Superlega, Perez e la causa contro l’Uefa all’Antitrust che può far saltare tutto
La società consortile European Superleague Company SL, costituita in Spagna, è ancora formalmente in vita, anche se è un guscio vuoto. Ceferin vuole che si sciolga perché teme la causa all’Antitrust
È finita, ma non è affatto finita qui. Se la Superlega è un progetto che non ha più speranza di essere riproposto — almeno così com’è stato (mal) concepito —, la guerra vera forse deve ancora cominciare. Impossibile prevederne adesso le conseguenze, tutto potrebbe finire in vuote minacce o in una mediazione. Fatto sta che nuovi particolari continuano a emergere.
La domanda è: perché il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin continua a dire che quattro club sono ancora «dentro la Superlega», nonostante anche il presidente della Juventus abbia ammesso pubblicamente che il progetto è abortito? Se con Agnelli Ceferin ha un problema personale, lo ha detto lui stesso, se Florentino Perez insiste ogni giorno a ribadire la bontà dell’idea e se il Barcellona ha fatto una nota che la tiene viva («necessario riconsiderare l’approccio e la formula», si legge: non è una presa di distanza), i rossoneri hanno fatto un comunicato di uscita vera e propria, studiato dai legali (che, però, non contiene la parola «withdrawal», ritiro).
In realtà, tutti i ribelli sanno che è finita. Ma formalmente fanno ancora parte della società consortile European Superleague Company SL, che esiste tuttora, ha sede in Spagna, ha un consiglio di amministrazione dove siedono le proprietà dei 12 club (per il Milan c’è Gordon Singer, per l’Inter Zhang), che ha un capitale (minimo) versato. È chiaramente un involucro vuoto, adesso. Perché i club (o forse alcuni club) non ne usciranno? Perché pensano in questo modo di essere più tutelati legalmente: blindati dalle possibili cause che, per esempio, Florentino Perez potrebbe avanzare per essere usciti senza il consenso degli altri, e nell’ipotetica posizione di far a propria volta causa agli inglesi che per primi hanno rotto il giocattolo. Questioni però più formali che di sostanza. Prudenze da legali.
Ma perché Ceferin è così spaventato dall’idea che la società resti in vita pur al momento senza scopi? Perché teme la causa di fronte all’Antitrust che Perez vuole portare avanti. Sfumata la Superlega, resta il bersaglio grosso: l’Uefa nella sua doppia veste di regolatore, che fa le norme e punisce chi non le rispetta, e di organizzatore degli eventi, nonché gestore dei proventi. Sono due ruoli che, in F1, per esempio, sono ben distinti tra Federazione che fa le regole e proprietari che organizzano i Gp e gestiscono diritti (Liberty Media). Nel calcio, invece, Uefa (e sopra Fifa) ha sempre avuto un doppio ruolo e agisce — sostengono i club — in un regime di monopolio nell’organizzare i tornei e impedendo alle squadre di crearne di alternativi. Perez si fa forte della sentenza del Tribunale di Madrid che, martedì scorso, prima che tutto naufragasse, aveva già emesso una misura cautelare per tutelare la Superlega, dicendo che i club non possono essere espulsi.
Perché? Perché l’Uefa, appunto, non può essere l’unico che organizza le competizioni. Su questo Florentino vuole andare avanti. E siccome la European Superleague Company SL è una società spagnola, le prime tappe in tribunale si svolgerebbero in Spagna. La trafila sarebbe infinita ed è difficile dire quante sarebbero le probabilità di successo finale, ma anche solo la minaccia resta un bel fastidio per Nyon.
CorSera
La società consortile European Superleague Company SL, costituita in Spagna, è ancora formalmente in vita, anche se è un guscio vuoto. Ceferin vuole che si sciolga perché teme la causa all’Antitrust
È finita, ma non è affatto finita qui. Se la Superlega è un progetto che non ha più speranza di essere riproposto — almeno così com’è stato (mal) concepito —, la guerra vera forse deve ancora cominciare. Impossibile prevederne adesso le conseguenze, tutto potrebbe finire in vuote minacce o in una mediazione. Fatto sta che nuovi particolari continuano a emergere.
La domanda è: perché il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin continua a dire che quattro club sono ancora «dentro la Superlega», nonostante anche il presidente della Juventus abbia ammesso pubblicamente che il progetto è abortito? Se con Agnelli Ceferin ha un problema personale, lo ha detto lui stesso, se Florentino Perez insiste ogni giorno a ribadire la bontà dell’idea e se il Barcellona ha fatto una nota che la tiene viva («necessario riconsiderare l’approccio e la formula», si legge: non è una presa di distanza), i rossoneri hanno fatto un comunicato di uscita vera e propria, studiato dai legali (che, però, non contiene la parola «withdrawal», ritiro).
In realtà, tutti i ribelli sanno che è finita. Ma formalmente fanno ancora parte della società consortile European Superleague Company SL, che esiste tuttora, ha sede in Spagna, ha un consiglio di amministrazione dove siedono le proprietà dei 12 club (per il Milan c’è Gordon Singer, per l’Inter Zhang), che ha un capitale (minimo) versato. È chiaramente un involucro vuoto, adesso. Perché i club (o forse alcuni club) non ne usciranno? Perché pensano in questo modo di essere più tutelati legalmente: blindati dalle possibili cause che, per esempio, Florentino Perez potrebbe avanzare per essere usciti senza il consenso degli altri, e nell’ipotetica posizione di far a propria volta causa agli inglesi che per primi hanno rotto il giocattolo. Questioni però più formali che di sostanza. Prudenze da legali.
Ma perché Ceferin è così spaventato dall’idea che la società resti in vita pur al momento senza scopi? Perché teme la causa di fronte all’Antitrust che Perez vuole portare avanti. Sfumata la Superlega, resta il bersaglio grosso: l’Uefa nella sua doppia veste di regolatore, che fa le norme e punisce chi non le rispetta, e di organizzatore degli eventi, nonché gestore dei proventi. Sono due ruoli che, in F1, per esempio, sono ben distinti tra Federazione che fa le regole e proprietari che organizzano i Gp e gestiscono diritti (Liberty Media). Nel calcio, invece, Uefa (e sopra Fifa) ha sempre avuto un doppio ruolo e agisce — sostengono i club — in un regime di monopolio nell’organizzare i tornei e impedendo alle squadre di crearne di alternativi. Perez si fa forte della sentenza del Tribunale di Madrid che, martedì scorso, prima che tutto naufragasse, aveva già emesso una misura cautelare per tutelare la Superlega, dicendo che i club non possono essere espulsi.
Perché? Perché l’Uefa, appunto, non può essere l’unico che organizza le competizioni. Su questo Florentino vuole andare avanti. E siccome la European Superleague Company SL è una società spagnola, le prime tappe in tribunale si svolgerebbero in Spagna. La trafila sarebbe infinita ed è difficile dire quante sarebbero le probabilità di successo finale, ma anche solo la minaccia resta un bel fastidio per Nyon.
CorSera
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