Milan, Pioli: tattica e psicologia per risollevare la squadra
I numeri confortano il tecnico: contro il Lecce la squadra ha tirato più che in tutte le altre partite, dimostrando una smossa. Ora l’obiettivo è restituirle l’autostima
Due gol su azione, tanti quanti nelle precedenti sette giornate. Sei tiri nel primo quarto d’ora di partita, come in tutto il resto del campionato nello stesso lasso di tempo. Dodici quelli complessivi, mai accaduto sino a ora. I numeri del Milan di Stefano Pioli sono il segno che, nelle difficoltà, qualcosa si muove.
Il pari con il Lecce dà la dimensione della crisi. Ma il nuovo allenatore non è preoccupato ed è già riuscito a entrare nelle dinamiche del gruppo attraverso accurate lezioni tattiche e psicologiche. Nella settimana che porta alla difficile trasferta di Roma, la prima mezzora con il Lecce sarà il manifesto della ripartenza: chiarezza tattica, determinazione agonistica, fluidità di manovra. Molto Pioli ha già cambiato e solo in cinque giorni di allenamento con il gruppo quasi al completo: il sistema di gioco diventato un 4-3-3 liquido, i movimenti sulle palle inattive, l’atteggiamento. Se il Diavolo fosse riuscito a chiudere il conto prima dell’intervallo, adesso faremmo altre considerazioni.
Parallelamente Pioli dovrà restituire autostima al gruppo. Prima della partita, per buona parte del tempo, ha fatto riscaldare titolari e riserve insieme «perché il Milan è uno e uno solo», ha spiegato alla fine. E a quelli scelti per la sfida con Liverani, ha dedicato una parola, un suggerimento e un incoraggiamento personalizzato. Entrare nella testa dei giocatori è quasi una missione. Pioli lo ha sempre fatto. La Fiorentina, distrutta dalla morte del suo capitano Davide Astori, è rimasta in piedi soprattutto grazie alle cure del tecnico ora rossonero. Quella esperienza atroce ha arricchito Stefano, lo ha completato. Pioli è un allenatore migliore. E il Milan è una sfida troppo accattivante per lasciarsela sfuggire.
Il lavoro psicologico in questo momento è quasi prioritario rispetto a quello sul campo. Il Milan si è perso, andando in confusione, quando il Lecce ha pareggiato la prima volta con Babacar e non si è ripreso neppure dopo la prima rete su azione di Piatek. Il polacco è uno dei più sfiduciati dopo le lunghe incomprensioni con Giampaolo. La rete è un punto di partenza. Ora tocca a Suso e Paquetà. Calhanoglu, invece, ha giocato la miglior partita della stagione, Leao ha confermato la sua vivacità, Theo spinge come un forsennato. Pioli sa che lo aspetta un duro lavoro ma è convinto di vincere la sfida: conquistare il Milan.
CorSera
I numeri confortano il tecnico: contro il Lecce la squadra ha tirato più che in tutte le altre partite, dimostrando una smossa. Ora l’obiettivo è restituirle l’autostima
Due gol su azione, tanti quanti nelle precedenti sette giornate. Sei tiri nel primo quarto d’ora di partita, come in tutto il resto del campionato nello stesso lasso di tempo. Dodici quelli complessivi, mai accaduto sino a ora. I numeri del Milan di Stefano Pioli sono il segno che, nelle difficoltà, qualcosa si muove.
Il pari con il Lecce dà la dimensione della crisi. Ma il nuovo allenatore non è preoccupato ed è già riuscito a entrare nelle dinamiche del gruppo attraverso accurate lezioni tattiche e psicologiche. Nella settimana che porta alla difficile trasferta di Roma, la prima mezzora con il Lecce sarà il manifesto della ripartenza: chiarezza tattica, determinazione agonistica, fluidità di manovra. Molto Pioli ha già cambiato e solo in cinque giorni di allenamento con il gruppo quasi al completo: il sistema di gioco diventato un 4-3-3 liquido, i movimenti sulle palle inattive, l’atteggiamento. Se il Diavolo fosse riuscito a chiudere il conto prima dell’intervallo, adesso faremmo altre considerazioni.
Parallelamente Pioli dovrà restituire autostima al gruppo. Prima della partita, per buona parte del tempo, ha fatto riscaldare titolari e riserve insieme «perché il Milan è uno e uno solo», ha spiegato alla fine. E a quelli scelti per la sfida con Liverani, ha dedicato una parola, un suggerimento e un incoraggiamento personalizzato. Entrare nella testa dei giocatori è quasi una missione. Pioli lo ha sempre fatto. La Fiorentina, distrutta dalla morte del suo capitano Davide Astori, è rimasta in piedi soprattutto grazie alle cure del tecnico ora rossonero. Quella esperienza atroce ha arricchito Stefano, lo ha completato. Pioli è un allenatore migliore. E il Milan è una sfida troppo accattivante per lasciarsela sfuggire.
Il lavoro psicologico in questo momento è quasi prioritario rispetto a quello sul campo. Il Milan si è perso, andando in confusione, quando il Lecce ha pareggiato la prima volta con Babacar e non si è ripreso neppure dopo la prima rete su azione di Piatek. Il polacco è uno dei più sfiduciati dopo le lunghe incomprensioni con Giampaolo. La rete è un punto di partenza. Ora tocca a Suso e Paquetà. Calhanoglu, invece, ha giocato la miglior partita della stagione, Leao ha confermato la sua vivacità, Theo spinge come un forsennato. Pioli sa che lo aspetta un duro lavoro ma è convinto di vincere la sfida: conquistare il Milan.
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