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Sean,tu che sei lo.storico.del.gruppo:
Come.finì quella.partita?
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"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Donnarumma - Barcellona è una possibilità ma non è fatto nulla.
La Juve prenderebbe Donnarumma solo se Szczesny andrà via. Tek ottimo rapporto con Allegri.
Di Marzio
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Ronaldo 100 goal in 3 anni in Italia: è sulla sua sostituzione che gira molto del prossimo futuro.
Morata gioca una partita su due e Dybala da solo che può combinare, ammesso (e non concesso) che rinasca? Qua serve un attaccante forte, altro che storie.
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Ronaldo 100 goal in 3 anni in Italia: è sulla sua sostituzione che gira molto del prossimo futuro.
Morata gioca una partita su due e Dybala da solo che può combinare, ammesso (e non concesso) che rinasca? Qua serve un attaccante forte, altro che storie.
icardi, almeno, il primo nome che mi viene in mente
Donnarumma - Barcellona è una possibilità ma non è fatto nulla.
La Juve prenderebbe Donnarumma solo se Szczesny andrà via. Tek ottimo rapporto con Allegri.
Di Marzio
Quanto vorrei rimanesse senza squadra sto infame.
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Ma ti pare che mi pesa l'etichetta di favorito? chi si è mai nascosto? Io ho fatto un discorso diverso, ovvero ho detto che il campionato sarà aperto, non che non avrà i suoi favoriti - e certo che ci metto la Juve tra quelli, oggi ho giusto detto che la rosa sotto alla ruggine qualcosa vale ancora.
Però te la metto in quest'altra maniera: Allegri vincerà 4 campionati su 4? Io lo trovo difficile, anzi molto difficile. Si è proprio chiusa la fase del predominio decennale e delle lunghe serie. Metto la firma ora per vincerne 2 dei prossimi 4: questo vuol dire che 2 campionati non saranno della Juve: di chi allora? Capito? Quindi ci troviamo di fronte a campionati molto più aperti rispetto al recentissimo passato.
3 su 4 li puo' vincere quasi comodamente. Diciamo che molto dipende dal primo...se lo vince...io dico che i prossimi 4 su 5 sono della Juve.
I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
Sean,tu che sei lo.storico.del.gruppo:
Come.finì quella.partita?
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Indubbiamente altri tempi. Altri personaggi, altri giornalisti, altro clima e altro tutto.
Possiamo apprezzare un Berlusconi molto giovane, mentre ora è oltre gli 80...e questo ci dà la misura di quanto tempo sia passato, anche se nella memoria di chi c'era, di chi seguiva quel calcio, quel tempo sembra giusto ieri, appena lì fuori dalla porta.
Agnelli era l'idolo del giovane Berlusconi: Silvio teneva sul comodino una sua foto. Agnelli sempre un magnifico principe rinascimentale...carisma, eleganza, aveva tutto.
Io per le cose di campo ho una memoria labilissima e non posso ricordarmi quanto finì quello Juve-Milan, ma non dovrebbe essere difficile scoprirlo. E' uno dei primissimi Milan di Berlusconi, sento nominare Liedholm.
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Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
1986: l'anno del primo scudetto del Napoli. La Juve iniziava il suo declino, quell'anno fu l'ultimo di Platini. Berlusconi aveva preso il Milan da pochissimo.
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Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
L’Inter mette Simone Inzaghi sulla panchina della squadra che ha vinto lo scudetto. Antonio Conte lascia un grande rimpianto e si porta via un bel po’ di soldi, ma il vuoto è subito colmato e il rimpianto non è poi molto. Marotta sceglie un allenatore giovane, che Lotito alla Lazio ha sempre trattato un po’ da figliolo ma non ne ha poi mai riconosciuto la crescita e la maturazione. Evidente il disagio espresso da Simone Inzaghi stesso dopo l’ultima di campionato, Lotito aveva pensato di aver evitato la rottura, ma l’Inter a sua volta abbandonata da Conte ha costretto tutti a rifare i piani. E così a Napoli, dopo Gattuso, è pronto allo sbarco Luciano Spalletti, dopo due anni di stop totale e di stipendio pagato dall’Inter. Insomma De Laurentiis rilancia e ricomincia da capo, con un altro allenatore che promette scintille…
Ritrovarsi in tre giorni da Antonio Conte a Simone Inzaghi e se non bastasse una squadra sottosopra. Succede di solito a quelli che falliscono la stagione, un po’ più raro accada con quelli che vincono lo scudetto. Anche se lo stesso recente caso della Juve del nono scudetto trasferita con un colpo di mano da Sarri a Pirlo stava comunque lì, a far da precedente. E soprattutto monito.
Ma oggettivamente l’ Inter non aveva altre strade, mollata da Conte, mancato l’aggancio ad Allegri, ha messo il dito in extremis nel fragile e insoddisfacente rapporto tra Lotito e Inzaghi. E così il precarissimo accordo raggiunto la sera prima, nonostante le reciproche ritrosie, è stato mandato a sua volta in frantumi a vantaggio dell’ Inter stessa che ha così tappato rapidamente il buco.
Lo stesso sta facendo il Napoli con Luciano Spalletti, dopo il reciproco addio con Gattuso. Un Risiko di panchine che è una rivoluzione. E’ ben strano, se ci si pensa, che ben 8 squadre delle prime 10 della classifica (Inter, Juve, Napoli, Lazio, Roma, Sassuolo, Samp e Verona) cambino allenatore, e solo due (Milan e Atalanta, forse…) si avviino al prossimo campionato con lo stesso. Significa che quasi tutti hanno sbagliato, che quasi nessuno è soddisfatto. Credo che in Italia, e forse non solo in Italia, si dia ormai all’allenatore un’importanza così sproporzionata rispetto a quanto si potrebbe fare investendo sui giocatori e sul loro talento.
Gli interisti non sono riusciti a godersi fino in fondo lo scudetto, l’avventura dell’ Inter adesso fa una svolta a novanta gradi. Con Conte si sapeva benissimo quello che si voleva – tornare a vincere costi quel che costi – con Simone Inzaghi invece si va un po’ di più all’avventura e alla scoperta di un calcio sicuramente più sostenibile. Ma le possibilità di fare qualcosa di buono e forse anche di rivincere ci si sono, pur nella corsa affannosa di tutti a cercare il miglior stratega possibile. Conte potrà essere rimpianto, ma nella confusione generale non dovrebbe essere poi così difficile fare un buon campionato. E in quel caso Conte resterà presto un ricordo.
Ritrovarsi in tre giorni da Antonio Conte a Simone Inzaghi e se non bastasse pure un'Inter campione d'Italia sottosopra. Succede di solito a quelli che falliscono la stagione, un po' più raro accada con quelli che vincono lo scudetto. Anche se lo stesso recente caso della Juve dell'ottavo e del nono scudetto trasferita con due successivi colpi di mano da Allegri a Sarri e poi da Sarri a Pirlo stava comunque lì, a far da precedente. E soprattutto monito. Ma oggettivamente l' Inter non aveva altre strade, mollata da Conte, mancato l'aggancio ad Allegri, ha messo il dito in extremis nel fragile e insoddisfacente rapporto tra Lotito e Inzaghi. Confondere professione e rapporto paternale comporterebbe complesse analisi freudiane che qui non è il caso. Fatto sta che il precarissimo accordo raggiunto la sera prima, nonostante le reciproche ritrosie, è stato mandato a sua volta in frantumi a vantaggio dell' Inter stessa che ha così tappato rapidamente il buco. Lo stesso sta facendo il
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Allegri-Juventus, accordo raggiunto: è il nuovo tecnico dei bianconeri. Pirlo esonerato
L’allenatore dei 5 scudetti consecutivi ritorna dopo due stagioni: contratto da 9 milioni annui per 3 o 4 stagioni, l’annuncio ufficiale è previsto venerdì. Il progetto di una squadra giovane e il nodo Ronaldo
Alla ricerca del tempo perduto – due anni nel calcio sono tantissimi – Massimiliano Allegri torna ad allenare la Juventus. Mancano solo gli ultimi dettagli per la firma: il contratto dovrebbe essere di 9 milioni annui per tre o quattro stagioni (più probabile quattro). Risolti questi aspetti, l’annuncio è previsto per venerdì 28 maggio: per il tecnico di Livorno è il Grande Ritorno, dopo due anni di difficoltà bianconere, prima con Maurizio Sarri comunque campione d’Italia, e quest’anno con il debuttante Andrea Pirlo, esonerato a sua volta.
Come Trap e Lippi
Allegri torna a Torino e non è una novità, perché oltre al pioniere Rosetta, lo hanno fatto anche Trapattoni e Lippi, con un’unica grande differenza: i due illustri predecessori avevano già lasciato il segno in Europa nella loro prima gestione bianconera, mentre Max torna per dare ancora l’assalto alla Champions dopo le due finali perse nel 2015 e nel 2017. Il passaggio necessario per concludere l’operazione era la rinuncia da parte della Juve a Fabio Paratici, che aveva optato per il cambio di guida tecnica e di «stile» due anni fa: comunicato quello mercoledì, Madama ha accelerato per ridare la panchina ad Allegri ed evitare ritorni di fiamma con l’Inter o il Real Madrid, che ora — partiti Conte e Zidane — si trovano con pesanti vuoti da colmare.
Allenatore manager: il nodo Ronaldo
Persi due anni in nome di un «bel gioco» che non si è praticamente mai visto, la Juve riparte così dal tecnico dei cinque scudetti di fila, che avrà verosimilmente più voce sul mercato, quasi da allenatore-manager all’inglese: in questo senso il rapporto con il nuovo responsabile dell’area sportiva, Federico Cherubini, è rimasto molto buono. Il nodo tecnico principale riguarda Ronaldo: con lui la Juve voleva entrare in un’altra dimensione, non solo sportiva, ma ha finito per peggiorare tutti i risultati in campo e anche i conti economici. In attesa del possibile aumento di capitale che ridarebbe slancio anche al mercato, la Juve deve capire se continuare con Cristiano oppure no.
Progetto giovani (le idee Donnarumma e Icardi)
Da quello dipende anche il destino di Dybala, in scadenza l’anno prossimo. Per Morata va rinnovato (o meno) il prestito con l’Atletico mentre soprattutto a centrocampo servono innesti nuovi: Locatelli, che piace molto a Max, è il primo nome della lista. Prima dello sbarco di Ronaldo, il progetto di Allegri per una Juve giovane e competitiva riguardava la coppia d’attacco Dybala-Icardi e il centravanti argentino potrebbe tornare d’attualità. Rispetto alla Juve lasciata due anni Allegri avrà a disposizione tre giovani talenti su cui costruire la squadra del futuro, De Ligt, Kulusevski e Chiesa. A loro potrebbe aggiungersi anche Gigio Donnarumma. Per una Juve giovane e forte, pronta a riaprire un altro ciclo vincente.
CorSera
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Inter-Inzaghi, così è nato lo strappo alla Lazio. E Conte verso il Tottenham
Inzaghi aveva già un’intesa per il rinnovo con la Lazio, poi l’Inter ha insistito e lui ha ceduto: prenderà quasi il doppio, da 2,2 a 5 milioni. Lotito deluso: «L’ho inventato io come allenatore, ma non potevo legarlo»
La nuova Inter mette a segno il suo primo colpo e, per il dopo Conte, sceglie Simone Inzaghi. L’ad Marotta e il direttore sportivo Ausilio hanno strappato il tecnico alla Lazio e chiuso il capitolo allenatore 24 ore dopo la risoluzione con Conte. Inzaghi firma un contratto biennale, fino a giugno 2023, con un ingaggio di circa 4 milioni netti a stagione, più bonus che potrebbero far lievitare lo stipendio fino a 5 milioni, quasi il doppio rispetto ai 2,2 offerti dalla Lazio. L’annuncio ufficiale è atteso a breve, potrebbe volerci qualche giorno, ma la trattativa è definita. Oggi Inzaghi non arriverà a Milano per la firma, anche se tutto è stabilito. La Lazio lo ha congedato, dopo cinque anni, con uno striminzito comunicato sul sito e senza mai citarlo per nome: «Rispettiamo il ripensamento».
Simone Inzaghi e la retromarcia
Mercoledì sera Inzaghi era andato a cena con il presidente Claudio Lotito, pareva esserci un’intesa di massima per il rinnovo, poi l’Inter ha insistito e il tecnico ha ceduto. Lotito non l’ha presa bene. «Sono deluso, Inzaghi allenatore l’ho inventato io. Eravamo d’accordo, invece mi ha chiamato per dirmi “Presidente, se resto ti faccio un danno. Non ho più stimoli, da cinque anni lavoro con questi giocatori”. Non potevo legarlo con una pietra al collo».
Inzaghi si è congedato con un messaggio d’amore dai tifosi della Lazio: «Chiudo un’avventura meravigliosa. Ringrazio società, presidente, giocatori e tifosi che mi hanno accompagnato in questi splendidi 22 anni da giocatore e da allenatore. Il bianco e il celeste saranno per sempre parte della mia anima».
Con Allegri tornato alla Juventus, Inzaghi è la scelta migliore a disposizione dell’Inter che voleva continuare con un tecnico italiano. Nei suoi anni alla Lazio ha fatto bene, utilizza lo stesso modulo di Conte, il 3-5-2, anche se declinato in modo diverso. Non sarà facile replicare i meccanismi dell’allenatore che ha riportato l’Inter allo scudetto dopo 11 anni, la scelta di Inzaghi va in qualche modo nel solco della continuità tecnica.
Il nuovo allenatore nei prossimi giorni incontrerà la dirigenza per fare il punto su cessioni e acquisti. Conosce i progetti della proprietà nerazzurra, decisa a contenere i costi e costretta a sacrificare uno o più pezzi pregiati: Lautaro, Hakimi e Bastoni gli indiziati con cui fare cassa.
L’obiettivo principale resta confermarsi al vertice della serie A e non sarà facile, quello minimo centrare la qualificazione in Champions. Molto dipenderà da quale squadra la proprietà consegnerà al tecnico. Ci sarà da conquistare la fiducia dei tifosi, lo si potrà fare solo con i risultati.
L’ad Marotta non si è fatto cogliere impreparato, ha provato il colpo Allegri, poi ha subito trovato il sostituto. Ha riconosciuto a Conte il giusto tributo: «Se siamo riusciti a vincere lo scudetto è merito suo». L’ex allenatore nerazzurro ha scelto un post sui social per i saluti. «Abbiamo riportato l’Inter nel posto dove merita. Siamo riusciti a spezzare le logiche della mediocrità di cui spesso siamo circondati. L’immagine della coppa dello scudetto alzata dall’anello più alto di San Siro, con voi tifosi in festa, la porterò sempre con me».
Conte potrebbe non restare fuori molto. Il Tottenham si è già interessato all’allenatore, cui la Premier League e l’Inghilterra sono rimasti nel cuore. Dopo il divorzio nerazzurro c’è un nuovo matrimonio dietro l’angolo. Anche per l’Inter e Inzaghi.
CorSera
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Inter, Eder se la prende con Suning: «Sono 8 mesi che non pagano gente che prendeva 800 euro al mese»
All’Inter dal 2016 al 2018, l’attaccante si è poi trasferito al Jiangsu, il club cinese di Suning, la cui attività è stata sospesa a fine febbraio per difficoltà finanziarie
Scudetto e rivoluzione. L’Inter campione saluta Antonio Conte — accordo trovato per la risoluzione: il tecnico riceverà 7 milioni di buonuscita — e si prepara al ridimensionamento di rosa e prospettive.
I tifosi protestano (hanno piazzato due striscioni polemici ai piedi della sede, in viale della Liberazione), tra loro c’è anche Eder. All’Inter dal 2016 al 2018, l’attaccante si è poi trasferito al Jiangsu, il club cinese di Suning, la cui attività è stata sospesa a fine febbraio per difficoltà finanziarie a cui la proprietà non ha saputo far fronte. Rimandando anche il pagamento degli stipendi ai dipendenti. «Spero non finisca così anche all’Inter — il commento dell’italo-brasiliano alla notizia del possibile ridimensionamento dei nerazzurri—. Da tifoso non vorrei succedesse loro quello che è accaduto a noi del Jiangsu».
L’attaccante, da marzo al San Paolo, parla poi del modo in cui Suning ha trattato calciatori e dipendenti del club cinese, facendo un confronto con la situazione che sta vivendo l’Inter: «Dopo aver vinto e fatto una cosa importante (il campionato in Cina, ndr), Steven e il suo papà hanno buttato tutto all’aria. Calciatori, staff e dirigenti. E adesso all’Inter buttano per l’aria il grande lavoro fatto da mister Conte — scrive su Twitter —. Perché devono far rientrare nelle loro tasche 100 milioni. Del calcio e dei dipendenti se ne fregano». Eder torna sulla questione degli stipendi mai corrisposti: «Sono 8 mesi che non pagano gente che prendeva 800 euro al mese». Tema, quest’ultimo, che lui stesso aveva denunciato poche settimane fa, sempre a mezzo social: «Il club non ci ha pagato otto mensilità intere. Lasciando a casa più di cinquanta dipendenti senza soldi e senza spiegazioni». Ora, evidentemente, teme che possa succedere la stessa cosa all’Inter.
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Juventus, Allegri: ritorno da manager su spinta di Elkann. Gli obiettivi sono Donnarumma e Locatelli
Firma per quattro anni a nove milioni a stagione, con la squadra giovane il sogno è la Champions. La prima missione sarà ridargli un’anima
Fallita la rivoluzione per mancanza di idee e forse anche per la scarsa voglia di farla davvero, alla Juventus torna di moda la restaurazione, il piatto forte della casa. Dopo l’annata con Maurizio Sarri complicata dallo scoppio della pandemia, anche la breve stagione di Andrea Pirlo, iniziata l’8 agosto 2020, è già finita, per fare posto al ritorno per molti versi annunciato di Massimiliano Allegri. La Juve, sotto la spinta di John Elkann torna così alla casella di partenza, richiamando con un quadriennale firmato a 9 milioni netti l’anno, l’allenatore che aveva esonerato e pagato un anno per non lavorare: due anni buttati, con i risultati peggiorati e i conti economici sotto stress.
Se la Juve ha perso terreno, Allegri, che ha flirtato con Inter e Real ma non è mai stato così vicino alle merengues, torna da vincitore morale: senza più il direttore dell’area sportiva Paratici, Max avrà più voce sul mercato e sulla scelta dei giocatori assieme al d.s. Cherubini. In attesa di un a.d., per il quale Giovanni Carnevali del Sassuolo resta uno dei nomi più gettonati. La missione dell’Allegri-bis è quella di ricreare prima di tutto una squadra che giochi con l’anima d’acciaio nella migliore tradizione bianconera, magari senza impelagarsi in dibattiti su «risultatismo» o «giochismo» che non hanno giovato né a Max né alla Juve.
Perché la Signora di Allegri nei suoi anni migliori, coincisi con le due finali di Champions, ha giocato un calcio a tratti esaltante, moderno nella sua aggressività e rapidità di esecuzione, nel solco del migliore artigianato della scuola italiana. Nell’ultima annata, per salvaguardare gli equilibri in campo e nello spogliatoio di fronte all’arrivo di sua maestà Ronaldo, la creatura allegriana ha mostrato segni di usura, anche se l’esonero da parte del presidente Andrea Agnelli — mal consigliato — era arrivato con «vivo dispiacere».
Tra una cena con lo stesso Agnelli in Versilia, davanti alla triste esibizione prepasquale nella sfida con il Torino e un abbraccio al derby del cuore di martedì sotto lo sguardo gelido di Pirlo, l’allegrismo come modo di intendere il calcio e la vita si è fatto di nuovo strada. La Juve, tra battute fulminanti e vittorie di «cortomuso» come nell’ippica, ha bisogno di tornare a sorridere e ha necessità di un punto di riferimento solido, soprattutto per i più giovani. Se Chiellini per la sua conferma ammette che «non dipende dall’allenatore ma dalla strategia societaria» Max ripartirà dagli obiettivi Donnarumma e Locatelli, oltre che da De Ligt, Chiesa, Kulusevski. E Dybala.
Allegri di recente ha dimostrato di non aver perso la verve dialettica e di aver accumulato la giusta carica agonistica, senza però aver rinnovato molto il repertorio, sintetizzato dal titolo del libro scritto nell’ultimo anno in bianconero: «Il calcio è molto semplice». A giudicare dal lavoro che lo attende, la semplificazione della Juve sarà una bella sfida, anche se il ringiovanimento della rosa è avviato e l’obiettivo di tornare subito vincenti è realizzabile. Fare meglio dei cinque scudetti consecutivi però sarà un’impresa: Trap e Lippi tornarono a Torino dopo aver vinto la Coppa dei Campioni nella loro prima vita juventina. E Marcello andò a un passo dal bis nel 2003. Allegri ha un’altra occasione per riempire quel vuoto.
CorSera
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