Champions, Atalanta e non solo: arbitri ostili alle squadre italiane
Nelle Coppe europee la Var interviene solo quando l'errore è evidente e in generale si fischia di meno. Casarin: «Bisogna lavorare meglio sui falli»
Gian Piero Gasperini, uscendo dallo stadio con i nervi a fior di pelle, ha lanciato il grido di battaglia: «Andiamo a Madrid con tutta la nostra fiducia per giocare la partita che non ci è stato permesso di fare in casa».
Il danno e la beffa. L’espulsione esagerata, sbagliata, dopo meno di venti minuti e il gol di Mendy quasi alla fine. Difficile dimenticare cosa è accaduto nella maledetta notte bergamasca: «Non ci possono essere arbitri che non riconoscono la differenza tra un contrasto e un fallo. Chi non ci riesce deve cambiare mestiere», l’aspra critica di Gasp al pessimo Tobias Stieler, avvocato tedesco, più abile in un tribunale che su un campo di calcio.
C’è una questione arbitrale in Europa. L’Atalanta è stata penalizzata e prima dei nerazzurri anche le altre due italiane, Lazio e Juventus. Il rigore su Milinkovic Savic non avrebbe cambiato la storia di Lazio-Bayern Monaco, ma forse l’avrebbe resa meno scontata. E il ritorno della Juve contro il Porto sarebbe meno carico di ansie se lo spagnolo Carlos Del Cerro avesse punito, proprio alla fine, l’intervento scomposto su Ronaldo.
Ma non siamo vittime di una congiura: «È casuale che sia successo a tutte le italiane», spiega l’ex arbitro internazionale e designatore Paolo Casarin, un’autorità in materia. «Con la Var il fuorigioco è migliorato anche se c’è ancora un pezzo di strada da fare. Ora bisogna lavorare sulla identificazione dei falli perché è meglio una correzione dal video che una partita falsata».
Gli errori non spiegano sino in fondo la debacle, ma è un dato di fatto che le nostre squadre siano state perlomeno sfortunate con i fischietti europei. Capirne i motivi può aiutare in vista del ritorno da dentro o fuori. Il designatore dell’Uefa, peraltro, colui che gli arbitri li sceglie, è un italiano, Roberto Rosetti, che mercoledì era a Bergamo e martedì all’Olimpico di Roma e ha visto dal vivo le scelleratezze dei suoi allievi. Di sicuro il metro nelle Coppe è diverso rispetto al campionato. La Var sui campi d’Europa interviene solo quando l’errore è evidente e il gioco non viene spezzettato. La prima regola dell’Uefa è tutelare lo spettacolo. Le statistiche sono impietose: nelle gare internazionali ci sono quasi un terzo dei fischi in meno. Tutto ciò non basta a consolare il furente Gasperini, né a consolare Freuler, che ha chiesto scusa sia ai compagni sia ai tifosi atalantini. A Madrid non ci sarà. Una complicazione in più.
CorSera
Nelle Coppe europee la Var interviene solo quando l'errore è evidente e in generale si fischia di meno. Casarin: «Bisogna lavorare meglio sui falli»
Gian Piero Gasperini, uscendo dallo stadio con i nervi a fior di pelle, ha lanciato il grido di battaglia: «Andiamo a Madrid con tutta la nostra fiducia per giocare la partita che non ci è stato permesso di fare in casa».
Il danno e la beffa. L’espulsione esagerata, sbagliata, dopo meno di venti minuti e il gol di Mendy quasi alla fine. Difficile dimenticare cosa è accaduto nella maledetta notte bergamasca: «Non ci possono essere arbitri che non riconoscono la differenza tra un contrasto e un fallo. Chi non ci riesce deve cambiare mestiere», l’aspra critica di Gasp al pessimo Tobias Stieler, avvocato tedesco, più abile in un tribunale che su un campo di calcio.
C’è una questione arbitrale in Europa. L’Atalanta è stata penalizzata e prima dei nerazzurri anche le altre due italiane, Lazio e Juventus. Il rigore su Milinkovic Savic non avrebbe cambiato la storia di Lazio-Bayern Monaco, ma forse l’avrebbe resa meno scontata. E il ritorno della Juve contro il Porto sarebbe meno carico di ansie se lo spagnolo Carlos Del Cerro avesse punito, proprio alla fine, l’intervento scomposto su Ronaldo.
Ma non siamo vittime di una congiura: «È casuale che sia successo a tutte le italiane», spiega l’ex arbitro internazionale e designatore Paolo Casarin, un’autorità in materia. «Con la Var il fuorigioco è migliorato anche se c’è ancora un pezzo di strada da fare. Ora bisogna lavorare sulla identificazione dei falli perché è meglio una correzione dal video che una partita falsata».
Gli errori non spiegano sino in fondo la debacle, ma è un dato di fatto che le nostre squadre siano state perlomeno sfortunate con i fischietti europei. Capirne i motivi può aiutare in vista del ritorno da dentro o fuori. Il designatore dell’Uefa, peraltro, colui che gli arbitri li sceglie, è un italiano, Roberto Rosetti, che mercoledì era a Bergamo e martedì all’Olimpico di Roma e ha visto dal vivo le scelleratezze dei suoi allievi. Di sicuro il metro nelle Coppe è diverso rispetto al campionato. La Var sui campi d’Europa interviene solo quando l’errore è evidente e il gioco non viene spezzettato. La prima regola dell’Uefa è tutelare lo spettacolo. Le statistiche sono impietose: nelle gare internazionali ci sono quasi un terzo dei fischi in meno. Tutto ciò non basta a consolare il furente Gasperini, né a consolare Freuler, che ha chiesto scusa sia ai compagni sia ai tifosi atalantini. A Madrid non ci sarà. Una complicazione in più.
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