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Bè, ieri con Pioli si è vista una squadra decente in campo, cosa mai vista con Giampaolo.
Però su Spalletti ti devo dare ragione.
A sto giro serviva un allenatore abituato alle grandi piazze.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Poi nel calcio serve pure una certa dose di buona sorte che per me è una dote fondamentale.
A noi non gira nulla.
Servirebbe quel gol al 95 di rimbalzo che ti fa portare a casa la vittoria, ti tira su di morale e forse ti cambia la stagione.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Il Milan pareggia a San Siro col Lecce, che rimonta per due volte i gol di Calhanoglu e Piatek. Per adesso Pioli ha ricostruito solo mezzo Milan, l’altra metà ha ancora gli stessi difetti della squadra di Giampaolo. Intanto però la classifica si fa deprimente: decimo a dieci punti, con mezza serie A da risalire in apnea…
MILAN- LECCE 2-2
Qualche sprazzo di bel Milan c’è stato. E anche qualche sprazzo di Milan brutto e noioso. Più o meno con le stesse lacune fisiche e caratteriali di prima. Stefano Pioli sembra aver preso il Milan per il lato giusto, l’ha ridisegnato parzialmente, scelto e riproposto uomini diversi, da Paquetà a Leao – salvo andare in gol con Calhanoglu e Piatek che facevano parte delle scelte del Milan precedente – dato qualche regola, e pungolato il gruppo con qualche iniezione d’orgoglio.
Ma alla fine la partita col Lecce dà un risultato deludente, acciuffato nel recupero dalla squadra di Liverani, che non è molto diverso da quelli che si vedevano con la gestione Giampaolo. Il Milan ha sempre due facce, una bella e presentabile, e l’altra che rappresenta la parte oscura di se stesso, grigio e chiuso in se stesso.
Il Lecce ha fatto pochi punti fino ad ora ma ha anche fatto soffrire molte squadre e il pareggio di San Siro (gol di Calderoni nel recupero) gli restituisce in minima parte quello che non è riuscito a ottenere prima. Ma non avrebbe pareggiato se il Milan, dopo aver cominciato bene, non fosse sparito troppo a lungo dal campo. La classifica del Milan continua a essere discretamente deprimente, decimo a dieci punti, con mezzo campionato da risalire in apnea. Difficile che possa riuscirci, almeno fino al livello di tornare ai migliori traguardi che la società si era prefissata a inizio stagione. E che Boban e Maldini, dopo il cambio di Giampaolo, hanno detto di voler perseguire ancora.
***
LE VITTORIE AFFANNATE DELLE BIG, IL CAGLIARI CHE SALE, IL TORO CHE SCENDE E ANDREAZZOLI CHE PAGA IL CONTO
Le vittorie di Juve, Inter e Napoli: tutte diverse, ma nessuna veramente convincente, vittorie strappate con la superiorità dell’organico, ma con vecchi e nuovi vizi, polemiche arbitrali che alla fine coprono o secondo alcuni addirittura condizionano il risultato. Il patatrac del Genoa contro il Parma invece sembra far parte di quelle sceneggiature scontate, non è ultimo solo perché la Samp ha fatto peggio. I pareggi di Lazio, Atalanta, Roma e Milan staccano ulteriormente un pezzo importante di classifica dalle altre più sopra. Andreazzoli era già stato amnistiato prima della sosta quando stava per essere sostituito da Gattuso o da Guidolin, strappato a un comodo posto da commentatore tv a Dazn.
Adesso il candidato più forte è Massimo Carrera, 55 anni, ex braccio destro di Conte, un campionato vinto in Russia con lo Spartak Mosca. A un Cagliari che avanza fino al quinto posto, davanti a Roma e Lazio, e in cui Nainggolan ha ritrovato la giusta dimensione spogliandosi di tutti gli eccessi del proprio personaggio, corrisponde il Torino di Mazzarri che invece scende e manca sempre l’appuntamento col grande salto avanti. E’ l’incapacità di cambiare una storia che sembra avere sempre il solito finale.
CAMPIONATO, GIORNATA n. 8 Lazio-Atalanta 3-3 (23' e 28' Muriel A, 37' Gomez A, 69' Immobile rig L, 70' Correa L, 93' Immobile rig L), Napoli-Verona 2-0 (37' e 67' Milik N), Juventus-Bologna 2-1 (19' Ronaldo J, 26' Danilo B, 54' Pjanic J), Sassuolo-Inter 3-4 (2' Lautaro I, 16' Berardi S, 38' Lukaku I, 45' Lukaku rig I, 71' Lautaro rig I, 74' Djuricic, 82' Boga), Cagliari-Spal 2-0 (9' Nainggolan C, 67' Faragò C), Sampdoria-Roma 0-0, Udinese-Torino 1-0 (42' Okaka U), Parma-Genoa 5-1 (38' Kucka P, 42', 45'+1', 50' Cornelius P, 52' Pinamonti G, 79' Kulusevski P), Milan-Lecce 2-2 (20' Calhanoglu M, 62' Babacar L, 81' Piatek M, 90'+2 Calderoni L), Brescia-Fiorentina 0-0. *** LE VITTORIE AFFANNATE DELLE BIG, IL CAGLIARI CHE SALE, IL TORO CHE SCENDE E ANDREAZZOLI CHE PAGA IL CONTO Le vittorie di Juve, Inter e Napoli: tutte diverse, ma nessuna veramente convincente, vittorie strappate con la superiorità dell'organico, ma con vecchi e nuovi vizi, polemiche arbitrali che alla fine coprono o
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L’Inter batte il Sassuolo con le doppiette di Lautaro Martinez e Lukaku, ma ne prende anche tre da Berardi e gli altri. Il risultato lascia interdetto e febbricitante Antonio Conte. L’Inter sembrava essersi lasciata alle spalle la mazzata del primo posto perduto e del ko con la Juve, ma invece siamo ancora alla “pazza Inter”.
SASSUOLO – INTER 3-4: CONTE COL BATTICUORE
Siamo ancora alla “pazza Inter” e a Conte ha fatto addirittura venire la febbre. L’ Inter aveva bisogno non solo di una vittoria, ma di una vittoria che andasse molto più in là dello stretto risultato. Per ricostruirsi dopo la botta fisica e psicologica della sconfitta con la Juve, per il trauma del primo posto perduto, per avere la certezza di aver fatto fino a oggi, dal mercato alle prime 8 giornate di campionato, tutto il meglio possibile.
La partita col Sassuolo sembrava potergli dare tutto questo, in particolare all’improvviso si era scoperto che Lautaro-Lukaku era davvero una bella coppia gol. (In particolare di elevato livello e soprattutto ricca di gioielli tecnici la partita di Lautaro). Poi però l’Inter ha chiuso dando una bella mazzata anche alla sua certezza di essere squadra profondamente italiana, con una bella e impenetrabile difesa.
I tre gol presi dal Sassuolo (Berardi, Djuricic, Boga) annacquano molto il risultato, mandano un po’ più in secondo piano le belle doppiette di Lautaru e Lukaku, lasciano Antonio Conte interdetto. L’Inter fa quattro passi avanti e tre indietro e scopre di avere un carattere fragile. Di buono c’è che i tre punti la tengono attaccata al treno scudetto e mantengono intatti gli attuali rapporti di forza. Per il resto le conseguenze e la confusione portata dalla sconfitta con la Juve si sentono ancora.
La Champions League con la delicata partita da vincere col Borussia Dortmund metterà ancora alla prova il già molto sollecitato equilibrio psicologico di un febbricitante Antonio Conte e di tutta l’ Inter. Si preannunciano giorni pesanti e soprattutto decisivi.
CAMPIONATO, GIORNATA n. 8 Lazio-Atalanta 3-3 (23' e 28' Muriel A, 37' Gomez A, 69' Immobile rig L, 70' Correa L, 93' Immobile rig L), Napoli-Verona 2-0 (37' e 67' Milik N), Juventus-Bologna 2-1 (19' Ronaldo J, 26' Danilo B, 54' Pjanic J), Sassuolo-Inter 3-4 (2' Lautaro I, 16' Berardi S, 38' Lukaku I, 45' Lukaku rig I, 71' Lautaro rig I, 74' Djuricic, 82' Boga), Cagliari-Spal 2-0 (9' Nainggolan C, 67' Faragò C), Sampdoria-Roma 0-0, Udinese-Torino 1-0 (42' Okaka U), Parma-Genoa 5-1 (38' Kucka P, 42', 45'+1', 50' Cornelius P, 52' Pinamonti G, 79' Kulusevski P), Milan-Lecce 2-2 (20' Calhanoglu M, 62' Babacar L, 81' Piatek M, 90'+2 Calderoni L), Brescia-Fiorentina 0-0. *** LE VITTORIE AFFANNATE DELLE BIG, IL CAGLIARI CHE SALE, IL TORO CHE SCENDE E ANDREAZZOLI CHE PAGA IL CONTO Le vittorie di Juve, Inter e Napoli: tutte diverse, ma nessuna veramente convincente, vittorie strappate con la superiorità dell'organico, ma con vecchi e nuovi vizi, polemiche arbitrali che alla fine coprono o
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Sampdoria-Roma è il trionfo del nulla: passi per la disperata Samp di Ranieri, ma se la Roma aspira a fare spettacolo e pure un bel campionato…
SAMPDORIA-ROMA 0-0, IL TRIONFO DEL NULLA
Povero pubblico e poveri telespettatori che ogni tanto debbono sopportare certi spettacoli – anche se in tv lo zapping è sempre una buona soluzione al problema. Partita non all’altezza di un campionato di serie A e forse di un campionato professionistico. Lo 0-0 assoluto può essere accettabile e anzi è incassato con un sospiro di sollievo da parte dei tifosi della Samp, dopo tre sconfitte consecutive (e sei totali), l’ultimo posto in classifica, la coincidenza astrale del cambio di panchina Di Francesco-Ranieri (lo stesso effettuato nell’inverno scorso alla Roma), la partita proprio con la Roma che preoccupava abbastanza. Viceversa lo 0-0 per la Roma è veramente molto poco, il panorama è grigio, gli infortuni fioccano né più né meno come il campionato scorso.
CAMPIONATO, GIORNATA n. 8 Lazio-Atalanta 3-3 (23' e 28' Muriel A, 37' Gomez A, 69' Immobile rig L, 70' Correa L, 93' Immobile rig L), Napoli-Verona 2-0 (37' e 67' Milik N), Juventus-Bologna 2-1 (19' Ronaldo J, 26' Danilo B, 54' Pjanic J), Sassuolo-Inter 3-4 (2' Lautaro I, 16' Berardi S, 38' Lukaku I, 45' Lukaku rig I, 71' Lautaro rig I, 74' Djuricic, 82' Boga), Cagliari-Spal 2-0 (9' Nainggolan C, 67' Faragò C), Sampdoria-Roma 0-0, Udinese-Torino 1-0 (42' Okaka U), Parma-Genoa 5-1 (38' Kucka P, 42', 45'+1', 50' Cornelius P, 52' Pinamonti G, 79' Kulusevski P), Milan-Lecce 2-2 (20' Calhanoglu M, 62' Babacar L, 81' Piatek M, 90'+2 Calderoni L), Brescia-Fiorentina 0-0. *** LE VITTORIE AFFANNATE DELLE BIG, IL CAGLIARI CHE SALE, IL TORO CHE SCENDE E ANDREAZZOLI CHE PAGA IL CONTO Le vittorie di Juve, Inter e Napoli: tutte diverse, ma nessuna veramente convincente, vittorie strappate con la superiorità dell'organico, ma con vecchi e nuovi vizi, polemiche arbitrali che alla fine coprono o
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Milan, il sospetto è che il problema non sia l’allenatore. Juve, rischio leziosità
Se Pioli arriva alle stesse conclusioni di Giampaolo vuol dire che una realtà grigia è molto vicina a questo Diavolo discontinuo. I bianconeri spesso si specchiano
di Mario Sconcerti
Il Milan di Pioli ha fatto un giro largo intorno a se stesso ed è poi tornato quello di Giampaolo. Le novità erano Leao e Paquetá. Sono usciti dopo un’ora sull’1-1, finiti, esauriti in 20 minuti di promesse contro un avversario impressionato da San Siro dove aveva già preso 4 gol dall’Inter. Se Pioli arriva alle stesse conclusioni di Giampaolo vuol dire che una realtà grigia è molto vicina a questo Milan, incapace di continuità come un’acqua gasata stappata il giorno prima, pieno di mezzi buoni giocatori che spengono in fretta la metà che serve. E Leao? E il ritorno di Paquetá finalmente nel suo ruolo? Parole allungate dalla settimana di sosta. Il problema continua.
La Juventus ha giocato bene la metà del tempo in cui ha tenuto il pallone, l’altra metà ha girato nel campo specchiandosi. L’effetto Sarri rischia di trasformare in piccole caricature i giocatori di fantasia. Bravi e leziosi se credono il risultato tranquillo. Così rischiano di raccontarsi un’altra partita. È la sesta volta su 8 che la Juve vince con un gol di scarto, manca qualcosa nella dimostrazione di una superiorità effettiva. Che giochi meglio non c’è dubbio, che serva davvero a qualcosa di grande è ancora da dimostrare.
Cresce l’Inter, non sempre bella, in mezzo a una difesa stranamente confusa, ma anche per questo brava a tenere una brutta partita. Lautaro sembra un Ibrahimovic tascabile, piccolo e duro, fisico e classico. Vale Higuain nel gioco dei confronti con la Juve, ed è un complimento per entrambi. Lukaku per un giorno si è avvicinato a Ronaldo, ma lui vale per quello che sa fare per gli altri. Non ha dribbling, non ha tecnica, è Gulliver in un paese di uomini di altre categorie.
Icardi è migliore, ma Lukaku pensa agli altri. L’aiuto della sua forza è la parte migliore di Lautaro, anche questo conta. Ed è un ragazzo intelligente, non credo saprebbe cadere nei dispetti, sa di avere bisogno di tutti. Un fisico come il suo è fragile, deve essere curato come il cristallo. Una beffa per l’Atalanta, ma Gasperini pensi a dove ha sbagliato. Nella nuova strada intrapresa serve che migliorino tutti.
CorSera
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Juve, Pjanic è ormai il faro del gioco. Ma De Ligt preoccupa Sarri
Il bosniaco, al terzo gol in campionato, è il fulcro del sistema bianconero. Bene anche Ronaldo e Buffon, mentre il giovane difensore olandese e l'altro neo-acquisto Rabiot sono ancora fuori fase
Dopo la vittoria contro il Bologna nell'anticipo serale dell'ottava giornata, gli aspetti positivi per Sarri, oltre naturalmente ai tre punti e allo scampato pericolo nel finale, arrivano dall'approccio alla partita dei suoi, a quella voglia di divertirsi palleggiando e giocando a calcio che in questi anni la Juventus aveva perduto. Nonostante qualche sofferenza non necessaria, come nel caso della doppia occasione di Santander o dell'episodio nel finale con protagonista De Ligt, i bianconeri hanno blindato almeno per questa giornata la vetta della classifica, conquistata lo scorso turno a San Siro e confermata al cospetto dell'ottimo Bologna di Mihajlovic. Un bilancio reso ancora più positivo dalle prestazioni di Pjanic, sempre più padrone del centrocampo, di Ronaldo, autore del gol numero 701 e di diverse iniziative che hanno messo in apprensione la difesa rossoblù, e di Buffon, che si è fatto trovare pronto in una delle poche occasioni in cui è stato chiamato in causa.
De Ligt e Rabiot da rivedere
Bilancio che perde parte della sua positività se entrano in gioco le prestazioni di De Ligt e Rabiot, ancora lontani dalla completa integrazione nel sistema bianconero, ancora lontani parenti dei calciatori fortemente voluti da Paratici in estate. Se per Rabiot incide molto, sul giudizio, l'inattività accumulata, ma anche il costo decisamente conveniente dell'operazione, su De Ligt il prezzo è un fattore che non può che essere un'aggravante. Ieri sera Palacio ha messo in seria difficoltà il prodotto del settore giovanile dell'Ajax, 12 milioni di euro all'anno ma ancora tante, troppe indecisioni e troppi brividi sulla schiena dei tifosi e dei compagni. Come in occasione del rigore richiesto dai calciatori del Bologna e non assegnato da Irrati: sorvolando sulla decisione, la domanda che ci si deve porre è come si possa fare un liscio di tale gravità in un momento chiave della partita.
Il bosniaco, al terzo gol in campionato, è il fulcro del sistema bianconero. Bene anche Ronaldo e Buffon, mentre il giovane difensore olandese e l'a…
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Senza qualità, zero follia e pochi guizzi: in crisi il reparto che vive di solo Dzeko
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Tutto sta a scegliere l'angolazione da cui osservare, e quindi giudicare, la partita della Roma a Genova. Proviamo da un lato: la squadra giallorossa ancora una volta lontano dalla Capitale è riuscita a non subìre reti. Proviamo, poi, da un altro: la squadra di Paulo Fonseca per la prima volta lontano da Roma non è riuscita a segnare. E, a dire il vero, neppure a confezionare occasioni per riuscirci. Di certo, non serve scegliere la giusta angolazione per raccontare il pittoresco 2-1 beccato in Liguria: 2 gli infortuni, 1 i punti portati a casa. Ormai si va al ritmo di un paio di ko a partita e, per non farsi mancare niente, un infortunio muscolare (Cristante) e un altro traumatico (Kalinic). Così, per purissima necessità, anzi per obbligo, in campo si sono visti Dzeko in maschera e Pastore con la mano steccata. La Roma attuale viaggia al ritmo di più infortunati che gol. Giusto sottolinearlo ma, come mai era accaduto nelle gare precedenti, a Marassi ha tirato pochissimo verso la porta avversaria.
STRUTTURA E ASSENZE Basti pensare che Audero, il portiere di Claudio Ranieri, è stato costretto a sporcarsi per la prima volta i guanti intorno al minuto numero 78 per parare un tiretto centrale di Dzeko. Una miseria, all'interno di una partita noiosa. Mediocre. La Roma, che aveva cominciato la stagione segnando (e costruendo occasioni da gol) a raffica, si è inceppata. Quattro gol all'attivo nelle ultime 5 gare di campionato. Colpa delle tante assenze, certo; colpa della forma precaria di alcuni giocatori-chiave, certo; ma è netta la sensazione che non sia solo questo; e che se non ci pensa Dzeko (e non ci può pensare sempre solo Dzeko) la squadra fatichi tremendamente a far male all'avversario. Può capitare talvolta che la mira non sia quella delle giornate migliori, che così si vanifichi la mole di gioco prodotta ma a Genova sono venuti al pettine nodi grossi così. Questione di uomini e di manovra, ovviamente. Non si può pretendere, ad esempio, che chi non ha il gol nel sangue faccia centro a ripetizione, anche se viene messo nelle condizioni di farlo.
La Roma dà l'impressione di fare bene il compitino nella fase di costruzione, ma quando è chiamata alla rifinitura, se non alla finalizzazione, emergono a suo sfavore limiti notevoli. Le manca, dalle parti dell'area avversaria, la qualità, il guizzo, la follia di una giocata che interrompa il tran tran del palleggio. Non ha senso, perciò, mantenere il possesso della palla in maniera esasperata se poi all'atto pratico con il pallone tra i piedi ci fai poco o niente. Non v'è dubbio che con interpreti diversi, quelli che stazionano da tempo in infermeria, la storia avrebbe potuto avere uno svolgimento diverso ma, arrivati a questo punto, c'è il rischio che il problema sia strutturale. Se fosse così, il guaio sarebbe ben più grave di questo o di quell'assente per infortunio.
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Tutto sta a scegliere l'angolazione da cui osservare, e quindi giudicare, la partita della Roma a Genova. Proviamo da un lato: la squadra giallorossa ancora una volta lontano dalla Capitale è riuscita a non subìre reti. Proviamo, poi, da un altro: la squadra di Paulo...
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Dopo le prime due o tre giornate mi ero messo a fare il pompiere invitando alla calma nei giudizi dati su così poche partite (chi parlava di scudetto all'Inter per un misero +2 sulla Juve; chi di difesa impenetrabile; chi di questa o quell'altra squadra ecc...) e in effetti, come ogni anno, bisogna dare il tempo congruo perchè l'andare del gioco e del campionato ci consegnino giudizi più appropriati (e la classifica non va nemmeno guardata prima di Natale).
Le squadre ad oggi hanno tutte ancora evidenti difetti, chi più marcati e chi meno ma non sono ancora belle definite. L'Inter inzia a prendere goal con regolarità non solo da avversari di caratura superiore (Barcellona, Juventus) ma anche dai Sassuolo: 3 in una volta, per una squadra che fin lì ne aveva presi solo 4 in campionato, sono un segno di cui tenere conto.
Conte ha indicato nelle rosa uno dei problemi. E' corta, non ha ricambi all'altezza. Siccome pero' non ti puoi sciroppare un intero campionato coi soliti 11, la società dovrà intervenire in gennaio.
Il Milan lo abbiamo detto ieri sera: qualcuno puo' seriamente trovare differenze tra Pioli e Giampaolo? Il primo era in predicato di passare al Genoa o alla Samp, la piazza del suo predecessore al Milan. Se lo cercano Genoa e Samp, Maldini/Boban cosa sperano di tirarci fuori affidandogli il Milan?
Il pareggio con Lecce è grave, in specie pensando ai prossimi turni: ora se vuoi recuperare i punti che hai perso ieri, devi vincere con avversari quali Roma o Juve o Napoli o Lazio.
La Roma era partita bene...ma l'entusiasmo è sfumato subito. Si ha come l'impressione che Fonseca, forse spaventato dai tanti goal presi all'inizio, abbia come rinnegato se stesso in nome di un declinarsi al "primo non prenderle", per cui in attacco non si vede più niente, non c'è più un guizzo. E' anche vero che i tanti infortunati impongono di sospendere ogni giudizio...ma a Roma il mirino della critica lo si sta lucidando e puntando.
De Ligt deve crescere in fretta. Non sta più all'Ajax, dove se fai uno svarione magari poi segni altri 3 goal e nessuno si ricorda più del tuo errore. Il campionato italiano non è quello degli allegri papaveri olandesi: qua gli errori devono essere ridotti al minimo perchè si possono compromettere partite anche con un Bologna in casa e rimediare poi diventa difficile o impossibile (se si è al 90°)...e figuriamoci magari in una eliminazione diretta in coppa, dove se incassi goal rischi di uscire.
Deve azzerare tutti i complimenti e la corte che gli hanno fatto i grandi club in estate. Non è ancora un difensore fatto e finito. Chiellini (che non prende 12 milioni anno) è un mastodonte al confronto...e infatti i piani erano diversi, de Ligt sarebbe dovuto crescere pian piano alla sua ombra. Pero' le urgenze hanno deciso diversamente...e d'altro canto il ragazzino già si lamentava perchè giocava poco: bene, adesso è titolare e le sta giocando tutte: veda allora di essere all'altezza, di essere più attento, freddo, preciso nei suoi interventi, perchè spazio per altri errori già non ce n'è più.
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