Originariamente Scritto da Nasser95
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Alla fine abbiamo sbagliato un tempo su quattro e caro ci è costato. Oggi la roma ce l'ha messa tutta. Ha lottato su ogni pallone e creato almeno una decina di occasioni nitide con due primavera in campo.
L'avessero avuta anche in campionato sta voglia e sta grinta...
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Originariamente Scritto da laplace Visualizza MessaggioIo credo che l'Inter già dall'anno prossimo possa arrivare molto molto in fondo alla Champions
L'Inter puo' arrivare in semifinale giusto se becca agli ottavi un porto e ai quarti un borussia dortmund.Last edited by robybaggio10; 07-05-2021, 00:05:11.I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
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Originariamente Scritto da laplace Visualizza MessaggioPerchè no?(ride)
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Champions, l’Inghilterra domina con soldi e tecnici stranieri (ma la finale non si giocherà a Wembley)
Manchester City-Chelsea è la vittoria del modello Premier League, che resiste anche alla crisi Covid (e che aiuta anche la Nazionale)
Dopo averla riconquistata in esclusiva com’era già avvenuto due anni fa, ora gli inglesi vogliono giocarla a casa loro. Parliamo della finale di Champions League del prossimo 29 maggio: la richiesta non arriva solo i tifosi di Manchester City e Chelsea, ma pure da politici e autorità sanitarie, che hanno fatto domanda formale alla Uefa di spostare il duello da Istanbul in Inghilterra. La motivazione, scriveva ieri il Telegraph, è che le misure restrittive attualmente in vigore impediscono a molti supporter inglesi di raggiungere la Turchia per la partita. «Sarebbe un cambio logico far disputare questa finale a Wembley e offrire quella del prossimo anno ad Istanbul» ha dichiarato Clive Efford, membro della commissione parlamentare per lo Sport, ma difficilmente accadrà. L’Uefa sembra infatti intenzionata a non cambiare, visto che già un anno fa la finale di Champions, originariamente assegnata all’Ataturk Stadium, era stata dirottata a Lisbona. Ma la situazione era diversa, quella della final eight in sede unica fu una soluzione sensata in un momento di emergenza. Stavolta Turchia era e Turchia resterà.
Gli inglesi dovranno insomma rassegnarsi, ma potranno consolarsi comunque con la certezza che la grande coppa resterà ad ogni modo dentro i confini del Regno, dove il pallone iniziò a rotolare a metà Ottocento prima di conquistare il pianeta. La terza finale di Champions targata Premier League, la seconda negli ultimi tre anni, è l’ennesima conferma della dittatura del football britannico, che nell’anno più difficile per il calcio mondiale è riuscito a dare ancora una volta prova della propria superiorità, che da mediatica e finanziaria è diventata tecnica. Basta guardare una partita di Premier per capire quanto il ritmo sia lontano da quello della nostra serie A: altra velocità, altra intensità, meno tatticismi, più gioco. Una leadership confermata peraltro dal quasi bis dell’Europa League, con un’inglese anche nella finale del 26 maggio a Danzica: il Manchester United affronterà gli spagnoli del Villarreal che in semifinale hanno eliminato l’Arsenal.
Una doppietta «made in UK» è però possibile, come nel 2019, quando il Liverpool trionfò in Champions sul Tottenham e il Chelsea vinse l’Europa League contro l’Arsenal. Anche il calcio femminile peraltro parla inglese: il Chelsea affronterà in finale il Barcellona. Sventato il rischio della Superlega, con le squadre di Premier passate immediatamente dall’altra parte della barricata dopo ribellione dei fan ma soprattutto per via delle pressioni politiche del primo ministro Boris Johnson, ora l’Inghilterra si sente davvero padrona del calcio. Chi temeva che la Brexit potesse danneggiare il sistema s’è dovuto ricredere.
La crisi si fa sentire, chiaro, il Covid ha picchiato duro anche sui conti della Premier, ma il giro d’affari resta inarrivabile: in questi giorni si aprirà l’asta per i diritti televisivi fino al 2025 e i club stanno lavorando per raggiungere un compromesso con le emittenti al fine di rinnovare i contratti da 3,6 miliardi annui. Una montagna di denaro che negli ultimi vent’anni ha attratto investitori arabi, americani e russi che si sono affidati ai migliori calciatori e allenatori stranieri. La finale di Champions, per dire, vedrà di fronte in panchina lo spagnolo Guardiola e il tedesco Tuchel. La Premier è insomma diventata un laboratorio d’eccellenza che ha fatto schizzare verso l’altro il livello medio del torneo. Il 63% dei giocatori è straniero, ma la qualità tecnica elevatissima ha finito addirittura per aiutare la Nazionale, oggi risalita al 4° posto del ranking Fifa. La lezione dei maestri è chiara: gli stranieri non sono il male, possono anzi essere una risorsa preziosissima, a patto di prendere quelli bravi.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Tuchel, il Chelsea, la sfida a Guardiola: il Grande Sottovalutato ora cerca l’ultimo capolavoro
Il tecnico tedesco ha portato i Blues in finale di Champions con il City dopo essere stato esonerato dal Psg lo scorso dicembre? È alla seconda finale di fila con due squadre diverse, un record, ed finalmente entrato nel gruppo dei migliori tecnici al mondo
Mourinho, Klopp, Ancelotti, Simeone, Zidane. Prossimo livello, il più alto possibile: Pep Guardiola in finale di Champions, anche se in realtà lo ha già battuto in semifinale di FA Cup. Perché Thomas Tuchel, da fine gennaio allenatore del Chelsea, non si lascia impressionare e butta giù un monumento dopo l’altro, con quell’aria un po’ da giovane professore coraggioso e un po’ da studente che ha ancora voglia di imparare: empatico, senza l’esuberanza contagiosa del Klopp migliore e metodico (del quale è stato erede al Mainz e al Borussia Dortmund) e senza l’aura mistica dello stesso Guardiola.
Record
Anche i record cadono, dato che TT — dopo avere eliminato in semifinale il Real con il suo Chelsea — è il primo allenatore nella storia della Champions a raggiungere la finale per due anni di fila con due squadre diverse: dopo quella persa ad agosto contro il Bayern Monaco alla guida del Psg e soprattutto dopo l’esonero vissuto a Parigi, il 47enne tedesco ci riprova alla guida dei Blues, che hanno già giocato due finali con due allenatori subentrati, Grant nel 2008 (sconfitto dallo United) e Di Matteo nel 2012, vittorioso proprio sul Bayern. Ma una vittoria Tuchel l’ha già ottenuta: il Grande Sottovalutato è entrato di diritto nel ristretto club dei migliori allenatori del mondo. E, considerate le idee, l’età, l’ambizione, non ha intenzione di uscirne tanto presto.
Capolavoro in quattro mesi
Nel frattempo i suoi quattro mesi a Londra, dove è arrivato al posto di Lampard, sono già un capolavoro, fatto di attacco fluido in cui i giovani fenomeni tedeschi Havertz e Werner sono finalmente sbocciati e di difesa organizzata, con Kanté e l’azzurro Jorginho a battere forte il ritmo nel cuore del centrocampo. Dove brilla anche la stella del 22enne Mason Mount, prodotto del vivaio. Da quando Tuchel guida il Chelsea sono arrivate 16 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte, con 18 partite senza subire gol. Come nella semifinale di ritorno contro il Real di Zidane, che poteva finire con un risultato più ampio del 2-0 finale, ma nella quale anche il portiere senegalese dei Blues, Mendy, ha avuto il suo spazio in copertina.
Il calcio da vivere
«Non importa la formazione o il sistema che usiamo – ha detto Tuchel – ma come viviamo le cose, come applichiamo i principi di gioco offensivo e difensivo. Sono molto, molto felice di aver raggiunto la finale e sono grato di avere l’opportunità di vivere la mia vita nel calcio, che è la mia passione. Come sapete io non sono stato un grande calciatore e adesso posso vivere certe emozioni dalla panchina. Adesso vogliamo arrivare fino in fondo e ciò significa che andremo a Istanbul per vincere».
Sabato antipasto
Non sarà facile, perché il City è favorito anche se è alla sua prima finale. Sabato (8 maggio ci sarà un antipasto in campionato, con la squadra di Guardiola pronta a festeggiare il titolo e il Chelsea che ha bisogno di punti per consolidare il quarto posto che vale la qualificazione in Champions: era questo l’obiettivo di Tuchel, quando aveva preso la squadra in nona posizione. Lo ha quasi raggiunto. Ma potrebbe qualificarsi in Coppa anche da campione in carica. Vuoi mettere?
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Superlega, Uefa e club tra minacce e trattative segrete. «Ma non può sanzionarci»
Ceferin minaccia squalifiche per due anni, ma le società si fanno forti della sentenza del Tribunale di Madrid che impedisce di minacciare sanzioni. Il club non vogliono giurare fedeltà all’Uefa ma neanche affrontare le cause di Florentino Perez se se ne vanno
Trattative segrete, minacce velate, interessi difficili da conciliare e la possibilità che il calcio finisca dentro una controversia legale infinita. Dagli Usa si è riaccesa la questione Superlega, con l’indiscrezione lanciata da Espn secondo la quale l’Uefa sarebbe intenzionata a squalificare per due anni i club ancora dentro alla società Superlega formalmente viva (perché che il progetto «politico» sia morto non vi sono dubbi): Barcellona, Real Madrid, Juventus e Milan. L’Inter starebbe invece trattando con l’Uefa un’uscita e dovrebbe trovare un accordo a breve. E, secondo indiscrezioni delle ultime ore, anche Elliott, proprietario del Milan, potrebbe decidere che non conviene una disputa eterna e che è meglio cercare un accomodamento con l’Uefa. Vedremo.
L’accordo intanto l’hanno già trovato tutti gli altri ex ribelli, grazie al quale la «punizione» si limiterà a sanzioni pecuniarie. Di certo l’indiscrezione ha sollevato il velo su tutto quello che sta succedendo sotto traccia dalla notte in cui il progetto è crollato: intanto, ha detto che Uefa e Fifa hanno già ripreso a litigare, dato che Gianni Infantino in un’intervista all’Equipe si è espresso contro le sanzioni ai club.
Sanzioni — e qui sta il punto al centro della controversia — che, secondo le società, sono infondate, perché proibite dalla sentenza del Tribunale di Madrid che il 20 aprile — quando il progetto Superlega era ancora in piedi — si era espresso con urgenza, inaudita altera parte, quindi senza convocare l’Uefa, per tutelare gli interessi dei club e impedire di «minacciare, preparare, dare inizio o adottare ogni tipo di misura sanzionatoria o disciplinare». Violare la sentenza significherebbe subire conseguenze legali e rafforzare la tesi che l’Uefa (ente organizzatore, che incassa i diritti, e regolatore che sanziona i club) gode di una posizione dominante e limita la libera concorrenza, una tesi che Florentino Perez, presidente del Real, vuole portare all’Antitrust. Che poi è ciò che l’Uefa teme.
Ma per i club che vogliono uscire dalla Superlega la situazione non è più facile: è vero che il ritiro di nove membri porta allo scioglimento della società, ma non mette al riparo dalla possibilità che Perez faccia causa a chi se ne va. E, anche se (quasi) tutti hanno voglia di smarcarsi da un’iniziativa politica fallita, nessuno ha voglia di giurare fedeltà a vita all’Uefa. Mica semplice.
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Ceferin..ma statti zitto.
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Oddio mi pare di ben altro livello TuchelOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Roma, che peccato
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Niente miracoli, perché a tutto c'è un limite: anche all’euforia scomposta di qualche tifoso-scommettitore che aveva puntato sull’impossibile. Ma almeno la Roma esce dall’Olimpico a testa alta e senza un’altra sconfitta e a un certo punto poteva anche succedere l'impossibile. I bookmaker invece incassano sereni il passaggio del turno del Manchester United che si era già qualificato di fatto dopo la gara d'andata con quel 6-2 che non ha dato possibilità di replica ai giallorossi nonostante un'ottima partita.
Ma la gara giocata ieri all'Olimpico dalla squadra di Fonseca non fa che aumentare l'amarezza per quello che poteva essere e non è stato. Perché la Roma, seppur devastata da nove assenze pesantissime (diventate undici nel corso della gara con gli stop anche di Smalling e Bruno Peres: dentro quasi subito il primavera Darboe), entra in campo col piglio giusto e prova almeno a giocarla. Parte forte, crea quattro occasioni vere da gol prima di incassare il puntuale sigillo di Cavani. Ma resta lì, non molla, continua a giocare e nella ripresa e ha un quarto d’ora che poteva cambiare tutto: pareggia con Dzeko al 56°, poi dopo quattro minuti Cristante la porta sul 2-1.
E non è finita perché nell’arco di due minuti De Gea è costretto a salvare clamorosamente due volte la sua porta (aiutato da non poca fortuna) sulle botte da distanza ravvicinata di Dzeko e Pedro: niente da fare porta stregata. E proprio mentre sta mostrando il meglio di sé la Roma si allunga e incassa il gol del pareggio dal solito Cavani. Sì, ancora lui, proprio quello che del quale qualcuno (ben noto nella Capitale) anni fa disse: «Me posso presentà a Roma co’ Cavani...». Fa quattro gol in due gare a quella che poteva essere a sua squadra: ma questa è un'altra storia. Nel finale nuove emozioni con l'ingresso di un altro Primavera di grande prospetto: Zalewski sigla all'esordio il gol del 3-2 che cancella almeno l'onta di un'altra sconfitta.
Perché va bene l'euforia che regna nella Capitale per l'imminente arrivo di Mourinho, ma il bilancio complessivo è inesorabile: fa 5-8 (nel doppio confronto) tra i giallorossi e gli inglesi di Solskjear che guadagnano sul campo il diritto di sfidare il Villarreal nell’ultimo atto dell'Europa League in programma il 26 maggio al Gdansk Stadium di Danzica. Ma dopo quanto visto ieri sera il commento è inevitabile: che peccato!
Finisce qua, anche l’ultima italiana lascia l'Europa e adesso dovrà provare a restarci nel prossimo anno aggrappata ormai solo alla nuova Conference League. Per farlo la aspetta un finale di campionato che si prospetta tutt'altro che semplice. Fonseca per tornare a casa a testa alta dovrà ripartire da quanto di buono visto, tra i quali diversi giovani davvero molto interessanti: quattro partite per dimostrare che non è stata solo colpa sua.
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Niente miracoli, perché a tutto c'è un limite: anche all’euforia scomposta di qualche tifoso-scommettitore che aveva puntato sull’impossibile. Ma almeno la Roma esce dall’Olimpico a testa alta e senza un’altra sconfitta e a un certo punto poteva anche succedere l'imp......ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da laplace Visualizza MessaggioIo credo che l'Inter già dall'anno prossimo possa arrivare molto molto in fondo alla ChampionsOriginariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioChiedo al notaio di prendere nota.Originariamente Scritto da laplaceGobbi presto vi faremo rivedere come si vince una champions League !!!
Tranquilli, è tutto messo agli atti, sempre.
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Originariamente Scritto da Death Magnetic Visualizza MessaggioTranquilli, è tutto messo agli atti, sempre.(ride)
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Originariamente Scritto da Seanmò sono cazzi questo è sicuro.Originariamente Scritto da bertinho7ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo
Originariamente Scritto da Giampo93A me fai venire in mente il compianto bertignoOriginariamente Scritto da huntermasterBignèw
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