Sono curioso di sapere in che squadra giocherà de Paul l anno prossimo, anche se un mezzo sospetto mi è venuto oggi.
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Sto cercando di capire qualcosa su questa conference league. La A ne porta una di squadra. Dunque le prime 4 vanno in champions. In EL la quinta, sesta e settima (se Juve e Atalanta sono matematicamente qualificate in CL, altrimenti quinta e sesta in EL via campionato e il posto restante a chi vince la coppa Italia), e quindi in conference ci va la settima o l'ottava, a seconda se la coppa Italia varrà o no un posto per la EL.
In buona sostanza la Roma balla tra EL e conference league, a meno che non crolli definitivamente facendosi soffiare il posto dal Sassuolo....ma di noi
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Andrea Agnelli@andagn
Well done Steven! Happy for you and proud of being your loyal opponent on the pitch and friend off the pitch. We’ll be back... @inter...ma di noi
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Agnelli se li scelga meglio gli amici, perchè amicizia è reciprocità, e io non mi ricordo i complimenti dei cinesi per gli scudetti vinti da lui...a meno che non glieli abbia fatti in privato, ma allora perchè non fare altrettanto?
Vorrei inoltre ricordargli che i cinesi, nel comunicato di due anni fa che accompagnava l'annuncio di Conte all'Inter, omisero del tutto la ventennale carriera di calciatore di Conte alla Juventus, nemmeno citando i 3 scudetti vinti da allenatore sempre con la Juventus, facendolo nascere calcisticamente come tecnico dalla nazionale italiana, come se le due decadi precedenti non fossero mai esistite...a casa mia un amico che si vergogna in pubblico degli amici non è un amico...e allora è meglio perderli che trovarli...ma tanto non resteranno qua ancora per molto, visto che il partito sta richiamando il guinzaglio.
Mi sa che se vorrà vedere il suo amico Zhang dovrà prendere l'aereo e andare a Pechino, sempre che non lo facciano sparire in qualche risaia.Last edited by Sean; 02-05-2021, 23:38:07....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioAndrea Agnelli@andagn
Well done Steven! Happy for you and proud of being your loyal opponent on the pitch and friend off the pitch. We’ll be back... @inter
Inviato dal mio SM-G988B utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioChe falsità.. Ma non le dicessero ste cose, si sa che non le pensano
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Falsa no, perchè si frequentano anche a cena. Probabilmente una specie di amicizia c'è per davvero...però Zhang i tweet per i successi di Agnelli non li ha mai fatti...ma sarà il modo cinese di intendere l'amicizia, io di quel mondo so solo che sono tutti comunisti e tutti sotto dittatura e che mutevolissime sono le fortune ed i destini degli uomini che abitano sotto alla tirannide....ma di noi
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La Roma naufraga a Genova contro la Sampdoria per 2-0. E' un mesto trascinarsi in attesa della fine ufficiale della stagione, perchè per la Roma di Fonseca la stagione è fattualmente finita giovedì contro lo United....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioFalsa no, perchè si frequentano anche a cena. Probabilmente una specie di amicizia c'è per davvero...però Zhang i tweet per i successi di Agnelli non li ha mai fatti...ma sarà il modo cinese di intendere l'amicizia, io di quel mondo so solo che sono tutti comunisti e tutti sotto dittatura e che mutevolissime sono le fortune ed i destini degli uomini che abitano sotto alla tirannide.Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioMa veramente? strano, non l'avrei mai detto.
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Originariamente Scritto da Venkman85 Visualizza Messaggiohttps://www.ilgiornale.it/news/sport...o-1943530.html
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Il Sassuolo ferma l’Atalanta e l’Inter vince lo scudetto n. 19 della sua storia, 11 anni dopo quello del Triplete con Moratti e Mourinho. E’ il primo scudetto in Italia di un proprietario straniero, Suning in cinque anni ha investito miliardi nell’Inter per portarla al primo grande successo. E’ sicuramente uno scudetto storico, perché arriva dopo 9 anni di dominio assoluto della Juventus. Che per lo scudetto non è nemmeno mai entrata in corsa. E’ lo scudetto di Antonio Conte, grande allenatore, leader, trascinatore etichettato come vincente per aver avuto successo a Torino con la Juve, a Londra con il Chelsea e a Milano con l’Inter. E’ lo scudetto di Lukaku & Lautaro, ma anche della difesa e di Eriksen. E’ uno scudetto storico, ma non rivoluzionario, perché l’Inter fa pur sempre parte di quella élite di grandissimi club che per fare calcio spendono comunque cifre proibite agli altri. Non passerà forse alla storia, quello interista 2020-2021, come lo scudetto dello spettacolo o del bel gioco ma è solo questione di gusti. I contropiede e i gol di Lukaku spettacolo certamente lo sono, e comunque per gli interisti la festa è indimenticabile
Lo scudetto dell’Inter: storico, non rivoluzionario
Quello dell’ Inter, il 19° della sua storia, il primo dell’era cinese Suning, e anche il primo scudetto “straniero” del campionato italiano, è sicuramente uno scudetto storico. Perché viene dopo i nove consecutivi della Juventus, perché rompe un’egemonia che sembrava indistruttibile – un “regno” come dice Conte che quel regno contribuì lui stesso a creare -, perché ristabilisce un contropotere almeno sportivo (non direi politico visto che entrambe le squadre hanno ordito insieme al Milan la secessione poi fallita nella SuperLeague), riporta lo scudetto a Milano, a lungo considerata la capitale del calcio italiano. Ridà un senso alla competizione stessa, che non ama la ripetizione ossessiva e continua delle stesse vittorie e degli stessi vincitori.
Non è uno scudetto rivoluzionario però. Lo sarebbe stato se lo scudetto fosse stato vinto dall’ Atalanta, dal Napoli o da altri che pur essendo grandi club, appartengono ad altra dimensione. Per vincere l’Inter lo ha fatto passando, in varie fasi, da Massimo Moratti, un grande magnate, un classico presidente pigmalione, tifoso fino al midollo, e disposto a dilapidare una bella fetta del suo pur grande patrimonio nelle fortune alterne della squadra di famiglia, a un grande gruppo internazionale asiatico, la Suning Commerce Group di Zhang Jindong. E dunque siamo nel campo del capitalismo più spinto e della vittoria come conseguenza di investimenti fortissimi, ormai quasi impensabili per una persona sola. Sia pure un presidente di quelli “ricchi scemi” come ebbe a definirli il primo presidente del Coni Giulio Onesti.
Credo che chi abbia vissuto l’epopea anni 60 della grande Inter di Moratti padre faccia ancora fatica ad adattarsi a questa dimensione iperglobal dell’Inter. Che per altro nacque come Football Club Internazionale Milano più di un secolo fa, con una vocazione fortemente transnazionale. E dunque è anche storicamente giusto e coerente che il grande passo della prima vittoria in Italia di una proprietà straniera sia ad opera dell’ Inter del Dragone cinese.
Per farlo Suning ha investito dei miliardi dentro l’Inter, per rilevarla innanzitutto (2016) per acquistare grandissimi giocatori – Lukaku, Lautaro, Sanchez, Hakimi, Barella, Eriksen, Perisic – e consegnarli a un allenatore bravissimo, un grande trascinatore, l’uomo che aveva gettato le fondamenta della prima Juve vincente (“capisco che sia stato difficile farmi accettare dagli interisti”), uno arrivato con l’etichetta di quello che dove va vince, ma anche pagato per questo una cifra mostruosa. Definirla scandalosa o meno ha poco senso, trattandosi di soldi privati. E comunque non è che un allenatore o un calciatore pagati sette milioni l’anno di stipendio siano nel campo del giusto e del sensato e quelli pagati dieci o dodici milioni siano immorali. Comunque la si metta, quando paghi certi cifre l’unica cosa che può ripagarti è la vittoria, ed è questa corsa esasperata, sfrenata e iperconcorrenziale verso l’insostenibile a far riflettere sul grande circus del football mondiale. E nemmeno Suning, senza più l’adeguato appoggio politico-finanziario dalla Cina, può sostenere una tale escalation dei costi, tale da andare in difficoltà e dover cercare l’ingresso di altri soci.
L’Inter ha dominato il campionato correndo la prima parte della stagione al coperto, lasciando la vetrina al Milan, superando a modo suo il grande scoglio della concomitanza con la Champions League, sfruttando la débacle della Juventus. La storia dei campionati è piena di favorite che escono alla lunga nel girone di ritorno e di sorprese che affondano al giro di boa. E da gennaio a oggi il campionato dell’ Inter è stato pressoché impeccabile, una squadra ben definita – Handanovic – Skriniar, De Vrij, Bastoni – Hakimi, Barella, Brozovic, Eriksen, Perisic – Lautaro Martinez, Lukaku – l’accoppiata Lautaro-Lukaku a mietere gol (36), la miglior difesa del campionato (non poteva essere diversamente), l’inserimento di Eriksen dopo un anno di incomprensioni reciproche con l’allenatore.
Il gioco dell’Inter non ha mai trovato apprezzamento riconosciuto e generale, ma trattasi di questioni di gusto e di schieramenti ideologici. Quello di Conte è moderno “calcio all’italiana”, filtrato da diverse esperienze che uniscono e mescolano un po’ tutto. Perfino un po’ di calcio zemaniano o guardiolista se ne abbiamo seguito bene il percorso evolutivo. Personalmente trovo più entusiasmanti le azioni veloci in contropiede in cui Lukaku travolge tutto e tutti, di quelle fatte di mille passaggi laterali. Come dice Conte “se volete il bel calcio andate dall’estetista”. E comunque a vedere le migliaia di tifosi assembrati a piazza Duomo, non credo che oggi gli interisti sottilizzino sul gioco dell’ Inter e si godano piuttosto uno scudetto che è il ritorno alla luce a 11 anni dal Triplete di Moratti e Mourinho.
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Lo scudetto dell’Inter 2021 è stato diverso da tutti gli altri: studiato a tavolino
Se prendiamo la squadra nerazzurra della prima giornata scopriamo che è la stessa di oggi. Determinante la strategia di Conte, l’uomo al centro di tutto. Per migliorare serve De Paul
di Mario Sconcerti
È uno scudetto diverso. Perché è stato ottenuto senza avversari, infatti è arrivato presto, molte settimane fa. Diverso per le due uniche sconfitte che non arrivano nemmeno a macchiarlo. Perché l’Inter è rimasta una sola partita senza segnare gol, un record decisivo, zero a zero a Udine, un momento fragile, quando aveva fatto solo un punto nelle trasferte precedenti con Samp e Roma e sembrava che il Milan avesse preso il volo. Diverso perché è stato studiato a tavolino, pezzo su pezzo, senza dover cadere in un rimpianto.
Di chi sono i meriti
Se prendiamo l’Inter della prima giornata scopriamo che è la stessa di oggi, mancavano De Vrij e Skriniar perché infortunati. Nemmeno l’arrivo di Vidal, tanto voluto da Conte, ha spostato l’idea iniziale. Si è capito subito che non era più l’originale. È uno scudetto diverso perché arriva dopo nove anni di dominio della Juve, un tempo che ha logorato tutto il nostro calcio e alla fine anche la Juventus. L’Inter è stata l’unica a farsi trovare pronta nel momento in cui la Juve ha chiuso la sua strada. La semplicità con cui ha vinto conferma che nessuno era preparato a farlo al posto suo. Le altre hanno sempre giocato per andare in Champions, si attrezzavano per il quarto posto. L’Inter è lentamente salita, dal quinto posto al quarto, ancora al quarto, poi al secondo e oggi ha vinto. In questo c’è il merito della società, nell’aver sempre cercato di crescere e di aver scelto a qualunque prezzo gli uomini migliori per farlo. Non è più nemmeno vero che l’Inter ha avuto una grande abbondanza di uomini. L’aveva, ma l’ha persa per strada, gente come Vecino, Nainggolan, Sensi, lo stesso Vidal. A centrocampo giocano gli stessi da sempre, Barella, Brozovic, Eriksen, con Gagliardini quarto titolare. Sono stati ceduti subito Godin e Candreva. Kolarov è finito presto ai margini. D’Ambrosio e Ranocchia sono state le due reali riserve in difesa.
Infatti l’Inter ha sbandato all’inizio. Pagava l’equilibrio incerto di Hakimi tra zona alta e zona bassa. Pagava le assenze di De Vrij e Skriniar, l’esperimento di un Kolarov esausto provato anche da centrale. Nelle prime otto giornate ha preso 13 gol, in tutto il girone di ritorno 6. La quadratura è arrivata a Bergamo, alla settima giornata, un pareggio difficile con tante insufficienze, ma finalmente con Bastoni, De Vrij e Skriniar che per la prima volta c’erano tutti e insieme avevano smaltito gli affanni. Un buon pezzo dell’altra Inter è arrivato quando si è visto Darmian, uno dei giocatori che Conte adora perché interpreta qualunque ruolo con la stessa intelligenza. Quella di Darmian è stata l’Inter dell’ultima parte, quella della fatica, della gestione, la meno diretta, dei gol unici.
È stato uno scudetto diverso perché vinto in mezzo alle difficoltà finanziarie dei proprietari. Non ricordo una situazione del genere. Qui è venuta in piena luce l’altra metà di Conte, quella fuori dal campo. Nella solitudine è diventato improvvisamente un uomo di stato, ha smesso di sentire il rumore dei nemici e si è messo con calma al centro di tutto. L’Inter deve ancora pagare sette stipendi ai suoi giocatori, ma nessuno ha fiatato. Nessuno se ne è accorto. Il patto di spogliatoio ha retto fino in fondo. Non è normale nel calcio. Anzi, è spesso vero il contrario. Dal punto di vista tecnico abbiamo tutti visto la cosa più evidente, la differenza di Lukaku. Ma è cresciuto tanto Lautaro. Hanno perso un po’ di brillantezza lui e Lukaku in questo finale di contenimento. Con la squadra che tendeva a non far tirare in porta l’avversario, hanno avuto la strada più in salita. Ma la vera differenza sono stati i gol di Lautaro, nessun secondo attaccante ha segnato come lui e portato lo stesso peso tattico. È cresciuto anche Hakimi, fino a diventare decisivo. A me sembra ancora a metà della sua forza, Conte lo vuole sempre molto largo, in più Barella gli toglie spazio per inserirsi. Ma verrà un tempo in cui farà il lavoro di centrocampista segnando anche una quindicina di gol.
Le due spalle a cui si è appoggiato ogni minuto dell’Inter sono state quelle di Barella e De Vrij. Sarà interessante vedere Barella agli Europei in mezzo ai migliori. In Italia oggi non ha termini di paragone. Non è finissimo, ma è formidabile. Fa tutto in modo naturale, e fa tanto. Ha movimenti solo suoi, senza troppa simmetria, questo lo porta a cercare un calcio imprevisto, difficile da marcare. Molto più classico De Vrij, un modo di fare il difensore che arriva da lontano. È infine uno scudetto diverso perché non compie la strada, l’inizia. Conte sa bene che adesso c’è un inserimento in Europa da trovare. L’Inter non è una squadra facile da migliorare perché può avere bisogno solo di grandi giocatori. Penso però a un nome di qualità che sappia servire con sveltezza e fantasia la palla, che faccia anche rifiatare Brozovic dal dovere di cominciare sempre l’azione. Uno alla De Paul.
CorSera...ma di noi
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