisso BM, 79' Guilherme O), Tottenham - Stella Rossa 5...ma di noi
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Champions, una fatica confrontarci con un calcio diverso da noi
La gara dell’Atalanta pareva interessante per capire il valore del nostro calcio in Europa. Non è andata bene. Su 10 partite ne abbiamo vinte solo 3, due della Juventus
di Mario Sconcerti
Ho guardato molto più l’Atalanta della Juve, credevo sarebbe stata più interessante per capire il valore del nostro calcio in Europa. Non è andata bene. Dopo dieci minuti del secondo tempo ho potuto cambiare canale e rimanere sulla Juve che stava allora perdendo 1-0. Ho visto la rimonta di Dybala, due grandi gol, due gesti di uno dei migliori giocatori al mondo, un carico di classe a patto che tutto passi dal suo sinistro.
Ma il resto ha fatto molto pensare. La Juve è salva, ha 7 punti in tre partite, ha staccato il terzo avversario, è quasi agli ottavi in un girone che non le chiedeva troppo. In generale, su dieci partite ne abbiamo però vinte solo tre, due appunto la Juve.
Nel resto una sola vittoria del Napoli. Abbiamo messo insieme come calcio italiano 11 punti in 10 partite, una media di buona salvezza finale. È soprattutto l’Atalanta a far nascere dubbi sul nostro livello.
L’Atalanta gioca bene, quasi meglio di chiunque in Italia, come collettivo senz’altro. Ma in Europa prende schiaffi pesanti, 11 reti subite in 3 partite, 2 soli segnati di cui uno su rigore. Non è mai entrata nel torneo. Colpa sua o limite nostro? Non ha avuto grandi avversari, la Dinamo Zagabria e lo Shakhtar, col City era ammesso tutto. Ma è la regolarità delle difficoltà italiane in Champions a far riflettere. Giochiamo un altro calcio, molto più lento.
La Juve è stata salvata da Dybala, un fenomeno, cioè qualcosa di eccezionale. Ma le altre devono giocare a calcio e hanno difficoltà. L’impressione è a volte che stiamo raccontandoci una storia diversa, che nel nostro piccolo mondo accadono fatti quasi inutili, senza nessun riscontro nella realtà vera. Battezziamo una squadra, due campioni, tre promesse, e non ci accorgiamo che sono cose di tutti, succedono anche negli altri mondi. Ma quando andiamo a confrontarci rimaniamo stupiti. Il calcio, come ogni religione, non andrebbe mai confrontata con niente, dovrebbe rimanere uno show da coscienza privata. La realtà ci banalizza. Aspettiamo comunque stasera, forse ci sono altre occasioni.
CorSera...ma di noi
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Inter alle strette con il Borussia: «Per non vivere di rimpianti sappiamo tutti cosa fare questa sera»
C’è una sola strada europea per Conte contro il Dortmund (h. 21, Sky): «Non cambiamo la nostra idea di calcio, gli schiaffoni dobbiamo darli non prenderli»
L’Inter in campionato si è già messa sulla strada giusta, in Champions invece è a un bivio, non può più sbagliare. «Non è una finale», sottolinea Conte, ma la partita con il Borussia Dortmund «bisogna vincerla, anche per non avere rimpianti. Stiamo tranquilli, stiamo viaggiando già spediti: non mettiamo pressione. Se saremo bravi a vincere bene, altrimenti amen. Certo dovremo forzare qualche decisione». Battere i tedeschi è necessario per riequilibrare la classifica del girone e alimentare le speranze qualificazione. Non è una finale, uno spareggio sì. È ancora presto per fare i conti, ma non serve un matematico per capire che un’altra sconfitta chiuderebbe ogni discorso.
A Barcellona l’Inter è uscita immeritatamente battuta da due magie di Suarez (il grosso però l’ha fatto Messi) e da un arbitraggio penalizzante. Contro i tedeschi del Borussia, orfani di Reus e Alcacer, deve rivedersi l’Inter di campionato, quella feroce dei primi tempi, quando è andata quasi sempre in gol, eccetto contro Juve e Milan e nell’esordio in Champions con lo Slavia Praga.
Trovata l’intesa giusta dalla coppia Lukaku-Lautaro, ora Conte deve fissare la difesa: 8 gol nelle ultime quattro uscite sono troppi. «Il bicchiere lo vedo mezzo pieno, perché di reti ne abbiamo fatte 18 in campionato e siamo il secondo attacco della serie A».
La stella polare da seguire per proseguire il cammino in Coppa resta la prestazione di Barcellona. «Non so se basterà ripetere quella partita per vincere, ma non vogliamo avere rimpianti». L’unico modo per evitarli è continuare a mostrare l’atteggiamento giusto, soprattutto in avvio, e non scostarsi, come invece accaduto negli ultimi venti minuti con il Sassuolo, dalla mentalità imposta dall’ex c.t., in cui non sono contemplati cali di tensione. «In Champions al primo errore ti puniscono. Siamo partiti con la nostra idea di calcio. Non la cambiamo, significherebbe mettersi in undici dietro la linea della palla e aspettare schiaffoni: noi invece vogliamo darli, non prenderli».
Il Borussia non naviga proprio tranquillo e non solo per le assenze. Il tecnico Lucien Favre ha uno spogliatoio effervescente e tre giorni fa ha punito duramente per un ritardo il giovane gioiello inglese Jadon Sanchez, lasciandolo fuori dall’ultima partita di Bundesliga. Viste le assenze in attacco però stavolta non potrà privarsi ne di lui né di Götze, eroe della Germania 2014 con il gol nella finale del Mondiale, e oggi intristito tra i panchinari.
«Per favore non mettiamoci a fare il conto degli infortuni», arringa Conte, privo di tre pedine fondamentali come D’Ambrosio, Sensi e Sanchez, con Vecino non al meglio e con il rischio di avere come cambio a centrocampo i soli Lazaro e Borja Valero.
Mercoledì sera saranno quasi in 70 mila a San Siro per spingere i nerazzurri e saldare l’asse tra squadra, Conte e tifoseria. Vincere con il Borussia Dortmund non è un’impresa, ma sostiene Marcelo Brozovic che «serve la partita perfetta. Quest’anno possiamo vincere qualcosa». Un successo è l’unico modo per mettersi davvero sulla strada giusta.
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Salisburgo-Napoli, Ancelotti scaccia le ombre: «Incomprensioni alle spalle»
«Serviranno carattere, personalità e qualità: se giochiamo come sappiamo possiamo vincere. Callejon e Mertens? Sono professionisti, il contratto non incide sul loro dovere»
Ha mostrato tanti volti negli ultimi tempi Carlo Ancelotti, quello di Salisburgo è inaspettatamente sereno. Non pacioso, attenzione. Disteso, sorridente ma fermo. Rispetto a cinque giorni fa ha ritrovato la tranquillità della vittoria in campionato, ma anche lo spirito di squadra di uno spogliatoio che ha finalmente smaltito le turbolenze post-Genk ed è proiettato al riscatto anche in Champions.
Il re di Coppe, in Coppa, non fa sconti. E quando sale la tensione diventa intransigente. E, allora, il verbo «voglio» impera nella sala stampa gremita della Red Bull Arena. «Voglio vedere il carattere, la qualità di tutti e la personalità. Voglio una squadra che comandi la partita, un Napoli che sia presente». Tutto d’un fiato, senza mai abbassare lo sguardo. E la scena si ripete in campo, quando prima di iniziare la rifinitura convoca la squadra al centro del rettangolo di gioco. Parla e guarda dritto negli occhi di tutti.
La posta in gioco è alta, l’incrocio di Salisburgo, inutile girarci intorno, è decisivo per la qualificazione agli ottavi. Il Napoli di Ancelotti non ha mai vinto in trasferta in Champions, stavolta è chiamato a battere la diretta avversaria del girone E. Vincere sarebbe un’impresa? La squadra di Marsch gioca in maniera propositiva, ha una produzione offensiva significativa con giovani di talento e già nel mirino di squadre di mezza Europa. E l’allenatore Jesse Marsch è stato anche molto chiaro: «In campo aggressivi e senza paura, abbiamo studiato bene il nostro avversario».
Ma il Napoli, ed è lo stesso Ancelotti a insistere, ha qualità, tornare a casa con una vittoria non sarebbe una mission impossible. Questione anche di testa, oltre che di gamba. «Se riusciamo a giocare come sappiamo, possiamo vincere», il re di Coppe ne ha viste ( e anche vinte) tante.
La sfida stavolta è anche quella di muovere le corde dell’orgoglio di un gruppo che ha subito tante critiche nelle ultime settimane. «Ci sono state incomprensioni — aggiunge Ancelotti — ma non riguardano Mertens e Callejon che sono professionisti e fanno sempre il loro dovere. Il problema dei loro contratti non incide sul campo».
Il capitano Lorenzo Insigne, prova anche lui a scrollarsi di dosso le tossine delle ultime settimane. «Sono uno scugnizzo che ha imparato a giocare in strada, il mio sogno è conquistare un trofeo per Napoli e i napoletani». Il suo è un ulteriore tentativo di tendere la mano a una tifoseria sempre ondivaga nei suoi confronti.
Alla Red Bull Arena la undicesima partita stagionale del Napoli, prestazioni con luci e ombre, e sono queste ultime che Ancelotti vuole allontanare. Con la fermezza, stavolta. Facendo leva sul carattere di tutti, imponendo la legge del «voglio». «Coraggio e intensità, soltanto così possiamo uscire da qui a testa alta». Che tradotto significa: comandare, vincere. Quei tre punti che al Napoli mancano da tre anni nel paradiso del calcio che conta. E su questo Ancelotti se la cava con una battuta: «Non è solo colpa mia, ma anche di Sarri». Sua l’ultima vittoria contro il Benfica (nel 2016), ma poi finì per perderne tre nella stagione successiva.
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Fonseca sfida l'emergenza
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Emergenza è dire poco. Veretout l'unico superstite a centrocampo, un terzino (Santon) e un trequartista tutta tecnica e poco atletismo (Pastore) devono inventarsi mediani, Dzeko è ammaccato ma costretto a giocare. La Roma si ritrova a pezzi quando è appena iniziato il terzo ciclo di sette partite in venti giorni e da qui alla prossima sosta rischia di recuperare solo Under e Mkhitaryan. Tocca quindi a Fonseca mettersi a lavorare d'ingegno, cercando da una parte delle soluzioni-tampone nello scacchiere tattico e dall'altra di evitare che il gruppo si scoraggi, impaurisca e perda gli stimoli positivi di inizio stagione.
Il tecnico non ha abbandonato il 4-2-3-1 a Genova anche quando si è ritrovato col solo Veretout disponibile in mediana, nei giorni precedenti alla partita con la Samp aveva provato in quel ruolo Santon e Pastore ed è toccato proprio al Flaco sostituire Cristante. Una prestazione incoraggiante quella dell'argentino, ma restano i dubbi sulla sua tenuta e non è detto che Fonseca possa fargli giocare domani la seconda partita in quattro giorni col Borussia Mönchengladbach in Europa League. E allora, qualora fosse confermato il modulo di base, aumentano le quotazioni di Santon nell'inedito ruolo di centrocampista centrale. Dalla Primavera potrebbe salire il romano Riccardi, cercato dalla Juventus la scorsa estate ma nel frattempo sparito dai radar: non è cresciuto quanto ci si aspettasse e la Roma lo ha in sostanza bocciato. Ecco perché stava trattando la sua cessione in uno scambio che avrebbe garantito una ricca plusvalenza per il bilancio. Riccardi non si è mai allenato con i grandi da inizio stagione, in generale Fonseca sta chiamando i giovani solo per fare numero e non chiede ad Alberto De Rossi i migliori, ma vista l'emergenza adesso la strategia potrebbe cambiare.
Intanto l'allenatore ha provato anche la difesa a tre già sperimentata contro l'Atalanta, un'idea che ha un senso vista l'abbondanza di centrali: tutti e cinque quelli in rosa sono disponibili (ma Cetin non è in lista Uefa), col Borussia potrebbe toccare a Smalling, Fazio e Mancini insieme e, a quel punto, il lusso di Pastore a centrocampo sarebbe meno rischioso. Florenzi ha perso quattro chili a causa di una pesante influenza, ma ha dato la sua disponibilità per giocare dove servirà. Potrebbe farlo ancora in attacco, dove gli unici esterni di ruolo disponibili per domani sono Kluivert, poi squalificato col Milan, e Perotti appena rientrato da un lungo stop. Under punta la panchina domenica, a Mkhitaryan potrebbe servire qualche giorno in più. Per Diawara se ne parla tra il ritorno con i tedeschi e il Parma, Pellegrini dovrebbe rientrare dopo la sosta, Kalinic a fine 2019 o inizio 2020. Petrachi dà uno sguardo anche agli svincolati, una lista tutt'altro che esaltante: da Montolivo a Behrami, da Crisetig a Rodwell, il mercato non offre molto. E per adesso si rimane così.
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