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Scusami Roby, ma se Maldini ha sentito il bisogno di scusarsi e di sottolineare pure che "non ero stato informato", questo vuol dire che è in disaccordo con la proprietà ed il progetto: come dirigente operativo come puoi coniugare questo dato col continuare a lavorare lì?
Giocatori e allenatore hanno il compito di allenare e giocare, sono pagati per quello, non per condividere o meno le strategie operative dei club. Finchè gli arriva lo stipendio a loro va bene tutto.
Guardiola non l'ho visto rinunciare ai 30 milioni dal City nè quando il City ha frodato il FPF e nemmeno adesso.
E allora che Maldini se ne vada fuori dalle palle. Faremo a meno di lui.
Ma poi...Guarda caso...l'ha detto dopo il naufragio della Superlega...
Last edited by robybaggio10; 22-04-2021, 11:41:26.
I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
Quello è chiaro. Devono farla le istituzioni, ma la Uefa è tutta giubilante e qua lasciamo perdere, Gravina non vede l'ora di ripartire come niente fosse accaduto, con i club di A travolti dai debiti (la Roma ha 500 milioni di debiti, per dire di una non consociata e per dire dunque dei problemi complessivi, e non arriva a fatturarne 200), con squadre alla canna del gas.
Il calcio popolare cos'è? Che significa? Quei quattro spicci che ci danno le tv, si crede che li diano perchè c'è il "sogno" Atalanta in campo?
La cosa forse più triste è che il marcio parte proprio dalle istituzioni
Di fronte ad un colpo basso del genere Gravina un po’ di spina dorsale non la può tirare fuori? Non parlo di sanzioni, ma quantomeno 2 paroline potrebbe anche dirle
Cristo santo c’ha 70 anni tra l’altro, qualcuno di meglio nn c’era ?
Che siano vere o meno, le parole di Maldini escono fuori per pulirsi l'immagine con i tifosi. Non credo debba essere tanto lui a dimettersi, quanto la società a cacciarlo. Un dipendente che dice pubblicamente che gli sbagli siano dei suoi superiori, lasciando intendere che al loro posto non li avrebbe commessi. Non se sia chiara la situazione.
Che siano vere o meno, le parole di Maldini escono fuori per pulirsi l'immagine con i tifosi. Non credo debba essere tanto lui a dimettersi, quanto la società a cacciarlo. Un dipendente che dice pubblicamente che gli sbagli siano dei suoi superiori, lasciando intendere che al loro posto non li avrebbe commessi. Non se sia chiara la situazione.
Dipende anche da cio' che ha detto. Si puo' non essere d'accordo ma continuare a fare serenamente il proprio lavoro. Tipo, un dirigente della Fiat che non era d'accordo con lo spostamento della sede legale in Olanda (mi pare)...Pero' puo' serenamente continuare a lavorare in.Fiat come nulla fosse.
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Che siano vere o meno, le parole di Maldini escono fuori per pulirsi l'immagine con i tifosi. Non credo debba essere tanto lui a dimettersi, quanto la società a cacciarlo. Un dipendente che dice pubblicamente che gli sbagli siano dei suoi superiori, lasciando intendere che al loro posto non li avrebbe commessi. Non se sia chiara la situazione.
La situazione può essere benissimo rovesciata e presa dal verso che indichi.
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Dipende anche da cio' che ha detto. Si puo' non essere d'accordo ma continuare a fare serenamente il proprio lavoro. Tipo, un dirigente della Fiat che non era d'accordo con lo spostamento della sede legale in Olanda (mi pare)...Pero' puo' serenamente continuare a lavorare in.Fiat come nulla fosse.
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Non è che un dipendente debba essere d'accordo sempre e comunque, ma non vai a fare quel tipo di dichiarazioni pubbliche. Anche le scuse di facciata suonano male, tipo "mi scuso, mi prendo le responsabilità anche se non c'entro nulla". Inoltre come dicevi ha parlato a progetto fallito.
Non è che un dipendente debba essere d'accordo sempre e comunque, ma non vai a fare quel tipo di dichiarazioni pubbliche. Anche le scuse di facciata suonano male, tipo "mi scuso, mi prendo le responsabilità anche se non c'entro nulla". Inoltre come dicevi ha parlato a progetto fallito.
Infatti l'ha fatto per pararsi il culo...Questo e' chiaro. Ma non mi pare un buon motivo che cacciarlo (ce ne sono altri), né per dimettersi (c'è ne sono altri).
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Non è che un dipendente debba essere d'accordo sempre e comunque, ma non vai a fare quel tipo di dichiarazioni pubbliche. Anche le scuse di facciata suonano male, tipo "mi scuso, mi prendo le responsabilità anche se non c'entro nulla". Inoltre come dicevi ha parlato a progetto fallito.
Un altro sconsiderato punto del progetto riguardava proprio il ruolo di calciatori e allenatori (posto che tutti i dirigenti hanno aspettato di vedere gli esiti prima di fare dichiarazioni di facciata, perchè fosse andata bene avrebbero stappato), perchè se la faccenda fosse andata in porto, a quella pioggia di miliardi avrebbero voluto partecipare anche loro.
Non si può, per attappare i debiti, pensare di prendere più soldi per ingigantirsi ancora di più, moltiplicando, assieme agli incassi, anche le spese...perchè quei club sarebbero stati assediati dai procuratori e dai calciatori, gli stipendi e le commissioni schizzando alle stelle a causa di questi senza bandiera, di questi mercenari per professione e ormai anche per vocazione.
Avrebbero anzi avuto due mercati dove orientarsi al miglior offerente, quello della superlega e quello della champions, avendo così pure i vantaggi di due sistemi in concorrenza.
Il tetto agli ingaggi una pia illusione dei creazionisti la superlega: per tenerti stretti calciatori e allenatori, avresti avuto la sola arma dei soldi.
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E poi un'altra cosa: Marotta ieri invocava l'aiuto di stato per il calcio, ma cosa si offre in cambio? L'aiuto può esserci soltanto se in cambio il calcio accetta di riformarsi, altrimenti si aiuta oggi, si continua sulla stessa strada, si dovrà ancora aiutare domani...e tutta l'Italia soffre, la pandemia ha colpito ogni settore, dunque un aiuto al calcio può passare solo se il calcio si dice disposto a mettere mano alla riforma dei campionati e del sistema.
A me pare che i club non vogliano aprire gli occhi sulla situazione, cercano soldi per andare avanti come sempre, è una miopia fatale. Se gli dai 100 milioni, che ci fanno? Si risanano o se li fumano? Puoi dare pure un miliardo, ma Real e Barcellona dimostrano che non bastano mai, non bastano nemmeno i miliardi...e allora la via è all'opposto: io ti aiuto ma tu ti riformi, ti riduci, ti dai un controllo sostenibile.
La Juve se Ronaldo ti succhia 60 milioni, e con la pandemia ti si sono contratti i denari, Ronaldo lo deve vendere. Io non vedo tante altre vie. Al calcio i soldi non bastano mai, fosse per le squadre le proprietà andrebbero in rovina a forza di aumenti di capitale.
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E poi un'altra cosa: Marotta ieri invocava l'aiuto di stato per il calcio, ma cosa si offre in cambio? L'aiuto può esserci soltanto se in cambio il calcio accetta di riformarsi, altrimenti si aiuta oggi, si continua sulla stessa strada, si dovrà ancora aiutare domani...e tutta l'Italia soffre, la pandemia ha colpito ogni settore, dunque un aiuto al calcio può passare solo se il calcio si dice disposto a mettere mano alla riforma dei campionati e del sistema.
A me pare che i club non vogliano aprire gli occhi sulla situazione, cercano soldi per andare avanti come sempre, è una miopia fatale. Se gli dai 100 milioni, che ci fanno? Si risanano o se li fumano? Puoi dare pure un miliardo, ma Real e Barcellona dimostrano che non bastano mai, non bastano nemmeno i miliardi...e allora la via è all'opposto: io ti aiuto ma tu ti riformi, ti riduci, ti dai un controllo sostenibile.
La Juve se Ronaldo ti succhia 60 milioni, e con la pandemia ti si sono contratti i denari, Ronaldo lo deve vendere. Io non vedo tante altre vie. Al calcio i soldi non bastano mai, fosse per le squadre le proprietà andrebbero in rovina a forza di aumenti di capitale.
Sono Uefa e federazioni nazionali che devono darsi una mossa. Tetto alle commissioni dei procuratori (3% come e' sempre stato), tetto agli ingaggi (se hai un giocatore che sfora il tetto...non ti iscrivi al campionato...e vieni escluso dalle coppe), tetto alle spese per l'acquisto di un calciatore (max 70-80 milioni...o quello che e').
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Certo, i club possono rispondere: "ok, vendiamo questo e vendiamo quello, giochiamo con i ragazzi, ci facciamo allenare da chi chiede un milione, e poi però che spettacolo si offre? chi ci guarda? chi ci sponsorizza? chi ci si fila?"...e da qui il disperato tentativo della superlega, dove tante grandi squadre avrebbero attratto tv e sponsor e generato, secondo loro, scintillante spettacolo, dato che ormai (e questo è vero) il calcio è show televisivo fatto di eventi e stelle.
Una parte di ragione ce l'hanno, perchè il calcio dei francescani non se lo filerà nessuno...difatti trionfano ora le inglesi e il PSG/arabi...anche se passano come i "salvatori del calcio popolare".
Come fare a coniugare spettacolo e calcio aperto, garanzie per chi investe e meritocrazia? A saperlo.
Chi oggi smanetta sulle tv e sulle app si incanta coi campioni e con le luci e i lustrini, in questo Agnelli ha ragione, basta guardare gli adolescenti e anche i ventenni. Difatti alla superlega ci si arriverà. Sono naufragati a causa della non perfetta coincidenza e maturità dei tempi, ma ci si arriverà. Nel mentre io non so come in Italia sarà possibile avere ancora un calcio sostenibile e al tempo stesso appetibile per investitori, mercati, sponsor, tv.
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Sono Uefa e federazioni nazionali che devono darsi una mossa. Tetto alle commissioni dei procuratori (3% come e' sempre stato), tetto agli ingaggi (se hai un giocatore che sfora il tetto...non ti iscrivi al campionato...e vieni escluso dalle coppe), tetto alle spese per l'acquisto di un calciatore (max 70-80 milioni...o quello che e').
La Uefa sa benissimo che se contrae gli investimenti di alcuni top club poi la champions del "calcio popolare" non se la inchiula nessuno, perchè a parole è bello sognare il Leicester che vince la coppa...nella realtà i centinaia di milioni di tifosi se li portano ora appresso le inglesi e il PSG (fatte fuori le italiane e le spagnole)...e le tv pagano per quello, e senza quello anche la champions muore come dice Perez.
Le stelle si fanno pagare. Se vuoi un attore che si porta dietro milioni di fan, il produttore deve fargli un contratto adeguato al suo peso. Oggi ci sono i tifosi dei calciatori, sono i nuovi tifosi: milioni hanno iniziato a seguire la Juventus non perchè si sono innamorati della maglia ma perchè hanno visto Ronaldo indossare quella maglia: sono i tifosi variabili, che trasmigreranno poi dove andrà Ronaldo.
Il calcio adesso è questo. Il naufragio della superlega non ha salvato nessuno calcio popolare. Il calcio popolare non esiste. Occorre solo trovare il modo di coniugare la classifica di merito (e il sistema aperto, dove ciascuno può concorrere) col riconoscimento che i grandi club sono il motore del sistema, che però non può ovviamente andare da solo visto che si ha bisogno di ricambio, avversari, l'elemento di incertezza (il calcio non è lo sport americano).
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Sanzioni per i club ribelli? Nell'Uefa si confrontano giustizialisti e "buonisti"
Domani l'esecutivo: c’è chi vorrebbe per Juve e Real un anno senza coppe, ma è difficile. Saranno inserite però clausole per evitare altre idee secessioniste
La Superlega non c’è più, ma non è finita qui. Ci saranno conseguenze perché l’Uefa ha vissuto i giorni più terribili della sua storia, con il rischio di diventare l’organizzatore dell’Europa League e di un Europeo senza fuoriclasse "squalificati". Per cui l’obiettivo sarà un altro: blindare il futuro perché nessuno agiti più lo spauracchio della Superlega per chiedere sempre di più.
Sms e Whatsapp
—La strategia diplomatica è riuscita. Giocatori, politici, allenatori hanno parlato in questi giorni con Nyon. La paura di una deriva capitalista, nel senso più spregevole, ha fatto il resto. Nessuno vuole cacciare Manchester United e Milan dalle coppe, anzi, una coppa con le big porta più soldi e spettacolo. Ma Atalanta, Ajax e le altre hanno il diritto di sognare. Se Agnelli ha ricevuto chiamate di club che volevano aggregarsi al carrozzone, anche Ceferin ha il cellulare pieno di whatsapp di dirigenti pentiti che preparano il rientro.
Bentornati, ma...
— Ma il recupero sarà sotto condizioni, al di là delle inevitabili frasi di circostanza di Ceferin: "Ammirevole ammettere un errore, questi club hanno commesso un grande errore. La cosa più importante adesso è ricostruire l’unità che c’era e andare avanti insieme". Prima di tutto l’Uefa dovrà fare i conti con se stessa e le anime che si stanno confrontando.
Anima "giustizialista"
— Al di là dell’estemporaneo anatema del danese dell’Esecutivo, tale Moeller che minacciava una squalifica di Real, City e Chelsea addirittura, nelle semifinali, impraticabile ma a cui qualcuno ha creduto, c’è una corrente che non ha voglia di perdonare. E che in queste ore ha proposto una punizione per i leader della ribellione, Real e Juve, suggerendo un anno senza Champions. Qualcuno pensa di chiedere i danni. Non dovrebbe succedere. L’Esecutivo straordinario di domani fisserà le 12 sedi dell’Europeo (Dublino a rischio, Monaco in difficoltà, Bilbao sostituita da Madrid/Wanda o Siviglia). E poi parlerà della Superlega perché non si ripeta.
Clausole blindate
— Come impedire un nuovo tentativo di secessione? Blindando le coppe. Chi parteciperà dovrà impegnarsi a rispettare le regole per decenni e a non flirtare con amanti private, rischiando conseguenze sportive e finanziarie. Naturalmente è soltanto cominciato il lavoro che ha bisogno dell’appoggio di Fifa e politici, soprattutto l’Ue. Finché c’è il minimo dubbio di legittimità di una "superlega", il rischio sarà immanente. Servono direttive comunitarie e nuove regole di iscrizione. Il processo di pacificazione è cominciato.
Calcio sostenibile
— Nyon non può però ignorare le richieste dei top club, prigionieri dei loro fatturati miliardari. Andrà cambiato il calcio, reso più sostenibile, passando anche dal nuovo fair play finanziario che dia libertà di investimento, preveda tetti (dal salary cap della Superlega alla tassa sul lusso), ma non vincoli le spese. Solo che non dovranno essere esagerate. Obiettivo: controllo dei costi e riduzione dell’indebitamento. Perché questa è stata la Superlega degli indebitati. E, se il fatturato più alto va in stipendi e commissioni, si torna al come prima. Poi si parlerà di anticipo della nuova Champions League.
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Ceferin, nuova bordata ad Agnelli: "Io ingenuo? Meglio che bugiardo"
Il presidente della Uefa in un'intervista con il media sloveno 24ur: "Ci hanno sottovalutato. Club ribelli subiranno conseguenze"
Dopo il fallimento della Superlega, è arrivato il momento della riappacificazione? Sì, no, forse. Perché prima di un'eventuale tregua Aleksander Ceferin vuole forse togliersi qualche sassolino dagli scarpini. "Io troppo ingenuo alle promesse di Agnelli? Potrei essere stato ingenuo, ma dico sempre che è meglio essere ingenuo che bugiardo". Così il presidente della Uefa in un'intervista al media sloveno 24ur.
"Quando l'ho sentito? Sabato ho ricevuto chiamate da 5 dei 12 club, mi hanno detto che avrebbero firmato. Allora ho chiamato Agnelli e mi ha detto che non era vero, che erano "stronzate", che era tutto inventato. Gli ho detto che se era così avremmo potuto uscire con una dichiarazione pubblica. Mi ha detto: 'Perfetto, prepara una bozza'. Quando l'ha vista ha detto che non gli piaceva molto la bozza, che l'avrebbe cambiata un po' e mi avrebbe richiamato. Ma non ha più chiamato e ha spento il telefono", ha aggiunto Ceferin.
lega dei ricchi
— "Secondo me, non c'è mai stata una Super League. Era un tentativo di stabilire una fantomatica lega dei ricchi che non seguisse alcun sistema, che non avrebbe tenuto conto della piramide del calcio in Europa, della sua tradizione e cultura", ha continuato Ceferin. E ancora: "Ci hanno tutti sottovalutato. È tipico delle persone che sono per lo più circondate da chi annuisce e dice loro di essere il migliore, il più bello e il più intelligente. Probabilmente hanno sottovalutato me e l'intera situazione, mi sorprende che non sapessero in quale situazione si trovassero. Ma ora mi aspetto che in futuro nessuno nel mondo del calcio mi sottovaluti", ha detto Ceferin che è uno dei veri vincitori di questa battaglia.
eca e l'elogio a Al-Khelaifi
— "Mi congratulo con l'Eca per aver scelto Nasser Al-Khelaifi per il ruolo di presidente - ha aggiunto il Presidente dell'Uefa -. Il calcio necessita di brave persone nei ruoli importanti e lui sa prendersi cura degli interessi di più società e non solo della sua. Questo deve essere un requisito indispensabile per svolgere tale compito. Non vedo l'ora di lavorare con lui per plasmare il futuro del calcio per club a livello europeo. È un uomo di cui mi posso fidare".
roma e marsiglia
— "Ho parlato con il proprietario della Roma e il proprietario del Marsiglia, che sono miliardari americani e hanno dichiarato pubblicamente che non si sarebbero mai iscritti a un campionato del genere - ha rivelato Ceferein - perché rispettano i tifosi e la tradizione dei loro club. È ingiusto dire che i proprietari americani sono diversi, anche se è vero che il loro sistema sportivo è diverso".
"valuteremo"
— "Parleremo di calcio, ma nelle riunioni deciderò chi far sedere vicino a me - ha proseguito -. Così posso mettere qualcuno un po' più lontano. Se questi club vorranno giocare ancora nelle nostre competizioni, dovranno avvicinarsi a noi e dovremo valutare cosa è successo, ma non voglio entrare nei dettagli, poiché stiamo ancora parlando con il nostro team legale".
ripercussioni
— "Non sto dicendo che non parleremo, ma penso che dovremo valutare quale sia la situazione per un determinato club e poi vedere come va a finire, ma prima devi dimostrare di avere una certa onestà per poterti aspettare un dialogo dall'altra parte". E poi: "Se qualche club vuole giocare nelle nostre competizioni, dovrà avvicinarsi a noi. Sicuramente terremo conto del fatto che i club inglesi hanno ammesso di aver sbagliato", ha proseguito Ceferin. "Sono tutti con noi. Ora ci aspettiamo che tutti si rendano conto del loro errore e ne subiscano le conseguenze. Ne parleremo la prossima settimana", ha ribadito. E sull'ipotesi di una clamorosa esclusione del Real Madrid dalle semifinali di Champions League, Ceferin ha ammesso: "C'è una probabilità relativamente piccola, rischiamo che le tv ci presentino una richiesta di risarcimento se non si giocano le semifinali. Ma in futuro sarà un po' diverso".
porte aperte
— "Le porte della Uefa sono aperte e allo stesso tempo tutti dovranno subire le conseguenze delle proprie azioni. Di certo non avrò mai più un rapporto personale con certe persone", ha concluso Ceferin.
Il presidente dell'Uefa in un'intervista con il media sloveno 24ur: "Ci hanno sottovalutato. Club ribelli subiranno conseguenze"
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