Champions per 7
L'Europeo incombe, i club di Serie A gettano le fondamenta per la prossima stagione. Tra le sette prime classificate nel campionato scorso quattro hanno cambiato l’allenatore e una, la Lazio, deve farlo. L’Inter sarebbe stata la favorita per lo scudetto, sarebbe bastato poco per elevarsi ancora di più. Nel sostituire l’allenatore campione d’Italia, Beppe Marotta ha scelto la continuità: Simone Inzaghi è un “contiano” per sistema e principi di gioco, ripartenze e profondità restano parole chiave.
Il Milan non ha più Donnarumma: il suo erede, Maignan, garantirà gli stessi punti? Non crediamo. In casa Atalanta Gasp ha resistito al canto delle sirene ed è rimasto al suo posto. Gasp a Bergamo ha trovato la chimica perfetta, ha creato una squadra a sua immagine e somiglianza: aggressiva, tignosa, pungente.
La Juve ritorna alle radici, al risultato come unico metro, e si riconsegna a Massimiliano Allegri, l’allenatore “risultatista” per definizione. Sarà un caso, ma nella sua prima stagione a Torino, l’ultima di Allegri alla Juve prima del biennio sabbatico, Ronaldo segnò 28 gol, il suo “score” peggiore (si fa per dire) nel triennio in bianconero.
A Napoli bisognerà soltanto vedere come “Lucio” e la sua lucida follia interagiranno con l’ambiente. La Napoli del calcio non è una passeggiata di salute, per nessuno. Se scatterà la scintilla, il Napoli incendierà la Serie A. Scelta intrigante per la la Lazio, Maurizio Sarri è a un passo. Discontinuità, rivoluzione copernicana, tutta un’altra idea di calcio rispetto a Inzaghi.
Ormai da un mese José Mourinho lavora alla nuova Roma. Sa tutto, quello che lo aspetta, quello che avrà e non avrà.Il suo carisma è indiscutibile, la Roma godrà di un effetto Mourinho. Lui dovrà metterci contenuti, ma grande è la confusione sotto il cielo della A e quando è così, per Mou la situazione è eccellente. Nessuno come José sa riempire i vuoti di potere.
(gasport)
L'Europeo incombe, i club di Serie A gettano le fondamenta per la prossima stagione. Tra le sette prime classificate nel campionato scorso quattro hanno cambiato l’allenatore e una, la Lazio, deve farlo. L’Inter sarebbe stata la favorita per lo scudetto, sarebbe bastato poco per elevarsi ancora di più. Nel sostituire l’allenatore campione d’Italia, Beppe Marotta ha scelto la continuità: Simone Inzaghi è un “contiano” per sistema e principi di gioco, ripartenze e profondità restano parole chiave.
Il Milan non ha più Donnarumma: il suo erede, Maignan, garantirà gli stessi punti? Non crediamo. In casa Atalanta Gasp ha resistito al canto delle sirene ed è rimasto al suo posto. Gasp a Bergamo ha trovato la chimica perfetta, ha creato una squadra a sua immagine e somiglianza: aggressiva, tignosa, pungente.
La Juve ritorna alle radici, al risultato come unico metro, e si riconsegna a Massimiliano Allegri, l’allenatore “risultatista” per definizione. Sarà un caso, ma nella sua prima stagione a Torino, l’ultima di Allegri alla Juve prima del biennio sabbatico, Ronaldo segnò 28 gol, il suo “score” peggiore (si fa per dire) nel triennio in bianconero.
A Napoli bisognerà soltanto vedere come “Lucio” e la sua lucida follia interagiranno con l’ambiente. La Napoli del calcio non è una passeggiata di salute, per nessuno. Se scatterà la scintilla, il Napoli incendierà la Serie A. Scelta intrigante per la la Lazio, Maurizio Sarri è a un passo. Discontinuità, rivoluzione copernicana, tutta un’altra idea di calcio rispetto a Inzaghi.
Ormai da un mese José Mourinho lavora alla nuova Roma. Sa tutto, quello che lo aspetta, quello che avrà e non avrà.Il suo carisma è indiscutibile, la Roma godrà di un effetto Mourinho. Lui dovrà metterci contenuti, ma grande è la confusione sotto il cielo della A e quando è così, per Mou la situazione è eccellente. Nessuno come José sa riempire i vuoti di potere.
(gasport)
Commenta