Mbappé vuole il Real e spinge CR7 da Messi
Ci sono due tessitori di trame alla ricerca dell'incastro perfetto, hanno interessi che coincidono ma non un progetto in comune, sono uomini d'ombra che agitano le ultime due settimane di mercato: sono Florentino Perez, presidente del Real Madrid, e Jorge Mendes, agente di molti ma soprattutto di Ronaldo.
Hanno un disegno in mente, stanno provando a collegarne i punti per definirne i contorni. L'idea è questa: Mbappé a Madrid, Ronaldo a Parigi. I due giocatori non vedono l'ora, Real e Juve pure. Ma il Psg, preso in mezzo da questo giochino, non è per niente d'accordo: né a perdere il francese, il miglior giocatore dei prossimi dieci anni, né a prendere il portoghese, visto che il migliore dei dieci anni passati ce l'hanno già. Qui si misurerà la resistenza dei parigini, il vero potere politico e diplomatico del presidente Al-Khelaïfi, che intanto ha appena riaccolto nell'Eca (l'associazione dei club europei al cui vertice ha rimpiazzato Andrea Agnelli) i nove club pentiti della Superlega: un buon risultato strategico, mentre Florentino è sempre più isolato sulla sponda opposta, visto che a Barcellona stanno cominciando a ribellarsi all'appiattimento del blaugrana sulla posizione madridiste. "Laporta lacché di Florentino", hanno protestato i tifosi del Camp Nou. Ma Perez insiste con le sue trame. Senza esporsi mai.
La prossima mossa la farà fare a Mbappé (fischiato sabato dal pubblico del Parc des Princes), che ha chiesto un colloquio ad Al-Khelaïfi: ribadito che non intende rinnovare il contratto in scadenza a giugno, domanderà di essere lasciato subito libero di andare al Real. Il presidente dei parigini ha già indirettamente risposto: "Ci aveva chiesto una squadra forte, l'ha avuta, non ha scuse per non restare". Florentino, che già ha avuto un ruolo nel passaggio di Messi al Psg (convincendolo a opporsi all'accordo tra Liga e il fondo Cvc, ha impedito al Barcellona di incassare il denaro fresco con cui avrebbe potuto coprire l'ingaggio di Leo), non ha fretta, gioca a carte scoperte: se non prenderà Mbappé subito a prezzo "quasi" di saldo (50 milioni meno dei 150 fissati dal Psg), lo avrà gratis tra dieci mesi. Lui manda avanti il giocatore e nel frattempo lascia che Mendes attacchi sull'altro fianco provando a sedurre Al-Khelaïfi con la suggestione di mettere assieme Ronaldo, Messi e Neymar, cioè i tre più grandi calciatori degli Anni 10. Glielo stanno presentando come l'unica medicina possibile per mandar giù il voltafaccia di Mbappé e come un progetto mediatico clamoroso, anche se calcisticamente molto più discutibile: a Parigi sono infatti convinti che l'ego di Ronaldo non sia conciliabile con quello degli altri due, che tra loro sono amici per la pelle. Difatti sono due anni che Mendes cerca di piazzare (invano) Cristiano ai parigini, cui invece sono bastati due giorni per spalancare le porte a Messi.
Ronaldo lo raccontano ancora più irrequieto di Mbappé. Nelle due amichevoli giocate finora, soprattutto nell'ultima contro l'Atalanta, il suo linguaggio del corpo (è con quello che lui comunica, è con la mimica che lancia i messaggi) ha trasmesso nervosismo, impazienza, intolleranza, distacco. I suoi rapporti coi compagni sono sempre più sporadici, quello con Allegri gelido. "Sarà il nostro valore aggiunto", è la frase che ripete a nastro Max: il sottinteso è che i valori aggiunti non sono essenziali, mentre fino a qualche mese fa Ronaldo era "la" Juve, non il suo abbellimento. E la società, dal canto suo, non farebbe nulla per trattenere CR7, al contrario: le proponessero uno scambio con Icardi, accetterebbe con smodato entusiasmo. E mentre ieri sera spuntavano voci di un interessamento del City, qualora non riuscisse a prendere Kane, una cosa di sicuro non accadrà, benché potrebbe mettere d'accordo tutti: il ritorno di Ronaldo al Real, che Cristiano caldeggia con ripetute telefonate ad Ancelotti. Questa soluzione non fa però parte delle trame del tessitore Florentino: è uno che non torna sui suoi passi, mai. Se non per Carletto.
Repubblica
Ci sono due tessitori di trame alla ricerca dell'incastro perfetto, hanno interessi che coincidono ma non un progetto in comune, sono uomini d'ombra che agitano le ultime due settimane di mercato: sono Florentino Perez, presidente del Real Madrid, e Jorge Mendes, agente di molti ma soprattutto di Ronaldo.
Hanno un disegno in mente, stanno provando a collegarne i punti per definirne i contorni. L'idea è questa: Mbappé a Madrid, Ronaldo a Parigi. I due giocatori non vedono l'ora, Real e Juve pure. Ma il Psg, preso in mezzo da questo giochino, non è per niente d'accordo: né a perdere il francese, il miglior giocatore dei prossimi dieci anni, né a prendere il portoghese, visto che il migliore dei dieci anni passati ce l'hanno già. Qui si misurerà la resistenza dei parigini, il vero potere politico e diplomatico del presidente Al-Khelaïfi, che intanto ha appena riaccolto nell'Eca (l'associazione dei club europei al cui vertice ha rimpiazzato Andrea Agnelli) i nove club pentiti della Superlega: un buon risultato strategico, mentre Florentino è sempre più isolato sulla sponda opposta, visto che a Barcellona stanno cominciando a ribellarsi all'appiattimento del blaugrana sulla posizione madridiste. "Laporta lacché di Florentino", hanno protestato i tifosi del Camp Nou. Ma Perez insiste con le sue trame. Senza esporsi mai.
La prossima mossa la farà fare a Mbappé (fischiato sabato dal pubblico del Parc des Princes), che ha chiesto un colloquio ad Al-Khelaïfi: ribadito che non intende rinnovare il contratto in scadenza a giugno, domanderà di essere lasciato subito libero di andare al Real. Il presidente dei parigini ha già indirettamente risposto: "Ci aveva chiesto una squadra forte, l'ha avuta, non ha scuse per non restare". Florentino, che già ha avuto un ruolo nel passaggio di Messi al Psg (convincendolo a opporsi all'accordo tra Liga e il fondo Cvc, ha impedito al Barcellona di incassare il denaro fresco con cui avrebbe potuto coprire l'ingaggio di Leo), non ha fretta, gioca a carte scoperte: se non prenderà Mbappé subito a prezzo "quasi" di saldo (50 milioni meno dei 150 fissati dal Psg), lo avrà gratis tra dieci mesi. Lui manda avanti il giocatore e nel frattempo lascia che Mendes attacchi sull'altro fianco provando a sedurre Al-Khelaïfi con la suggestione di mettere assieme Ronaldo, Messi e Neymar, cioè i tre più grandi calciatori degli Anni 10. Glielo stanno presentando come l'unica medicina possibile per mandar giù il voltafaccia di Mbappé e come un progetto mediatico clamoroso, anche se calcisticamente molto più discutibile: a Parigi sono infatti convinti che l'ego di Ronaldo non sia conciliabile con quello degli altri due, che tra loro sono amici per la pelle. Difatti sono due anni che Mendes cerca di piazzare (invano) Cristiano ai parigini, cui invece sono bastati due giorni per spalancare le porte a Messi.
Ronaldo lo raccontano ancora più irrequieto di Mbappé. Nelle due amichevoli giocate finora, soprattutto nell'ultima contro l'Atalanta, il suo linguaggio del corpo (è con quello che lui comunica, è con la mimica che lancia i messaggi) ha trasmesso nervosismo, impazienza, intolleranza, distacco. I suoi rapporti coi compagni sono sempre più sporadici, quello con Allegri gelido. "Sarà il nostro valore aggiunto", è la frase che ripete a nastro Max: il sottinteso è che i valori aggiunti non sono essenziali, mentre fino a qualche mese fa Ronaldo era "la" Juve, non il suo abbellimento. E la società, dal canto suo, non farebbe nulla per trattenere CR7, al contrario: le proponessero uno scambio con Icardi, accetterebbe con smodato entusiasmo. E mentre ieri sera spuntavano voci di un interessamento del City, qualora non riuscisse a prendere Kane, una cosa di sicuro non accadrà, benché potrebbe mettere d'accordo tutti: il ritorno di Ronaldo al Real, che Cristiano caldeggia con ripetute telefonate ad Ancelotti. Questa soluzione non fa però parte delle trame del tessitore Florentino: è uno che non torna sui suoi passi, mai. Se non per Carletto.
Repubblica
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