Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Liam & Me
    Bad Blake
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    Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza Messaggio
    Leggevo che un ex calciatore turco, credo Hakan Sukur (ma potrei sbagliare), qualche anno fa si schierò apertamente contro il sultano di Ankara.... Non gli andò a finire proprio benissimo...

    È altamente probabile che le esternazioni di questi giorni da parte di alcuni calciatori, siano dettate da sentimenti identitari nazionali forti, ma lo è altrettanto che quelle di altri, siano dettate dall'alto e dalla paura.
    Per questo ci sarebbe voluto un intervento da parte di uefa/fifa per mettere un freno. Sono molto veloci a farlo quando si solleva un braccio destro o quando svolazza un'aquila albanese...
    Ho chiesto a due galoppini turchi, entrambi decisamente contro il governo di casa loro.

    Dicono che quella dei calciatori e' una buffonata, ma che pero' l'esercito sta bombardando delle basi terroristiche curde, non i civili. Tra l'altro hanno fatto lo stesso anche l'anno scorso e nessuno ha detto niente. Dicono che per combattere l'ISIS gli americani avrebbero armato delle organizzazioni terroristiche (un po' come fecero a suo tempo in afghanistan).
    Detto questo, questa e' chiaramente la loro versione. Pero' considerato che entrambi odiano da sempre il loro presidente e il suo governo, potrebbe esserci un fondo di verita'.
    Senza aver la pretesa di esaurire il discorso con un mezzo post in trash.
    B & B with a little weed










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    • THE ALEX
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      Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio
      Ho chiesto a due galoppini turchi, entrambi decisamente contro il governo di casa loro.

      Dicono che quella dei calciatori e' una buffonata, ma che pero' l'esercito sta bombardando delle basi terroristiche curde, non i civili. Tra l'altro hanno fatto lo stesso anche l'anno scorso e nessuno ha detto niente. Dicono che per combattere l'ISIS gli americani avrebbero armato delle organizzazioni terroristiche (un po' come fecero a suo tempo in afghanistan).
      Detto questo, questa e' chiaramente la loro versione. Pero' considerato che entrambi odiano da sempre il loro presidente e il suo governo, potrebbe esserci un fondo di verita'.
      Senza aver la pretesa di esaurire il discorso con un mezzo post in trash.
      Porto avanti il discorso, ovviamente senza nessuna pretesa che non sia un confronto costruttivo, nel 3d in caffetteria.... Diciamo che le bombe non sono mai particolarmente "intelligenti" ma quelle turche sono evidentemente proprio sceme dato che il conto di civili uccisi continua a salire. Ovviamente la propaganda dice cose diverse, ma è il solito gioco delle parti...
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      • marcu9
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        Originariamente Scritto da Sean
        Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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        • Sidius
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          Attenzione: Calcio Inside! Parte III

          Liechtenstein e girone di qualificazione “facile” a parte, l’Italia è una bella squadra, con il vantaggio di non poter che migliorare (toccando ferro per gli infortuni da qui a giugno)


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          Originariamente Scritto da GoodBoy!
          modroc - yy

          piquet - gabbiani

          acquilani - manchini

          maybe - Vendola

          mandjukic - Sjneider

          lialicic - Kongobia

          il Mangio - Cointreau

          izco - Mihajlovich

          Bonacci - Falcata

          Cancrena - Val di fiori

          mouse - Sczesjky

          Jo Amo Mario - Ronado - Juliano

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          • Sean
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            L’Italia vince 5-0 contro il Liechtenstein con i gol di Bernardeschi, Belotti (2), Romagnoli ed El Shaarawy , la Nazionale di Mancini va alla ricerca di un’Italia 2 per allargare il gruppo. Ma se vogliamo nutrire delle ambizioni al prossimo Europeo, non sarebbe meglio lavorare a piccoli ritocchi e potenziare al massimo la formazione di base? E se l’attacco è così così, non dovremo forse puntare tutto sulla difesa e sui gol in cooperativa? Insomma questioni di strategia…


            LIECHTENSTEIN – ITALIA 0-5 (BERNARDESCHI, BELOTTI 2, ROMAGNOLI, EL SHAARAWY). QUALIFICAZIONI EUROPEE

            Non so quante Italie si possano fare con i giocatori che abbiamo, ma dubito che si possa parlare di un’ Italia 2. E tantomeno andarne alla ricerca, sperando di poter scimmiottare la grande e potente nazionale che non siamo. Mi piace la convinzione di Mancini di non sottrarsi alle responsabilità, di non mettere mani avanti e cercare anche di regalarci una speranza in chiave Europeo 2020 e addirittura Mondiali 2022. Lo capisco un po’ meno nel tentativo di realizzare un’Italia sperimentale che vada alla ricerca di una seconda nazionale, da usare come magazzino dei pezzi di ricambio: Sirigu per Donnarumma, Mancini per Bonucci, Cristante per Jorginho e così via. Ma gli concedo di essere uno stratega certamente migliore di me e spero che il suo sia esercizio di buon senso, e non la ripetizione di luoghi comuni molto praticati nel calcio.

            Molto banalmente, contro il Liechtenstein i gol di Bernardeschi, Belotti, Romagnoli ed El Shaarawy sono arrivati dal magazzino di Italia 1. Di certo prima di un’ Italia 2, e prima di inserire intere nuove mandate di giocatori (da Grifo a Tonali) invece di innestare pochi giocatori per volta, c’è molto da lavorare e rafforzare un’eventuale Italia 1, che domina il girone ma pure dei problemi ha e che come è noto sfonda poco in attacco nelle partite con avversari di un certo livello, non ha grandi leader e trascinatori. E se siamo ancora qui a parlare di Balotelli è evidente che una soluzione al problema – intesa come l’individuazione di un azzurro cui affidare la guida dell’ attacco e addirittura dell’intera squadra – non l’abbiamo. Mancini dovrà lavorare piuttosto di lima e pialla su un bel pezzo di legno ancora molto grezzo. Mi sembra evidente che non avendo un grande attacco bisognerà puntare su qualità alternative. Cercare il gol tramite tutto il resto della squadra (ricordate l’Italia campione del mondo nel 2006?) e trasformare la difesa nel vero punto di forza. Se non si prendono gol le partite quantomeno non si perdono.

            Qui mi fermo, se no andando avanti farei dei primitivi discorsi sul calcio all’italiana, “primo non prenderle” e via dicendo, e non farei una bella figura. All’ Italia di Mancini (nove vittorie consecutive che suggerisco di non contare più se no rischiano di interrompersi quando non è il caso…) che continua a vincere – con Grecia e Liechtestein etc – e non fermarsi più chiedo solo che continui a vincere ancora. Sul come poi discuteremo.
            ***
            PS: mettere sullo stesso piano le 9 vittorie di Roberto Mancini con le 9 vittorie di Vittorio Pozzo , ottenute anche attraverso i Mondiali 1938, è ridicolo. E il primo a rendersene conto è lo stesso Mancini che infatti non ne vuole parlare.

            LIECHTENSTEIN - ITALIA 0-5 (BERNARDESCHI, BELOTTI 2, ROMAGNOLI, EL SHAARAWY). QUALIFICAZIONI EUROPEE Non so quante Italie si possano fare con i giocatori che abbiamo, ma dubito che si possa parlare di un' Italia 2. E tantomeno andarne alla ricerca, sperando di poter scimmiottare la grande e potente nazionale che non siamo. Mi piace la convinzione di Mancini di non sottrarsi alle responsabilità, di non mettere mani avanti e cercare anche di regalarci una speranza in chiave Europeo 2020 e addirittura Mondiali 2022. Lo capisco un po' meno nel tentativo di realizzare un'Italia sperimentale che vada alla ricerca di una seconda nazionale, da usare come magazzino dei pezzi di ricambio: Sirigu per Donnarumma, Mancini per Bonucci, Cristante per Jorginho e così via. Ma gli concedo di essere uno stratega certamente migliore di me e spero che il suo sia esercizio di buon senso, e non la ripetizione di luoghi comuni molto praticati nel calcio. Molto banalmente, contro il Liechtenstein i gol di
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              L'Inter trema: per Sanchez lungo stop, Conte punta sul Gigante Lukaku

              Il cileno mercoledì a Barcellona deciderà se operarsi: rischia di restare fuori due mesi per una lussazione al tendine di una caviglia. Esposito rinuncia ai Mondiali Under 17

              Antonio Conte sapeva di dover combattere contro la Juventus, non si aspettava però di incrociare così presto sulla sua strada il più rognoso e pericoloso dei nemici: la sfortuna, abbattutasi con forza sull’Inter. Il tecnico nerazzurro rischia di perdere Alexis Sanchez almeno fino a fine dicembre. Gli esami effettuati a Milano hanno confermato le prime indiscrezioni. Lussazione del tendine della caviglia sinistra il responso, come già anticipato dallo staff medico del Cile: una mazzata per l’attaccante. In mattinata sarà visitato a Barcellona dal professor Ramon Cougat, lo stesso da cui finì in cura per il ginocchio Mauro Icardi. Il dottore valuterà, ma i margini per evitare l’operazione sembrano davvero risicati. Sanchez spinge per una terapia conservativa, una strada rischiosa, perché non può escludere future ricadute. L’intervento potrebbe invece risolvere una volta per tutte il problema, emerso già quando il giocatore era a Manchester. Mercoledì si deciderà come procedere.

              Dovrà scegliere come muoversi anche Conte. Già dopo la sconfitta con la Juve il tecnico aveva posto l’accento sulla rosa non proprio ampia. Adesso in attacco i giocatori sono contati. Perso Sanchez, di cui non esiste un sostituto naturale, al tecnico restano Lukaku, Lautaro, Politano e il 17 enne Esposito, cui l’ex c.t. chiederà di rinunciare al Mondiale Under 17 in Brasile.


              A fare gli straordinari dovrà essere soprattutto Romelu Lukaku. Il centravanti è rientrato con un giorno d’anticipo a Milano, per recuperare la migliore forma fisica. L’infortunio di Sanchez è una pessima notizia anche per il gigante belga. I due si conoscono alla perfezione dai tempi del Manchester United e si completano. Finora non hanno mai giocato insieme, Conte però era pronto a lanciarli nel prossimo ciclo di sette partite in venti giorni. Senza il cileno, il peso dell’attacco sarà sulle spalle di Lukaku e Lautaro.

              La punta belga deve ancora recuperare la forma migliore. La sua struttura fisica (1,92 d’altezza per 103 kg di peso) richiede più tempo rispetto ad altri giocatori. Lo stesso Conte giorni fa ha sottolineato: «Ha bisogno di giocare il più possibile». Risolto il problema alla schiena e l’affaticamento al quadricipite, infortuni che inevitabilmente ne hanno condizionato il rendimento e la preparazione estiva, in cui ha saltato tutte e cinque le amichevoli con il Manchester United, lo aspetta ora un tour de force in cui avrà l’occasione di far ricredere gli scettici. I dubbi su Lukaku paiono ingiustificati. In sette gare di campionato ha segnato tre gol (due su rigore, una nel derby). In Premier League aveva uno score mostruoso: 113 reti in 252 partite. Con 53 gol segnati è poi il miglior marcatore di sempre del Belgio. I numeri non mentono. Conte dopo aver perso il suo Niño punta tutto sul Gigante.



              CorSera
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              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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                Milan: meno pensieri, più intensità. Leao punto fisso, Piatek vecchio stile

                Pioli mette da parte la tattica, chiede corsa e pressing. E individua il problema in una squadra che pensa troppo. Biglia uomo spogliatoio

                Intensità, entusiasmo, compattezza. Colloqui individuali. Obbligo di fare colazione e pranzo tutti insieme prima degli allenamenti. Ma soprattutto pochissima tattica. Almeno per adesso, almeno in questa fase di riprogrammazione. Che deve essere prima ancora mentale che tecnica. Perché Stefano Pioli ha due convinzioni profonde. La prima è che questo Milan non sia affatto scarso come le prime 7 giornate di campionato hanno fatto sembrare. L’altra è che, per riconfigurarlo, occorra sottrarre informazioni, non aggiungerle. Perché la causa del tilt sta proprio nel sovraccarico cognitivo che aveva caratterizzato la gestione Giampaolo. Il termine è da informatici, ma la questione è psicologica: il guaio del Milan è che pensa troppo. E nel calcio, se pensi troppo, sbagli.

                Non è un caso che in questi primi giorni di lavoro a Milanello sia spesso rimbombata questa frase: «Non m’importa se sbagliate, non m’importa se perdete palla, l’importante è che andate subito a riprendervela». Eccola, la fase uno del piano Pioli. Intensità, entusiasmo, compattezza. Perché prima di provare a diventare una buona squadra, il Milan deve diventare una squadra. E per farlo Pioli sta lavorando sullo spirito di gruppo. Che finora non s’è visto, anche per via dell’assenza di un leader riconosciuto in spogliatoio. Biglia, che fu il capitano della sua Lazio, sarà in questo senso un uomo chiave. Nella trasmissione dei concetti, dello spirito. I patti con dirigenza e proprietà però sono chiari. Uno dei motivi di rottura con Giampaolo è stato lo scarso utilizzo dei neo acquisti. Quelle situazioni difficilmente si ripeteranno: rispetto al suo predecessore, Pioli è più elastico, più incline al confronto, alla soluzione condivisa. Si ripartirà da Leao, che al tecnico piace moltissimo. Stesso discorso per Theo. Entrambi si candidano a un posto da titolare domenica col Lecce. Il Milan giocherà in casa 3 delle prossime 4 partite: l’effetto San Siro potrebbe risultare decisivo, se la prima dovesse andare bene.

                La prima missione di Pioli — che per ora vive in un hotel in centro, ha scelto così per concentrarsi sul lavoro — sarà però recuperare Piatek, a secco su azione dalla stagione scorsa. Kris è arrivato solo ieri a Milanello, insieme a Kessie, Rebic, Calhanoglu e Paquetà, altro elemento da rivitalizzare. L’idea è rimettere il Pistolero terminale di un 4-3-3 che lo valorizzi, come con Gattuso. Non più solo un ingranaggio del sistema. Ma in fondo Pioli aveva spiegato tutto il giorno della presentazione, con una frase semplice semplice: «Io alleno i giocatori, non i sistemi». Talmente chiaro che potrebbe anche funzionare.

                CorSera
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                  Dzeko fuori. Ma la cabala è con Kalinic

                  IL TEMPO (A. AUSTINI) - I numeri non dicono tutto. Ma qualche volta dimostrano cose sorprendenti. La Roma non ha mai perso in campionato quando è mancato Dzeko, un paradosso statistico che suona come incoraggiamento in vista di domenica, quando il bosniaco sarà costretto, salvo impronosticabili cambi di programma, a saltare la partita con la Sampdoria. Il forte sospetto ieri si è trasformato in una certezza, dopo che Edin si è sottoposto a un ulteriore consulto da uno specialista per valutare i rischi di giocare a due settimane dall'intervento per ricomporre la doppia frattura allo zigomo. "Lascia stare" il consiglio che gli è stato ribadito dal medico, lo stesso già arrivato dal chirurgo Pesucci che l'ha operato a Villa Stuart lo scorso 7 ottobre. Dzeko può quindi a continuare ad allenarsi, come ha fatto anche ieri, ma Fonseca non può considerarlo tra i disponibili per Genova e difficilmente forzerà la situazione giovedì 24 nella gara di Europa League con il 'Gladbach.

                  Se per Dzeko l'appuntamento è rinviato a Roma-Milan del 27, tocca a Kalinic scaldarsi in vista delle prossime due partite. Cercando di confermare questa strana "legge" sulle assenze del bomber titolare. Da quando gioca in Serie A, Edin ha saltato solo 15 partite e senza di lui i giallorossi hanno vinto 11 volte e pareggiato 4. Ancora più curioso il dato sulla media gol: la media gol col bosniaco in campo è di 1.9 a partita, mentre sale a 2.6 nelle gare in cui è mancato. Se estendiamo la statistica alla Champions, però, Dzeko ha saltato tre gare con Bate Borisov, Real Madrid e Viktoria Plzan e la Roma ha sempre perso.


                  In tutto questo Kalinic sta cercando il suo primo gol da romanista e lo score recente di certo non aiuta: ha segnato una sola volta nel 2019, in Copa del Rey, mentre per risalire all'ultima marcatura in Liga con l'Atletico bisogna tornare a dicembre 2018. «Ha fatto bene a tornare in Italia - le parole del suo ex allenatore Jarni a Teleradiostereo - sono sicuro che non farà rimpiangere Dzeko, lo può sostituire benissimo».
                  Detto del centravanti, non finiscono qui i problemi per Fonseca. Ieri nuovi controlli strumentali per Under e Mkhitaryan prima di allenarsi entrambi sul campo individualmente: le rispettive lesioni muscolari sono in via di guarigione completa ma la situazione verrà monitorata giorno per giorno ed entrambi non potranno giocare con la Samp.

                  Perotti prenota un posto in panchina, Pellegrini, Diawara e Zappacosta sono ovviamente out, da verificare le condizioni dei vari nazionali, a partire da Zaniolo che in Liechtenstein è caduto male sulla spalla alla fine del primo tempo. Il baby giallorosso, intanto, è stato inserito tra i 20 candidati per il premio Golden Boy 2019. Ieri titolari in azzurro a-che Mancini e Cristante, Kluivert è rimasto in campo 64 minuti nella vittoria per 4-0 dell'Olanda Under 21 in Norvegia, mentre Pau Lopez ha guardato dalla panchina Svezia-Spagna, con Olsen a difendere gli altri pali. Kolarov è già rientrato dopo gli impegni con la Serbia, ma Fonseca solo da domani potrà allenare un numero "decente" di giocatori. Facendo magari la danza della pioggia: a Genova le previsioni tendono al peggio fino a domenica. Hai visto mai...

                  IL TEMPO (A. AUSTINI) - I numeri non dicono tutto. Ma qualche volta dimostrano cose sorprendenti. La Roma non ha mai perso in campionato quando è mancato Dzeko , un paradosso statistico che suona come incoraggiamento in vista di domenica, quando il bosniaco sarà costretto, salvo impronosticab...
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                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

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                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

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                              «nessun vincolo univa questi morti
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