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Non ho detto che e' un cattivo affare, ma ad uno di 35 anni io al massimo gli darei 2 milioni.
Troppo semplicistica, dipende dal giocatore.
Per messi e Ronaldo 35enni 8 milioni per due anni sono una miseria, per Cerci e Schelotto alla stessa età sono un'enormità.
Per giroud sono giusti, considerando i 2mln del cartellino sono 10 milioni totali per due anni
Troppo semplicistica, dipende dal giocatore.
Per messi e Ronaldo 35enni 8 milioni per due anni sono una miseria, per Cerci e Schelotto alla stessa età sono un'enormità.
Per giroud sono giusti, considerando i 2mln del cartellino sono 10 milioni totali per due anni
Giroud e' un giocatore normale...non un fenomeno. Cerci e Schelotto erano due mezzi bidoni. A 35 anni non avrei dato loro nemmeno 500 mila euro...2 milioni neanche a 28 anni!
I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
Il Milan si regala Giroud. Gli occhi della Premier su Barella, caos Luis Alberto
Giornata chiave per il Milan. La società rossonera è molto vicina a piazzare il colpo Olivier Giroud. L'attaccante è una richiesta esplicita di mister Stefano Pioli, che può festeggiare anche il riscatto ufficiale di Sandro Tonali. Simone Inzaghi insiste per Keita, mentre Luis Alberto nella Lazio diventa un "caso".
L'affare Giroud
Il francese vede rossonero. L'attaccante del Chelsea è molto vicino al Milan. Tra lui e la società rossonera l'accordo economico c'è da tempo: biennale da 4 milioni di euro a stagione. Nelle ultime ore il Chelsea si è convinto a lasciar andar via il suo centravanti in questa sessione di mercato, nonostante il club londinese nelle passate settimane abbia esercitato l'opzione di rinnovo sul contratto del giocatore, prolungando di un anno la scadenza. Operazione in dirittura d'arrivo, con il Milan che riconoscerà un indennizzo ad Abramovich. Intanto il club rossonero - sul proprio sito ufficiale - ha annunciato il riscatto dal Brescia di Sandro Tonali.
Inter, Inzaghi spinge per Keita. La Premier punta Barella
Dopo la conferenza stampa di presentazione di ieri, Inzaghi è pronto ad iniziare la nuova stagione ad Appiano Gentile. La società lavorerà per accontentare il nuovo allenatore sul mercato, nonostante la situazione complessa del club nerazzurro. Inzaghi ha chiesto un attaccante da aggiungere a Lukaku, Lautaro Martinez e Sanchez - senza dimenticare Pinamonti - con Keita in pole nella testa dell'allenatore. Il classe 1995, dopo il prestito alla Sampdoria, tornerà al Monaco ma il club francese lavora alla cessione del ragazzo - scadenza contratto nel 2022 - che è fuori dal progetto tecnico. Non solo Keita: Marotta e Ausilio nelle ultime ore hanno preso contatti con Lucci - procuratore di Florenzi - per capire la fattibilità di un eventuale operazione in prestito con diritto di riscatto. La Roma al momento apre solo ad una soluzione di cessione definitiva o di prestito con obbligo di riscatto. La società nerazzurra, oltre alla cessione di Hakimi, non vorrebbe privarsi di altri top player, ma alcune squadre di Premier League hanno messo gli occhi su Barella. Il centrocampista, protagonista assoluto dell'Europeo con la maglia dell'Italia, è un punto fermo della nuova Inter targata Simone Inzaghi, ma qualora dovesse arrivare un'offerta importante, e irrinunciabile, potrebbe lasciare il campionato italiano.
Lazio, Luis Alberto sul filo della rottura
La Lazio si è radunata a Formello in attesa della partenza per Auronzo di Cadore. Questa mattina ha svolto le visite mediche il nuovo calciatore biancoceleste Hysaj. Il terzino sinistro è pronto per mettersi a disposizione di Maurizio Sarri. Un caso, però, tiene banco in casa biancoceleste. Allenatore e dirigenza aspettavano ieri Luis Alberto nella Capitale. Lo spagnolo avrebbe dovuto svolgere le visite mediche, ma non si è presentato. Multa in arrivo, la tensione è alta. Con alcuni club alla finestra, tra cui l'Atletico Madrid: Lotito per lasciarlo partire chiede 60 milioni di euro. Roma: dopo aver presentato Mourinho, Pinto sta cercando di accontentare il tecnico sul mercato. Rui Patricio è sempre più vicino, accordo trovato con il Wolverhampton per 10 milioni di euro più 4 di bonus, mentre Pedro potrebbe lasciare la Capitale. L'ex Chelsea è fuori dal progetto tecnico. Una sua cessione potrebbe accelerare l'arrivo alla Roma di Kostic. Pinto lavora per trovare una sistemazione anche a Nzonzi, Pastore e Santon. Intanto è ufficiale il passaggio di Pau Lopez al Marsiglia con la formula del prestito con obbligo di riscatto che scatta al raggiungimento di 20 presenze.
Psg: ufficiale Sergio Ramos, ora le cessioni e il rinnovo di Mbappé.
Il Psg è la società più attiva sul mercato, con gli arrivi di Donnarumma, Hakimi, Wjinaldum e Sergio Ramos. Leonardo ora si concentrerà sulle uscite, prima di dare a Pochettino altri calciatori. Correa piace, anche se la trattativa con la Lazio sta vivendo un momento di stallo. Sarabia e Rafinha sono sul mercato, per Draxler si valuteranno eventuali offerte provenienti dal mercato. Il rinnovo di Mbappé tiene in ansia società e tifosi, il Real è sulle sue tracce e in caso di partenza - al momento non presa in considerazione dal proprietario del club francese - Leonardo potrebbe bussare alla porta della Juventus per Cristiano Ronaldo.
Juric vuole Zaccagni, la Fiorentina ci pensa
Mattia Zaccagni è molto richiesto sul mercato. Dopo i sondaggi di Lazio e Milan e il mancato arrivo a Napoli, il Verona sta valutando offerte per il suo giocatore. Il prezzo del cartellino fatto dal presidente Setti è di 12 milioni. Juric farebbe carte false per averlo a Torino, ma il costo è considerato troppo alto. Nelle ultime ore anche la Fiorentina sta pensando al classe 1995. Italiano apprezza la duttilità tattica di Zaccagni per il suo centrocampo, anche se in mancanza di offerte adeguate, il calciatore potrebbe restare a Verona.
Repubblica
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sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Calcio, il rumore dei nemici sulle panchine di Serie A
Mourinho, Spalletti e Sarri rompono con il passato, parlano senza freni e accendono la lotta scudetto: sono le star di un mercato in piena crisi
di Maurizio Crosetti
Quante parole, finalmente, dopo la lunga cavalcata muta. E quante divinità sacre e profane nel discorso parallelo di Mourinho e Spalletti, che nel primo giorno con le nuove maglie gettano subito sul tavolo i santini di Maradona e Conte, San Gennaro e Totti, senza trascurare naturalmente Marco Aurelio. I due capi carismatici sono stati zitti così a lungo per ragioni contrattuali (quando il vecchio club paga ancora, non se ne può dire nulla, né tantomeno discettare su quello nuovo), e il rumore delle loro frasi frantuma l'estasi e la bellezza del calcio solo giocato, questa vertigine di Europeo tra un mercato e l'altro. Quello dei calciatori è un po' spento, quello degli allenatori non è mai stato così vivo. Curioso che l'Inter abbia scelto il tecnico più tranquillo, dopo le tempeste di Conte o forse proprio per questo: "Ringrazio Lotito ma si era chiuso un ciclo", sono le parole di Simone Inzaghi.
Sulla scia di Sarri, che un minuto dopo essersi liberato dal munifico stipendio bianconero si è messo a rovesciare i sassi dalle scarpe ("Lo scudetto che abbiamo vinto era dato per scontato, ma quest'anno ho visto festeggiare un quarto posto"), anche Mou e Luciano hanno sùbito evocato i loro fantasmi, i loro nemici. Di Totti, Spalletti ha detto: "Mi spiace che la fiction su Francesco non abbia avuto tanto successo, se mi avesse chiesto gli avrei dato un paio di scene di quelle che fanno il pieno". Di Conte, Mourinho ha detto: "Ci sono personaggi che fanno la storia, e all'Inter nessuno può essere paragonato a Herrera oppure a me".
Li aspettavamo proprio così, belli carichi. Sono attori consumati, sarà per questo che a Spalletti non è piaciuto essere trasformato in una torva macchietta. E ovviamente Mourinho non può dimenticare il suo gran vocabolario. I tituli? "Verranno, ma servono tempo e lavoro. Io non voglio le vittorie isolate, quelle che possono capitare per caso". Ha studiato storia, dopo tanta geografia: "Siamo vicini alla statua di Marco Aurelio che scrisse che nulla viene dal nulla e nulla ritorna al nulla". Che vuol dire tutto e niente, però lo dice bene. Ed è già slogan, perché a José basta sussurrare "daje" per essere citato come un classico. Se vincerete, come chiameranno i bambini a Roma? "Giuseppe!".
Un copione a memoria e sempre nuovo, come rivisitare Shakespeare o Pirandello. Personaggi in cerca di un unico autore, cioè loro, Mourinho e Spalletti spargono becchime nel pollaio e le galline corrono. "Napoli è la città di San Gennaro, qui il calcio e i miracoli sono la stessa cosa". Sorvolando sul caratteraccio del presidente, e pure il tecnico non ne ha uno dei migliori: "Ma a me piacciono le persone che dicono quello che pensano". Con De Laurentiis non mancherà il materiale.
Due narratori, due incantatori. Prima regola: non dismettere mai l'abito di scena. "Alla Roma prometto 24 ore di lavoro al giorno o poco meno, calcolando il tempo che mi serve per dormire". Con la finzione di non volersi sovrapporre alla squadra e all'ambiente, ma quando mai: "Non sarà la Roma di Mourinho ma dei romanisti, io non sono nessuno, sono soltanto uno in mezzo ai tifosi". Amabile bugia, vista l'attesa smisurata che ha accolto il portoghese nella città di Audrey in Vespa, "ma non sono venuto qui in vacanza". Resta però in sottofondo il sospetto di vacanze romane ("Poi, dolce vita che te ne vai/sul Lungotevere in festa"), soprattutto dopo le ultime non esaltanti stagioni di Marco Aurelio in Inghilterra: "Un disastro? I miei ultimi tre club: scudetto col Chelsea, tre coppe col Manchester United, una finale col Tottenham, quello che per me è un disastro c'è chi non lo ha mai fatto nella vita". La parola chiave? "Tempo: vedremo di accorciare quello che serve per vincere. Senza dimenticare che siamo arrivati a 29 punti dallo scudetto e a 16 dalla Champions".
Quei due sanno che dalla giostra emotiva non bisogna scendere, è questo che vuole la gente. Infatti Spalletti ha studiato molto bene il copione. "A Napoli farò un tour dell'anima, siederò sulla panchina accanto al prato dove fu Maradona". E se anche stavolta ci fosse un genius loci da prendere di punta? Dopo Totti, magari Insigne? "Gli ho telefonato per complimentarmi dopo quel bellissimo gol, gli ho detto che lo vorrei al mio fianco". Le stesse parole che Spalletti rivolge a Totti all'inizio della famosa fiction. Si vedrà. Per intanto, la prosa è sempre densa di metafore, accattivante: "Ho vissuto molto in campagna, ho camminato, ho rinforzato i piedi che è una cosa molto utile. Io mangio una bistecca al giorno, non ho bisogno della mucca intera". Questa però sarebbe stata bene in bocca a Mou.
Repubblica
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Mourinho bastona l'Inter: «Si può vincere e non pagare gli stipendi. Conte? Non si paragoni a me o Herrera»
Il nuovo allenatore della Roma non perde tempo ad individuare il nemico: «La parola d’ordine è sostenibilità. Il fine ultimo è lasciare un’eredità»
«Se volete parlare della Juve di Allegri o del Napoli di Spalletti, fatelo pure. Però non della Roma di Mourinho, perché voglio la Roma dei romanisti. Io non sono nessuno, sono soltanto uno in più». Molti si sono chiesti: dove è finito il Mou delle manette, il rumore dei nemici e gli «zeru tituli»? E invece la frase che è sembrata un intruso nella carriera dello Special One è la più forte. Mourinho vuole essere solo un allenatore perché sa che il lavoro che lo aspetta è tanto. Non c’è tempo per capi-popolo o star tv, come al Tottenham con la serie «All or Nothing». La scommessa è allenare, lavorare, crescere. Spesso la semplicità è il contrario della banalità. È un lavoro per arrivare al cuore togliendo il superfluo: «La bellezza di Roma non è il motivo per cui sono qui. Non sono in vacanza, non farò il turista».
Il Mou dei 58 anni sembra più saggio di quello che a 46 incendiò il campionato italiano. Però non sarebbe Mou se non piazzasse qualche bordata. Una è innescata dalle troppe domande sulla Roma che non vince: «Voi parlate di titoli e noi di tempo, di progetto e di lavoro. Conosco la realtà: la Roma è arrivata a -29 dallo scudetto e -16 dal quarto posto. La prima cosa da fare è capire perché è successo, poi si deve lavorare 24 ore al giorno. Ho un contratto triennale per costruire una mentalità nuova. La parola d’ordine è sostenibilità. Il fine ultimo è lasciare un’eredità. Si può vincere e poi restare senza soldi per pagare gli stipendi ma i Friedkin non vogliono questo. Come vedo la Roma fra tre anni? Me la immagino che festeggia qualcosa».
Per farlo arrabbiare basta dirgli che le sue ultime panchine sono state in calando: «Scudetto con il Chelsea, tre titoli con il Manchester United e una finale con il Tottenham che non mi hanno fatto giocare. Quello che per gli altri sarebbe trionfale a me viene rinfacciato come un fallimento». Il passaggio più feroce arriva quando gli fanno i nomi di Inter e Conte: «Ci sono allenatori che non si devono mai paragonare con altri. A Roma nessuno può essere paragonato con Liedholm o Capello. All’Inter con me o Helenio Herrera». Sono i due tecnici che hanno portato la Coppa Campioni. Lo scudetto — Mou non lo dice ma è come se lo facesse — arrivò pure con Invernizzi e Bersellini.
Sul futuro di Dzeko e sulla fascia da capitano c’è puro catenaccio: «Sarò antipatico ma ne parlo prima con la squadra». Zaniolo serve invece per una nota tattica: «Dobbiamo trovare per lui l’habitat naturale in cui si esprime al massimo. Prima devo testare il gruppo, non cambierò quello che non ho ancora conosciuto. Voglio un’idea di calcio condivisa. Il mercato? Ci serve un terzino sinistro». L’ultima domanda arriva, via social, dai tifosi. Lo sa che se la Roma dovesse vincere qualcosa nel 2022 tutti i bambini si chiameranno Josè? «No, Giuseppe!». E via, ad allenare la squadra.
CorSera
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Pioli, Milan: «Alziamo il livello, ci serve qualità. Ringrazio Donnarumma, Kessie è felice qui»
Prima conferenza stampa stagionale per il tecnico rossonero: «Ho visto motivato Ibrahimovic. Kjaer ha fatto un grande Europeo, ma il capitano resta Romagnoli. Vogliamo stupire ancora»
«Vogliamo dare continuità al lavoro dell’ultimo anno e mezzo. Dobbiamo alzare il livello della squadra». Stefano Pioli apre la stagione di un Milan che cerca conferme: «Vorrei avere già tutta la rosa a disposizione, ma so che non è possibile. Dobbiamo prepararci bene, sono sicuro che faremo le cose al meglio per essere competitivi. Siamo contenti della scorsa annata, ma ora pensiamo a quella nuova».
«Abbiamo iniziato prima rispetto a quanto logico per fare le cose in modo giusto, con calma, per sfruttare al meglio questo periodo. Vogliamo essere protagonisti ancora» spiega il tecnico rossonero. E ancora: «Il finale di stagione ce lo siamo goduto tutto ma per pochi giorni, poi è normale che si pensi al futuro, a tutti gli impegni stimolanti e motivanti che dovremo affrontare. Abbiamo fatto qualcosa di buono, siamo molto soddisfatti ma adesso è un’altra stagione. È il primo giorno».
L’obiettivo, spiega Pioli, è di proseguire nel solco tracciato: «Vogliamo essere ancora protagonisti, dobbiamo potercela giocare con tutti e confermarci ad alti livelli. Nessuno si aspettava che arrivassimo secondi, proveremo a essere la sorpresa anche il prossimo anno». Magari in Champions: «Difficile fare valutazioni adesso e poi le griglie di partenza contano poco. La Champions comunque sarà un obiettivo centrale di questa stagione, faremo di tutto per essere competitivi anche in Europa».
Il mercato, cosa serve al Milan per crescere? « Giocatori di qualità, con quella e lo spirito si va lontano - spiega il tecnico -. Dobbiamo ancora crescere e migliorare, essere ambiziosi, siamo il Milan. Dobbiamo avere un fuoco dentro». Chi resta importante è Ibrahimovic: «Zlatan oggi l’ho trovato bene, ci vorranno un paio di settimane prima di vederlo lavorare in campo sulla corsa, ma l’ho visto molto motivato — le parole dell’allenatore — . Speriamo di averlo a disposizione per inizio campionato». Sugli altri: «Kessié è un giocatore molto forte che può crescere tanto, l’ho sentito durante le vacanze, si è riposato, si è sposato e ora ha ricominciato la preparazione per l’Olimpiade. È sereno, motivato e tornerà forte come prima — aggiunge Pioli—. Calabria si è ripreso, non dovrà lavorare a parte per molto tempo, mentre Bennacer può subito lavorare con noi. Kjaer? Ha vissuto un’esperienza difficile e delicata, molti si sono sorpresi per la sua bravura e lucidità, ma per noi non è stata affatto una sorpresa. Conoscevamo bene le sue doti umane. E ha fatto anche un grande Europeo».
Il capitano resta Romagnoli, «ma la forza della squadra è avere tanti capitani. Poi stabiliremo il vice. Ma siamo tranquilli, ho una squadra che ha grandissimo senso di appartenenza». Sul riscatto di Tomori ha aggiunto: «Si è calato nel nostro modo di lavorare, con mentalità fortissima e convinzione. La società ha fatto un grande investimento e sforzo per tenere un giocatore molto importante». Sul colpo Maignan: «E’ un ottimo portiere, motivato e voglioso di stare con noi. Arriverà carico per fare bene».
CorSera
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Napoli, Spalletti: "Qui calcio e miracoli sono la stessa cosa. Totti? La serie tv poteva farla su se stesso..."
Presentato il nuovo tecnico: "Completo il mio percorso dell'anima dopo Roma, San Pietroburgo e Milano. Voglio una squadra sfacciata di scugnizzi che credono nel loro talento, vorremmo diventare delle persone ricordate dai tifos. La Champions è la mia ambizione e la mia ossessione". Frecciata all'ex capitano della Roma
"Sono orgoglioso di rappresentare Napoli. Questa è la città, dove il calcio e i miracoli sono la stessa cosa. Mi piace molto: è viva ed emozionante. Completo il mio percorso dell'anima dopo Roma, San Pietroburgo e Milano e sono felice di essere qui". Luciano Spalletti si presenta con grande determinazione alla guida del Napoli: "Siederò sulla panchina nello stadio in cui ha giocato Diego Armando Maradona. E' una grande emozione. Da quando mi hanno detto che avrei allenato il Napoli non gli ho levato gli occhi di dosso mai, è una squadra che mi piace e mi assomiglia ma poi bisogna darci dentro in una città emozionante". Il binomio con i tifosi è fondamentale. Diventa quasi un mantra per il tecnico di Certaldo. "Sarò con te...e tu non devi mollare", è questa la frase che ha fatto scrivere sulle maglie di allenamento: "E' un coro che mi piace molto. Questo senso di appartenenza è fondamentale. Voglio rendere la gente felice. Se vinciamo qualcosa qui, entriamo nella storia di questa città".
La squadra
Spalletti, che nel corso della conferenza stampa non ha mancato di lanciare una frecciata a Totti ("Gli ho dato la possibilità di fare una serie tv, ma poteva farla anche solo su di lui. Mi dispiace non abbia avuto grande successo, se me l'avessero detto prima un paio di scene da aggiungere le avrei avute") è soddisfatto dell'attuale organico: "Il Napoli è una squadra forte e sono curioso di entrarci dentro il prima possibile per vedere fino in fondo quanto ne è consapevole. Sei forte e devi esserne consapevole. Sarei contento se rimanessero tutti, poi ci sono anche delle altre valutazioni da fare. Il presidente deve far quadrare i conti. Possiamo costruire un nuovo Napoli altrettanto forte".
Insigne e il rinnovo
"Gli ho telefonato dopo un gol con la nazionale. Mi piacerebbe se facessimo insieme questo percorso. Poi ovviamente ci sono altri discorsi che faremo quando sarà di nuovo a disposizione".
Obiettivo Champions
"E' la mia ambizione e la mia ossessione. L'anno prossimo sarà una squadra differente dalla precedenti, vogliamo costruire un'altra squadra molto forte. Mercato? Dobbiamo essere pronti a vedere quello che succede. Un aggettivo per il mio Napoli? Una squadra sfacciata di scugnizzi che credono nel loro talento e lo vadano a mettere in campo contro qualsiasi squadra e in qualsiasi campo. Non si snobba niente, tengo al campionato, all'Europa League, alla Coppa Italia, alle amichevoli e agli allenamenti. Questa città è piena di uomini che hanno lasciato il segno. Io e la mia squadra vorremmo diventare delle persone ricordate dai tifosi e dalla città. Con il presidente De Laurentiis mi trovo bene. Mi auguro sia un matrimonio lunghissimo".
Il mercato
"Abbiamo delle persone preposte. C'è il direttore sportivo, Cristiano Giuntoli. Siamo pronti ad intervenire. Emerson? Potrei anche averci parlato".
Il modulo
"La base di partenza sarà il 4-2-3-1, poi naturalmente ci saranno degli aggiustamenti. Osimhen? Sa attaccare bene la profondità, vive per il gol e aiuta tanto i compagni di squadra. Mi piacciono molto pure Politano, Zielinski e Lozano: fu lui ad eliminarmi in Champions League quando era al Psv. Cosa dirò alla squadra? Sono in debito con me". Il riferimento è alla mancata qualificazione in Champions: "Non so cosa sia successo. Ma adesso ripartiamo. Dobbiamo fare sul serio".
Presentato il nuovo tecnico: "Completo il mio percorso dell'anima dopo Roma, San Pietroburgo e Milano. Voglio una squadra sfacciata di scugnizzi che c…
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Spalletti punge Totti: « So che la fiction non è andata molto bene. Avrebbe potuto dirmelo io un paio di scene ce le avevo »
Il nuovo tecnico del Napoli si presenta con la consueta ironia e non manca di citare l'ex n.10 della Roma: «Prima di tutto sono felice di aver dato la possibilità di fare una fiction. Ma potevano parlare di altro perché avevano tanti contenuti su di lui»
La forza dell’uomo Spalletti è stata il silenzio. Rivedersi in tv, pensando che tutto sommato Gianmarco Tognazzi avesse fatto del suo meglio per assomigliargli, gli ha bloccato la parola. La fiction «Speravo de morì prima» finita nel ciclone delle polemiche, ha avuto insomma uno spettatore (e protagonista) silenzioso. Che dalle campagne di Montaione non ha battuto ciglio, anche quando è apparso come l’uomo cattivo che ha maltrattato la divinità pagana di Roma. Francesco Totti, però, nonostante tutto e tutti, gli resta nel cuore. Al di là dell’epilogo a Trigoria. E allora, dopo mesi di silenzio e nel bel mezzo di una conferenza stampa, la prima a Napoli, dove a ogni parola l’allenatore toscano ha dato il giusto peso, ecco che arriva il primo sfogo pubblico.
«Sono felice di aver ispirato una fiction. Posso assicurare a Francesco che aveva i contenuti anche per farla su di lui. Mi dispiace che abbia ricevuto critiche. Se me lo avessero detto prima, ci avrei addirittura partecipato: un paio di scene per fargli fare il pieno le avrei avute. Ne parlerò ancora, ora però devo allenare il Napoli».
E torna all’attualità con la promessa non tanto velata di voler dire ancora, perché ormai il ghiaccio è stato rotto. Spalletti è stato tra i più grandi allenatori della Roma contemporanea, l’ultimo a vincere dei titoli, ma se n’è andato via in una nuvola d’odio. Il perché? Ha fatto il gesto allo stesso tempo più romanista e meno romanista di tutti i tempi: ha escluso Totti, l’unico intoccabile. L’ha fatto con coraggio e anche incoscienza. E dopo qualche anno, Spalletti assicura, ne avrebbe avute di cose da raccontare. «Il calcio è come un cuore che batte», ha detto spesso. E quando parlerà ancora di Francesco (perché lo farà) la polemica sarà sempre emozionante.
CorSera
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Torino, Juric: "Ripartire ma senza illudere nessuno. Belotti? Tocca a lui scegliere"
Il nuovo allenatore granata lancia un chiaro messaggio all'attaccante: "Deve decidere se è tempo di cambiare aria oppure venire da me e dirmi che è il mio capitano e che andiamo insieme in battaglia". Addio a Sirigu
Non sono mai stati così lontani dal Toro, Andrea Belotti e Salvatore Sirigu. Il capitano granata e il vice-Donnarumma in Nazionale sono concentrati sulla finale dell'Europeo di domenica sera, ma nel frattempo il loro futuro granata sembra ad un punto di svolta. E' la sensazione che emerge chiara e netta dalla conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore del Torino Ivan Juric. "Belotti è un top player che ha fatto cose straordinarie tranne nell'ultimo periodo - ha puntualizzato Urbano Cairo -. Io per Andrea ho una stima sconfinata ma è importante che, in una stagione come questa in cui stiamo cercando di rifare le cose in un certo modo, ci sia una sua adesione totale a questo progetto nuovo". Juric poi ha rincarato la dose: "Il modo di fare calcio di Belotti è bello, pulito, ma il Gallo degli ultimi 6 mesi non mi è piaciuto. Ora tocca a lui scegliere: deve decidere se è tempo di cambiare aria oppure venire da me e dirmi che è il mio capitano e che andiamo insieme in battaglia".
Se la posizione di Belotti è in allontanamento dal Torino, la pratica Sirigu sembra chiusa: "Milinkovic-Savic sarà il titolare, Berisha farà il secondo" annuncia l'allenatore mentre il presidente spiega: "Sirigu è ambizioso ma nell'ultimo anno l'ho visto meno felice di stare con noi e quindi può essere giusto accontentarlo per dargli la possibilità di fare ciò che vuole".
Di certo, nella testa di Juric sta nascendo un Toro diverso dal recente passato: "Quando si fanno due stagioni come le ultime due vuol dire che ci sono problemi strutturali, mentali, a livello di giocatori. Dunque si tratta di ripartire dal 16° e dal 17° posto senza illudere nessuno. Cambieremo i metodi di lavoro e cercheremo di migliorare, proponendo un calcio aggressivo e propositivo. Che Toro voglio vedere? Una squadra aggressiva, che giochi senza paura e che affronti le partite attaccando e facendo pressing. Per provare a vincere sempre".
Infine Cairo a proposito della contestazione: "A parte i camion vela che sono anche folkloristici, io non vedo tutta questa contestazione. In ogni caso, i tifosi hanno solo ragione a non essere soddisfatti, perché gli ultimi due anni non sono all'altezza di quanto fatto prima. Ma io non ho alcuna intenzione di vendere il Torino e l'arrivo di Juric mi ha ulteriormente motivato".
Il nuovo allenatore granata lancia un chiaro messaggio all'attaccante: "Deve decidere se è tempo di cambiare aria oppure venire da me e dirmi c…
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Spalletti è un fine ed intelligente affabulatore. Suggestiva l'immagine che ha trovato per descrivere l'inizio della sua avventura a Napoli: "qui calcio e miracoli sono la stessa cosa" - e difatti solo con un dio pagano come Maradona a Napoli il miracolo avvenne.
Lo stesso vale per la Roma, dove proprio Spalletti è stato l'ultimo a vincere un trofeo (la coppa Italia del 2008) e dove lo scudetto non si vede da 20 anni tondi. Sarà Mourinho l'uomo dei miracoli o, parlando di Roma e dei colli fatali, l'uomo del destino?
Mourinho, come Spalletti, non è un giocatore e si vince con quelli, sono i calciatori a comporre il miracolo, è bene cominciare da qui, dai piccoli fondamentali del calcio, perchè i tecnici sono importanti ma i giocatori di più.
Riguardo questa ormai annosa questione Spalletti-Totti, ritengo che Totti, nella sua stanza delle rimembranze, debba appendere al muro anche una foto di Spalletti: è stato l'uomo che gli ha fatto dire "basta", perchè ormai era l'ora di dire basta e questo Totti si rifiutava di capirlo.
Siccome in società nessuno aveva il coraggio necessario a mettere il punto, si è assunto lo scomodo compito l'unico dotato di carattere, cioè Spalletti: ha evitato a Totti che diventasse lo scheletro di un dinosauro, gli ha insegnato che il tempo non si ferma per nessuno e che ciascuno di noi ha la sua ora per cominciare e per finire, perchè "i miracoli" nel calcio non arrivano fino all'elargizione della vita eterna. Totti dovrebbe ringraziarlo della lezione ricevuta.
...ma di noi
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Giroud e' un giocatore normale...non un fenomeno. Cerci e Schelotto erano due mezzi bidoni. A 35 anni non avrei dato loro nemmeno 500 mila euro...2 milioni neanche a 28 anni!
Come un calciatore normale?
Vai a guardare palmares e score, titoli in club e nazionale e più di 200 gol in carriera.
Questo è a livello di Gilardino eh.
Originariamente Scritto da BLOOD black
per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....
Massimo Bochicchio, arrestato il broker delle truffe a Conte e Lippi
E Bochicchio stesso, intercettato il 25 agosto 2020, confidava di essere «arrivato a gestire un investimento di ben 1 miliardo e 800 milioni». Due categorie sembrano aver alimentato il finanziere in ottimi rapporti con il presidente del Coni Giovanni Malagò e con il vicepresidente di Sky Italia Marzio Perrelli (ex Hsbc). Ci sono quelli che sembrano avergli affidato leciti guadagni, come Conte, l’ex allenatore della nazionale Marcello Lippi e suo figlio Davide, i calciatori El Shaarawy e Evra, il designer Achille Salvagni o l’ambasciatore in Gran Bretagna, Raffaele Trombetta; che in molti casi hanno perso i soldi; e che o gli hanno fatto causa a Londra, dove i giudici nel 2020 hanno congelato 33 milioni a Bochicchio, o sono parti lese delle sue truffe e appropriazioni indebite, indagate a Roma dai pm Rocco Sabelli e Alessandro Di Taranto.
Il finanziere da mesi in fuga fermato ieri a Giacarta. Tra i suoi clienti anche il calciatore El Sharawi e decine di imprenditori e professionisti. «Sono arrivato a gestire un investimento di 1 miliardo e 800 milioni»
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Come un calciatore normale?
Vai a guardare palmares e score, titoli in club e nazionale e più di 200 gol in carriera.
Questo è a livello di Gilardino eh.
Cristo santo. Questo c'ha 35 anni. E' un vecchio. E per quanto riguarda il paragone con LUI non regge. LUI segnava in serie A contro i migliori difensori del mondo....Maldini, Cannavato, Nesta, ecc...
I SUOI goals:
-Serie A: 189
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-Coppa UEFA: 5
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