Ufficiale il rinnovo di Ibrahimovic col Milan per un anno a 7 milioni netti.
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Tra Milan e Napoli 3 punti...
Quest'anno lotta tiratissimaOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Lotito comandaOriginariamente Scritto da Alberto84Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano
Originariamente Scritto da debeChi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?Originariamente Scritto da ZbigniewKurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
2 Juventus
3 Atalanta
4 Napoli
5 Milan
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Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza MessaggioIl Milan arriva quinta, come predetto a gennaio
Inviato dal mio SM-G970F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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L’Atalanta pareggia a Roma, i gol di Malinovskyi e poi Cristante. L’Atalanta avrebbe anche potuto vincere e arrivare al secondo posto scavalcando il Milan, ma l’espulsione di Gosens l’ha condizionata dopo un match dominato. La Roma non si muove ormai dal settimo posto.
– Il Napoli si scopre addirittura squadra spettacolo, Insigne ispiratissimo e in grande stato di forma. Una volta recuperati tutti i giocatori Gattuso ha dato alla squadra personalità, gioco e continuità di risultati. Rino vuole portare il Napoli in Champions e poi dirgli addio: per lasciare il posto probabilmente a Spalletti.
Milan 66, Atalanta e Juventus 65, Napoli 63: quattro squadre in tre punti, dal secondo al quinto posto. La lotta per la Champions League si fa sempre più serrata e aperta a qualsiasi sorpresa. Con rischio di vittime illustri…
Milan 66, Atalanta e Juventus 65, Napoli 63. 4 squadre in 3 punti per andare dal secondo posto al quinto. Com’era prevedibile. Possono diventare 5 squadre in 5 punti, dal secondo al sesto posto, se la Lazio battesse il Torino nel recupero e salisse così a 61. Il tutto a sei giornate dalla fine del campionato: con tre posti in Champions League ancora da definire c’è tutto lo spazio per qualsiasi soluzione e qualsiasi sorpresa. Le due squadre delle cinque che resteranno fuori potrebbero essere anche due che la qualificazione in Champions già la consideravano acquisita, o comunque l’eliminazione non la prendevano proprio in considerazione. Ogni riferimento a Milan e Juventus è puramente voluto.
L’ Atalanta avrebbe potuto anche scavalcare il Milan e andare al secondo posto se contro la Roma non avesse sprecato troppo (soprattutto Muriel) e se Gosens non si fosse fatto espellere per doppia ammonizione, permettendo alla Roma un secondo tempo tutto in rimonta e un bel gol di Cristante che valeva il pareggio. La Roma, per il momento, non schioda comunque dal settimo posto e l’ Atalanta si conferma una delle squadre più toniche e determinate: delle ultime 12 partite ha perso solo quella con l’ Inter. Gli obiettivi della banda Gasperini sono riconquista di un posto in Champions League per il terzo anno consecutivo e conquista della Coppa Italia in finale contro la Juventus.
I cinque gol del Napoli lasciano il segno di uno schiaffo a mano aperta alla Lazio. Del Napoli è evidente la trasformazione sia caratteriale che tecnica. Una volta recuperati i principali giocatori e assestata la squadra, Gattuso è riuscito a dargli personalità, gioco, continuità di rendimento. Pochi ci credevano, lui lo ha fatto, respingendo il cliché di allenatore solo cuore e grinta. Quasi tutti gli allenatori alla fine dopo aver cercato e tentato tutte le strade possibili, alla fine si attaccano alla squadra che gli dà più garanzie e in linea di massima non la cambiano. Per Gattuso questa ossatura di 8/10 uomini è formata da Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Fabian Ruiz, Demme o Bakayoko, Politano, Zielinski, Insigne, Mertens o Osimhen. Insigne è in uno stato di forma notevole, particolarmente ispirato.
Capitano e allenatore vogliono riportare il Napoli in Champions League poi il futuro si vedrà. Quello di Gattuso sembra già scritto, come altre volte nella sua carriera lascerà orgogliosamente e dignitosamente la panchina a un altro. Probabilmente Spalletti. E di nuovo il Napoli ricomincerà da capo.
SERIE A 2020 - 2021 GIORNATA N. 32 Martedì 20 aprile 2021 Verona - Fiorentina 1-2 (45'+2' Vlahovic rig. F, 65' Caceres F, 72' Salcedo V) Mercoledì 21 aprile 2021 Milan - Sassuolo 1-2 (30' Calhanoglu M, 76' Raspadori S, 83' Raspadori S) Bologna - Torino 1-1 (25' Barrow B, 58' Mandragora T) Crotone - Sampdoria 0-1 (53' Quagliarella S) Genoa - Benevento 2-2 (4' Viola rig. B, 11' Pandev G, 15' Lapadula B, 21' Pandev G) Juventus - Parma 3-1 (25' Brugman P, 43' Alex Sandro J, 47' Alex Sandro J, 68' De Ligt J) Spezia - Inter 1-1 (12' Farias S, 39' Perisic I) Udinese - Cagliari 0-1 (55' Joao Pedro rig. C) Giovedì 22 aprile 2021 Roma - Atalanta 1-1 (26' Malinovskyi A, 75' Cristante R) Napoli - Lazio 5-2 (7' Insigne rig. N, 12' Politano N, 53' Insigne N, 65' Mertens N, 70' Immobile L, 74' Milinkovic Savic L, 80' Osimhen N) *** Milan 66, Atalanta e Juventus 65, Napoli 63. 4 squadre in 3 punti per andare dal secondo posto al quinto. Com'era prevedibile. Possono diventare 5 squadre in 5 punti, dal...ma di noi
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L'Atalanta va troppo veloce per fare gol. Napoli e Gattuso, che recita straordinaria
di Massimo Mauro
Incredibile come l'Atalanta riesca a non vincere partite come quelle con la Roma. Nel primo tempo ha fatto una partita meravigliosa, ma non è riuscita a fare più di un gol. Non è un caso e i nerazzurri devono fare il meo culpa, anche perché i grandi giocatori sono concreti. Come ho già detto, penso che gli uomini di Gasperini vadano talmente veloci che nel momento di colpire non riescono a trovare coordinazione e, conseguentemente, precisione. La Roma dal canto suo è stata brava ad approfittare del calo del centrocampo e dell'attacco atalantino. E' stata favorita dall'espulsione di Gosens, ma alla fine ha legittimato il pareggio.
A Napoli invece è andata in scena una straordinaria rappresentazione di Gattuso e dei suoi giocatori. Prestazione concreta e bella da vedere, con un Insigne straordinario. Confermo il mio pensiero: sarebbe deleterio interrompere una esperienza che ha migliorato sia i giocatori che Gattuso, si vede che la squadra dà il 110% sia nei titolari che in quelli che subentrano. Per contro alla Lazio è andato tutto storto, dagli episodi del Var al palo. Però va detto che la differenza tra le prestazioni dei giocatori importanti del Napoli e quelli importanti della Lazio è stata enorme.
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Roma, punto d'orgoglio
Sono 10 gli scontri diretti in questo torneo senza vittorie per la Roma: appena 4 punti su 30 a disposizione, l'ultimo strappato con la rabbia all'Atalanta. Il gap tra le due squadre è evidente in campo proprio come si legge in classifica. Meglio, dunque, pensare solo allo United e alla prima semifinale di Europa League del 29 aprile all'Old Trafford. Fonseca riesce finalmente a fermare Gasperini, dopo 3 sconfitte, ma sa bene che non c'è stata partita: in campo solo l'Atalanta, almeno per 70 minuti. Pau Lopez fa qualche parata decente, soprattutto su Ilicic e Freuler. A incidere, però, sono più le gaffe degli attaccanti nerazzurri, da Zapata a Ilicic. E a Gosens che, dopo aver offerto la palla del vantaggio a Malinovski nel 1° tempo. A metà ripresa cambia la storia del match: Gosens sbaglia il tempo e il contrasto con Veretout. Fallo da rosso, anche se l'espulsione non è però diretta: Calvarese dà solo il 2° giallo al centrocampista, ammonito in precedenza. La Roma pareggia presto: decisivo il tiro da fuori di Cristante (14° marcatore in campionato e 18° stagionale) con Gollini che si allunga in ritardo, beffato pure dal rimbalzo della palla. Ma il risultato è già in archivio. I 5 punti nelle ultime 6 gare di campionato inquadrano la frenata della Roma. Che fa bene a tenersi stretta la coppa.
(Il Messaggero)
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Superlega, Uefa e Fifa: come cambia ora il calcio mondiale
Ceferin, presidente Uefa, intenzionato a punire le persone ma non le società. La riforma della Champions a 36 squadre però è già fallita
Vinta la guerra, sul campo restano tanti feriti e presto si aprirà un fronte interno su cui la battaglia sarà forse meno mediatica, non meno aspra. Scampato il pericolo, la Uefa dovrà avviare un rinnovamento e non sottovalutare le mosse della Fifa, alleata nel momento del bisogno, ma pur sempre competitor temibile.
La Uefa si ritrova stamattina per discutere le eventuali misure da adottare contro i 12 club che hanno prima fondato e poi abbandonato la Superlega. Il neoeletto Comitato esecutivo, di cui fanno parte anche il presidente della Figc Gabriele Gravina e Evelina Christillin, all’ordine del giorno prevede due punti: il primo su Euro 2020, che vedrà defenestrate Bilbao e Dublino, l’altro è un più generico «questioni sui club». Si parlerà di quanto accaduto con i ribelli della Superlega, ma pure della Champions League: il format a 36 squadre, appena approvato e in vigore dal 2024, sa già di vecchio.
Il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, è tornato ad attaccare Agnelli e, dopo le aperture dell’altro giorno con gli scissionisti, è stato più ruvido. «Potrei essere stato ingenuo, ma meglio ingenuo che bugiardo. Sabato alcuni club mi hanno chiamato dicendomi che avrebbero firmato. Ho telefonato ad Agnelli, mi ha detto che era tutto inventato: sciocchezze ha aggiunto. Ci siamo accordati per un comunicato, gli ho inviato la bozza, mi ha detto che non gli piaceva e voleva cambiarla, poi ha spento il telefono. Ora ci aspettiamo che tutti si rendano conto del loro errore e ne subiscano le conseguenze». A chiamare Ceferin sarebbe stato il presidente della Liga Javier Tebas, informato a sua volta dal numero uno del Barcellona Joan Laporta.
Se ci saranno sanzioni colpiranno le persone non le squadre, perché a rimetterci sarebbero i tifosi. Fuori dai posti chiave del calcio europeo i cospiratori, è questa la strada che si vorrebbe battere.
Gravina aveva già spiegato che «non si può mettere sotto accusa un’idea», per Christillin «non si può fare il processo alle intenzioni». Anche Tebas, sempre critico in passato con l’Uefa e oggi entrato nel Comitato esecutivo come rappresentante delle leghe europee (European Leagues), non crede «si debbano applicare misure sanzionatorie, la Superlega è svanita. Servono semmai misure protettive».
L’Uefa dovrà cambiare radicalmente. La Superlega è sbagliata, il format della Champions e un calendario così ingolfato anche, come ha sottolineato il tecnico dell’Inter, Antonio Conte. «La Uefa deve riflettere. Prendono tutti i diritti, ne riservano una minima parte alle competizioni e ai club. Spremono i calciatori».
La confederazione europea non è un cavaliere senza macchia e pure il peso dell’Eca (l’associazione dei club) va ripensato. Come pure va ridiscussa la distribuzione delle risorse, oggettivamente a vantaggio di pochi, e la posizione dei tornei nazionali, sempre più schiacciati. L’Uefa deve difendere interessi collettivi non propri, e dovrà guardarsi dalla Fifa. Il presidente Gianni Infantino ha sostenuto la battaglia di Ceferin, ma potrebbe offrire un ombrello istituzionale alle grandi con il Mondiale per Club, per ora congelato, non archiviato.
Restano poi aperti i capitoli su sistemi di regolazione, ingaggi dei giocatori, spropositate commissioni degli agenti. Stipendi così alti ai calciatori hanno portato a un mostruoso indebitamento dei club: vanno calmierati, serve un tetto salariale. La guerra non è terminata, il rinnovamento porterà altri scontri.
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Superlega flop, l’effetto sui conti di Juventus, Inter e Milan. Adesso i 12 club dovranno aprire il portafoglio
Senza gli introiti della nuova competizione serviranno ricapitalizzazioni e interventi per coprire le perdite
Divisi da una rivalità sportiva e politica, uniti dal richiamo dei soldi. Real Madrid e Barcellona, irriducibili, il presidente blaugrana Joan Laporta fa da megafono a Florentino Perez. «La Superlega è una necessità. L’ultima parola spetta ai soci: investiamo, abbiamo ingaggi molti alti e di questo, pur salvaguardando il merito sportivo, si deve tenere conto». Il Barcellona è il numero uno per ricavi in Europa: 715 milioni, ma con il peso degli stipendi — il contratto di Messi da mezzo miliardo è la sintesi di un’epoca di follie — è in grave crisi. La Superlega come patto di mutuo soccorso fra club, per chiudere i buchi finanziari provocati dal Covid senza dover cambiare stile e tenore di vita. Ecco cos’era. Basta qualche dato a capire: il numero uno per debiti è il Tottenham: 685 milioni. Il numero uno per perdite è il Milan: 195 milioni. Il numero uno e basta si chiama Chelsea: ha cassa per 19 milioni; ha chiuso con 45 milioni di utile l’ultimo bilancio e in più il proprietario si chiama Roman Abramovich, patrimonio da 14,8 miliardi di dollari.
A mettere insieme bilanci e statistiche si capisce che il denominatore comune tra i 12 club non è un indebitamento insostenibile. Per alcuni sì, per altri no: il totale fa 2,7 miliardi ma un quarto è del solo Tottenham. E non sono le perdite di bilancio devastanti: il Real, per esempio ha un piccolo utile e l’Atletico è in sostanziale pareggio. A unire tutti è stata l’idea commerciale e la prospettiva opportunistica di vendere un prodotto più attraente per le tv e quindi ottenere maggiori ricavi concentrandoli nel perimetro della presunta élite calcistica senza «disperderli» nei rivoli dei club «minori». Era anche, implicitamente, una sorta di sostegno alle società del gruppo che sono in difficoltà finanziaria: Tottenham, Inter e in parte anche Barcellona e Milan.
Il Tottenham, che in due esercizi ha perso 220 milioni, l’anno scorso aveva ottenuto un prestito da 200 milioni dalla Banca d’Inghilterra e ora il debito netto è salito a 685 milioni. È la situazione più delicata insieme a quella dell’Inter dove però oltre al debito (322 milioni) pesano la debolezza di un azionista, la famiglia Zhang, azzoppata in patria, e il nodo contabile delle sponsorizzazioni cinesi che negli anni hanno sostenuto i conti. «Con il solo gettone d’entrata della Superlega (290 milioni circa ndr), Suning avrebbe risolto subito i problemi finanziari» fa notare Andrea Sartori, responsabile dello sport di Kpmg.
L’Arsenal, come il Tottenham, ha ottenuto a gennaio un prestito da 130 milioni dalla Banca centrale e lo rimborserà entro maggio ma ha una struttura patrimoniale solida: è in mano al miliardario americano Stan Kroenke, che colleziona squadre in Nba e Nfl, possiede cantine nella Napa Valley per una ricchezza personale di oltre 8 miliardi di dollari.
La fotografia dei bilanci dei dodici club che hanno tentato il golpe non tiene conto di due fattori che fanno la differenza. Il primo è l’effetto Covid che a giugno 2020 (data di riferimento dei numeri qui riportati) era ancora solo parzialmente registrato. Chiudere i consuntivi quest’anno, per la maggior parte al 30 giugno, costerà a tutti i club, a ogni livello, lacrime e sangue. E qui interviene il secondo fattore che fa la differenza tra una società e l’altra e tra un conto economico e l’altro: la proprietà.
I 12 del «Super flop», a differenza della gran parte delle società del calcio professionistico, hanno alle spalle i miliardi di paperoni americani (Manchester United, Arsenal, Liverpool) o arabi (Manchester City), russi (Chelsea), imperi industriali e familiari (Juventus, Tottenham, Inter, Milan, Atletico), mentre il Barcellona è una polisportiva da 180 mila associati e anche il Real un’associazione privata senza scopo di lucro.
Ora che c’è da chiudere i bilanci, gli azionisti che hanno indirizzato le scelte di gestione (quindi anche sui costi) dovranno garantire la stabilità e continuità delle aziende.
Cioè mettendoci il denaro dove è necessario, che vuol dire ricapitalizzare. E per chi ha riserve miliardarie, dai 3 di John Henry del Liverpool ai 23 dello sceicco arabo Mansour del Manchester City, sarà un fastidio ma non un problema. Del resto il Chelsea insegna che si può far calcio ai massimi livelli con bilanci in utile.
Fallito il golpe, si dovrà ripartire da altri numeri, che fotografano lo squilibrio: le dieci società con il fatturato più alto in Europa hanno un giro d’affari superiore alle oltre 600 dei campionati al di fuori di Inghilterra, Spagna, Italia, Francia e Germania. Negli ultimi 20 anni soltanto tre squadre non appartenenti ai «big five» (Ajax, Porto e Psv) hanno raggiunto le semifinali di Champions: «Il grande errore è stato non intervenire sui costi del calcio, completamente fuori-controllo, un problema ingigantito dalla pandemia— sottolinea Sartori—. Nessuna azienda può reggere se un terzo del fatturato serve a coprire gli stipendi, basta un leggero calo dei ricavi ed è crisi. Serve un “salary cap” a livello nazionale ed europeo, più soft rispetto al modello americano: sarebbe comunque efficace». Dopo la Superlega una cosa è certa: i prossimi Messi e Ronaldo guadagneranno meno, molto meno.
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Inter, Conte chiede chiarezza a Zhang: quale futuro dopo lo scudetto?
Gli stipendi dovrebbero essere saldati a fine maggio. Ma quali sono i piani della società? Prestito ponte o cessione di quote? Il tecnico vuole restare ma vuole sapere
Lo scudetto dell’Inter potrebbe arrivare il 1° maggio a Crotone. Se non sarà quello il giorno si festeggerà poco più avanti. In campo il futuro è scritto, tutto da decidere però è il dopo: lì certezze non ce ne sono. «Sappiamo benissimo le vicissitudini di quest’anno in società, i programmi che sono cambiati per tanti motivi. Inevitabile che poi alla fine della stagione si dovrà fare chiarezza. Ci vuole progetto chiaro? Sì», il messaggio di Antonio Conte.
Il destinatario è il presidente Steven Zhang, il cui rientro è atteso entro la fine della prossima settimana. Il numero uno dell’Inter dovrà spiegare la situazione presente e i programmi futuri. Il gruppo Suning deve chiarire prima di tutto se intende restare, oppure se vuole cedere solo una quota del club (questo ha sempre sostenuto) o piuttosto andare avanti grazie a un prestito ponte di 250 milioni.
Con lo scudetto in tasca si discuteranno le strategie e gli uomini per applicarle, le conferme sono però legate ai programmi. Chiacchierare oggi di mercato, di prossima Champions League da protagonisti, è fuori luogo. Dall’allenatore alla dirigenza, tutti sono in scadenza a giugno 2022. Il punto però non sono i contratti, piuttosto la strada da intraprendere.
Nessuno, né Conte né Marotta né il resto dello staff tecnico o della dirigenza, ha in animo di prendere altre strade, d’altronde il tecnico l’ha sempre detto che gli piacerebbe restare a lungo. Il presidente e la proprietà, più in generale, non possono pensare di ripetere una stagione come l’attuale, in cui si sono vissute tante «vicissitudini», per dirla alla Conte. I programmi e soprattutto le risorse a disposizione dovranno essere chiare da subito: l’incontro post scudetto farà luce. Non dover posticipare gli stipendi (a squadra e tecnico dovrebbe essere saldato il tutto a fine maggio) è la base di partenza, sognare di essere protagonisti in Champions League implica invece le risorse per poterlo fare, non un altro mercato di parametri zero. La chiarezza necessaria è sul progetto, sulle sue prospettive, sulla sua fattibilità. Zhang e Suning, che questa Inter l’hanno costruita, ora devono dire dove hanno intenzione di portarla.
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Rigore per il napoli inesistente invece di rigore non dato a noi con espulsione di hisay. Sul 2 a 0 c'è fallo di mano di mertens prima di dare la palla a politano. Indecenti gli arbitri, il var e sti stronzi che scrivono napoli spettacolo. Mortacci vostra ladri.Winners are simply willing to do what losers won't.
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